L’importanza di una visione “interculturale” nel mondo della nutrizione

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  Redazione
  06 febbraio 2019
  6 minuti, 32 secondi

La necessità di affrontare le diverse culture in ambito alimentare nasce dal fenomeno della globalizzazione che ha portato in Italia l’introduzione di culture di altri Paesi. Un grande numero di persone, per molteplici ragioni, si spostano tra i continenti generando flussi di migranti, lavoratori, studenti e turisti. Ogni persona porta con sé la propria cultura e si assiste pertanto ad uno scambio di alimenti e tradizioni, con la fusione delle abitudini alimentari sia per chi si sposta sia per chi accoglie.

Grazie a questo fenomeno, in Italia come in altri paesi che accolgono persone straniere, si sta verificando un aumento del consumo di cibi etnici con l’acquisizione di stili alimentari alternativi. Tuttavia anche l’offerta della ristorazione si è notevolmente adattata e si è arricchita di nuove proposte per incontrare i gusti del paese ospitante combinando gli ingredienti locali con quelli importati.

E’ importante sottolineare che molti degli alimenti “acquisiti” hanno proprietà nutrizionali e salutistiche di inestimabile valore, tra cui ricordiamo i semi di lino, di chia, di canapa e i loro derivati, le noci di macadamia, il cocco, la quinoa, l’amaranto, l’avocado, le alghe edibili, il miso, il kefir e una grande quantità di spezie. Detti alimenti si aggiungono a quelli che fanno parte della cultura mediterranea come l’olio extravergine d’oliva, le noci, le nocciole, le mandorle, il pesce azzurro, la verdura, la frutta e i frutti di bosco.

Un salto nel passato…

Facendo un salto nel passato, ricordiamo che un momento importante di fusione delle diverse culture in ambito alimentare fu la scoperta dell’America da parte degli europei. Questo fu, oltre che un evento di grandissimo impatto storico, anche un’occasione per acquisire sia antiche tradizioni culinarie che nuovi alimenti come patate, pomodori, mais, pepe e molte differenti varietà di fagioli divenuti oggi di nostro utilizzo giornaliero. Per esempio, il pomodoro prima del 1492 era considerato un frutto ornamentale, successivamente scoprirono essere commestibile e in seguito divenne un simbolo della cucina mediterranea.

Il concetto di Dieta Mediterranea risale agli anni ’60, quando Ancel Keys coniò questo termine in seguito ai risultati dello Studio delle Sette Nazioni in cui dimostrò che le popolazioni (Italia e Grecia) che si affacciavano nel bacino del Mediterraneo presentavano una ridotta incidenza, prevalenza e mortalità di malattie cardiovascolari e patologie tumorali in confronto con le altre popolazioni studiate.

A partire dalla metà del XX secolo, il concetto di Dieta Mediterranea è stato definito come l’insieme delle abitudini alimentari tipiche di alcune popolazioni affacciate sul Mar Mediterraneo: il focus principale è rivolto agli alimenti vegetali (frutta, verdura, cereali integrali non raffinati, legumi, noci e semi) che si trovano comunemente in questa aerea geografica. Di fondamentale importanza possiamo ricordare anche l’olio d'oliva come principale fonte di grassi e il pesce azzurro (sgombri, sardine, alici), come importante fonte di approvigionamento di Omega 3. Invece, la carne, il latte e i prodotti lattiero-caseari, lo zucchero e il vino devono essere consumate in quantità moderate; ed infine esorta ad uno stile di vita proattivo e all’esecuzione dell'attività fisica in modo costante.

Numerosi studi scientifici condotti fino ad oggi hanno dimostrato che la Dieta Mediterranea porta ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di sindrome metabolica. In particolare, nei soggetti che hanno seguito questo tipo di alimentazione, si è riscontrato che alcuni valori hanno subito una significativa diminuzione: circonferenza addominale, trigliceridi e pressione sanguigna.

Nel 2010 l’UNESCO ha riconosciuto la Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale Culturale dell’Umanità in quanto non è solo un modello alimentare, ma, enfatizzando il concetto dell’ospitalità, è anche l’insieme di tradizioni, conoscenze e condivisione.

Questo articolo introduttivo sarà seguito da altri in cui verrà confrontata la Dieta Mediterranea con l’alimentazione autoctona di altri paesi, sia dal punto di vista delle proprietà nutrizionali che delle influenze apportate al nostro Paese.

