Lavoro e sfruttamento minorile: in salita per la prima volta dopo vent’anni

  Articoli (Articles)
  Redazione
  15 giugno 2021
  5 minuti, 50 secondi

Il lavoro minorile è quella pratica per la quale bambini e bambine vengono privati della spensieratezza e dei momenti di gioco, studio e scoperta tipici dell’infanzia per impiegare il loro tempo in attività massacranti, sia fisicamente che psicologicamente. Ciò influisce ovviamente in maniera negativa sul loro sviluppo personale. Essendo illegale, questo fenomeno avviene in contesti di pesante sfruttamento e vari tipi di abusi (non solo lavorativi, ma anche sessuali e relativi al traffico di esseri umani). Le radici che portano molti bambini a entrare precocemente nel mondo del lavoro sono spesso una povertà estrema, la mancanza di possibilità di accedere a un percorso d’istruzione, situazioni sociali, politiche ed economiche in cui i diritti dell’infanzia non sono riconosciuti né rispettati. Sotto il tappeto dei palesi casi di irregolarità, giace il mondo del sommerso. Questo coincide poi, in varie occasioni, con l’esistenza della catena produttiva dell’economia globalizzata, soprattutto per quanto riguarda l’agricoltura, le attività minerarie, i servizi e le industrie per la produzione di beni destinati all’esportazione. L’UNICEF stima che oltre cento milioni di bambini siano coinvolti nella catena di fornitura di abbigliamento e calzature globali, dove spesso lavorano anche i loro genitori.

In questi giorni, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha pubblicato un rapporto che delinea i progressi fatti per porre fine al lavoro minorile. Il dato è allarmante: dopo una precedente tendenza positiva ventennale, che ha visto il numero degli occupati diminuire di 94 milioni tra il 2000 e il 2016, per la prima volta nel 2020 si è assistito a un rialzo dei dati. Assistiamo oggi a un significativo (e quanto mai tragico) aumento di bambini sotto i dodici anni che lavorano. Il rapporto afferma che “il numero di bambini costretti in lavoro minorile è salito a 160 milioni nel mondo - un aumento di 8,4 milioni negli ultimi quattro anni. Altri milioni di bambini sono a rischio a causa dell’impatto della crisi generata dal COVID-19.” L’analisi non può tuttavia limitarsi solo a questo. Esiste, di fatti, un’enorme fascia di infanti e adolescenti tra i cinque e i diciassette anni che sono coinvolti in attività lavorative pericolose, dove la loro sicurezza e il loro benessere morale sono altamente a rischio. L’incremento dai dati del 2016 è di circa sei milioni e mezzo.

Il rischio di aumento nel prossimo futuro è alto. La crisi generata dalla pandemia da COVID-19 potrebbe facilmente portare vari bambini verso lo sfruttamento del lavoro minorile (il calcolo parla di nove milioni in più entro il 2022) e l’assenza di qualsiasi tipo di assistenza. La depressione economica genera perdita di posti di lavoro, la quale si traduce in famiglie disposte a scendere a patti col lavoro minorile pur di guadagnare qualcosa. Tutto questo senza considerare il peggioramento generale delle condizioni di lavoro dovuto al calo degli aiuti sociali. Il caso più problematico è quello della regione africana subsahariana. La crescita demografica, le crisi ricorrenti, la povertà estrema e le misure di protezione sociale inadeguate causano il coinvolgimento di più di sedici milioni di bambini in più nel lavoro minorile negli ultimi quattro anni.

