Povertà di congedi parentali per i padri in Italia

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  Redazione
  08 maggio 2021
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Il periodo della gravidanza è un momento estremamente bello ed importante per ogni donna, la quale vive questo momento a pieno potendo sperimentare ogni giorno i piccoli cambiamenti prima del feto, che cresce ogni giorno, e poi del nascituro e della sua continua scoperta del mondo.

Rispetto ai nove mesi di gravidanza la legge italiana, per le lavoratrici del pubblico impiego prevede generalmente cinque mesi di assenza dal lavoro per maternità, da suddividere in modo che due vengano fruiti prima della nascita del bambino, quindi dal settimo mese di gravidanza e tre dopo il parto, sempre che non vi siano problemi di sorta. In caso in cui il medico dia parere positivo, i cinque mesi possono anche essere suddivisi in modo che la donna inizi a fruire del congedo per maternità dall’ottavo mese di gravidanza e fino ai quattro mesi del bambino. Per il periodo del congedo di maternità è prevista un’indennità giornaliera pari all’80% dello stipendio regolarmente percepito.

Questo è l’esempio classico, regolamentato dalla legge e applicato nei casi più frequenti. Per lavori in cui il rischio per il feto cresce esponenzialmente, i mesi di congedo per maternità aumentano anche sino a coprire tutti e nove i mesi di gravidanza.

Per quanto però il congedo parentale sia generalmente rivolto a entrambi i sessi, il suo riconoscimento agli uomini non spicca particolarmente per equità.

Il congedo parentale è stato previsto per legge in Italia con l'articolo 4, comma 24, lettera a), con legge del 28 giugno 2012, n. 92 la quale ha istituito il congedo obbligatorio e il congedo facoltativo, fruibili dal padre lavoratore dipendente anche adottivo e affidatario, entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio.

L'articolo 1, comma 354, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 ha modificato le disposizioni precedenti prorogando il congedo obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti da due a quattro giorni. Per l’anno solare 2019, l’articolo 1, comma 278, della legge 30 dicembre 2018 n. 145, ha aumentato nuovamente i giorni portando a cinque il numero di permessi di congedo obbligatorio.

Altri due step si sono susseguiti nel 2020 e 2021, anni durante i quali con l’articolo 1, comma 342, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, i giorni di congedo sono arrivati a sette e successivamente, la recentissima modifica apportata con l'articolo 1, comma 363, lettera a), della legge 30 dicembre 2020 n. 178 ha ulteriormente aumentato a dieci il numero dei giorni di congedo obbligatorio per i neo padri.

Rispetto al resto d’Europa l’Italia è il fanalino di coda rispetto all’uguaglianza di riconoscimenti nei congedi, con tutto ciò che questo può comportare, sia per le neo mamme che si ritrovano a dover gestire un carico di lavoro ed emotivo ineguagliabile e talvolta ingestibile senza un aiuto,sia per i padri che perdono per sempre i primi momenti importanti del neonato. I modelli virtuosi in altri paesi d’Europa ci sono e sarebbe pertanto opportuno seguirli.

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