La marginalizzazione delle persone sorde ai tempi del Covid-19

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  Sara Scarano
  16 maggio 2021
  4 minuti, 10 secondi

Dall’inizio del periodo pandemico le difficoltà che hanno progressivamente afflitto il mondo – fisiche, ma anche mentali, sociali ed economiche – sono state, e sono ancora, enormi. Essere affetti da sordità durante il periodo pandemico aggiunge un ulteriore peso sulle spalle di questo specifico gruppo di individui, eppure, complice la realtà abilista in cui viviamo, tendiamo a non accorgerci di nulla.

Da più di un anno viviamo la quotidianità in una condizione di emergenza, in cui l’accesso alle cure ospedaliere è una necessità impellente per un numero ogni giorno crescente di individui. Ma, se per coloro che sono dotati di udito basta una telefonata in caso di bisogno, l’accesso ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale non è altrettanto facile nel caso delle persone sorde: la mancanza di protocolli di emergenza mirati a tale categoria di individui – una problematica da anni esistente – è emersa con limpida chiarezza da marzo 2020. I problemi insorgono ancor prima di arrivare in ospedale, a causa dell’impossibilità, per chi è sordo, di poter contattare autonomamente un’ambulanza in caso di emergenza. In una realtà pandemica in cui l’autoisolamento è diventato una necessità, le persone sorde subiscono forti limitazioni al contatto con il mondo esterno a causa della mancanza di adeguati strumenti di supporto. Ciò non si riduce alla mera impossibilità di comunicazione telefonica; i problemi emergono anche nel momento in cui si entra in contatto con un medico, a causa dell’inabilità ad un’adeguata comunicazione durante l’anamnesi, momento necessario per poter assicurare cure adeguate al paziente. A questo proposito si è espresso Giuseppe Petrucci, presidente dell'Ente Nazionale Sordi: "La colpa non è sicuramente né di medici né di paramedici che fanno di tutto per prestare assistenza a questi pazienti, però costoro devono essere messi in condizione di poter comunicare se vi è una persona sorda. Bisogna sapere chi si può chiamare, basterebbe creare un elenco di interpreti a cui possono rivolgersi, tutto sommato sono cose banali, ma nel momento in cui non sono disciplinate, in una fase di emergenza o di confusione, diventano delle difficoltà insormontabili".

La mancanza di strumenti di ricezione per le persone sorde, tuttavia, non è l’unica problematica emersa chiaramente a seguito della pandemia: l’inadeguata comunicazione durante i bollettini diramati quotidianamente dalla protezione civile – manchevoli di una traduzione nella lingua dei segni – nei primi mesi dell’emergenza ha rappresentato un ulteriore momento di marginalizzazione per la comunità sorda, la quale ha corso il rischio di non aver accesso ad informazioni cruciali sulla situazione pandemica nel momento del suo primo sviluppo, né sui comportamenti necessari per la tutela della propria salute.

Un’altra questione riguarda il principale strumento di tutela dal coronavirus, che ormai da più di un anno abbiamo introdotto nelle nostre vite: la nuova norma sanitaria dell’indossare la mascherina nasconde in realtà un’ulteriore marginalizzazione per la comunità sorda, impossibilitata ad avvalersi della lettura delle labbra come mezzo per comunicare con il mondo esterno. La stessa pratica dell’utilizzo del linguaggio dei segni risulta profondamente compromessa dalla parziale copertura del volto, poiché essa si appoggia a sua volta sulle espressioni e sui movimenti facciali. La soluzione a questo problema potrebbe essere l’introduzione di mascherine trasparenti, tuttavia non è sufficiente che esse vengano utilizzate solo da chi è affetto da sordità: per poter facilitare la comunicazione sarebbe necessaria una diffusione di tali dispositivi su vasta scala. Altro problema, però, resta il materiale utilizzato per queste particolari mascherine, poiché l’effetto registrato è uno smorzamento del suono che rende difficoltosa la comprensione altrui, anche solo per coloro che sono affetti da ipoacusia (ovvero un significativo abbassamento dell’udito).

Un’ultima fonte di marginalizzazione per le persone sorde è la nuova modalità di vita online. Per quanto spostare le attività fisiche nel mondo virtuale abbia risolto almeno in parte il problema dell’isolamento pandemico, questa soluzione non si è rivelata ottimale per tutti gli individui. La lettura delle labbra risulta complicata durante gli incontri online che coinvolgono più di due persone, a causa sia del vasto numero di individui coinvolti, sia dei potenziali problemi di connessione che inficiano soprattutto la qualità video. Ciò considerato, la difficoltà risulta maggiore per bambini e bambine sorde che ancora oggi si trovano a fruire della didattica a distanza.

In questa nuova realtà costellata di ostacoli, tra i vari pericoli per le persone sorde c’è anche quello di sperimentare una condizione di forte sofferenza psicologica, che può sfociare in disturbi di ansia e depressione.

Fonti consultate per il presente articolo:

Il dramma delle persone sorde ai tempi del Coronavirus: niente protocolli o mascherine trasparenti (fanpage.it)

Siamo sordi, non invisibili » Sordità e Coronavirus (sordionline.com)

Coronavirus: Mask wearing 'risks isolating' deaf people - BBC News

Persone sorde, mascherine e accesso all’informazione (ens.it)

The Forgotten Victims of the Pandemic: The Deaf Community - OZY | A Modern Media Company

https://unsplash.com/it/foto/_...

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Sara Scarano

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