"Parar para avanzar”. Colombia: sciopero nazionale e scontri come protesta alla Legge di Solidarietà Sostenibile

  Articoli (Articles)
  Elisa Maggiore
  08 maggio 2021
  6 minuti, 14 secondi

Dal principio. Come ben sappiamo ogni evento ha la propria causa, e lo sciopero nazionale, iniziato il 28 aprile in Colombia, è simbolicamente l’opposizione ferma dei ciudadanos alle proposte di legge neoliberiste, quali la riforma fiscale (ormai riproposta per la terza volta), sanitaria e pensionistica presentate dal presidente Duque, il 5 aprile. Nello specifico, la polemica principia dalla c.d. Legge di Solidarietà Sostenibile, concepita e studiata per l’accaparramento di circa 25 miliardi di pesos (circa 6.850 milioni di dollari) col proposito di migliorare le finanze pubbliche e di finanziare programmi di assistenza sociale: il proposito è aggredire la crisi economica (tragica anche a causa della pandemia), creare un fondo per fronteggiare il cambiamento climatico e una tassa sugli imballaggi di plastica monouso. Ma (perché c’è sempre un “ma”) il progetto è soltanto una riforma tributaria. Per meglio intendere, il disegno di legge proposto dal Presidente, vuole una serie di riforme allo statuto fiscale per ampliare la base di contribuenti, cioè ridurrebbe l’importo minimo da cui i cittadini devono dichiarare le tasse alle autorità, e prevedrebbe l’imposizione dell’Iva al 19% su beni e servizi (compresi prodotti alimentari e benzina), la crescita delle imposte su salari e pensioni delle classi medie, il congelamento per cinque anni dei salari degli impiegati pubblici e persino una tassa sulle sepolture.

La critica del pueblo si articola nella responsabilità governativa della riforma di colpire soprattutto le classi medie e basse con l’aumento generale dell’IVA e con l’introduzione di una tassa sul reddito, anche per coloro che avevano un livello di stipendio che li escludeva dal pagamento del tributo, pensionati compresi.

Quindi: se da una parte il Governo colombiano ha presupposto questa legge come mezzo e fine per recuperare la asimmetria sociale (e quindi educativa-scolastica, professionale-lavorativa e sanitaria) tra gli strati più poveri e quelli più ricchi della popolazione, dall’altra parte una fiumana di economisti credono che la legge, così com’è stata formulata, possa avere effetti antitetici e tutt’altro che riparatori, dato che esaminano una proposta di legge che di fatto difende ed estende i privilegi e gli esoneri fiscali delle multinazionali e del capitale finanziario: lo stesso ministro del Tesoro Alberto Carrasquilla Barrera ha ammesso che il provvedimento colpirà per il 74% le famiglie e solo per il 26% le imprese. In questa marmellata amarissima riformista, la riforma sanitaria, invece, destruttura un’idea di sanità pubblica enfatizzando la privatizzazione del sistema sanitario, pretendendo tagli agli ospedali pubblici e introducendo varie norme, tra cui la polizza aggiuntiva per patologia, in assenza della quale la persona non sarà assistita.

Popolo in marcia. Uno sciopero che voleva essere primariamente una manifestazione di semplice protesta, ma che ha cambiato velocemente i propri connotati originari mutando in scontri di guerriglia urbana. Una veloce premessa: gli scioperi e gli scontri si consumano in una realtà pandemica colombiana critica, che conta oltre 500 morti al giorno, ma che oltre a mietere vittime ha appesantito il tasso di povertà (42%), suffragando la fame come realtà quotidiana di alcuni settori della società colombiana. Dunque, proprio in questa realtà problematica e involuta, il presidente Duque ha annunciato una riforma fiscale in linea con le richieste del Fondo Monetario Internazionale che implicherebbe l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e ridurrebbe la possibilità di accesso ai servizi pubblici; e quindi non ci sconvolgiamo se nonostante il pericolo sanitario, siamo stati negli ultimi giorni testimoni di un volume di violenza e vandalismo melodrammatico, soprattutto nelle città principali del Paese. Immaginiamo di tornare al 28 di aprile e di assistere all’abbattimento della statua del colonizzatore spagnolo Sebastiàn de Belalcàzar, per mano del popolo indigeno Misak, come inaugurazione del "Paro nacional" (sciopero nazionale), e di assistere poi alla sua estensione con la costituzione del blocco delle principali autostrade del Paese, gestito da comunità indigene, contadine e afro-discendenti: le stesse che negli ultimi anni si sono rese protagoniste di un’unione di mobilitazione con le organizzazioni studentesche, sindacali, popolari e di quartiere.

