L'Unione Europea e l'etica nella finanza

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  Redazione
  06 luglio 2021
  4 minuti, 5 secondi

A cura di Valeria Lavano

Nel contesto globale in continua mutazione, sollecitato anche dalla pandemia, l'Unione Europea svolge un ruolo fondamentale come partner etico a livello globale e multilaterale sia per ciò che concerne le relazioni internazionali che l'innovazione e la finanza mondiale.

La nuova normativa comunitaria sulla finanza sostenibile, seppur all’interno di una pluralità di esperienze, sta contribuendo ad un mutamento della cultura finanziaria classica. Nel raffronto con il sistema bancario tradizionale - fondato su criteri e indicatori il più oggettivi possibili - da quelli classici relativi alla solidità ed efficienza economica, a quelli invece rivolti di più all’impatto sociale e ambientale sulle comunità e sui territori. In quest’ottica va visto anche un possibile approfondimento sul rapporto finanza etica e diritti umani, come base per qualsiasi riflessione seria sulla responsabilità sociale d’impresa.

La prima parte del Regolamento Europeo che delinea e regola al finanza sostenibile è entrato in vigore. Il Regolamento si iscrive nel Piano di Azione per la Finanza Sostenibile, un percorso dell’Unione Europea per orientare nuovamente i flussi di capitale privato e gestire i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, promuovendo gli obiettivi di lungo termine.

Il Piano di Azione per la Finanza Sostenibile[1] prevede, sinteticamente: una classificazione delle attività sostenibili (tassonomia); l’introduzione di standard per i green bond; linee guida sulla pubblicazione di informazioni sugli impatti sul clima e altre ancora su rendicontazione e trasparenza in materia ambientale. Questo percorso delineato dall’Unione Europea è estremamente interessante e positivo da diversi punti di vista, in primis per quanto riguarda la necessità di assicurare parametri condivisi per fissare quali investimenti possano definirsi sostenibili.

L’ambizione dell’Unione Europea è contrastare i cambiamenti climatici e uscire dalla durissima crisi economica, sanitaria e sociale del 2020 - scatenata dal COVID-19 - con fondi pubblici e capitali privati, orientati però verso il finanziamento di progetti che favoriscano una «crescita economica sostenibile». Si fa riferimento, in particolar modo, a prodotti finanziari come fondi comuni di investimento o schemi pensionistici che considerano, oltre a variabili finanziarie, anche fattori come la tutela dell’ambiente, le problematiche sociali e una buona gestione aziendale (governance). I cosiddetti criteri ESG (Environmental, Social and Governance; ambientali, sociali e di governance). Nel suo piano d’azione l’Unione Europea prende quindi in considerazione in modo particolare le attività finanziarie come l’investimento in titoli di imprese e non l’attività bancaria in senso stretto.

L'Unione Europea promuove un modello di finanza sostenibile che si concentra infatti quasi unicamente su specifici prodotti finanziari e non sull’insieme delle attività proposte da un gruppo bancario. Al momento, come si è detto sopra, l’ambito di applicazione riguarda inoltre le attività di gestione e investimento di prodotti finanziari, non l’erogazione del credito o altre attività bancarie. Se si parla di finanza etica, invece, le realtà si basano sulla coerenza dell’insieme delle proprie attività. Parlando di eticità bisognerebbe interpretarlo integralmente in modo olistico.

L'Action Plan, muove i primi passi formalmente il 10 marzo 2021[2] attraverso l’entrata in vigore del Regolamento UE 2019/2088 sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari, Sustainable finance disclosure regulation o SFDR. L’Unione Europea sta inoltre continuando a lavorare anche sugli aspetti di governance e sulla parte sociale: si parla appunto dell’idea di una social taxonomy, una tassonomia sociale che integrerebbe quella attuale, principalmente interessata agli aspetti ambientali. Il 2019/2088 è quindi solo il primo passo dell’Action Plan, che si concretizzerà nei prossimi mesi e anni. Si evidenzia che al 27 aprile 2021 - meno di due mesi dopo l'entrata in vigore del regolamento europeo SFDR (10 marzo 2021) - quasi il 24% dei fondi aperti e degli ETF domiciliati in Europa si sarebbero dichiarati sostenibili, per un patrimonio gestito totale (stimato) di circa 2.500 miliardi di euro.

In conclusione, la finanza etica e sostenibile persegue utili economici per massimizzare i benefici per la società e il pianeta, al contrario dell'economia mainstream, la quale mira alla massimizzazione del prodotto. L’Action Plan non mette però in discussione quest'ultimo modello, non parla degli impatti peggiori del sistema finanziario e non prevede alcuna regola sui modelli di governance trasparenti e partecipativi. Inoltre si concentra sulla sostenibilità dei singoli prodotti e non sul complesso di tutte le attività ad esse connesse. Il peso dei parametri Environmental, Social and Governance (ESG) in una finanza etica dovrebbe prendere in considerazioni tutti i criteri, al contrario nell'Action Plan ci si concentra unicamente sulla sostenibilità ambientale.

Quando gli interessi dei cittadini e del bene comune avranno la meglio su quelli del profitto potremo parlare di un'Europa etica anche dal punto di vista finanziario, alla luce delle molteplici sfide che ci attendono.

[1] European Commission, Finanza sostenibile: il piano d'azione della Commissione per un'economia più verde e più pulita [2] European" class="redactor-autoparser-object">https://ec.europa.eu/commissio... Commission, Sustainable Finance, https://ec.europa.eu/info/busi...

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