Il coinvolgimento nel lavoro minorile è più comune per i maschi in tutte le fasce d’età. Il divario di genere cresce con l’età e i ragazzi hanno circa il doppio delle probabilità di essere vittime di lavoro minorile tra i 15 e i 17 anni. Va però specificato che ogni tipo di dato riguardo il fenomeno prende in esame il lavoro minorile escludendone la parte che coinvolge le faccende domestiche. In quest’area di lavoro le ragazze si trovano molto più coinvolte rispetto a ogni altro settore, in tutti i tipi di società. I numeri relativi all’ultimo anno evidenziano per la prima volta come l’inclusione delle faccende domestiche influenzi le stime complessive del lavoro minorile. Quando la definizione di lavoro minorile si allarga anche al tema delle mansioni tra le mura casa per 21 ore o più alla settimana, la prevalenza del lavoro dei minori aumenta per entrambi i sessi, ma l’aumento del lavoro minorile femminile è molto maggiore. Il lavoro minorile nelle aree rurali si attesta al 14%, quasi tre volte superiore al 5% nelle aree urbane. Il lavoro minorile è spesso pericoloso sotto vari punti di vista, e alcuni di essi non coinvolgono il solo sfruttamento o la fatica. Nel lavoro agricolo, ad esempio, i rischi comuni includono l’esposizione a fertilizzanti e pesticidi o altri prodotti tossici; così come l’esposizione a temperature estreme; uso di strumenti da taglio pericolosi come machete e falci; e l’uso e l’esposizione a macchinari rischiosi. Nella pesca, invece, i bambini possono passare moltissimo tempo in mare, lontano dalle loro famiglie, in situazioni di estrema vulnerabilità.

Anche l’Italia ha risentito in questo senso della pandemia da coronavirus. Il lavoro minorile nel paese è fuori legge dal 1967, i ragazzi sotto i sedici anni che lavorano costituiscono ancora un fenomeno mai del tutto scomparso dal nostro Paese. Con le scuole chiuse e l’allargamento delle aree di povertà, questa piaga rischia di aggravarsi. Su questo argomento va inoltre specificato che i dati raccolti sono molto pochi, e soprattutto manca un monitoraggio continuo e affidabile. Ci sono i dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, relativi alle sanzioni per la violazione della legge, ma naturalmente sono la punta di un iceberg che rimane per la gran parte invisibile, imbrigliato nelle maglie della criminalità organizzata. Le esperienze di lavoro di questi giovanissimi vengono svolte prevalentemente in quattro ambiti: la ristorazione, il settore agricolo, il commercio e l’artigianato. Ciò avviene soprattutto in un contesto familiare, dove un quinto dei giovani tra i 14 e i 15 anni è impegnato nel sostegno di attività di famiglia. Preoccupa il fiorire del lavoro continuativo notturno (al di là dei periodi di coprifuoco per emergenza sanitaria), fattore che spesso ostacola un normale percorso di studi, limita al massimo il tempo per il divertimento e per il riposo, elementi essenziali per l’evoluzione personale e per intraprendere una strada verso l’indipendenza. Sono 28.000 i ragazzi coinvolti in attività “a rischio di sfruttamento”, equivalenti all’11% dei 14-15enni che lavorano.

Fonti consultate per il presente articolo:

- UN News, Child labour figure rises to 160 million, as COVID puts many more at risk, 10 giugno 2021, https://news.un.org/en/story/2021/06/1093682

- UNICEF Italia, 152 milioni di bambini nel mondo sotto il giogo del lavoro minorile, 11 giugno 2020, https://www.unicef.it/media/lavoro-minorile-152-milioni-di-bambini-nel-mondo/

- International Labour Organisation, Il lavoro minorile torna a crescere, coinvolgendo 160 milioni di bambini, 10 giugno 2021, https://www.ilo.org/rome/risorse-informative/comunicati-stampa/WCMS_800315/lang--it/index.htm

- International Labour Organisation, Report: Child Labour: Global estimates 2020, trends and the road forward, 11 giugno 2021, https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---ed_norm/---ipec/documents/publication/wcms_797515.pdf

- International Labour Organization, ‘An Overview of Child Labour in Agriculture’, ILO and the International Programme on the Elimination of Child Labour, Ginevra, 2007.

- Pani Mariangela, In Italia 340.000 minori al lavoro, pandemia aggrava fenomeno, 1 marzo 2021, Adkronos.it, https://www.adnkronos.com/in-i...

a cura di Edoardo Cappelli 

Condividi il post

L'Autore

Redazione

Categorie

Tag

Diritti