L'acqua nel deserto di Atacama: il diritto di accesso all’acqua tra le leggi internazionali

  Articoli (Articles)
  Ludovica Costantini
  10 aprile 2022
  5 minuti, 12 secondi

Il deserto di Atacama è ad oggi uno dei luoghi più aridi del mondo. L'Atacama riceve in media 15 millimetri di pioggia all'anno, ed i bacini idrici sotterranei intorno al deserto si stanno esaurendo a causa dello sfruttamento eccessivo.

L’area desertica è sempre stata contesa tra Cile e Bolivia, fin dalla Guerra del pacifico negli ultimi anni del 1800. I motivi di questi conflitti ricorrenti sono le risorse presenti nella regione: il deserto rappresenta il cuore minerario dell’industria del rame, la principale risorsa economica cilena. Le intense attività minerarie nella regione stanno mettendo a dura prova le risorse idriche disponibili.

Il sistema idrico della Silala nasce da sorgenti sotterranee situate a circa 4.400 metri di altitudine in Bolivia, a pochi chilometri dal confine internazionale con il Cile. La maggior parte delle sorgenti viene drenata da una serie di canali artificiali sul territorio boliviano e si uniscono per formare un canale principale che poi attraversa le terre cilene.

Il Cile, che da anni sfrutta le acque del Silala nei processi di estrazione mineraria, sostiene che sia un corso d’acqua internazionale e quindi ne rivendica il diritto all’uso equo e ragionevole. La Bolivia, dall’altro lato, obietta che il fiume, nel suo corso naturale, attraversa il territorio bolivariano,e che il suo corso sia stato deviato artificialmente secoli fa per essere utilizzato dalle compagnie minerarie cilene.

Il primo aprile 2022 la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha aperto la fase di dibattito nella causa Dispute over the Status and Use of the Waters of the Silala (Chile v. Bolivia). Questo caso potrebbe produrre una decisione fondamentale nel diritto degli usi dei corsi d’acqua internazionali non navigabili, per almeno due motivi. In primo luogo, è la prima volta che una controversia relativa allo status di un corso d'acqua ritenuto internazionale è stata presentata alla Corte. In secondo luogo, se la Corte dovesse ritenere che il Silala sia effettivamente un corso d'acqua internazionale, avrà un'opportunità unica per chiarire gli obblighi sostanziali e procedurali degli Stati ai sensi del diritto internazionale dell'acqua, che continuano a essere oggetto di controversia e interpretazioni contraddittorie.

L'articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite del 1997 sul diritto degli usi non di navigazione dei corsi d'acqua internazionali (1997), il principale strumento multilaterale in materia, definisce un corso d'acqua internazionale come “un corso d'acqua, parti del quale sono situate in stati diversi”. Inoltre, affinché si applichi il diritto internazionale in materia di acque, un corso d'acqua internazionale deve essere presente in natura. Un corso d'acqua artificiale, ad esempio un canale o un altro sistema artificiale, non sarebbe generalmente disciplinato dal diritto internazionale. Quest’ultimo aspetto è cruciale nel contenzioso tra Cile e Bolivia, proprio perché il primo sostiene che il sistema del Silala fluisca naturalmente, mentre l’ultimo obietta che il corso d’acqua sia frutto di una serie di deviazioni artificiali.

Assumendo la natura internazionale del sistema fluviale del Silala, il Cile avrebbe il diritto di rivendicare il rispetto dei diritti consuetudinari internazionali. Questo diritto è contrario alla pretesa della Bolivia di riconoscere la totalità delle acque del fiume come territorio nazionale, fondata sulla presunta natura domestica del corso d'acqua. Se il fiume Silala fosse considerato un corso d'acqua internazionale, si applicherebbero quindi le regole consuetudinarie, tra cui l'uso equo e ragionevole dei corsi d'acqua, l'obbligo di non arrecare danni significativi e il dovere generale di collaborare. E proprio riguardo al principio dell'uso equo e ragionevole, questo implica che, quando si utilizza un corso d'acqua internazionale, ogni Stato del corso d'acqua deve tenere conto degli interessi degli altri Stati rivieraschi.

Infine, in caso di conflitto sui diversi usi dei corsi d'acqua, gli Stati sono tenuti a tenere in particolare considerazione i bisogni umani vitali sia nel determinare l'uso equo dei corsi d'acqua sia nell'attuare misure volte a prevenire danni significativi ad altri Stati. Secondo la dichiarazione d'intesa che accompagna la Convenzione sui corsi d'acqua (1997), nel determinare i bisogni umani vitali "si deve prestare particolare attenzione a fornire acqua sufficiente per sostenere la vita umana, compresa sia l'acqua potabile che l'acqua necessaria per la produzione di cibo al fine di prevenire la fame".

In questo caso, il diritto internazionale potrebbe non avere una soluzione ad un problema che è diventato più che altro politico. Inoltre, il diritto umano all'acqua può relativizzare l’importanza della qualificazione giuridica del fiume Silala come corso d'acqua nazionale o internazionale. La Bolivia potrebbe giungere a vedere riconosciuti i suoi obblighi extraterritoriali nei confronti del vicino cileno, poiché il suo diritto assoluto di utilizzare le acque del Silala potrebbe potenzialmente avere conseguenze sulle persone che vivono in Cile che fanno affidamento sul Silala per usi domestici.

La controversia sul Silala dimostra chiaramente che l'acqua è una risorsa sempre più controversa, sia a causa del cambiamento climatico ma anche per l'aumento della domanda da parte della popolazione e dell'industria. I conflitti legati ai fiumi stanno diventando una delle principali cause di tensione tra i paesi che soffrono per la scarsità d'acqua e il riscaldamento globale. La disputa transfrontaliera sull'acqua dolce di Sialala, intensificata dalla siccità estrema, dal restringimento dei ghiacciai e dalle sfide di gestione, ha il potenziale per intensificare gli antagonismi storici nella regione andina. Le questioni alla base di questo caso si estendono oltre i diritti sull'acqua: hanno alla base una competizione per le risorse, rafforzata dalla scarsità d'acqua che quindi mette in luce le criticità sul diritto umano di accesso alle risorse idriche. Pertanto, mentre potrebbero essere in gioco diritti sull'acqua dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, la controversia Silala riguarda anche interessi economici, sociali e politici in uno scenario di crisi climatica dirompente. Il concetto divulnerabilità idropolitica”, definito dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente come il “rischio di disputa politica sui sistemi idrici condivisi”, è illustrato dalla controversia Silala. È probabile che la scarsità d'acqua in entrambi i paesi intensifichi le rivendicazioni di assoluta sovranità territoriale sul fiume invece di promuovere una gestione abile e la parità di diritti. La pronuncia della Corte potrebbe essere cruciale nel futuro delle relazioni internazionali della regione.

Condividi il post

L'Autore

Ludovica Costantini

Categorie

America del Sud

Tag

atacama deserto Cile bolivia acqua