L'aiuto umanitario dell'Ue e le sfide per il futuro

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  Alessandro Micalef
  22 dicembre 2021
  3 minuti, 44 secondi

Negli ultimi anni il numero di persone che si trovano in una situazione che richiede assistenza umanitaria è aumentato notevolmente, ed il trend indica che ci saranno aumenti ulteriori. Complici di questa situazione sono la pandemia da Covid-19, il cambiamento climatico e alcuni eventi politici, quali il ritorno dei talebani in Afghanistan e il colpo di Stato militare avvenuto in Myanmar.

La Global Humanitarian Interview stima, infatti, che nel 2022 ci saranno all’incirca 274 milioni di persone nel mondo che necessiteranno di assistenza umanitaria, un dato che rispetto all’anno precedente conta 39 milioni ulteriori persone. Considerando il fatto che il dato del 2021 era già il più alto degli ultimi decenni, si può comprendere come il numero di persone coinvolte in situazioni di emergenza raggiungerà un picco.

La situazione in divenire sembra ancora meno rosea se si considera che le migrazioni frutto del cambiamento climatico, dovute all’innalzamento del livello dei mari che causa la sommersione di intere aree del pianeta, sembrano destinate ad aumentare nei prossimi anni.

Come se non bastasse, negli ultimi anni il numero di donatori che contribuiscono a finanziare gli attori umanitari sono diminuiti, complici anche le difficoltà vissute globalmente durante la pandemia.

L’Unione Europea, conscia della situazione in divenire e di quella già presente, intende aumentare il proprio contributo nella gestione di situazioni di emergenza sanitaria. Già a marzo, prima che il governo talebano si insediasse a Kabul, la Commissione ha adottato una comunicazione che mostra nuovi percorsi per il sostegno umanitario dell’Unione, basato sulla formula “nuove sfide, stessi principi”. Questi principi, destinati a rimanere immutati, sono contenuti nel TFUE, in alcuni regolamenti e in una dichiarazione comune chiamata generalmente “Consenso europeo sull’aiuto umanitario”. Proprio il "consenso europeo" riassume tutti i principi sulla base della quale l’UE deve operare nell’ambito dell’aiuto umanitario. Tra questi principi, vengono considerati “fondamentali” i principi contenuti nell’articolo 2 del consenso: umanità, neutralità, imparzialità, indipendenza. Il primo principio richiede l’intervento al fine di alleviare le sofferenze umane dove occorre, avendo riguardo per i soggetti o i gruppi più vulnerabili.

I successivi tre principi, nonostante la somiglianza terminologica, inquadrano ulteriormente le modalità dell’intervento. Neutralità sta ad indicare che, poiché capita talvolta che l’azione umanitaria sia richiesta in situazioni di conflitto, l’UE si asterrà dal prendere posizioni tra le parti in lotta. Imparzialità, invece, richiede un intervento in base alle necessità concrete senza discriminare tra la popolazione, o all’interno di questa. Il principio di indipendenza assicura che l’intervento sia “schermato” dai risvolti politici, economici o militari, assicurando che l’azione umanitaria abbia come unico obiettivo il sostegno della popolazione.

Tornando a quelle che saranno le nuove vie da esplorare per aumentare i sostegni, l’UE intende rafforzare la sua già importante posizione quale leader nell’aiuto umanitario tramite nuove collaborazioni con i partner finanziatori e tecniche di comunicazione più efficaci che siano in grado di coinvolgere la popolazione nelle iniziative. Come ricordato precedentemente, negli ultimi anni i finanziamenti sono diminuiti, mentre le persone in stato di necessità sono aumentate notevolmente. Ciò ha portato ad una crescita del divario destinata ad accentuarsi ulteriormente.

L’UE intende, inoltre, attivarsi sull’inasprimento delle sanzioni nei confronti di Paesi che influiscono negativamente nelle situazioni richiedenti sostegno umanitario.

Per quanto riguarda invece alcuni settori che necessitano di un’attenzione più specifica, l’UE ritiene prioritario salvaguardare i soggetti più vulnerabili nelle situazioni di conflitto. A tal fine, intende migliorare la salvaguardia delle donne dalle violenze che troppo spesso si verificano in contesti già di per sé drammatici. Inoltre, al fine di poter formare le nuove generazioni nonostante situazioni catastrofiche o di conflitto, intende trovare nuove modalità per assicurare un’istruzione e una tutela dei minori.

Tra le altre prese di coscienza dell’UE vi è quella che alcune situazioni in peggioramento siano più “prevedibili” di altre, quali quelle relative alle catastrofi legate al cambiamento climatico. Rispetto a questo punto si propone di finanziare alcune attività volte alla prevenzione dei suddetti fenomeni.

Sembra chiaro che l’UE abbia individuato effettivamente delle “nuove sfide” sul lungo periodo per tentare di risanare alcune zone del pianeta che vivono da tempo situazioni di estremo disagio. Se le intenzioni potranno concretizzarsi, resta ancora un dubbio destinato ad una risposta lontana nel tempo.

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L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

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