Le intolleranze alimentari

Conoscere i vari tipi di intolleranze

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  Redazione
  05 giugno 2019
  2 minuti, 28 secondi

Come già spiegato negli articoli precedenti, l’intolleranza è un’ipersensibilità non immunologica. Vi sono tre tipi di intolleranze, ovvero enzimatica, farmacologica e indefinita.

L’intolleranza enzimatica dipende dall’assenza o riduzione di un enzima responsabile della digestione di un determinato alimento, con comparsa dei sintomi a causa degli effetti dell’alimento indigerito. L’intolleranza enzimatica più comune è quella al lattosio, che colpisce il 70% della popolazione adulta ed è dovuta ad insufficienza di lattasi, la quale nell’intestino tenue deve scindere il lattosio in glucosio e galattosio. Il lattosio finisce, quindi, nell’intestino crasso dove fermenta inducendo diarrea e dolori intestinali.

L’intolleranza farmacologica dipende dalla presenza nell’alimento di sostanze con effetto farmacologico, che provocano sintomi in persone ipersensibili a tali sostanze. Il soggetto mostra una reattività verso amine vasoattive e altre sostanze, come caffeina (caffè e bevande commerciali), capsaicina (peperoncino), miristicina (noce moscata) e alcol etilico (bevande alcoliche). Tra le amine vasoattive ritroviamo, invece, la feniletilamina (vino rosso, cioccolato), la tiramina (formaggi Camembert e Cheddar, estratto di lievito, vini rossi, aringhe marinate, salse derivate dalla soia), ed infine l’istamina (pesci della famiglia degli sgombridi, altri pesci di mare non ben refrigerati, alcuni formaggi, vini rossi, estratto di lievito birra). Nell’intossicazione da sgombridi, come il tonno, le carni contengono elevati livelli di istidina che, se colonizzate da batteri che producono istidina-decarbossilasi, vengono convertiti in istamina. L’intolleranza all’istamina è molto comune ed è caratterizzata da vari sintomi come vomito, nausea, diarrea, crampi intestinali, vampate di calore, sensazione di bruciore e formicolio in bocca, orticaria, abbassamento della pressione, mal di testa e palpitazioni cardiache.

Infine, l’intolleranza indefinita dipende da ipersensibilità alimentare dovuta a meccanismi sconosciuti. La più comune è l’intolleranza agli additivi, come antiossidanti (solfiti, ecc.) contenuti in molte bevande (vino, birra, succhi di frutta), formaggi, frutta secca, salse e crostacei; conservanti (sorbati, benzoati, ecc.) contenuti in molte bevande, formaggi, marmellate, salse, pesce in scatola, prodotti da forno preconfezionati e altri conservanti (nitrito e nitrato di sodio) contenuti in carni salate, stagionate, essiccate e in scatola; esaltatori di sapidità come il glutammato di sodio, contenuto in carni in scatola, alimenti preconfezionati, dadi per brodo e piatti tipici della cucina orientale; altri additivi causa di intolleranza sono i dolcificanti, tra cui l’aspartame, il sorbitolo presente in caramelle e gomme da masticare. Infine, vanno annoverati gli addensanti, contenuti in dolci, caramelle, gelati, creme, budini, formaggi molli e condimenti commerciali. I sintomi più comuni dell’intolleranza ai dolcificanti sono mal di testa, orticaria, dolore addominale, flatulenza, diarrea, eczemi, asma e rinite.

A differenza delle allergie alimentari, la diagnosi di una intolleranza è più complessa dati i sintomi aspecifici e molto comuni. È molto importante non trascurare la sintomatologia e valutare insieme al proprio medico il percorso diagnostico.

A cura di Maria Parisi

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