La necessità di affrontare le diverse culture in ambito alimentare nasce dal fenomeno della globalizzazione che ha portato in Italia l’introduzione di culture di altri Paesi. Un grande numero di persone, per molteplici ragioni, si spostano tra i continenti generando flussi di migranti, lavoratori, studenti e turisti. Ogni persona porta con sé la propria cultura e si assiste pertanto ad uno scambio di alimenti e tradizioni, con la fusione delle abitudini alimentari sia per chi si sposta sia per chi accoglie.

Grazie a questo fenomeno, in Italia come in altri paesi che accolgono persone straniere, si sta verificando un aumento del consumo di cibi etnici con l’acquisizione di stili alimentari alternativi. Tuttavia anche l’offerta della ristorazione si è notevolmente adattata e si è arricchita di nuove proposte per incontrare i gusti del paese ospitante combinando gli ingredienti locali con quelli importati.

E’ importante sottolineare che molti degli alimenti “acquisiti” hanno proprietà nutrizionali e salutistiche di inestimabile valore, tra cui ricordiamo i semi di lino, di chia, di canapa e i loro derivati, le noci di macadamia, il cocco, la quinoa, l’amaranto, l’avocado, le alghe edibili, il miso, il kefir e una grande quantità di spezie. Detti alimenti si aggiungono a quelli che fanno parte della cultura mediterranea come l’olio extravergine d’oliva, le noci, le nocciole, le mandorle, il pesce azzurro, la verdura, la frutta e i frutti di bosco.

Un salto nel passato…

Facendo un salto nel passato, ricordiamo che un momento importante di fusione delle diverse culture in ambito alimentare fu la scoperta dell’America da parte degli europei. Questo fu, oltre che un evento di grandissimo impatto storico, anche un’occasione per acquisire sia antiche tradizioni culinarie che nuovi alimenti come patate, pomodori, mais, pepe e molte differenti varietà di fagioli divenuti oggi di nostro utilizzo giornaliero. Per esempio, il pomodoro prima del 1492 era considerato un frutto ornamentale, successivamente scoprirono essere commestibile e in seguito divenne un simbolo della cucina mediterranea.

Il concetto di Dieta Mediterranea risale agli anni ’60, quando Ancel Keys coniò questo termine in seguito ai risultati dello Studio delle Sette Nazioni in cui dimostrò che le popolazioni (Italia e Grecia) che si affacciavano nel bacino del Mediterraneo presentavano una ridotta incidenza, prevalenza e mortalità di malattie cardiovascolari e patologie tumorali in confronto con le altre popolazioni studiate.
A partire dalla metà del XX secolo, il concetto di Dieta Mediterranea è stato definito come l’insieme delle abitudini alimentari tipiche di alcune popolazioni affacciate sul Mar Mediterraneo: il focus principale è rivolto agli alimenti vegetali (frutta, verdura, cereali integrali non raffinati, legumi, noci e semi) che si trovano comunemente in questa aerea geografica. Di fondamentale importanza possiamo ricordare anche l’olio d'oliva come principale fonte di grassi e il pesce azzurro (sgombri, sardine, alici), come importante fonte di approvigionamento di Omega 3. Invece, la carne, il latte e i prodotti lattiero-caseari, lo zucchero e il vino devono essere consumate in quantità moderate; ed infine esorta ad uno stile di vita proattivo e all’esecuzione dell'attività fisica in modo costante.

Numerosi studi scientifici condotti fino ad oggi hanno dimostrato che la Dieta Mediterranea porta ad una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari e di sindrome metabolica. In particolare, nei soggetti che hanno seguito questo tipo di alimentazione, si è riscontrato che alcuni valori hanno subito una significativa diminuzione: circonferenza addominale, trigliceridi e pressione sanguigna.

Nel 2010 l’UNESCO ha riconosciuto la Dieta Mediterranea come Patrimonio Immateriale Culturale dell’Umanità in quanto non è solo un modello alimentare, ma, enfatizzando il concetto dell’ospitalità, è anche l’insieme di tradizioni, conoscenze e condivisione.

Questo articolo introduttivo sarà seguito da altri in cui verrà confrontata la Dieta Mediterranea con l’alimentazione autoctona di altri paesi, sia dal punto di vista delle proprietà nutrizionali che delle influenze apportate al nostro Paese.

A cura di Federica Mascaretti

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L'Autore

Redazione

Categorie

Salute e Benessere

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cibo