L’approvazione del primo vaccino contro la malaria sarà sufficiente per l’Africa?

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  Redazione
  03 febbraio 2023
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Nelle scorse settimane ci siamo trovati di fronte ad un evento dalla portata senza dubbio storica, vale a dire l’ endorsement arrivato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) del primo vaccino contro la malaria, conosciuto ufficialmente con il nome di RTS,S/AS01. L’approvazione del siero sviluppato dalla GlaxoSmithKline (GSK) arriva dunque dopo più di due anni di trials clinici svoltisi in tre nazioni dell’Africa subsahariana, Ghana, Kenya e Malawi. Attraverso una campagna vaccinale concordata con i Ministeri della Salute dei diversi Paesi, il vaccino contro la malaria, conosciuto anche come Mosquirix, è stato somministrato a più di 800.000 bambini dal 2019. Il risultato della valutazione dell’OMS è pertanto fondamentalmente positiva e la raccomandazione dell’Organizzazione è quella di un rapido e diffuso utilizzo del vaccino RTS,S in tutte quelle zone dove la trasmissione del Plasmodium Falciparum, il parassita più pericoloso della specie dei Plasmodium, è maggiore.

Si tratta dunque di un passo storico per la lotta e il percorso di eliminazione della malattia, specie in quelle zone dove è più diffusa come l’Africa subsahariana. Difatti solo nel 2019 (ultimo anno con statistiche complete) si sono registrati circa 230 milioni di casi e 409.000 vittime; al giorno d’oggi il 70% dei casi di malaria nel mondo si concentra in soltanto 11 Paesi del mondo, 10 dei quali si trovano in Africa subsahariana e sono: Burkina Faso, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Mali Mozambico, Niger, Nigeria, Uganda e Tanzania. L’RTS,S è, dopotutto, non solo il primo vaccino contro la malaria ma anche il primo siero contro una malattia parassitaria. Prima di addentrarci però nell’analisi dell’efficacia del vaccino e se effettivamente si tratti del passo decisivo verso l’eradicazione della malattia o solo di un’ulteriore, ma comunque significativa, evoluzione è fondamentale cercare di comprendere le motivazioni che hanno spinto l’OMS ad approvare il Mosquirix.

L’attenzione verso la lotta contro la malaria, specie nell’area africana è sempre stata una delle maggiori priorità dell’OMS. Se dai primi anni 2000 ad oggi la mortalità dovuta alla malattia parassitaria è scesa di circa il 60%, proprio negli ultimi 4 anni la parabola discendente sembra essersi arrestata tanto da portare l’Organizzazione ad una riconsiderazione del proprio approccio, virando verso una strategia fondata sempre più sul coinvolgimento politico ed istituzionale delle realtà nazionali e locali che si riassume sotto quattro elementi chiave: maggiore ownership delle politiche contro la malaria, maggiore accesso ai dati per direzionare meglio gli strumenti, maggiore assistenza e orientamento da parte dell’OMS ed infine un maggiore coordinamento tra le diverse parti sociali nazionali.
A fronte dunque di un rinnovato approccio da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che pare incentrato soprattutto sul potenziamento dell’iniziativa coordinata nazionale, il vaccino RTS,S sviluppato da GSK rispetta i criteri stabiliti per quanto riguarda non solo l’efficacia del siero ma anche l’accessibilità e l’attuabilità dei programmi di vaccinazione.

Come già accennato, in poco più di due anni di trials in Ghana, Kenya e Malawi i risultati sono stati significativi. Il Mosquirix, ormai in sviluppo da più di 30 anni, è stato somministrato a più di 800.000 bambini e la campagna vaccinale è stata possibile anche in un contesto difficile come quello originato dalla pandemia di COVID-19 senza generare intralci al sistema sanitario né significative controindicazioni mediche. L’introduzione del vaccino ha inoltre ridotto di più del 30% la mortalità a causa della malaria. L’RTS,S è l’unico dei 140 differenti vaccini candidati in sviluppo ad aver ricevuto l’endorsement; numero che unito ai tre decenni di sviluppo del siero fanno comprendere l’elevata difficoltà dell’elaborazione di un vaccino contro la malaria. Per avere un semplice confronto, la maggior parte dei casi di malaria grave sono causati dal già citato parassita Plasmodium falciparum, il cui genoma contiene più di 5000 geni, un numero notevolmente più alto dei 12 che si trovano all’interno della SARS-CoV-2, il Coronavirus.

Per questi e molti altri motivi vi è un certo entusiasmo intorno all’endorsement dell’OMS, specie per quanto riguarda la regione dell’Africa subsahariana, l’area dove l’onere della malattia è maggiore. Il DR. Matshidiso Moeti, il Direttore Regionale per l’Africa dell’OMS, ha parlato di un momento storico affermando che “adesso per la prima volta abbiamo finalmente un vaccino raccomandato per un utilizzo diffuso. L’endorsement offre un barlume di speranza al continente più colpito dalla malattia”. Ad ogni modo è certamente difficile considerare la battaglia come conclusa. Pur essendo stato approvato, l’RTS,S fornisce una protezione dalla malaria pari al 56% nel primo anno di somministrazione attraverso quattro iniezioni, numero che decade fino al 36% dopo quattro anni; si tratta di cifre decisamente ancora molto lontane da quelle raggiunte dai vaccini già ampiamente diffusi per altre malattie come la poliomielite o la rosolia.

Sotto questa prospettiva risulta chiaro come i Paesi dell’Africa subsahariana maggiormente colpiti non debbano commettere l’errore di considerare il Mosquirix come una soluzione univoca al problema. Il nuovo vaccino deve difatti diventare un ulteriore strumento che va ad aggiungersi a quelli già presenti non solo per quanto riguarda la prevenzione, come l’utilizzo di zanzariere e pesticidi, ma anche per ciò che concerne il trattamento della malattia. In questo senso l’analisi costi-benefici dell’OMS inerente al vaccino approvato è positiva specie nei Paesi dove l’onere della malaria è medio o alto. Dopotutto il costo in termini economici della malattia è stimato in circa 12 miliardi di dollari all’anno e il periodo di impennata di casi in seguito al 2015 ha certamente riportato in alto l'allerta nei Paesi precedentemente citati. Tanti sono i fattori che incidono sulla diffusione di una malattia trasmessa attraverso la puntura di zanzare infette e molti risiedono al difuori della sfera sanitaria. Per questo motivo nonostante la portata storica dell' approvazione del primo vaccino contro la malaria proietti un barlume di speranza importante, la risposta dei singoli governi unita alla collaborazione ed al raggiungimento degli obiettivi e delle linee guida predisposti dall'OMS rimangono ancora oggi le strategie più efficaci per la lotta alla malaria.

A cura di GIulia Ciofini.

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