Questo mese in Europa

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  Michele Bodei
  04 ottobre 2021
  3 minuti, 33 secondi

Rischio covid: aumentano le regioni a bassa incidenza

L’ultimo report del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie del 23 settembre mostra dei dati ottimisti. Le regioni verdi a bassa incidenza sono aumentate. Il paese più sicuro è la Danimarca, seguita da Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria, ma anche dalle regioni italiane del nordest. Tuttavia resta ancora alto in il rischio in Irlanda, nelle repubbliche baltiche, in Romania, in Bulgaria, in Grecia, in gran parte della Germania e metà della Spagna.

Il successo della Cassa integrazione europea dopo un anno

Il Sure è uno degli strumenti dell’Unione Europea adottato per far fronte alla crisi causata dalla pandemia – salvando dal fallimento le imprese che sono state danneggiate dal lockdown e dalle varie restrizioni e tutelando i lavoratori. In un anno, ne hanno beneficiato 19 paesi, a sostegno di 31 milioni di lavoratori e 2,5 milioni di imprese. Sono stati erogati 90 miliardi su 100 messi a disposizioni, che devono comunque essere restituiti. Il prestito è a un tasso vantaggioso rispetto a quello di mercato, infatti il risparmio complessivo è stato di 8 miliardi.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea sanziona la Polonia: una miniera non rispetta le norme ambientali

Il contenzioso è partito dalla denuncia della Repubblica Ceca, in quanto una miniera polacca di lignite sul suo confine starebbe inquinando anche le regioni limitrofe nel territorio ceco. Il verdetto della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha deliberato che l’estrazione non rispetta le norme ambientali europee. Per dissuadere la Polonia dal proseguimento dell’attività, Varsavia è stata multata e dovrà pagare 500 mila euro al giorno fino a quando non chiuderà la miniera. Nonostante ciò, il Presidente del Consiglio Morawiecki dichiara di non avere intenzione di adeguarsi. Non si tratta dell’unica controversia che coinvolge la Polonia. La Commissione intende adottare ulteriori sanzioni, poiché lo stato non garantirebbe l’indipendenza dei giudici nazionali. Un altro caso controverso riguarda la morte di cinque migranti provenienti dal Medio Oriente al confine con la Bielorussia. In meritò a ciò, l’Unione ha chiesto spiegazioni e di indagare questione, ma il governo polacco non ha ancora dato le sue risposte.

L’Unione vuole un cavo universale per caricare tutti i tipi di cellulare

La pretesa di Bruxelles è rivolta a tutti i produttori di smartphones, a tutela dei consumatori. Il costo di un caricabatterie originale del cellulare ai aggira intorno ai 35 euro e ciò potrebbe violare anche le normative antitrust: il consumatore sarebbe obbligato ad acquistare un altro prodotto per usare un cellulare, ma non si tratta solo di questo. I vantaggi per un caricatore universale sarebbero anche ambientali, considerando, poiché si stima che vi siano 51 mila tonnellate di rifiuti derivate solo dai caricatori. La misura proposta rischia comunque di non avvantaggiare i consumatori. Per esempio Apple ha stimato che il cavo universale causerebbe 1,5 miliardi di danni alla società, che potrebbe compensare attraverso un aumento dei prezzi sugli altri prodotti.

La riforma del Patto di Stabilità suscita polemiche

Al vertice dell’Ecofin – il Consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze degli stati membri – è stato proposto di attuare una riforma sul Patto di Stabilità e Crescita, in particolare di modificare il parametro del rapporto debito/Pil degli stati membri. Ancora prima di discuterne è stato avanzato il dissenso da parte di Austria, Paesi Bassi, Finlandia, Danimarca, Slovacchia, Lettonia, Svezia e Repubblica Ceca, che hanno già firmato il documento che sancisce la versione classica del Patto di Stabilità. Secondo questi parsi “frugali” si tratta di una riforma importante, che riguarda anche i trattati istitutivi e che necessita di un procedimento più articolato per essere adottata. La proposta è partita da Mario Draghi, che prima di intavolare la discussione preferisce aspettare l’esito delle elezioni in Germania, che per l’ennesima volta potrebbe avere un ruolo fondamentale nella mediazioni tra i Ventisette stati.

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Michele Bodei

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