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Maschilismo interiorizzato: piccola guida su come riconoscerlo

Fin dalla nostra nascita, la società, e involontariamente anche le persone che ci affiancano nella crescita, ci indicano uno stereotipo basato sul genere di nascita da seguire: i neonati maschi in blu, le femminucce il rosa, il bambino a calcio, la bambina a danza, per le donne depilazione e per gli uomini una virile barba. Tuttavia non si tratta solo di meri fattori esteriori come lo sport da seguire o l’aspetto da avere per essere socialmente accettati e identificati come “uomo” e “donna”. Il problema è molto più radicato, e implica anche una serie di comportamenti, pensieri, persino desideri che un essere umano deve avere in quanto maschio o in quanto femmina. Quando parliamo di maschilismo interiorizzato ci riferiamo a un ventaglio di doveri e comportamenti che una donna si sente obbligata ad assumere o semplicemente applica automaticamente in quanto tali perpetrando così l’ideologia maschilista. L’individuo di genere femminile interiorizza dunque queste idee sessiste manifestandole poi in comportamenti giudicanti verso altre donne o in atti di sottomissione nei confronti degli uomini. Ma vediamo meglio di cosa si tratta: ecco 5 sintomi per riconoscere il maschilismo interiorizzato:

1) AUTOSTEREOTIPIZZARSI. Quante volte abbiamo sentito donne lamentarsi del proprio ufficio o della propria classe perché “ci sono troppe donne”? E quante volte accompagnate a queste lamentele sentiamo motivazioni che generalizzano in modo disarmante sul genere femminile? Sicuramente vi risulteranno familiari frasi come “Detesto lavorare con le donne, sono perfide, false, passano il tempo a sparlarsi dietro. Gli uomini sono più diretti e più simpatici!”, oppure “Io ho solo amici maschi: con le donne non vado d’accordo, troppo lagnose, complicate, non sanno mai cosa vogliono”. Purtroppo immagino che almeno una volta nella vita tutti noi abbiamo ascoltato parole di questo tipo. Comportamenti simili sono ancora oggi diffusissimi anche presso le ragazzine più giovani che considerano l’essere “una dei maschi” come qualcosa di cui andare fiere, poiché si sentono ad un piano privilegiato rispetto alle coetanee.

2) PRENDERE LE DISTANZE DAL RESTO DELLE DONNE: “IO NON SONO COME LE ALTRE RAGAZZE”. Quando le ragazze pronunciano la suddetta frase, cercano di mettere un muro tra sè stesse e il resto di coloro con cui condividono il genere. Coloro che pronunciano questa frase sottendono che essere donne sia una vergogna, uno status che porta con sè solo caratteristiche negative. Dichiarare di “non essere come le altre” è, ancora una volta, una dichiarazione di inferiorità e subordinazione nei confronti dell’uomo.

3) SLUT-SHAMING. Con questo termine si indica il comportamento di chi giudica una donna per il suo modo di vestire o per il suo modo di vivere la propria vita sessuale. Questa tendenza non è solo degli uomini, ma anche, e troppo spesso, delle donne. A molte sarà capitato di appellare con “troia” o simili, ragazze mai viste prima che semplicemente camminano per strada con shorts molto corti o con una scollatura particolarmente profonda. E tutto ciò senza conoscere NULLA della suddetta persona. Ancora, quando una donna parla della propria vita sessuale è un attimo che venga giudicata una “poco di buono” dalle sue interlocutrici. Ma se a parlarvi in quel modo della propria vita sessuale fosse un uomo? Il giudizio sarebbe lo stesso? Vorrei riportarvi alla memoria il caso di Tiziana Cantone per ricordare come lo slut-shaming possa anche uccidere, non si tratta solo di parole. Inoltre non dimentichiamoci che lo slut-shaming è l’anticamera della cultura dello stupro.

4) ATTRIBUIRE I SUCCESSI DI UNA DONNA ALL’ELARGIZIONE DI FAVORI SESSUALI. Quante volte vedendo una donna avvenente che ricopre una posizione di potere o che semplicemente ha successo nel suo campo, il pensiero diffuso sia che sotto ci sia qualcosa? Una donna bella e potente nell’immaginario comune ha raggiunto quella posizione non per merito, ma per essersi concessa sessualmente a qualcuno di più potente. Questo semplice ma aberrante meccanismo viene applicato su piccola scala nei nostri uffici, dove lavoriamo, su grande scala negli ambiti pubblici come la politica, il mondo dello spettacolo. Piccolo promemoria: una donna bella non è una puttana.

5) DENIGRARE IL FEMMINISMO CREDENDO CHE LA PARITA’ SIA RAGGIUNTA. Spesso alcune donne meno informate, sostengono che il femminismo sia semplicemente un insieme di idee per donne rompiscatole che esagerano la loro condizione. Queste persone, per compiacere gli uomini, liquidano la questione di genere come “un insieme di sciocchezze” e asserendo che la loro vita sia perfetta così perché la parità è raggiunta. Peccato che la parità sia ben lontana dall’essere raggiunta. Perché quando un uomo e una donna escono a cena si dá per scontato che debba pagare lui. Perché quando una ragazza fa un colloquio di lavoro, troppe volte le viene chiesto se ha intenzione di avere figli. Perché quando una donna cammina sola per strada la sera deve correre e pregare che nessuno la importuni. Molte affermazioni fatte contro il femminismo da parte di donne sono riconducibili a uno spasmodico bisogno di attenzioni e conferme da parte dell’altro sesso in modo tale da sentirsi “dalla stessa parte”, “sullo stesso livello di un uomo”. Peccato che, questa costante ricerca al fine di compiacere il genere maschile a tutti i costi, sia essa stessa la prova che quelle donne purtroppo non si sentono pari rispetto all’uomo. Anzi peggio: dimostrano di sentirsi inferiori in quanto femmine.

Questi sono solo alcuni dei tantissimi comportamenti tipici del maschilismo interiorizzato. E’ importante riconoscerli tutti per estirpare in noi donne per prime il germe del maschilismo e sviluppare così una solidarietà femminile che, per combattere una società ancora troppo patriarcale, è un ottimo punto di partenza.

Scritto originale di: Isabella Poretti


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Dal Mondo Agenda 2030 Parità di genere


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