Violazione dei diritti dei bambini tramite l'e-learning

  RAISE
  Chiara Giovannoni
  30 giugno 2022
  4 minuti, 1 secondo

Dai primi mesi della pandemia, ossia da marzo 2020, la chiusura delle scuole ha fatto sì che circa il 90% degli studenti iscritti a ogni grado di scuola, equivalente a quasi un miliardo e mezzo di bambini, dovesse seguire le lezioni da un computer, rinchiuso tra le quattro mura della propria stanza. Questo isolamento forzato ha portato ad un aumento significativo di ore passate ad utilizzare la tecnologia, diminuendo così ogni altro tipo di attività interattiva e fisica, importante per una crescita sana. Nonostante le nuove generazioni siano del tutto in grado di utilizzare dispositivi digitali, stare connessi e comunicare tramite social, il rischio che i dati utilizzati in queste operazioni vada a finire nelle mani sbagliate è ancora molto alto.

Uno studio pubblicato da Human Rights Watch intitolato “Come hanno osato sbirciare nella mia vita privata? le violazioni dei diritti dei bambini da parte dei governi che hanno sostenuto l’e-learning durante la pandemia da Covid-19”, ha analizzato come si siano comportati i governi dei paesi più popolosi al mondo per proteggere la privacy dei bambini durante l’e-learning in pandemia. Nella fretta di permettere connessioni stabili e adeguate tecnologie per permettere una continuità ai corsi scolastici, molti governi non hanno controllato se i prodotti di EdTech ossia di tecnologia educativa, fossero sicuri per gli studenti. Così facendo, migliaia di bambini, e le rispettive famiglie, sono stati esposti a rischi consistenti. Secondo lo studio in questione, 146 sui 163 strumenti di tecnologia educativa analizzati, minavano e spesso violavano i diritti dei bambini. Quest’ultimi venivano attivamente e segretamente monitorati e derubati di dati personali comprendenti la loro posizione, le attività svolte in rete e le tipologie di device utilizzate in casa.

La maggior parte delle piattaforme di insegnamento online hanno inviato, nel corso della pandemia, i dati dei minori a compagnie terze - 196 secondo quanto riportato dallo studio in questione- in particolare ad agenzie pubblicitarie, portando alla creazione di analisi che permettessero di capire quali fossero le caratteristiche e gli interessi dei bambini. L’obiettivo principale era quello di per poterli influenzare nelle loro ricerche digitali. Infatti, con i dati estrapolati dalle attività di insegnamento sulle piattaforme, le compagnie terze sono in grado di poter personalizzare i contenuti e le pubblicità da proporre ai device dei minori, in modo da influenzare le loro opinioni e i loro comportamenti in modo da plasmare e manipolare menti in via di sviluppo.

Molti governi nella gestione della pandemia hanno obbligato i propri studenti ed insegnanti ad utilizzare piattaforme di insegnamento online da loro stessi create. Molti di questi prodotti però si sono rivelati rischiosi in quanto andavano a sfruttare i dati personali senza possibilità per i bambini e per gli insegnanti di proteggersi utilizzando alternative educative. Infatti, la maggior parte delle compagnie EdTech non permette agli studenti di declinare la possibilità di tracciamento. Non è da sottovalutare il fatto che le fughe di dati possono portare ad altre problematiche legate all’adescamento e allo sfruttamento, talvolta anche sessuale dei bambini ancora troppo ingenui e senza conoscenze specifiche che gli permettono di stare all’erta da determinate situazioni.

Secondo i principi sottolineati nei Principi guida delle Nazioni Unite su Imprese e Diritti Umani, le compagnie EdTech e AdTech (tecnologia pubblicitaria) non hanno diritto ad utilizzare i dati dei bambini per scopi pubblicitari. Sarebbe compito di tali compagnie quello di bloccare le informazioni relative ai minori e assicurarne la fuoriuscita per scopi legati al solo apprendimento. Per poter cercare di rimediare ai danni commessi durante la pandemia, sarebbe necessario per le aziende intraprendere una collaborazione con i governi per poter definire nuove regole sulla collezione di dati dei bambini e per far si che quelli già collezionati vengano eliminati.

La pandemia ha rilegato grandi e piccoli a un uso sempre maggiore delle tecnologie di qualsiasi tipo, una condizione che continuerà nel tempo fino, forse, a diventare una normalità. Non potendo più considerare la vita online separata da quella offline, è essenziale che i governi di tutto il mondo sviluppino e rafforzino leggi di protezione dei dati, che siano moderne e che rispecchino la situazione attuale. Allo stesso modo, per il ruolo che la tecnologia sta acquisendo all’interno delle nostre vite, è da considerarsi necessario istruire i bambini, fin dai primi anni di utilizzo dei dispositivi, a prestare attenzione ai movimenti che compiono online e ad aiutarli a navigare una realtà per loro del tutto nuova. Le attività didattiche, che siano esse svolte a online o in presenza, devono rappresentare un porto sicuro per gli studenti, non una realtà pericolosa per loro e per le loro famiglie.

Copyright © 2022 - Mondo Internazionale APS - Tutti i diritti riservati

Fonti consultate per il presente articolo

https://www.hrw.org/news/2022/05/25/governments-harm-childrens-rights-online-learning

https://securitybrief.com.au/story/children-s-privacy-harmed-in-online-learning-human-rights-watch

https://www.unicef.org/romania/press-releases/children-increased-risk-harm-online-during-global-covid-19-pandemic-unicef

Condividi il post

L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

Categorie

Tag