Secondo la teoria più accreditata, la traduzione di Aotearoa, il nome māori della Nuova Zelanda, sarebbe “lunga nuvola bianca”. Può dunque sembrare ironico che il termine compaia nel titolo del programma governativo neozelandese volto proprio all’eliminazione di una nuvola, ovvero la nuvola di fumo prodotta da sigarette e simili. Eppure, non è una coincidenza, poiché Smokefree Aotearoa 2025 fonda il proprio obiettivo sui cosiddetti princìpi Te Tiriti o Waitangi, che prevedono il coinvolgimento di rappresentanti māori nel conseguire risultati equi in questioni di sanità pubblica per il popolo indigeno. Quest’ultimo è infatti la prima vittima di ineguaglianze relative al tabagismo. L’Action Plan lanciato all’inizio del mese si presenta dunque come una risoluta presa di posizione da parte del governo, ma sebbene sia stato accolto favorevolmente dalla comunità medico-scientifica locale ed internazionale, ha anche generato numerose critiche.
Smokefree Aotearoa 2025 Action Plan
L’Action Plan è stato presentato giovedì 9 dicembre 2021, sotto gli auspici del Primo Ministro Jacinda Ardern, leader del Partito Laburista. Il piano rappresenta l’ultimo atto di un percorso decennale volto a ridurre la percentuale di cittadini neozelandesi fumatori al 5% entro il 2025, un obiettivo difficilmente raggiungibile a meno che le stringenti misure proposte non siano implementate. Sebbene sia in calo, infatti, la percentuale attuale di adulti fumatori si aggira intorno al 13% ed è distribuita in maniera eterogenea, con dati che si impennano per i cittadini di origine māori.
Il piano si fonda sul parere di rappresentanti ed esperti di diverse aree di competenza, etnie ed interessi, è soggetto a consultazione pubblica e si articola in sei punti. I più significativi includono la proibizione di prodotti a base di tabacco che non abbiano livelli minimi di nicotina, una drastica riduzione dei punti vendita di tali prodotti, e la creazione di una generazione libera dal fumo. L’ultima misura, quella che ha suscitato più scalpore, prevede di innalzare progressivamente l’età minima per l’acquisto di sigarette, per poi renderne illegale la vendita a persone che avranno 14 anni o meno all’entrata in vigore della legge per tutta la loro vita.
Il Ministro della Salute Ayesha Verrall ha insistito su come misure così audaci siano necessarie per il raggiungimento dell’obiettivo del progetto per tutte le etnie neozelandesi, in particolare per la minoranza māori. L’Action Plan è stato accolto da esperti di salute pubblica di tutto il mondo come uno storico “game changer” se non persino “the endgame’” nella lotta contro il tabagismo.
Critiche
Ciononostante, un intervento governativo così massiccio non poteva essere esente da critiche.
Le prime sono di carattere economico. Come sottolineato dal partito d’opposizione ACT NZ, infatti, le misure del piano comporterebbero perdite considerevoli per i circa 8000 dettaglianti, dal momento che solo una piccola percentuale riceverà la necessaria autorizzazione per continuare a vendere sigarette. A questo proposito, come riportato su un articolo della NPR, il presidente del Dairy and Business Owners Group, Sunny Kaushal, ha invocato misure alternative che non comportino la rovina di “dairies, vite e famiglie nel processo”.
Un discorso a parte riguarda le sigarette elettroniche. Queste ultime, infatti, sebbene rimangano uno dei principali strumenti a disposizione dei fumatori per vincere la propria dipendenza, e non siano direttamente colpite dall’Action Plan, sarebbero messe in secondo piano di fronte ai drastici provvedimenti previsti. E mentre la lobby di produttori di e-cig lamenta questo ridimensionamento, di contro alcuni oppositori hanno denunciato come il piano, lasciando intaccate le sigarette elettroniche, di fatto offra il fianco ad un nuovo potenziale problema. Poco ancora si sa infatti sui danni a lungo termine delle e-cig e i dati mostrano come il numero di fruitori, specialmente nelle fasce più giovani, segua una tendenza ascendente, opposta a quella dei fumatori ‘tradizionali’.
