Perché ciò che sta accadendo in Tigray è importante

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  Giulio Ciofini
  20 agosto 2021
  4 minuti, 49 secondi

Nonostante in questo momento gli occhi della comunità internazionale siano puntati interamente verso il Medio Oriente ed in particolare a Kabul, da ormai circa 10 mesi nella regione settentrionale dell'Etiopia, il Tigray, si sta combattendo un conflitto che vede da una parte il governo di Addis Abeba presieduto dal premio Nobel per la Pace, Abiy Ahmed, e dall'altra il Fronte di Liberazione Popolare del Tigray (FLPT) che rivendica l'indipendenza dal resto del Paese. Gli scontri cominciati nel novembre scorso che si sono susseguiti e intensificatisi in particolare negli ultimi mesi, stanno conducendo drammaticamente l'Etiopia verso una situazione di guerra civile e hanno soprattutto scatenato una crisi umanitaria senza precedenti.

Gli scontri tra le forze del FLPT e il governo etiope cominciarono ufficialmente il 4 novembre scorso, quando il Primo Ministro decise di schierare e inviare l'esercito nazionale in risposta a un presunto attacco da parte dei ribelli a una base militare governativa. Gli eventi di inizio novembre del 2020 non furono però altro che il culmine di un rapporto conflittuale tra le forze governative e il Fronte di Liberazione, che a settembre dello stesso anno decise di indire elezioni regionali senza l'approvazione del governo.
Ad ogni modo, il paradosso della figura di Abiy Ahmed rimane al giorno d'oggi uno degli aspetti più interessanti e significativi della drammatica vicenda etiope. Premio Nobel per la Pace nel 2018 proprio per aver raggiunto il processo di pace con la vicina Eritrea (un conflitto durato più di vent'anni), il Primo Ministro Ahmed è adesso protagonista della lotta con il FLPT all'interno di uno scenario che vede coinvolti una molteplicità di attori, tanto interni che esterni al Paese, e che ha condotto più di 400.000 persone in una situazione di carestia [1].

Da un punto di vista umanitario, la situazione è difatti particolarmente drammatica. Stando al rapporto dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), la situazione nel Tigray rimane ancora oggi «imprevedibile e volatile». Più di 5.2 milioni di persone, circa il 90% della popolazione dell'area, necessitano assistenza alimentare e l'approvvigionamento risulta complesso vista la difficoltà per le organizzazioni internazionali e non governative di raggiungere le zone della regione; difatti, l'accesso umanitario è circoscritto a un'unica strada che passa dalla regione Afar ad Ovest del Tigray [2]. Sono circa 63 mila le persone rifugiate in Sudan e ben 2,7 milioni gli sfollati a causa della guerra.
La complessità della situazione umanitaria va pertanto sfortunatamente di pari passo con quella geopolitica. Il conflitto si trova probabilmente nella sua fase più precaria. Il 28 giugno, infatti, le forze governative hanno ceduto ai ribelli Mekelle, la capitale della regione, costringendo il Primo Ministro Ahmed a imporre il cessate il fuoco sulla regione. Una misura che non ha comunque interrotto le violenze e gli scontri, espandendosi anche nelle vicine regioni di Ahmara e Afar [3] dove il FLPT è riuscito a conquistare il Sito Patrimonio delle Nazioni Unite di Lalibela.

La crisi in Etiopia costituisce una delle situazioni più complesse per l'Africa Subsahariana. Per diversi motivi, l'ingente scompenso umanitario che sta vivendo il Tigray e automaticamente tutto il Paese rischia di trascinare Addis Abeba verso una spirale pericolosa che diversi osservatori hanno accomunato al Rwanda [4], sia per i connotati etnici del conflitto, che per i possibili spillover che la guerra può delineare sul piano regionale. L'Etiopia è per molte ragioni, infatti, una nazione chiave, non solo del Corno d'Africa ma dell'intera Africa Orientale. Negli ultimi anni Addis Abeba ha vissuto un momento di crescita economica e sociale tra i più significativi dell'intero continente [6], fattori che uniti all'elezione di un presidente apprezzato pressoché unanimemente dalla comunità internazionale come Abiy Ahmed, hanno permesso al Paese di attrarre numerosi investimenti dall'estero. Non solo: da un punto di vista geopolitico, l'Etiopia è sicuramente uno dei Paesi più importanti dell'Africa Orientale, ospitando la sede dell'Unione Africana ed essendo il secondo Paese per popolazione del continente. Il Tigray infatti, nonostante sia sempre stato storicamente una delle regioni più in difficoltà del Paese, recentemente aveva persino raggiunto una situazione di stabilità alimentare [7] anche grazie al supporto di organizzazioni internazionali.

Tutti risultati che nel giro di pochi mesi sono stati brutalmente capovolti. Al giorno d'oggi la comunità internazionale è rimasta principalmente alla finestra di un conflitto che pare non voler cessare tanto rapidamente, visto il coinvolgimento anche delle truppe eritree al fianco delle forze governative e della chiamata alle armi degli scorsi giorni da parte del Primo Ministro. La risposta internazionale al momento, infatti, è stata piuttosto debole per quanto riguarda una soluzione pacifica; fino ad ora è stata soltanto adottata una risoluzione il 13 luglio scorso dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che richiedeva la fine delle ostilità e il ritiro delle truppe dalla regione del Tigray. In questa direzione anche il Presidente turco Erdogan si è schierato a favore di una risoluzione pacifica, dichiarando, proprio durante la visita del Primo Ministro etiope in Turchia, che gli effetti della crisi del Tigray potrebbero ripercuotersi anche al di fuori della regione [8]. La prospettiva però che il conflitto assuma dei connotati etnici ancor più drammatici è certamente diventata più che un'ipotesi. Per questi motivi, è indubbio che evitare uno scenario di questo tipo debba costituire un interesse sia della comunità internazionale che in primis della comunità africana, che non può correre il pericolo che la situazione in Etiopia precipiti irrimediabilmente.

Fonti consultate:

[1] https://news.un.org/en/story/2021/08/1097082

[2] https://reports.unocha.org/en/country/ethiopia

[3] https://www.dw.com/en/the-conflict-in-tigray-ethiopia/a-58886256

[4] https://theconversation.com/africa-can-prevent-ethiopia-from-going-down-rwandas-path-heres-how-165254

[5] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ispitel-etiopia-un-fiume-di-sangue-31334

[6] https://www.government.nl/latest/news/2021/07/22/ethiopia-situation-tigray-and-un-resolution

[7] https://www.reuters.com/world/africa/ethiopia-urges-citizens-join-fight-against-tigrayan-forces-2021-08-10/

[8] https://www.aljazeera.com/news/2021/8/18/erdogan-offers-to-mediate-end-to-ethiopias-tigray-conflict

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L'Autore

Giulio Ciofini

Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Bologna
Master ISPI in International Cooperation

Autore, Framing The World, Mondo Internazionale

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Africa