Multilateralismo e crisi climatica: il tortuoso percorso verso la Cop 26 di Glasgow

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  Tiziano Sini
  20 agosto 2021
  6 minuti, 14 secondi

I gravi episodi accorsi in Germania, Canada, California, Siberia ed Italia negli ultimi tempi non hanno fatto altro che porre l’accento sulla gravità del problema legato ai cambiamenti climatici, sottolineando la necessità di un intervento repentino, decisivo e soprattutto coordinato a livello internazionale, in grado di affrontare in maniera risoluta e definitiva il problema, prima che sia troppo tardi ed il processo irreversibile[1].

A questo proposito, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto sull’operato dell’Unione Europea, che con l’insediamento della Commissione guidata da Ursula Von der Leyen, sembra aver posto al centro delle proprie politiche proprio la questione climatica. Un esempio di questo nuovo corso è fornito dalla programmazione dell’European Green Deal, composto da più di 50 iniziative e finalizzato al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050[2]. Uno sforzo che verrà orientato e rafforzato ulteriormente anche dall’iniziativa varata in chiave emergenziale: Next Generetion Eu, che ha posto al centro del percorso di ripresa proprio la transizione energetica e la digitalizzazione[3].

Da ciò emerge di fatto come l’Ue, ma anche gli stessi USA, si stiano prodigando per programmare, in tempi rapidi, misure concrete per contrastare il problema dei cambiamenti climatici.

La questione dirimente però rimane un’altra, e cioè come effettivamente raggiungere gli obiettivi tracciati dall’Accordo di Parigi, contenendo l’aumento delle temperature entro 1.5°.

In questa ottica la prospettiva cambia radicalmente, soprattutto perché l’incredibile sforzo per invertire un trend, che sembra già pericolosamente segnato, dovrebbe essere portato avanti sincronicamente a livello globale da tutti gli attori in gioco. Ed è proprio in questo frangente che viene posta al centro la necessità del confronto e del multilateralismo, come strumento funzionale al raggiungimento di soluzioni compromissorie e dirimenti in tema di cambiamenti climatici.

Analizzando quello che è accaduto negli ultimi mesi, ma soprattutto cio che accadrà in quelli futuri, emerge un quadro complessivo contornato da interessanti elementi; mentre, da un lato, l’importante appuntamento della COP 26 risulta essere un’occasione irripetibile per porre le basi per uno sforzo collettivo fondamentale, dall’altro, le premesse dello scorso G20 sul clima tenutosi in Italia raffreddano tali aspettative.

Lo scenario che infatti si è palesato durante il Vertice di Napoli risulta estremamente chiaro, ancora forti divergenze sono presenti fra i soggetti che vi hanno preso parte, come si evince dal comunicato finale[4]. I riferimenti al carbone, ma soprattutto agli impegni sottoscritti a Parigi nel 2015, sono quasi totalmente assenti dal documento, aspetto non secondario che fa intendere dove nasce una spaccatura difficilmente superabile. Se infatti l’intera attenzione risulta puntata sulla Cina, anche per motivi geopolitici, vista la contrapposizione sistemica con gli Stati Uniti, non secondario sarà il ruolo di India e Brasile, ma anche di paesi produttori di combustibili fossili come Arabia Saudita, Australia e Canada.

Di fronte a questo quadro non estremamente confortante, l’attenzione è posta sui negoziati che si terranno a Glasgow, ed di cui l’Italia è co-organizzatrice, ma con quest’ultima che al momento sembra giungere a tale appuntamento, dove la diplomazia avrà un ruolo essenziale, poco preparata. Tutt’ora infatti latita la scelta del proprio rappresentante (che al momento sembra propendere per Monica Frassoni), mentre si annuncia un negoziato di fuoco da parte delle due super potenze Cina e Usa, che invieranno rispettivamente due pezzi da novanta dello scacchiere internazionale come Xie Zhenhuan e John Kerry[5].

UN Climate Change Conference sarà ulteriormente condizionata anche dalle analisi pubblicate dalle istituzioni internazionali come International Energy Agency, che nei mesi scorsi attraverso il rapporto “Net zero by 2050. A Roadmap for the Gobal energy Sector[6] si è espressa sulla preoccupante situazione attuale, e IPCC (Intergovermental Panel on Climate Change), che ha da poco pubblicato uno[7] dei 3 rapporti destinati alla pubblicazione di questi mesi, e che configura uno scenario estremamente compromesso, dove le politiche adottate nei prossimi mesi potrebbero essere l’ultima occasione per salvare il pianeta[8]. È necessario ricordare che l’impegno dell’IPCC, con il proprio impulso, ha fornito una spinta essenziale anche al raggiungimento dell’Accordo di Parigi[9].

