La politica del figlio unico in Cina

  Articoli (Articles)
  Irene Boggio
  25 giugno 2021
  4 minuti, 20 secondi

La politica del figlio unico nasce in Cina nel 1979 come strumento di controllo delle nascite quando il presidente della Repubblica Popolare Cinese dell’epoca, Deng Xiaoping, si rese conto che il tasso di crescita della popolazione raggiungeva livelli insostenibili dal punto di vista economico. La popolazione cinese, durante l’epoca maoista, aveva subito un incremento demografico di circa 30 milioni di persone annue e nel 1979 rappresentava ¼ della popolazione mondiale. Pertanto, l’idea di Deng Xiaoping era quella di frenare le nascite in modo da poter sostenere una crescita economica ad alti ritmi.

Nel 1979 i pianificatori familiari avevano fissato l’obiettivo di un unico figlio per ogni coppia in modo da raggiungere la crescita zero per il 2000, e già dal 1982 i principi della pianificazione familiare vennero inseriti nella Costituzione e sanciti negli articoli 25 e 49. In particolare, l’art.49 fa parte del secondo capitolo della Costituzione “Diritti e Doveri fondamentali dei cittadini”, e sancisce che ogni famiglia ha il dovere di praticare la pianificazione familiare, in particolare i genitori hanno il dovere di allevare ed educare i figli, mentre i figli che hanno raggiunto la maggiore età hanno il dovere di sostenere e assistere i loro genitori.

La politica del figlio unico fu effettivamente efficace nel raggiungere l’obiettivo principale, ovvero quello di contenere le nascite. Tuttavia, prima di essere abolita dalla Corte Suprema cinese nel 2013, ha causato gravi violazioni dei diritti umani.

Nel periodo che intercorre tra il 1979 ed il 2013, secondo i dati dell’OMS, ogni anno in media in Cina sono stati compiuti circa 14 milioni di aborti forzati: circa il 25% del totale di aborti praticati nel mondo.

Particolarmente iconico è stato il caso di Feng Jianmei, donna di 23 anni, madre di un figlio ed al settimo mese della seconda gravidanza. La donna, essendo evidentemente in contrasto con i precetti della politica del figlio unico poiché aspettava un secondo figlio e non aveva la disponibilità economica per pagare la salatissima multa che spetta ai pochi che decidono di avere più di un figlio, venne arrestata, picchiata da tre funzionari e costretta ad abortire tramite un’iniezione letale. Il caso fece immediatamente scalpore sia nell’opinione pubblica cinese e sia, soprattutto, nelle opinioni pubbliche occidentali, provocando una reazione delle autorità cinesi che intervennero porgendo le scuse alla giovane donna per il trattamento subìto e licenziando i funzionari.

Secondo quanto previsto dalla politica del figlio unico, ciascuna donna per potere concepire ha bisogno di un permesso speciale rilasciato dalle autorità locali, mentre coloro le quali sono in attesa di un/una secondogenito/a sono costrette a pagare una multa salata o subire un aborto forzato. Molti bambini, comunque, sono venuti al mondo illegalmente e pertanto non sono potuti essere registrati regolarmente alle anagrafi e ad oggi non godono dei diritti politici o sociali basilari, come il diritto alla salute con accesso agli ospedali.

A seguito di diverse interrogazioni parlamentari in cui il Parlamento Europeo ha sottolineato le numerose violazioni dei diritti umani, la Commissione Europea nel 2012 ha ricordato che, durante la sessione del dialogo UE-Cina sui diritti umani del 29 maggio 2012, l’UE ha fatto presente la sua preoccupazione riguardo le segnalazioni di abusi nell’applicazione della pianificazione familiare in Cina, esortando le autorità cinesi a prendere misure per garantire che tale politica venisse attuata in conformità agli obblighi internazionali vincolanti la Repubblica Popolare Cinese sui diritti umani. L’UE ha inoltre espresso preoccupazioni circa il fatto che vari attivisti dei diritti umani, che hanno pubblicamente criticato i metodi tramite cui la pianificazione familiare viene implementata, siano stati oggetto di misure repressive.

Dal 2013, a causa dell’andamento demografico preoccupante, la politica del figlio unico venne via via allentata fino ad essere abolita. Dall’anno successivo in tutte le provincie cinesi si iniziò a permettere alle coppie di avere anche un secondo figlio, anche se la “politica dei due figli” entrò in vigore ufficialmente dal 2016.

Tuttavia, il forte trend di decrescita necessita di molto di più per essere invertito ed il rischio che la Cina corre è di avere una grossa fetta di popolazione costituita da anziani. Infatti, secondo le previsioni demografiche, nel giro di pochi decenni circa 1/3 della popolazione cinese potrebbe essere costituita da ultra sessantenni. Ciò rivela che, evidentemente, la politica pensata da Deng Xiaoping, aldilà dell’abominevole impatto sociale e umanitario che ebbe sulla popolazione, si basava su un assunto errato, quello per cui per mantenere elevati tassi di crescita economica bisognasse frenare la crescita demografica. In realtà, adesso la situazione sembra essersi ribaltata perché una popolazione tendenzialmente anziana comporta un ribaltamento della piramide demografica e conseguentemente politiche economiche infelici per la popolazione, come l’aumento dell’età per la pensione.

Pertanto, la politica del 2016, che permette alle famiglie di avere fino a due figli, è sicuramente stata un impulso per rilanciare la crescita demografica, ma non basta a riequilibrare il forte squilibrio tra abbondanza di popolazione adulta e carenza di giovani e bambini.

Fonti utilizzate per il presente articolo:

Condividi il post

L'Autore

Irene Boggio

Categorie

Tag

Cina