Redlining e Gerrymandering: il razzismo sistemico nella territorialità degli Stati Uniti

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  Redazione
  30 aprile 2021
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Affrontare il razzismo significa anche riuscire ad individuare i modi attraverso cui esso si afferma e si propaga all’interno della società. Una discriminazione non si manifesta unicamente attraverso l’odio evidente nei riguardi di un determinato gruppo di persone, ma anche tramite varie pratiche sociali che esulano dal semplice conflitto verbale o fisico. Gli Stati Uniti sono da sempre pregni di consuetudini che rimandano a una discriminazione o all’esclusione delle minoranze, tanto che nel tempo è stato coniato il termine “razzismo sistemico”, atto ad indicare un contesto in cui i fenomeni di discriminazione vengono sminuiti o addirittura appoggiati dalle istituzioni, che segretamente ne condividerebbero gli intenti.

Al di là dei fenomeni razzisti più evidenti come gli abusi di potere da parte della polizia, troviamo vari elementi che regolano la vita dei cittadini. Uno degli esempi discriminatori più insospettabili si annida nell’urbanistica. La pianificazione urbana negli scorsi decenni ha creato una netta distinzione tra le comunità che vivono vicino ai parchi, con una maggiore biodiversità, quiete e varietà arborea attorno, e coloro che invece risiedono vicino alle fabbriche, agli ecomostri, all’inquinamento. Tipicamente questa è una divisione che avviene tra quartieri centrali e periferici, con il reddito disponibile a fare da ago della bilancia. Tuttavia, negli Stati Uniti, vige una composizione razziale che determina l’assetto ecologico di un quartiere.

Il termine “redlining” è figlio dei tempi del New Deal. Negli anni Trenta il governo federale si impegnò a stipulare mappe di ogni area metropolitana del Paese, dividendone i vari distretti con l’utilizzo di colori diversi, a seconda di dove fosse più sicuro concedere mutui e fare investimenti. I quartieri tipicamente a maggioranza afroamericana erano colorati di rosso per indicare ai valutatori che questi quartieri erano troppo rischiosi per assicurare mutui. Di riflesso, nel corso degli anni, le banche private si sono adeguate a questo modus operandi, tagliando fuori di fatto intere comunità dall’approvvigionamento di capitale essenziale. Molti afroamericani con un lavoro stabile e garanzie degne avrebbero comunque incontrato più difficoltà nel richiedere un mutuo, rispetto a un loro vicino bianco in precarietà. Allo stesso modo, interi quartieri sono stati abbandonati e lasciati nel dimenticatoio, mentre altri (a un paio di strade di distanza) hanno potuto godere di incentivi pubblici e privati che ne riqualificassero la zona e costruissero attività per i residenti. Alcune città hanno anche fatto esperienza di un peggioramento generale delle condizioni di salute nei quartieri più colpiti da questa pratica.

Il Fair Housing Act nel 1968 pose fine a questa pratica. Ma le comunità nere hanno avvertito che esiste ancora in forme più sottili e modificate. Ad esempio, è stata evidenziata una relazione tra la composizione razziale della comunità, il reddito medio dei residenti del quartiere e il numero pro capite di punti vendita di alcol presenti. L'analisi ha rilevato che i negozi di liquori si trovano in modo sproporzionato nelle comunità a basso reddito prevalentemente afroamericane, i quali hanno attorno sostanzialmente più negozi di liquori pro capite rispetto ad altri. Al contrario, esercizi commerciali che vendono alcolici, ma che sono socialmente più desiderabili (come, ad esempio, i ristoranti) vengono principalmente localizzati nei quartieri a maggioranza bianca. Questo comporta associazioni significative tra la presenza di negozi di liquori e il rischio di problemi sociali legati alla salute nei quartieri a basso reddito. Lo stesso sembra valere per i negozi di armi.

La divisione dei territori è di vitale importanza negli Stati Uniti, soprattutto quando si è in concomitanza di un’elezione politica. Il sistema elettorale statunitense elegge molti rappresentanti non sul numero dei voti ottenuti, bensì sulla base dei collegi elettorali vinti da quel determinato candidato. In questo contesto si inserisce il “gerrymandering”, la pratica di modificare le linee dei confini dei collegi elettorali al fine di isolare una determinata comunità che avrebbe votato in massa - verosimilmente - per lo stesso partito o candidato. Con l’aumentare della ricerca di rappresentanza da parte delle minoranze, alcuni gruppi politici hanno cominciato a pensare a un modo per potersi assicurare la vittoria elettorale. I cambiamenti della popolazione intra-statale generalmente favoriscono le roccaforti repubblicane nelle aree suburbane ed extraurbane.

Da un mese a questa parte, si è discusso molto della legge approvata dal Congresso locale della Georgia, a maggioranza Repubblicana, firmata dal governatore Brian Kemp, a sua volta Repubblicano. Consci della progressiva diminuzione della popolarità del Partito Repubblicano, soprattutto nell’elettorato più giovane, anche nelle storiche roccaforti della destra americana (come la Georgia, appunto), i repubblicani dello Stato hanno elaborato una legge che prevede varie restrizioni. Ad esempio, richiede requisiti di identificazione più complessi per il voto per posta, mentre attualmente è sufficiente una firma. Ciò potrebbe rendere il voto più difficile per le persone meno abbienti, che sono spesso sprovvisti di documenti identificativi. La legge, inoltre, limita l’uso delle caselle postali speciali in cui si può inserire il voto all’interno di una busta da lettere, mettendo al contempo fuori legge la concessione di acqua e cibo alle persone in fila per votare, le quali compongono solitamente file lunghissime. I Repubblicani hanno giustificato questa iniziativa facendo leva sull’idea che il voto per posta comprometta il regolare svolgimento delle elezioni, che è ciò su cui ha puntato Trump una volta perse le elezioni contro Biden. A questo, però, è seguito un forte boicottaggio di molte aziende ed eventi con sede in Georgia (specialmente ad Atlanta), che ora minacciano di spostare le loro sedi, causando così un forte danno economico all’intera regione.

A cura di Edoardo Cappelli

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Fonti consultate per il presente articolo:

Jake Horton, “Georgia voting: Fact-checking claims about the new election law”, bbc.com, https://www.bbc.com/news/world... C. Huggins, “A Cartographic Perspective on the Correlation Between Redlining and Public Health in Austin, Texas–1951”, Cityscape, Vol. 19, No. 2, 2017.

John O'Loughlin, “The Identification and Evaluation of Racial Gerrymandering”, Annals of the Association of American Geographers, Vol. 72, No. 2, 1982.

https://www.npr.org/2017/05/03/526655831/a-forgotten-history-of-how-the-u-s-government-segregated-america?t=1619558965471

https://www.sciencemag.org/news/2020/10/how-systemic-racism-shaped-ecosystems-us-cities

https://www.washingtonpost.com/news/wonk/wp/2015/05/28/evidence-that-banks-still-deny-black-borrowers-just-as-they-did-50-years-ago/

https://www.ilpost.it/2021/03/27/georgia-nuova-legge-elettorale-afroamericani/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10868674/

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