Quanto pesa il nostro armadio sull’ambiente?

  Articoli (Articles)
  Redazione
  26 febbraio 2021
  5 minuti, 15 secondi

Anche questa mattina non hai niente da mettere? O meglio, il tuo armadio è pieno ma pensi proprio che dovresti comprare qualcos’altro? È tempo di saldi e hai una voglia pazza di correre a fare shopping? Hey, rallenta… Forse stiamo correndo un po’ troppo dietro questa fast fashion!

Letteralmente “moda veloce”, la fast fashion di lento non ha nulla. Basata su ritmi rapidi di ideazione, produzione e consumo, insegue le tendenze del momento e le offre sul mercato a prezzi bassi, senza però badare ai costi in termini ambientali e di sostenibilità.

Oggi più che mai l’industria tessile produce enormi quantità di capi d’abbigliamento con un ciclo di vita breve e difficilmente riciclabili, aumentando così l’inquinamento ambientale. Quello della moda è uno dei settori più inquinanti al mondo: la produzione di abiti e calzature è responsabile dell’8% delle emissioni di gas serra al livello mondiale. Questo settore supera l’impatto del traffico aereo internazionale e dei collegamenti navali commerciali: l’intera industria della moda produce annualmente 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, circa la stessa quantità emessa dall’UE (terza dopo Cina e Stati Uniti).

Ma quanto inquina una maglietta?

Secondo il rapporto “Global Fashion: Green is the new black”, per produrre una sola maglietta servono circa 2700 litri di acqua, ovvero la quantità bevuta in media da una persona in quasi 3 anni, mentre ne sono necessari 7000 per un paio di jeans.

Per la produzione delle materie prime, come il cotone, ogni anno si stima un utilizzo di 200 mila tonnellate di pesticidi e 8 milioni di tonnellate di fertilizzanti; le fibre sintetiche, invece, sono per lo più derivate dalla lavorazione del petrolio.

Il 36% dell’impatto climatico dell’abbigliamento proviene dai processi di colorazione e sbiancamento: in questa fase si usano circa 1,7 milioni di tonnellate di prodotti chimici. Sono migliaia le sostanze chimiche usate per la produzione tessile che se non conservate e smaltite correttamente hanno conseguenze nocive non solo sull’ambiente ma anche sulla salute dei lavoratori e delle comunità circostanti ai siti di produzione. Infine, circa un milione di tonnellate di microplastiche finisce nell’oceano ogni 18 mesi, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica.

Obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) 12: garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

“Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l'uso efficiente delle risorse naturali” (SDG 12.2)

“Entro il 2020, raggiungere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita (…) e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente” (SDG 12.4)

Secondo uno studio condotto dalla Ellen MacArthur Foundation negli ultimi quindici anni la produzione di capi di abbigliamento è circa raddoppiata, mentre il numero di utilizzi medi di un capo è diminuito del 36% rispetto a 15 anni fa: questo significa che compriamo più prodotti, ma li utilizziamo meno. In poche parole, consumiamo troppo anche se non necessario. Inoltre, solo l’1% del materiale usato per la produzione di capi di abbigliamento viene riciclato e riusato per nuovi capi.

Sulla scia dell’Agenda 2030 e degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, in particolare il numero 12), l'UNEP (United Nations Environment Programme) ha pubblicato nel 2020 il rapporto “Sustainability and circularity in the Textile Value Chain”. Le priorità d’azione nel settore tessile prevedono un approccio basato su sostenibilità e circolarità, passando da un modello lineare di estrazione-trasformazione-produzione-consumo-scarto ad un modello circolare basato su riciclo e recupero. Aziende, governi e istituzioni devono muoversi verso modelli di produzione sostenibili, ma come possiamo contribuire noi ad un consumo responsabile?

Guardaroba virtuoso

Per diminuire il nostro impatto ambientale in tema di guardaroba e avere un armadio sostenibile, ecco alcuni consigli da seguire:

  • Prima di comprare un nuovo capo d’abbigliamento rifletti e pensa davvero se ti è necessario. Cerca di indossarlo più volte possibile (almeno 30 secondo la campagna #30wears), riduci i lavaggi e mantienilo con cura.
  • Scegli abiti di qualità: leggi l’etichetta, il materiale e il Paese di produzione e informati su quali marchi di moda seguono criteri di sostenibilità.
  • Non c’è posto migliore se non un mercatino vintage per trovare capi ricercati e unici. Inoltre, esistono moltissime piattaforme online dove puoi rivendere i tuoi vestiti usati e comprarne altri come nuovi.
  • Se sei una persona creativa, prova a dare nuova vita ai tuoi capi trasformandoli con un taglia e cuci.
  • Prima di buttare i vestiti chiedi ad amici e conoscenti, altrimenti donali a chi ne ha bisogno.

Questo contenuto è stato scritto e ideato in collaborazione con Up2You, startup innovativa che aiuta persone e aziende a ridurre il proprio impatto sul Pianeta in modo semplice e divertente.
Iscrivendovi gratuitamente alla loro piattaforma avrete modo di completare le diverse missioni da loro proposte. L'obiettivo è di rendere la quotidianità di ognuno di noi più sostenibile, anche con piccoli gesti.
Trovate maggiori informazioni sul sito https://www.u2y.it/


a cura di Flavia Pergola 

Condividi il post

L'Autore

Redazione

Categorie

Tag

Ambiente