La donna e l'arte sono sempre state accomunate nei secoli, come se la gentilezza e l'eleganza insite nei corpi femminili potessero meglio esprimere questa forma di cultura.
Sembra pertanto doveroso, trattando il tema della donna nel Medio Oriente, fare alcuni accenni al mondo dell'arte.
Le donne arabe, tramite le loro straordinarie capacità quali la scrittura, le arti figurative, la musica, l'insegnamento e qualunque altra espressione di cultura, rompono gli stereotipi e i preconcetti europei e occidentali sul mondo femminile in Medio Oriente e, più in generale, nei Paesi arabi.
I tentativi da parte delle donne mediorientali di migliorare e battersi per la loro condizione risalgono addirittura al Medioevo, quando ancora il concetto di femminismo non era mai stato concepito; vi era però un movimento definito con il termine protofemminismo che aveva lo scopo di ottenere maggiori diritti per le donne.
Ad oggi, vi sono numerose donne che si distinguono nei loro paesi di origine e nel mondo per le straordinarie capacità artistiche ma, se per le donne occidentali l'accesso allo studio dell'arte e la libera espressione di questa sono una realtà quotidiana, per le donne medio orientali ciò non è altrettanto vero.
La loro lotta per affermarsi si lega alla censura e ai soprusi che taluni regimi attuano nei confronti dei loro cittadini. Così, queste donne forti e determinate si trovano a volte addirittura costrette a dover scegliere tra la loro arte e la loro famiglia.
Senz'altro le donne artiste del Medio Oriente non demordono e continuano a battersi per poter ottenere pari diritti e riconoscimenti. Un esempio lampante è il fatto che in Iran nelle università il 60% degli studenti è di sesso femminile, dato che ha allarmato il governo, spingendolo ad intervenire poiché riteneva che la percentuale femminile fosse troppo alta.
Un'esponente rilevante della cultura mediorientale, che ha saputo distinguersi per le sue doti di artista poliedrica (sia dal punto di vista della sceneggiatura che della fotografia) utilizzando le sue capacità di videoartista per arricchire le sue opere, è Shirin Neshat.
Classe 1953, Shirin Neshat è nata in Iran ed è conosciuta in tutto il mondo, ma soprattutto a New York dove risiede, per le sue capacità di artista di arte visive, in particolare per il cinema e la fotografia.
La sua bravura, che consiste soprattutto nel rappresentare un mondo di frustrazioni e dolore per le donne irachene che hanno combattuto, nel 1957, una doppia battaglia per la libertà (sia per il loro paese che per le loro vite), l'ha portata a vincere il Leone d'Argento per la miglior regia al 66º Festival di Venezia nel 2009, con il lungometraggio Women Without Men.
Il suo intento lavorativo - ha riferito l'artista in più di una intervista - non è quello di stereotipare la figura della donna islamica in clichè spesso già visti, ma di rappresentare mediante i suoi video e le sue fotografie persone sottomesse, che ogni giorno devono fare i conti con la violenza ed il terrorismo.
Shrin ha dovuto fare una scelta: ha deciso di diventare un'artista in esilio per poter combattere i soprusi del regime del suo paese d'origine e sfuggire alla censura, a persecuzioni, arresti, torture che avrebbero potuto portarla alla pena di morte. Allo stesso tempo, è stata però forzata a soffrire la nostalgia e la mancanza dei propri familiari.È diventata così la voce di un popolo a cui non ha più accesso e una luce di speranza per le persone che combattono: l'arte è la sua arma e la cultura è la sua forma di resistenza.
Ella tende a rappresentare donne che combattono, donne con una preparazione scolastica, “proiettate al futuro, non tradizionali, sessualmente spregiudicate, coraggiose, e seriamente femministe”.
Uno dei principali ostacoli per i diritti femminili, ancora oggi, è il fatto che per giustificare il loro ruolo nella società patriarcale, le donne hanno cominciato ad appropriarsi di tipiche modalità maschili: dall’abbigliamento, al modo di parlare e di agire. In altre parole, si sono messe in competizione con gli uomini e questo le ha portate ad assere malviste, soprattutto tre le persone più conservatrici.
Tra le varie artiste che hanno avuto la capacità di gridare la loro forza nei loro paesi e nel mondo, troviamo l'iraniana Tarlan Rafiee che, con le sue opere di arte figurativa, rappresenta le donne con la loro forza di superare le difficoltà.
Un evento particolarmente rilevante e ispirante per la sua arte è la rivoluzione islamica avvenuta in Iran nel 1979. Questo momento ha segnato un punto di svolta per la popolazione, sempre più individui ormai consapevoli di essere sotto rappresentati nei loro diritti fondamentali si sono rivoltati contro il potere centrale; da qui per le donne si sono visibilmente ristrette le opportunità e occasioni per affermarsi al pari degli uomini, vedendosi negare l'accesso a condizioni che le erano permesse precedentemente.
L'obiettivo dichiarato di Tarlan Rafiee è quello di “fare esattamente l’opposto dei media; ci vogliono isolare e separare dal resto del mondo, ma noi, come artisti, siamo chiamati ad espanderlo”.
Joelle Jammal, invece, è un’artista libanese che ha dato una scossa creativa e geniale all’arte mediorientale, trasformando materiale di scarto in personaggi dipinti a mano in maniera certosina.
Inoltre, Bushra Shanan insieme a Tawfiq Gebreel, ha trasformato le fotografie della devastazione di Gaza in simboli di resistenza e di unità grazie a schizzi che hanno dato nuova vita alle immagini dei bombardamenti. La loro formidabile capacità è quella di rappresentare momenti estremamente crudi, che i residenti nella striscia di Gaza vivono costantemente, per rendere note tali atrocità nel mondo ma con un velo di poesia e artisticità.
La forza di tutte queste donne è stata quella di prendere realtà estremamente complicate, specchio di paesi che lottano ancora per il raggiungimento di tutele di diritti, trasformandole con le loro capacità in pura arte e poesia.
Sofia Perinetti
Sofia Perinetti è laureata in magistrale in Scienze Internazionali e della Cooperazione, ha approfondito nella sua carriera universitaria e post il lato delle relazioni internazionali che concerne la cooperazione internazionale come strumento di aiuto e sostegno verso paesi terzi.
E' interessata sin dai primi anni di università alla tutela dei diritti umani e per questo in Mondo Internazionale è presente nel team di Diritti Umani come vice dello Chief Editor, è inoltre presente nel team di grant-management ed infine di GEO. Questi tre team le permettono di esprimere a pieno gli interessi sociali e culturali che la contraddistinguono.
Sofia Perinetti has a degree in International and Cooperation Sciences, she has deepened in her university career and post the side of international relations that concerns international cooperation as an instrument of aid and support to third countries.
Since the first years of university she has been interested in the protection of human rights and for this reason in Mondo Internazionale she is present in the Human Rights team as deputy to the Chief Editor, she is also present in the grant-management team and finally in GEO. These three teams allow her to fully express the social and cultural interests that distinguish her.