Per questa ragione la prossima COP di Glasgow sarà un evento carico di aspettative per il futuro, ed in cui si misurerà l’effettiva volontà dei paesi di programmare azioni concordate per contrastare il Climate Change; sarà per questo assolutamente necessario mettere al centro della discussione quegli argomenti che durante il G20 sono stati presi in considerazione in maniera marginale, o non considerati affatto. Fra questi gli sforzi per il contenimento delle temperature a 1.5°; al netto dei dati disponibili oggi, la soglia limite verrà infatti raggiunta in largo anticipo rispetto a quanto predetto, in particolar modo fra il 2034 ed il 2040 (oggi infatti le stime rivelano un livello interno al +1.1° rispetto ai livelli preindustriali).

Un primo sforzo, in tal senso, riguarderà la presentazione di Ndc (National Determined Contribution) relativi al 2030 molto più ambiziosi, argomento molto scottante dove l’Unione Europea e gli Stati Uniti si presenteranno come Paesi trainanti, visto la trionfale programmazione dei propri impegni nei mesi scorsi.

Per l’Ue infatti è già stata accordata una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030, mentre per gli USA del 50% rispetto al 2005, data di adesione agli Accordi di Parigi. Due impegni annunciati in maniera roboante, ma che hanno destato anche numerose critiche, soprattutto in Europa, dove da più parti vi era una forte volontà di impegnarsi in maniera più incisiva[10].

Ma ovviamente il grande interrogativo riguarderà gli sforzi di paesi come Cina ed India, che al momento, insieme a Brasile, Federazione Russa, Nuova Zelanda, risultano come vere e proprie incognite.

Altrettanta attenzione sarà destinata al noto articolo 6 dell’Accordo di Parigi, considerato il grande fallimento dell’ultima Cop tenutasi a Madrid, e che dovrebbe istituzionalizzare un meccanismo che preveda una maggior collaborazione fra i Paesi, finalizzata alla riduzione delle emissioni. Il meccanismo si fonda di fatto sulla possibilità di “scambiarsi” le riduzioni di CO2, calcolando come propri gli interventi di riduzione apportati in altri Paesi, grazie all’apporto finanziario fornito, soprattutto in quei contesti dove gli sforzi di mitigazione sono maggiormente onerosi. Un’ottima occasione per l’Europa e gli USA per aumentare i propri target, intervenendo ad esempio nei Paesi in via di sviluppo[11].

Sarà quindi l’appuntamento del prossimo novembre a Glasgow una delle ultime occasioni per affrontare in maniera risoluta la questione climatica, visti gli scenari catastrofici in cui sta andando in contro l’umanità, ma sarà altrettanto importante per dimostrare che il multilateralismo e la cooperazione internazionale sono le uniche soluzioni per affrontare i problemi in futuro, evitando contrapposizioni sistemiche che molto spesso portano pochi vantaggi, a discapito di ingenti danni.

[1] https://www.corriere.it/pianeta2020/21_luglio_27/clima-fenomeni-catastrofici-quanto-pesa-surriscaldamento-globale-c-anche-jet-stream-712ce188-eead-11eb-b948-65ef1640acca.shtml

[2] https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:b828d165-1c22-11ea-8c1f-01aa75ed71a1.0006.02/DOC_1&format=PDF

[3] https://europa.eu/next-generation-eu/index_it

[4] https://www.g20.org/wp-content/uploads/2021/07/2021_07_22_ITG20_ENV_Final.pdf

[5] https://www.editorialedomani.it/ambiente/il-governo-si-e-scordato-di-nominare-linviato-per-i-vertici-sul-clima-ta45te5s

[6] https://www.iea.org/reports/net-zero-by-2050

[7] https://www.ipcc.ch/report/sixth-assessment-report-working-group-i/

[8] https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/

[9] https://www.lavoce.info/archives/89030/cop-26-e-g20-un-percorso-ancora-da-disegnare/

[10] https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20201002IPR88431/legge-ue-sul-clima-aumentare-obiettivo-di-riduzione-emissioni-per-2030-al-60

[11] https://altreconomia.it/contributi-volontari-e-meccanismi-di-scambio-lagenda-sul-clima-in-vista-della-cop26/

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