La strategia di Taiwan: strumenti digitali e COVID

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  Redazione
  15 febbraio 2021
  5 minuti, 56 secondi

Taiwan viene considerata dalla Cina come una provincia separatista e che ha promesso di riprendersi in futuro. Il popolo taiwanese si divide sulle vedute politiche: da una parte il ''Democratic Progressive Party'', per l’indipendenza di Taiwan e dall’altra il ''Chinese Nationalist Party'', a favore della riunificazione con la Cina. Ad oggi, Taiwan ha una posizione geopolitica molto delicata e complessa, una propria costituzione, dei leader democraticamente eletti ed un esercito.

Il modo in cui Taiwan è riuscita a contrastare, con successo, la pandemia da COVID-19, utilizzando il potere di strumenti riconducibili al neologismo di ''democrazia digitale'', è però un traguardo che supera i riconoscimenti politici. Se la democrazia migliora man mano che più persone partecipano, la tecnologia digitale è uno dei mezzi migliori per incrementarne la partecipazione.

La domanda da farsi è: il caso di Taiwan può essere considerato un come modello di riferimento per quelle democrazie che cercano una formula che unisca l’efficacia delle azioni di salute pubblica con il rispetto dei dati e della privacy?

Prima di tutto, Taiwan ha iniziato già nel 2019 ad allarmarsi. Nel dicembre di quell’anno, quando il dottor Li Wenliang aveva segnalato i primi focolai per infezioni da COVID-19, un cittadino taiwanese ha ripubblicato le denunce di Li Wenliang sul PTT. Il PTT taiwanese è un sistema telematico aperto e condiviso che consente a computer remoti di accedere ad un server centrale per condividere o prelevare risorse. Il termine generale è ''Bullettin Board System'' (BBS) e funziona come un forum in cui una comunità di persone può trovarsi per comunicare. Da quando le dichiarazioni dell’oftalmologo sono state ripostate a quando queste sono state notate dagli ufficiali medici taiwanesi il passo è stato breve. Essi hanno subito emesso un ordine di avviso per i passeggeri che viaggiavano da Wuhan a Taiwan, che li obbligava a sottoporsi a ispezioni sanitarie. Era il primo gennaio 2020.

Per assicurare un equo accesso ai DPI, il governo taiwanese ha implementato un portale digitale al quale i cittadini potevano accedere tramite la loro tessera sanitaria nazionale per ritirare le mascherine dalle farmacie vicine. La popolazione poteva recarsi, a colpo sicuro, in una farmacia che avesse ancora delle scorte di mascherine. Le farmacie aggiornavano di frequente i propri dati sullo stato delle scorte e il governo poteva sapere quali farmacie rifornire, allocando al meglio le risorse disponibili e capendo quali fossero i punti più critici del territorio. L’analisi di questi dati ha portato anche ad un miglioramento di questo sistema: gli analisti hanno notato che i giovani non consultavano il portale, e ciò avveniva non perché fossero disinteressati alla questione pandemica, ma per questioni attinenti al lavoro. La giornata lavorativa dei giovani taiwanesi corrispondeva con gli orari di apertura e chiusura delle farmacie. Era quindi difficile per questa fascia di popolazione recarsi in farmacia per prendere i DPI necessari. Il portale ha quindi aggiunto, di fianco alle farmacie, anche dei mini-market, aperti 24 ore su 24, in cui giovani si recano dopo il lavoro per fare la spesa. Questa mossa ha permesso alla totalità della popolazione la possibilità di prendere precauzioni.

La strategia di contrasto alle fake-news è forse la chiave di volta che ha permesso a Taiwan di rispondere al meglio a questa crisi: ''humor over rumor'' o ''umore invece che rumore'' è stata la strategia usata. In una situazione di panico la popolazione tende a prendere decisioni più per paura che per ragionamento. Lungo l’isola della Repubblica Cinese circolava la voce secondo la quale la carta igienica sarebbe finita presto nei supermercati perché, dato il fatto che la produzione si sarebbe concentrata più sulle mascherine, la carta, materia prime comune alle due produzioni, sarebbe stata impiegata maggiormente per i DPI e in misura inferiore per altri prodotti. La risposta del governo è stata la seguente: durante una conferenza stampa hanno mostrato un’immagine del primo ministro (Su Tseng-chang), mentre un fumetto riportava la scritta ''ognuno di noi ha un solo paio di natiche''. Sullo sfondo, invece, appariva una tabella che mostrava come la carta utilizzata per la produzione della carta igienica provenisse da materiali importati dal Sudamerica, mentre le materie per le maschere mediche provenivano dal territorio domestico, e che non vi era motivo di credere che l'aumento della produzione di una danneggiasse la produzione dell'altra. L’immagine, naturalmente, è diventata virale in poco tempo e l'acquisto compulsivo si è placato.

Anche le disposizioni del ministero della salute sono state condivise con la popolazione secondo una retorica simile, umoristica, assicurandone una diffusione veloce e generalizzata. Le nuove norme sul distanziamento sociale, l’utilizzo dei DPI e dell’igiene delle mani sono diventate virali tramite l’umorismo di fondo. E servono anche come prevenzione, in modo che quando le persone vedono delle teorie del complotto, possano assumere un atteggiamento critico, non credendo e non condividendo quelle informazioni. Ciò significa che quelle idee non si diffonderanno.

Il carattere fondamentale dell’umorismo di Taiwan è che non fa vittime; il premier si prende gioco di sé stesso; non si denigra nessuno e non si trova un capro espiatorio. Poiché le persone lo considerano esilarante, lo condividono, ma senza intenzioni dannose o tossiche. Le stesse persone ricorderanno poi il carico utile effettivo (la tabella sui materiali usati per produrre le maschere) molto più facilmente. Se si iniziasse a scherzare su singole parti della società, quella parte si sentirà offesa e ciò creerebbe ulteriore divisione piuttosto che comportamento prosociale.

La velocità della risposta del governo di Taiwan alla crisi ha permesso di agire sin da subito sui casi sospetti provenienti dalla Cina continentale. Ciò ha permesso che il virus non si diffondesse nella società, così da evitare provvedimenti limitativi della libertà personale. L'idea di democrazia liberale aperta ha impedito al governo di ricorrere ad un lock-down nazionale. La strategia ''humor over rumor'' è stata anche fondamentale perché la via della rimozione dei discorsi ostili e non veritieri online, la c.d. ‘censura light’ che le democrazie occidentali stanno cercando di regolamentare, per Taiwan non era una strada poco battuta.

In una democrazia digitale non è la popolazione che si fida più del governo, ma è il governo che si rende più trasparente alla popolazione. Non sempre questa trasformazione porta verso una maggiore fiducia nelle istituzioni, ma una diminuzione della fiducia sta nel fatto che i cittadini vedono qualcosa di sbagliato, di oscuro oppure una mancanza. La vera forza della democrazia digitale risiede nella crescita di fiducia tra i cittadini stessi. Governanti, medici, scienziati e lavoratori sono, prima di tutto, persone, e anche se slegate tra di loro, si fidano delle loro azioni, dei loro moniti e delle loro convinzioni. Così facendo non si genera un dibattito sull’utilizzo o meno della mascherina nei luoghi pubblici, non perché non ci sia libertà di parola, ma perché se un medico ne raccomanda l’uso, la popolazione risponde in modo propositivo, perché sa che quando il medico raccomanda qualcosa esso non è per fini egoistici o personali, ma per il bene comune.



a cura di Andrea Radaelli 

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