Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: Missione “Coesione e inclusione sociale”

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  Michele Bodei
  08 giugno 2021
  4 minuti, 33 secondi

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) consiste nell’insieme di investimenti che il governo italiano propone di attuare attraverso i fondi ottenuti dall’Unione Europea con il piano Next Generation EU. Il PNRR si divide in sei missioni e oggi tratteremo la Missione 5: “Coesione e inclusione sociale”, che punta a diminuire le diseguaglianze di genere, a dare sostegno alle famiglie e alle categorie di persone in difficoltà e a livellare il divario di sviluppo tra le regioni italiane e tra il centro e la periferia delle città. Le risorse a disposizione vengono distribuite in tre parti: “Politiche per il lavoro”, “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” e “Interventi speciali per la coesione territoriale”.

La prima parte della Missione 5 del PNRR si occupa delle politiche per il lavoro. L’intervento avverrà prima di tutto attraverso politiche attive ed in particolare con dei programmi nazionali affiancati al coinvolgimento delle regioni. Il primo consiste nel Programma Nazionale per la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, che darà molta importanza all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, mentre il secondo, il Piano Nazionale Nuove Competenze, si occuperà di offrire formazione ai lavoratori disoccupati e di offrire loro un ricollocamento, oltre ad una migliore formazione lavorativa nelle scuole. All’adozione dei due piani è stato destinato un miliardo di euro. Parallelamente, il governo agirà per contrastare il lavoro sommerso, attraverso nuove tecniche per il raccoglimento dei dati e azioni di conversione in lavoro regolare, nonché misure di deterrenza e sanzioni. Per garantire l’efficacia di questi interventi sarà necessario implementare le risorse dei centri per l’impiego, ai quali sono stati destinati altri 600 milioni.

Un altro punto importante trattato dalle politiche per il lavoro è la disparità di genere. Altri interventi infatti favoriranno la creazione di nuove imprese femminili, sosterranno quelle già esistenti e la formazione culturale in tema di parità di genere nelle scuole e nelle università. Per queste attività sono previsti 500 milioni, impiegati in progetti già esistenti ed in uno nuovo - il Fondo per l’imprenditoria femminile. Ulteriori misure del governo favoriranno la riduzione del gap di genere nel mondo del lavoro e tra queste vi è l’istituzione della Certificazione di genere delle imprese, che darà premi alle aziende in cui il gap è ridotto.

La seconda componente della Missione - “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” – copre vari ambiti. Partendo dai servizi sociali, dalle disabilità e dalla marginalità sociale, il piano offre tre investimenti attraverso dei fondi che raggiungono quasi 1,5 miliardi di euro in politiche socio-sanitarie. I beneficiari del primo investimento - adottato dai Comuni con un totale di 500 milioni entro il 2023 - sono le persone vulnerabili e gli anziani non autosufficienti. Tra le attività più importanti in tal senso vi è la conversione di case di riposo in appartamenti autonomi attraverso 300 milioni. Un altro investimento, sempre adottato dai Comuni attraverso 500 milioni entro il 2023, è dedicato, invece, ai percorsi di autonomia per persone con disabilità. L’ultimo investimento si focalizza su “housing temporaneo e stazioni di posta”; si tratta rispettivamente di appartamenti che i Comuni metteranno a disposizione per le famiglie che ne hanno necessità fino a ventiquattro mesi e di un altro tipo di accoglienza che riguarda anche ulteriori servizi – quelli sanitari, di ristorazione, orientamento al lavoro e distribuzione di beni alimentari – il tutto con un fondo di 450 milioni.

Questa componente della Missione 5 prevede ancora altri due investimenti: uno per la rigenerazione urbana - attraverso opere di riqualificazione di zone e quartieri nei Comuni con più di 15 mila abitanti - e un altro dedicato all’housing sociale, con lo scopo di offrire alloggi dignitosi ai lavoratori agricoli e industriali nelle periferie delle città, limitando il consumo di suolo edificabile e andandosi a collegare con le leggi contro il caporalato e gli insediamenti abusivi. I due investimenti sono implementati da un terzo, tramite il quale sarà possibile ristrutturare gli edifici residenziali pubblici e attuare altri interventi per migliorare sicurezza e qualità della vita. A questi investimenti saranno destinati 9,2 miliardi in totale, ai quali vanno aggiunti altri 700 milioni destinati a un altro intervento - interamente dedicato allo sport e ad altri progetti di inclusione sociale - da realizzarsi attraverso il recupero di parchi e impianti sportivi nelle aree periferiche delle città.

L’ultima componente della Missione “Coesione e Inclusione” è quella territoriale. Saranno distribuiti due miliardi di euro tra una riforma e quattro investimenti. La riforma riguarda il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES): Campania, Calabria, Ionica interregionale (Puglia e Basilicata), Adriatica interregionale (Puglia e Molise), Sicilia occidentale, Sicilia orientale, Abruzzo e Sardegna. Le aree interessate subiranno infatti una semplificazione amministrativa che garantirà loro la possibilità di adottare interventi pubblici in tempi più rapidi. Queste zone sono destinatarie anche di un investimento sui trasporti, al fine di realizzare infrastrutture per collegare i centri produttivi ed urbani fra loro, soprattutto a livello ferroviario. Un altro investimento riguarderà, invece, altre aree periferiche sparse per tutto il Paese e rafforzerà l’erogazione di servizi, in particolare quelli sanitari. Il terzo investimento si occuperà infine della valorizzazione dei beni confiscati alle mafie - che saranno destinati agli altri progetti di housing sociale – previsti dalla seconda componente della missione; mentre il quarto contrasterà la dispersione scolastica nel Mezzogiorno.

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Michele Bodei

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Economia