Prostituzione: la schiavitù moderna

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  Redazione
  24 gennaio 2019
  2 minuti, 58 secondi

Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui.”
(Pier Paolo Pasolini)

La tratta degli esseri umani potrebbe far pensare a un problema appartenente al passato, qualcosa di lontano dalla nostra quotidianità. Invece, pur sembrando così invisibile agli occhi dei più, è un tema molto attuale e presente oggi. Questo fenomeno viene definito dall'Articolo 3 del Protocollo di Palermo, Protocollo sulla Prevenzione, Soppressione e Punizione della Tratta di Persone, Specialmente Donne e Bambini, addizionale alla Convenzione contro la Criminalità Organizzata Transnazionale delle Nazioni Unite, nel seguente modo:

“Per tratta di esseri umani si intende il reclutamento, trasporto, trasferimento, l'ospitalità od accoglienza di persone, con il ricorso a minacce o all'uso della forza o ad altre forme di coercizione, rapimento, truffa, inganno, abuso di potere o di posizione di vulnerabilità ovvero consegna o ricevimento di denaro o benefici per ottenere il consenso di un individuo che ha il controllo su un altro individuo, a scopo di sfruttamento.”

È interessante specificare che lo sfruttamento è l'elemento essenziale alla definizione di tratta, ma non è necessario che venga attuato per essere definito tale; infatti è sufficiente che questo sia lo scopo dell'azione perché una persona possa essere considerata vittima di un traffico.

Ci sono diversi modi in cui una persona può essere sfruttata: uno è sicuramente lo sfruttamento sessuale, che include in primis la prostituzione, ma anche altre forme, come i matrimoni forzati e la pornografia. Altri tipi possono essere quelli riguardanti attività illecite come i lavori forzati o le adozioni illegali. Tra questi, lo sfruttamento sessuale è sicuramente quello più facilmente visibile agli occhi di tutti; infatti ogni giorno si vedono donne e ragazze, spesso anche minorenni, su marciapiedi di grandi città, o sul ciglio di strade statali e di campagna, che aspettano che qualche cliente le fermi e le faccia salire in macchina. Loro non sono altro che schiave. Persone trattate come oggetti, obbligate a vendersi a chiunque lo voglia per pochi euro e costrette a stare sulla strada più di dieci ore al giorno, con qualunque condizione climatica.

Si stima che oggi in Italia ci siano tra le 75.000 e le 120.000 prostitute: il 65% di loro lavorano in strada e sono vittime di un sistema di sfruttamento. Inoltre, molte di queste sono minorenni, anche se è difficile quantificarle, poiché tendono sempre a mentire circa l’età.

Queste donne vengono portate via dal loro paese d’origine con bugie ed inganni, come ad esempio una falsa promessa di un lavoro o di un amore eterno, per poi essere costrette a lavorare vendendo il proprio corpo.

La maggior parte delle vittime di questo sistema proviene dai Paesi est-europei e dall’Africa: in particolare dall’Albania, dalla Romania e dalla Nigeria. Inoltre, sta crescendo sempre di più la presenza di prostitute cinesi, che vengono sfruttate perlopiù in luoghi al chiuso come centri massaggi, negozi o case.

Purtroppo, spesso, quando si vede una donna in strada, molti tendono a fare battute o a ignorare la cosa, come se ormai fosse normale; forse di tutto quello che ci sta dietro, dei meccanismi di traffico, non se ne parla abbastanza, ma certamente l’ignoranza e l’indifferenza non fanno altro che alimentare il male di cui parla Pasolini.

A cura di Giorgia Mazza

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