Come anticipato dal post dello scorso venerdì, nell’articolo di
oggi andremo ad occuparci della recente scoperta effettuata dal
Professor Antonio Giordano e dal suo team di ricerca presso i
laboratori della Sbarro Health Research Organization di
Philadelphia.
Da anni, ormai, il
professor Giordano occupa le prime pagine della cronaca medica grazie
al ruolo di spicco che riveste nel campo oncologico; il suo contributo nel settore, già di per sé rilevante, è divenuto ancor più significativo grazie alla
scoperta avvenuta circa due settimane fa.
La scoperta è
incentrata sulla proteina HNRNPD
ed il ruolo fondamentale che essa ricopre nella lotta contro i
tumori; dopo anni di ricerca e sperimentazioni condotte da un team
internazionale, che, oltre a S.H.R.O, vede coinvolti anche l’Università
di Siena e l’Istituto Tumori “Fondazione Pascale” di Napoli, è stato riscontrato un nuovo ruolo ricopribile da
questa proteina - già nota in questo campo per la sua funzione nella
regolazione dell’espressione genetica.
Nello studio
pubblicato su una delle più importanti riviste del settore, la
Nucleic Acid Research, gli
scienziati spiegano come, una
volta che i nostri meccanismi di riparazione non funzionano più in
maniera adeguata, si possono
verificare gravi patologie, tra cui anche tumori. Proprio nello
sviluppo del cancro, gioca un ruolo fondamentale l’abilità che
hanno le cellule di riparare il DNA danneggiato.
È
esattamente in questo processo che si concentra l’essenza della
scoperta: come abbiamo detto, dopo il danno al DNA, le cellule
attivano un processo di riparazione che, tuttavia, risulta compromesso
qualora si vada a silenziare l’espressione della proteina
HNRNPD;
se si procede con l’eliminazione totale di questa proteina, il
team di ricerca ha scoperto che si compromette la risposta cellulare
al danno del DNA indotta da alcuni farmaci chemioterapici, come ad
esempio la camptotecina e l’olaparib, rendendo le cellule tumorali
più sensibili a questi farmaci.
Per
riuscire ad identificare questa proteina, gli scienziati hanno
utilizzato una struttura sintetica di DNA come “esca” per poter
così catturare le proteine nucleari. Tra le proteine isolate, la
scelta degli scienziati è ricaduta sulla HNRNPD, poiché la sua
perdita induce senescenza cellulare e l'invecchiamento prematuro nei
topi: queste sono due caratteristiche che gli esperti associano ad
una risposta difettosa al danno del DNA.
Grazie
a questa rilevante scoperta, che ha avuto grande risonanza a
livello mondiale, l’intera équipe di ricercatori si augura di poter
portare la cura del cancro ad un livello superiore. La speranza é pertanto quella di
avvicinarsi sempre di più ad una soluzione finale, con l’auspicio che
questa rivelazione possa essere utile non solo nell’ambito della
ricerca oncologica, ma anche per la cura e la risoluzione di altre
patologie gravi che affliggono il nostro organismo.
Matteo Bergamini