Un anno fa la morte di Abdullah al-Hamid: difensore saudita dei diritti umani

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  Redazione
  27 aprile 2021
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Moriva un anno fa, il 24 aprile 2020, Abdullah al-Hamid, attivista saudita per i diritti umani e prigioniero di coscienza. Professore ed esperto di lingua araba oltre che attivista e autore, è stato arrestato e rilasciato più volte a partire dal 1993 per il suo coinvolgimento in associazioni per i diritti umani. Al momento della morte, Al-Hamid stava scontando una sentenza di 11 anni, emanata nel marzo 2013. Insieme alla sua condanna, le autorità giudiziarie hanno sciolto ufficialmente l’Associazione per i Diritti Civili e Politici (conosciuta con l’acronimo inglese ACPRA, o con l’arabo HASM), di cui era stato co-fondatore nel 2009. Altri membri dell’associazione sono stati processati e alcuni restano tutt’oggi in carcere.

Due settimane prima della sua morte, al-Hamid aveva avuto un ictus ed era entrato in coma. Amnesty International, che già in passato ne aveva chiesto il rilascio, si era mobilitata per far sì che questa volta fosse liberato immediatamente per ricevere adeguate cure; purtroppo, ogni iniziativa intrapresa in tal senso è stata vana. Proprio in quel periodo, la nota associazione per i diritti umani aveva espresso preoccupazione per la situazione nelle sovraffollate carceri del Paese, caratterizzate da una scarsa trasparenza sulle condizioni dei detenuti che avrebbe potuto peggiorare con l’eventuale diffusione del Covid-19.

Al-Hamid sosteneva la necessità di riformare il sistema politico saudita, per consentire ai cittadini del regno di esercitare alcuni fondamentali diritti civili e politici come la rappresentanza nelle istituzioni, la libertà di espressione, associazione e manifestazione, nonché il diritto a un equo processo. Nel 2008 fu arrestato per un breve periodo per aver supportato le proteste delle donne di Burayda, le quali chiedevano di poter visitare i propri cari in carcere.

Nonostante l’atteggiamento riformista di al-Hamid e degli attivisti a lui vicini, che hanno sempre dichiarato la propria fedeltà al re e non hanno mai espresso posizioni anti-monarchiche, il regime considerava pericolose le richieste di cambiamento e la loro diffusione nella società civile. In particolare, ACPRA si è fatta portavoce del malcontento nei confronti del Ministero dell’Interno e dei suoi metodi arbitrari e brutali, sottolineando apertamente la mancanza di indipendenza tra potere esecutivo e giudiziario.

Come sottolinea l’antropologa saudita Madawi al-Rasheed, la repressione nei confronti di ACPRA può aver rappresentato un momentaneo successo del Ministero dell’Interno, ma non ha di certo fermato la diffusione di un linguaggio dei diritti in Arabia Saudita. Le opere e i discorsi dei suoi attivisti sono circolati ampiamente durante il processo e restano oggi facilmente accessibili in rete.

Gli scritti di al-Hamid, in particolare, sono un punto di riferimento per il pensiero che elabora una critica in chiave religiosa all’autoritarismo dello Stato. In un contesto dove le manifestazioni di dissenso sono presentate come anti-islamiche dalle istituzioni religiose governative, al-Hamid reinterpreta la tradizione religiosa in modo opposto a quello dominante: le dimostrazioni e la disobbedienza civile contro le ingiustizie sono jihad silmi (lotta pacifica) e la rappresentatività politica, insieme al rispetto dei diritti umani, trovano fondamento nelle fonti tradizionali dell’islam.

Nel 2018, al-Hamid ha ottenuto il Right Livelihood Award (conosciuto come il “premio Nobel alternativo”) insieme a Mohammad al-Qahtani, co-fondatore di ACPRA ancora in carcere, e Waleed Abu al-Khair, avvocato per i diritti umani condannato a 15 anni di prigione nel 2015. Nella dichiarazione sull’attribuzione del premio, si riconosce il loro impegno per chiedere nel Paese “i diritti umani universali e l’istituzione di una monarchia costituzionale […] la separazione dei poteri e l’uguaglianza per tutti, inclusa l’abolizione del sistema di tutela maschile che priva le donne dei loro diritti più elementari”.

I provvedimenti legali contro al-Hamid e gli altri attivisti sauditi sono stati attuati dalla Corte Penale Specializzata di Riyadh, un tribunale istituito nel 2008 che si occupa di accuse di terrorismo e sicurezza nazionale. Come denunciato da varie agenzie internazionali per i diritti umani, le misure nazionali attuate in risposta all’emergenza terrorismo interna, particolarmente acuta tra la seconda metà degli anni ’90 e i primi Duemila, hanno comportato anche un maggiore controllo delle autorità saudite sulla società civile, reprimendo forme non violente di opposizione o dissenso.

La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita resta grave, e nell’ultimo decennio si è assistiti ad un peggioramento, nonostante le apparenti aperture degli ultimi anni. Il timore che le proteste del 2011 nel mondo arabo si diffondessero anche nel regno ha spinto il governo saudita a vietare tutte le dimostrazioni negli spazi pubblici. Una nuova legge sul contrasto al terrorismo e al suo finanziamento, approvata nel 2014, aggrava la situazione: come notato da Human Rights Watch, la vaga definizione di “terrorismo” che viene data nella legge può comprendere potenzialmente qualsiasi aperta critica al governo. L’applicazione di tale norma ha colpito moltissimi attivisti, religiosi e laici, tra cui la nota difenditrice dei diritti umani Loujain al-Hathloul, liberata a febbraio di quest’anno dopo quasi tre anni.

Per approfondire la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, oltre a note associazioni internazionali come Amnesty International e HRW, si segnala il sito dell’associazione saudita ALQST, che pubblica aggiornamenti frequenti anche in inglese: https://www.alqst.org/en

A cura di Laura Morreale

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Fonti utilizzate:

Amnesty International, Saudi Arabia: Prisoner of conscience Dr Abdullah al-Hamid dies while in detention, 24/04/2020, https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/04/saudi-arabia-prisoner-of-conscience-dr-abdullah-alhamid-dies-while-in-detention/

Amnesty International, Saudi Arabia: Prisoner of conscience in coma still detained during COVID-19 pandemic, 17/04/2020, https://www.amnesty.org/en/latest/news/2020/04/saudi-arabia-prisoner-of-conscience-in-coma-still-detained-during-covid19-pandemic/

Amnesty International, Saudi Arabia’s ACPRA : How the Kingdom Silences its Human Rights Activists, ottobre 2014, https://www.amnesty.org/download/Documents/8000/mde230252014en.pdf

The Right Livelihood Foundation, Abdullah al-Hamid, Waleed Abu al-Khair & Mohammad Fahad al-Qahtani, https://www.rightlivelihoodaward.org/laureates/abdullah-al-hamid-waleed-abu-al-khair-mohammad-fahad-al-qahtani/

Front Line Defenders, Case History: Abdulla al-Hamid, https://www.frontlinedefenders.org/pt/case/case-history-abdulla-al-hamid

Human Rights Watch, Saudi Arabia: Terrorism Law Tramples on Rights, 06/02/2014, https://www.hrw.org/news/2014/02/06/saudi-arabia-terrorism-law-tramples-rights

Madawi Al-Rasheed, 2016, Muted Modernists: the Struggle over Divine Politics in Saudi Arabia, Oxford University Press, pp. 55-64

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