Inoltre, le misure proibizioniste del Piano potrebbero esacerbare ulteriormente la questione del mercato nero di sigarette, che già ha conosciuto un’espansione per via delle alte tasse imposte sui prodotti a base di tabacco, soprattutto presso le comunità più povere, nonché le prime vittime di tabagismo. Un’altra recrudescenza consisterebbe nel fatto che gli attuali fumatori, potendo acquistare solamente prodotti con un quantitativo minimo di nicotina, sarebbero spinti a comprare molte più sigarette per soddisfare la propria dipendenza. Un simile scenario colpirebbe ancora una volta più duramente le fasce meno agiate della società, in particolare la minoranza māori.
Ulteriori critiche vertono su questioni morali, e domandano fino a che livello uno Stato liberale possa intromettersi nelle scelte private dei propri cittadini. A tal proposito, la misura più bersagliata è quella che prevede la creazione di una generazione senza fumo. Il ministro della Salute ed il Primo Ministro continuano a difenderla come necessaria per far sì che i giovani, anziché disintossicarsi, non entrino mai in contatto con il tabacco. Tuttavia, né l’una né l’altra hanno ancora fornito risposte esaustive quando interrogate sulle possibili derive antiliberali del piano, se non reiterando come i benefici previsti superino gli inevitabili sacrifici.
Un possibile modello mondiale?
Nonostante gli scetticismi, l’Action Plan si presenta come l’intervento più poliedrico ed omnicomprensivo mai proposto a livello mondiale nella lotta al tabagismo. Per questo motivo, come sostiene Geoffrey Fong, leader dell’International Tobacco Control Policy Evaluation Project, sarà fondamentale seguire con attenzione l’evolversi della situazione in Nuova Zelanda, per valutare se questo tipo di politiche possa costituire un modello implementabile anche altrove. Naturalmente, l’arcipelago oceanico presenta una serie di caratteristiche favorevoli alla riuscita del piano, come il numero relativamente ristretto di abitanti (circa cinque milioni) e la sua insularità. Ne consegue che le medesime misure potrebbero non sortire gli stessi effetti se imposte, per esempio, ai quasi 40 milioni di abitanti della California, i quali potrebbero facilmente aggirare le restrizioni acquistando le sigarette negli stati federali confinanti. Ciononostante, l’Action Plan, che con ogni probabilità entrerà in vigore il prossimo anno, rappresenterà un esperimento unico a livello globale. Solo attraverso un’analisi meticolosa saremo in grado di soppesarne costi e benefici, e di considerare se estendere o meno simili misure contro la nuvola del fumo di sigaretta oltre i confini della "Lunga Nuvola Bianca".
Translated by Simona Taravella
Matteo Gabutti
IT
Matteo Gabutti è uno studente classe 2000 originario della provincia di Torino. Nel capoluogo piemontese ha frequentato il Liceo classico Massimo D'Azeglio, per poi conseguire anche il diploma di scuola superiore statunitense presso la prestigiosa Phillips Academy di Andover (Massachusetts). Al momento segue il corso di laurea triennale in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Università di Bologna, e all'interno di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di autore per l'area tematica Legge e Società. Ragazzo intraprendente e con la volontà costante d’imparare ed ampliare i propri orizzonti, durante i suoi studi ha sviluppato un forte interesse per le relazioni e il diritto internazionali, oltre che per le dinamiche sociopolitiche del mondo contemporaneo, con un’attenzione particolare su Europa e Nord America.
EN
Matteo Gabutti is a student born in 2000 in the province of Turin. In the Piedmont capital he has attended Liceo Massimo D'Azeglio, a secondary school specializing in classical studies, after which he also graduated from Phillips Academy Andover (MA), one of the most prestigious high schools in the U.S. He is currently an undergraduate student of International Relations and Diplomatic Affairs at the University of Bologna, and he works with Mondo Internazionale as an author for the thematic area of Law and Society. Resourceful and always willing to learn and broaden his horizons, during his academic career Matteo has developed a strong interest for international relations and international law, as well as for the sociopolitical dynamics of the contemporary world, focusing especially on Europe and North America.