Le proteste, nel giro di un giorno, hanno raggiunto l’ultimo stadio di estensione violenta nel massacro di Cali del 29 e 30 aprile. La ragione? Il governo non ha reagito con politiche di risposta all’obiezione sociale, ma è ricorso ad un proposito militaristico realizzatosi in un quadro generale di persone arrestate e assassinate dalla polizia, di persone desaparecidas o gravemente ferite e di una donna stuprata da agenti del reparto di polizia anti-sommossa Esmad. Infine, a oliare questo quadro caotico, il ministro della Salute, nelle stesse giornate, ha annunciato l’interruzione del programma di vaccinazione a Cali, come ulteriore pressione contro i manifestanti.

Come Cali, anche Pasto, Popayán, Bogotá, Medellín, Montería, Soacha, Pereira, Bucaramanga, Buenaventura e altre zone rurali sono state militarizzate e sono state teatro di una cruda repressione statale. Il primo maggio s’è fatto ambasciatore di migliaia di voci urlanti nella volontà della smilitarizzazione della città, della fine immediata della violenza contro lǝ leader sociali, lǝ ex-combattenti e i popoli indigeni, del ritiro definitivo della riforma fiscale e sanitaria, della fine del sostegno statale alle grandi imprese prepotenti nel saccheggio e nell’accaparramento dei territori appartenenti alle comunità indigene e afro-discendenti (e quindi dell’inizio del sostegno alle piccole imprese), del rafforzamento della campagna di vaccinazione, della creazione di un reddito di cittadinanza, e dello stop alle fumigazioni con il glifosato.

Cavalleria. A coprire le spalle delle comunità manifestanti ci pensa la pluralità di organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani, le quali si interpongono in un’intenzione di cronaca e di denuncia, palesando per esempio l’utilizzo di armi non convenzionali proibite dal Diritto umanitario internazionale, la detenzione di circa 700 persone, la maggior parte delle quali in stato di arresto in strutture non istituzionali, eseguite da ufficiali non identificabili; 940 casi documentati di violenza poliziesca, la truculenta repressione da parte dell'Esmad, 208 feriti, 18 lesioni oculari, 10 casi di stupro, casi di tortura e 42 casi di violenze e abusi contro giornalisti di media indipendenti e difensori dei diritti umani; hanno evidenziato inoltre la violazione delle garanzie previste dalla costituzione in materia di protesta sociale, ma anche infiltrazioni di agenti in borghese che hanno compiuto atti vandalici volti a giustificare le aggressioni delle forze armate. E a proposito di atti di vandalismo, negli epicentri in cui è detonata la protesta sociale, questi ne hanno deliberato l’essenza: sono state assaltate istituzioni bancarie, centri commerciali e mezzi di trasporto pubblico, sono stati saccheggiati supermercati e negozi in diversi quartieri. Ma è bene dire come sovente una manifestazione, ospiti sia animi pacifici che ribelli e pertanto molti dei manifestanti si sono dissociati dalla violenza e dai saccheggi. Inoltre le organizzazioni internazionali sono state chiamate a pronunciarsi a favore d’un cessate il fuoco.

Tutto è bene quel che finisce bene. Quasi inopinatamente, c’è stata un’ammissione di responsabilità presidenziale: Duque, testimone come il resto del mondo della spirale manifestante irruenta e indomabile, e solingo, di fatto cosciente dell’appoggio dei partiti di opposizione e dei sindacati ai manifestanti, dato anche il parere di molti economisti ha annunciato il ritiro della proposta di legge, promettendo un accordo con tutti i partiti e con le varie organizzazioni sociali che partorisca un testo finale condiviso in Parlamento tra le forze politiche di entrambi gli schieramenti.

Condividi il post

L'Autore

Elisa Maggiore

Categorie

Tag

Colombia