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Mountain Green Cover Index

Il contributo della FAO all’SDG 15

L’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15 dell’Agenda 2030 si concentra sulla protezione degli ecosistemi terrestri e delle foreste, sulla lotta alla desertificazione e alla perdita di biodiversità. Il target 15.4 in particolare è completamente dedicato alla conservazione degli ecosistemi montani e la FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations) ha deciso di istituire una agenzia speciale che si occupa di questa tematica. “The Mountain Partnership Secretariat” (MPS) ha sviluppato il Mountain Green Cover Index, l’indicatore ufficiale per il monitoraggio dei progressi nel raggiungimento del target, entro il 2030, attraverso la misurazione dei cambiamenti nella vegetazione delle aree di montagna. Le informazioni raccolte sono fondamentali per capire lo stato di salute delle foreste e degli ecosistemi ad esse correlati, soprattutto quando bisogna misurare l’impatto di pratiche come la deforestazione e il commercio illegale di animali selvatici.

Nel 2017 il 76% delle aree montane era ricoperto da una delle forme di vegetazione verde, con un minimo in Asia Occidentale (60%) ed un massimo in Oceania (96%), seppure bisogna tener in conto che la sola Australia ha visto bruciare più di 11 milioni di ettari di arbusti nei disastrosi incendi a cavallo tra 2019 e 2020. La FAO raccoglie i dati sugli indicatori dell’SDG 15 e ne fa rapporto attraverso due processi:

  1. I paesi forniscono i dati alla FAO sugli indicatori 15.1.1 e 15.2.1 nella cornice del FRA (Global Forest Resources Assessment). I dati sono soggetti ad una verifica della FAO per essere poi confermati dai Paesi.
  2. Il “Mountain Partnership Secretariat” produce dati per l’indicatore 15.4.2 utilizzando il telerilevamento ed i risultati che riguardano i livelli nazionali vengono distribuiti ai rispettivi paesi per la convalida.

Gli indicatori servono a raccogliere preziose informazioni sulla percentuale delle foreste rispetto al totale dell’area terrestre, in modo da studiare l’impatto di quelle attività poco sostenibili in ambito non solo forestale ma anche agricolo. Il mantenimento e la gestione responsabile delle foreste è un altro importante processo che si cerca di monitorare, visti anche i risvolti in ambito economico e sociale, oltre che prettamente ambientale. Il Mountain Green Cover Index si concentra sul misurare le variazioni della vegetazione verde di una certa area di montagna in un determinato paese confrontandone l’estensione con due rilevamenti consecutivi a distanza di qualche anno l’uno dall’altro. Questo aspetto dice molto sullo stato di conservazione di un ecosistema montano: eventuali valori negativi possono essere determinati da fattori quali sfruttamento, urbanizzazione, estrazione di legname, incendi.

La deforestazione per mano umana resta una delle pratiche che accelerano maggiormente quel processo di desertificazione e di distruzione della biodiversità ancora oggi in varie parti del mondo: vedi Brasile, Romania e Borneo, tanto per fare degli esempi. Secondo molti scienziati la deforestazione sarebbe anche una delle cause delle pandemie in quanto il crescente impatto sugli ecosistemi e su alcune specie selvatiche moltiplicherebbe il rischio di esposizione a patogeni pericolosi per la salute umana: l’effetto “spillover” descrive proprio quel salto di specie o zoonosi che un virus attua prima da animale ad animale, poi da animale a uomo.

“Là dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, i germi del posto si trovano a volare in giro come polvere che si alza dalle macerie” 

- David Quammen (2012) -


Fonti consultate per il presente articolo:

www.fao.org

"Pandemie, l'effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi" - Rapporto WWF Italia


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  • L'Autore

    Redazione

Categorie

Attualità Ambiente Agenda 2030 Vita sulla terra


Tag

#SDG15 #FAO #foresta #biodiversità #deforestazione #spillover

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