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Brasile-19

Il coronavirus tra "Ordem e Regresso"

Il Covid-19 sembra aver emulato l’economia per il suo connotato globalizzato e globalizzante, eppure questa emergenza ha visto rispondere i paesi ed i rispettivi sistemi sanitari, politici e culturali in maniera alquanto differenziata. Nella cara vecchia Europa un sistema sanitario pubblico pare ancora reggere e garantire a tutti le cure indispensabili, nonostante la sanità privata si sia fatta sempre più aggressiva negli ultimi decenni, mentre in Cina la chiave di volta è forse stato un controllo sociale ancor più invadente in nome della sicurezza collettiva, legittimato da un sistema giuridico e politico di tradizione non proprio liberale. Gli Stati Uniti stanno pagando un prezzo altissimo in termini di decessi e contagiati ma è difficile per loro ammettere che un sistema sanitario privatizzato come quello americano non risulta essere per niente efficace in caso di pandemie.

Il Brasile ha ottime competenze e professionalità in campo medico ma molte strutture non garantiscono sempre il massimo della qualità, per non parlare delle immense sacche di povertà in cui vive una parte della popolazione. Al 25 maggio 2020 i casi positivi ufficiali di coronavirus in Brasile sono 374.898 e i decessi 23.473 mentre il primo caso risale al 26 febbraio 2020. Agli inizi di aprile il Presidente del Brasile Jair Bolsonaro minimizzava la situazione definendo i primi casi come semplice influenza e poneva l’accento sulla necessità di continuare a lavorare per non fermare l’economia del paese, un’economia che a questo punto dovrebbe decrescere del 7 – 7,5% in termini di Prodotto Interno Lordo. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ha deciso di vietare i viaggi in arrivo dal paese carioca.

La macro-dicotomia alla quale assistiamo da mesi nel dibattito pubblico vede da una parte la salute e dall’altra l’economia, come se un elemento dovesse per forza escludere l’altro. Questa pandemia, il rischio stesso di morire, ci stava dando l’opportunità di prendere consapevolezza del fatto che il tempo di una nuova era è forse giunto, eppure continuiamo a dividerci, a separare ciò che in realtà può e deve essere sinergico e complementare. Se è vero che questo virus è di origine naturale, se tanti scienziati concordano nel dire che lo sfruttamento incontrollato delle risorse è una delle cause di catastrofi di questo tipo allora dobbiamo chiederci se non sia forse il caso di cambiare paradigma in modo tale da far convivere salute ed economia, sicurezza e sviluppo, sostenibilità e giustizia sociale.

Si calcola che la deforestazione dell’Amazzonia, presente in gran parte su territorio brasiliano, sarà addirittura maggiore di quella del 2019, tenendo conto di una perdita di foresta tropicale che va dai 12.000 ai 16.000 kmq negli ultimi quattro anni. Attraverso il sistema satellitare INPE (Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais) che monitora l’aera boschiva in tempo reale si calcola che dall’agosto 2019 all’aprile 2020 la deforestazione abbia raggiunto i 5.666 kmq, si prevede inoltre che nei prossimi mesi il fenomeno avanzerà ulteriormente a causa della riduzione dei fenomeni piovosi. Il Covid-19 ha colpito anche alcune comunità indigene dell’Amazzonia con un cospicuo numero di casi positivi (circa 2.000) ed alcune decine di morti. I loro rappresentanti e diversi attivisti premono sul governo centrale brasiliano per ottenere una moratoria su tutte le attività estrattive (miniere e petrolio), sull’agricoltura industriale intensiva, su tutti i proselitismi religiosi. Le richieste rivendicano l’auto-determinazione e l’auto-protezione rispetto alla pandemia, chiedono un servizio sanitario pubblico adeguato e un rafforzamento normativo nella lotta contro il crimine nelle aree indigene.

“Un bel giorno tutto avrà un senso. Quindi, per il momento, non farti deprimere dalla confusione, sorridi attraverso le lacrime e cerca di comprendere che tutto ciò che succede ha una ragione.”

[Paulo Coelho]




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    Redazione

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#covid19 #brasile #bolsonaro #amazzonia #salute #economia #sostenibilità

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