L’arresto della giornalista cinese Zhang Zhan, "colpevole" di difendere i diritti umani

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  Redazione
  04 aprile 2021
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Una condanna a 4 anni di detenzione per aver diffuso “informazioni false” ed aver creato disordini e confusione mediatica tramite i social. Questa è la decisione emanata dal tribunale di Shanghai nei confronti di Zhang Zhan, giornalista e blogger che aveva diffuso notizie sull’epidemia da Coronavirus a Wuhan. La documentazione delle fasi iniziali della pandemia e l'ampia influenza sui principali social network avevano garantito una fortissima condivisione e diffusione dei suoi video sul web. Mentre i media statali acclamavano il successo della leadership del presidente Xi Jinping nel contenere il virus, Zhang Zhan documentava gli ospedali affollati da pazienti - riversati sui letti, ma anche a terra e nei corridoi - sottoposti a somministrazione di ossigeno. I video della blogger, corti e confusi, testimoniano la difficoltà di raccogliere le opinioni delle persone in Cina, che frequentemente si rifiutavano di parlare e di essere riprese dalle telecamere.

We Chat, il corrispondente di WhatsApp in Cina, aveva più volte censurato la giornalista. Per tale motivo, la donna utilizzava social come Youtube e Twitter per diffondere le informazioni, attraverso reti private virtuali (VPN). Zhan era riuscita a raccogliere dalle famiglie delle vittime lamentale nei confronti del governo, colpevole di non essersi assunto maggiori responsabilità circa la pandemia. L’ultimo video della donna è del 13 maggio 2020, dove afferma che il governo cinese, attraverso intimidazioni e minacce, abbia fortemente condizionato la narrazione mediatica sul numero dei casi di decessi legati al Covid. Secondo Chinese Human Rights Defenders, una ONG per la difesa dei diritti umani in Cina, la giornalista è scomparsa il 14 maggio e il giorno dopo risultava già detenuta a Shanghai. Soltanto alcuni mesi più tardi, a novembre, le accuse ufficiali sarebbero state formulate: diffusione di “menzogne”.

In seguito, è stato concesso per la prima volta ai suoi legali di poterle fare visita. Gli avvocati hanno dichiarato di averla trovata in condizioni precarie di salute, visto che la donna aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il suo arresto, con la conseguenza di una necessaria intubazione forzata per essere nutrita. Durante tutto questo periodo Zhan ha respinto le accuse di false informazioni sulla pandemia, e dopo la condanna uno dei suoi avvocati, intervistato da un media nazionale, ha precisato la volontà di ricorrere in appello contro la sentenza, dichiarando inoltre che la blogger sostiene di essere stata perseguitata per aver esercitato la sua libertà di parola. Fuori dal tribunale dove si è tenuto il processo giornalisti e manifestanti hanno protestato cercando di documentare il tutto, ma con scarsi risultati visto il tempestivo intervento delle forze dell’ordine, che avevano il compito di far allontanare i partecipanti. Ma Zhan non è stata l’unica persona nel mirino delle autorità, visto che da mesi non si hanno notizie di altri tre giornalisti, Chen Qiushi, Li Zehua e Fang Bin che, con il loro operato, hanno rivelato importanti informazioni sulla pandemia riguardanti parte del partito.

L’ex segretario di stato americano, Mike Pompeo condanna l’arresto e la sentenza della giornalista chiedendo il rilascio immediato e accusando il partito comunista cinese di manipolazione nell'ambito della epidemia da COVID -19, aggiungendo infine che gli Stati Uniti d’America sosterranno in qualsiasi modo i cittadini cinesi ai quali venga negato il diritto di esprimersi liberamente. I critici di Pechino affermano che la Cina ha organizzato il processo di Zhan durante le festività natalizie occidentali per ridurre il più possibile l’esposizione mediatica della vicenda. Gli avvocati ed intellettuali che condannano le restrizioni sulla libertà di espressione sono in aumentano, dichiara il portavoce dell UE, e ciò comporta grande preoccupazione per la loro incolumità.

A cura di Juan Guillermo De Los Rios Garrido

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