Riutilizzare gli edifici abbandonati per aiutare il pianeta

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  Valeria Fraquelli
  08 luglio 2021
  3 minuti, 56 secondi

Molti pensano che gli edifici abbandonati siano affascinanti, ad alcuni piace esplorarli per scoprire a cosa servivano quando erano attivi, ad alcuni piace immaginare cosa facevano le persone che frequentavano quegli edifici.

Ma forse ripensare e recuperare gli edifici abbandonati può essere una valida alternativa per non spargere altro cemento, per evitare di togliere altro spazio prezioso alla natura e cercare di salvare il nostro pianeta. Alcuni edifici abbandonati, oltre a essere di grande valore storico e culturale, sono dei luoghi preziosi per essere riutilizzati come alberghi, centri di aggregazione, poli fieristici, laboratori per la didattica scolastica e universitaria e molto altro ancora.

Usufruire anche solo di una parte di questo patrimonio abbandonato sarebbe comunque un grande traguardo e un miglioramento che andrebbe a discapito di un’incontrollata lottizzazione di aree naturali incontaminate. La soluzione alla penuria di luoghi per l’educazione e la formazione, di centri di ritrovo, non è la cementificazione selvaggia (responsabile di un enorme consumo di suolo che impoverisce la natura e danneggia anche noi stessi), ma il riutilizzo di edifici già esistenti e oggi abbandonati ma pronti a tornare a nuova vita se solo lo vogliamo.

Non dobbiamo pensare ai luoghi abbandonati solo come enormi scatoloni dei ricordi senza alcun utilizzo concreto, ma come posti dinamici che possono trasformarsi e ricominciare a vivere in qualsiasi momento. Anche un edificio all’apparenza fatiscente può essere recuperato e riutilizzato; dobbiamo pensare che il nostro patrimonio immobiliare comprende anche degli edifici ormai abbandonati ma con un grande valore, i quali possono aiutarci a limitare, o meglio, evitare il consumo di suolo.

L’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) dice chiaramente che il consumo di suolo è “un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o semi naturale. Il fenomeno si riferisce a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali“. Spazio che la natura perde per sempre, quindi si capisce bene che costruire nuovi edifici e lasciarne di vecchi all’abbandono è uno spreco inutile che non ci possiamo più permettere.

Il suolo è sempre un essere vivente e fragile di cui bisogna avere cura; ci protegge da alluvioni, frane e altre catastrofi naturali e dobbiamo tenercelo stretto, non sprecarlo sotto cemento e asfalto per poi dopo un tempo relativamente breve lasciare tutto all’abbandono. Il suolo va salvaguardato perché è utile alla nostra vita, ci offre servizi che il cemento non potrà mai offrirci: “è indispensabile per la produzione di biomassa e supporto all’attività agricola e forestale, è utile per la regolazione del ciclo idrologico (immagazzinamento dell’acqua, riduzione del dilavamento, consente la ricarica delle falde), è habitat per gli organismi viventi e supporto indispensabile alla biodiversità e alla regolazione del clima attraverso l’alta inerzia termica, è un accumulo e un riciclo di nutrienti e deposito di carbonio, è una fonte di materie prime, supporto meccanico per gli organismi e le strutture ed è un retaggio geologico, archeologico e culturale”.

Dare nuova vita a luoghi abbandonati è importantissimo perché oltre a recuperare edifici dall’immenso valore storico, ci permette di non consumare suolo e risorse naturali. Recuperare edifici storici abbandonati permette di riportare alla vita un pezzo di storia che altrimenti sarebbe dimenticato per sempre e con esso le tradizioni, la cultura, le storie di cui quei fabbricati sono portatori.


Si può dare nuova vita alle stazioni dismesse, per esempio, trasformandole in centri di aggregazione, in laboratori didattici, in qualche caso anche in ristoranti e bed and breakfast. Le antiche stazioni possono contare in qualche caso su panorami unici che aspettano solo di essere scoperti, le vecchie ferrovie possono essere trasformate in piste ciclabili immerse nel verde e nella natura.


Stessa cosa si può dire per le antiche case cantoniere dismesse che mantengono intatto il loro fascino e sono pronte a diventare luoghi nuovi, con una grande potenzialità per il futuro.


Un mondo più green e con meno cemento: questo è il sogno e l’obiettivo che ci prefiggiamo per il futuro e per questo dobbiamo cercare di riutilizzare il più possibile il nostro patrimonio immobiliare abbandonato per vivere meglio e in modo più sostenibile, per limitare lo spreco di suolo, per essere veramente amici dell’ambiente.

Strutture in disuso: esempi virtuosi di recupero (architetturaecosostenibile.it)

L’Italia ha 7 mln di edifici abbandonati. È un problema ambientale e sociale che dobbiamo risolvere. - THE VISION

Dare nuova vita a edifici abbandonati: la missione di ReCreo (sorgenia.it)

Ha senso salvare tutti gli edifici antichi? Forse dovremmo operare delle scelte - Il Fatto Quotidiano

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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Ambiente sostenibilità