Sprechi alimentari e danni ambientali

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  Valeria Fraquelli
  26 giugno 2021
  3 minuti, 56 secondi

Il cibo per noi è la nostra fonte di nutrimento, è un modo per festeggiare le nostre piccole grandi vittorie della vita, è un modo per elaborare dolori e dispiaceri ma anche un modo per celebrare i nostri giorni più belli.

Tutti sappiamo come coccolarci con il cibo - salato o dolce che sia - ma non pensiamo mai a quanto cibo venga sprecato. Tanto, tantissimo; molto probabilmente un terzo di tutto il cibo prodotto per il consumo dell'uomo. Nei Paesi in via di sviluppo infatti lo spreco alimentare domestico è quasi nullo e la maggior parte del cibo viene sprecato durante le fasi intermedie di produzione o per problemi di conservazione. Secondo le stime dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) “in media una persona che vive in Europa o in Nord America spreca intorno ai 95–115 kg all'anno, mentre nell'Africa subsahariana [si sprecano] intorno ai 6–11 kg all'anno di cui 35% animale 20% vegetale”.


Nei Paesi sviluppati tanto cibo viene sprecato
, principalmente poiché se ne compra troppo, non si fa attenzione alle date di scadenza, non si consuma il certo cibo solo perché non è più gradevole alla vista. A chi non capita di buttare delle confezioni che erano rimaste dimenticate al fondo del frigo o di cadere nella trappola delle offerte e comprare cibo che neanche ci piace? Inevitabilmente tutto questo cibo viene sprecato e con esso tutte le risorse naturali ed umane che erano servite per produrlo.

In termini di impatto ambientale si tratta infatti di un problema enorme. Le perdite di cibo e alimenti rappresentano un grandissimo spreco di risorse usate per la produzione come l'energia, l'acqua e la terra. Produrre cibo che non sarà consumato porta a sprechi non necessari di fonti fossili usate per coltivare, spostare e stoccare il cibo, insieme al metano prodotto dalla digestione anaerobica che si ha quando i rifiuti alimentari vengono buttati in discarica. Queste emissioni inoltre contribuiscono in maniera cruciale al cambiamento climatico. In quanto ad emissioni di anidride carbonica - che la FAO stima ammontare a “circa 3,3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente” - si calcola che se lo spreco alimentare fosse un Paese, dopo Stati Uniti e Cina sarebbe al terzo posto per le più alte emissioni. Lo spreco di cibo è inoltre responsabile di una deforestazione sempre maggiore, che porta a una grossa ed inutile perdita in termini di biodiversità.

Lo spreco alimentare è quindi lo spreco di risorse preziose, quelle risorse che sono state utilizzate in agricoltura ed in allevamento. Come ci ricorda la FAO, troppe risorse vengono impiegate per produrre del cibo che poi nessuno consumerà e l’impatto ambientale è enorme: si creano eutrofizzazione, consumo del territorio, deforestazione, danni alla respirazione per l’uomo e per gli animali e un grande consumo di acqua che è la risorsa più importante per l’uomo. Basta pensare all’enorme impatto ambientale che hanno gli allevamenti di animali da carne o da latte oppure le grandi coltivazioni - con tutto il loro carico di pesticidi - per capire che lo spreco alimentare crea danni incalcolabili all’ambiente e anche alla salute umana.

Già, ma dove si spreca? Si spreca lungo la filiera perché molto cibo si deteriora già durante il viaggio per raggiungere i consumatori e si spreca anche a casa per pigrizia o disinteresse. E alla fine si vive in un mondo in cui c’è chi ha troppo da mangiare e chi non ha nulla. E questo anche nel nostro Paese - con la crisi, aggravata dal virus, che ha peggiorato la situazione economica - tante persone soffrono la fame e non riescono a mettere insieme pranzo e cena. Nel mondo contemporaneo chi ha tanto cibo lo spreca, mentre chi ne ha poco non riesce a sopravvivere e soffre di carenze alimentari gravi.

Per non sprecare cibo e salvare anche il pianeta - sia dal punto di vista ambientale che da quello della solidarietà - cominciare a fare la spesa rispettando la lista, evitare per quanto possibile le offerte e gli sconti e curare meglio il frigorifero mettendo davanti i prodotti che scadono prima, potrebbe essere un buon punto di partenza.

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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Ambiente