La mobilità del futuro

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  Redazione
  18 dicembre 2020
  5 minuti, 39 secondi

A cura di Chiara Natalicchio

La mobilità ha sempre rappresentato nella storia dell’umanità un fattore di sviluppo, di pace e di coesione sociale. Tutelata dalla nostra Costituzione, la libertà di muoversi è un diritto del cittadino.

Tuttavia, nella sua configurazione attuale, la mobilità di beni e di persone non è compatibile con le sfide ambientali che siamo costretti ad affrontare. Il settore dei trasporti è responsabile del 30% delle emissioni totali di CO2 in Europa, di cui il 72% viene prodotto dal solo trasporto stradale. Le autovetture, con una media di 1,7 passeggeri per auto, sono fra i mezzi più inquinanti, considerato che generano il 60,7% del totale delle emissioni di CO2. A differenza di altri settori, che dal 1990 sono riusciti a tagliare le emissioni, l’aumento della mobilità delle persone ha causato un incremento delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti [1].

È dunque necessario ripensare il nostro modello, attraverso soluzioni sistemiche di mobilità sostenibile, che non si limitino agli incentivi per la produzione e l’acquisto di veicoli a basse emissioni, ma che guardino a tutto l’insieme di infrastrutture esistenti e al sistema di mobilità nel suo complesso. Idee innovative ce ne sono, e sono tante.

La prima è quella dell’allargamento e della diversificazione del mix energetico per i trasporti. Bisogna guardarsi dal ripetere l’errore che è stato fatto nei secoli precedenti con la concentrazione degli sforzi di ricerca e produzione sulle sole fonti di energia fossile. È inoltre importante tenere in conto, nei bilanci di emissione di CO2 e di inquinanti atmosferici, l’intero ciclo di vita delle energie rinnovabili. Le batterie, per esempio, anche se utili alla transizione energetica, non possono essere considerate delle soluzioni a lungo termine, per l’alto consumo energetico necessario alla loro produzione e per i problemi di smaltimento che propongono. Attualmente i vettori energetici più promettenti sembrano essere le biomasse e l’idrogeno, ai quali si guarda anche come nuovi sistemi di stoccaggio di energia, necessari per l’ottimizzazione dello sfruttamento delle energie rinnovabili, caratterizzate da un andamento fluttuante e imprevedibile.

La mobilità del futuro non deve più solo fruire dell’energia ma anche produrre energia, non tanto per l’alimentazione di base, quanto per il supporto nella gestione dei picchi di consumo energetico. In quest’ottica, già oggi sono ormai collaudate diverse soluzioni: si pensi ai pannelli solari sui tetti dei parcheggi o alle strade solari.

A volte guardare al futuro significa anche saper ritornare al passato: una soluzione per l’avvenire è quella di promuovere un ritorno alla mobilità dolce, sia per il trasporto di persone, che di beni. Sebbene nelle nostre società possa apparire anacronistico, in molti Paesi del mondo ancora oggi la marcia a piedi è il metodo di trasporto più utilizzato. Il concetto di mobilità dolce, ripreso da un passato non troppo lontano, va però ampliato: non solo trasporti non motorizzati, ma trasporti che siano percepiti come sicuri e confortevoli dall’utente, e dunque possano contare su infrastrutture adeguate al loro uso (piste ciclabili, segnaletica, ecc…), che riducano al massimo gli incidenti, che siano rispettosi dell’ambiente.

Si stima che nel 2050 il 68% della popolazione mondiale vivrà in città. Questo dato fa emergere la necessità di un trasporto di massa organizzato ed efficiente. Allo stesso tempo però, l’utente chiede modalità di spostamento adatte alle sue esigenze individuali, che lo convincano ad abbandonare i sistemi di trasporto più inquinanti che congestionano le città. Le grandi compagnie di trasporto dovranno dunque confrontarsi con il paradosso di dover sviluppare un’offerta per un’utenza di massa, che sia allo stesso tempo personalizzata e costruita sui bisogni del singolo. In questo la tecnologia e l’utilizzo dei dati sono delle leve di sviluppo potenti.

La decongestione delle città richiederà un’intermodalità dei trasporti pervasiva ed efficace, che faciliti le connessioni tra mezzi di trasporto collettivi, individuali e condivisi, sempre con l’ausilio del digitale. Tutto questo non sarà sufficiente se non accompagnato da una riorganizzazione del territorio, che freni l’espansione urbana, risparmi il territorio e avvicini le zone di lavoro alle zone di residenza, limitando così l’uso dell’automobile e privilegiando l’offerta commerciale di prossimità.

Il modello di mobilità del futuro reca con sé anche alcune minacce. Alle autorità pubbliche spetta il compito di individuarle e gestirle.

Un esempio è quello delle auto autonome, che rischiano di peggiorare le condizioni di traffico urbano se non utilizzate in modo opportuno e, soprattutto, nell’ambito di programmi di trasporto condiviso.

Da considerare altresì il rischio che l’innovazione nel settore della mobilità sia dettata da nuovi soggetti entranti sul mercato, ovvero coloro che operano nella cosiddetta “economia dell’attenzione”, che mira a fare affari sfruttando il tempo delle persone. I mezzi di trasporto, grazie alla loro crescente connettività, diventeranno sempre più confortevoli e permetteranno sempre più di dedicarsi ad altre attività oltre al trasporto stesso. Gli attori di questi mercati si interessano sempre più alle trasformazioni della mobilità, ma più per il vantaggio economico che non per un cambiamento sostenibile.

Le offerte di mobilità più pulite e sostenibili sono ancora in una fase preindustriale, ovvero non hanno raggiunto l’ottimo di produzione, che consentirebbe loro di essere delle alternative economiche interessanti. Per questo è necessaria una politica pubblica lungimirante, che promuova l’innovazione e la ricerca, metta in campo misure incentivanti e strumenti finanziari per facilitare l’integrazione di nuove tecnologie non ancora economicamente competitive, metta a punto un sistema legislativo organico e sviluppi una rete di infrastrutture moderne e funzionali.

Ma le sfide non finiscono qui. Nuove aree di sviluppo potranno essere esplorate: per la mobilità di grande distanza, il trasporto sottoterra, come sogna Elon Musk, o nella stratosfera, secondo il progetto SolarStratos; per la mobilità locale, lo sviluppo della mobilità aerea nelle città e nei loro dintorni, con la diffusione di aerotaxi robotizzati o droni per le consegne. Altre tecnologie potrebbero, d'altra parte, aiutare a ridurre le esigenze di viaggio: la stampa digitale potrebbe sostituire il trasporto merci; la realtà virtuale, la realtà aumentata e lo smart work potrebbero limitare i viaggi legati all’attività professionale.

Questo ambizioso progetto di trasformazione comincia già oggi, e ne siamo protagonisti tutti, attraverso le nostre quotidiane scelte di mobilità. C’è chi progetta app per smartphone che possano informare l’utente sull’impatto che ogni suo viaggio ha sulla situazione climatica globale, chi mette a punto nuovi indicatori di impatto socio-ambientale. Il comune denominatore è comunque una presa di coscienza collettiva e una partecipazione attiva, primo passo in un cammino lungo, ma non privo di sorprese.

…Buon viaggio!

Fonti consultate per il presente articolo:

[1] Emissioni di CO2 delle auto: i numeri e i dati. Infografica, 18-04-2019, Attualità – Parlamento Europeo,https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20190313STO31218/emissioni-di-co2-delle-auto-i-numeri-e-i-dati-infografica.

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