Con il perdurare del conflitto in Ucraina, un’eterogenea marea di individui è stata costretta a riversarsi oltre i confini europei. Eppure, anche in mezzo a questa folla disperata non tutte le persone sono uguali. Infatti, mentre gli elogi internazionali piovono su paesi come Romania, Ungheria e Polonia per aver accettato richiedenti asilo dall’Ucraina, non tutti i rifugiati vengono accolti a braccia aperte e sempre più spesso emergono notizie di persone nere fermate alle frontiere, allontanate o addirittura respinte dai confini delle nazioni limitrofe.
Nonostante l’adozione a livello europeo di una legge mai utilizzata prima per aiutare il sistema di asilo a rimanere a galla durante l'evacuazione in corso, il doppio standard messo in pratica dai paesi di confine è subito emerso. Tale legge è la Direttiva sulla Protezione Temporanea (55/2001), attuata per fornire al blocco EU un modo rapido per gestire l’afflusso di rifugiati, con Polonia e Ungheria che dichiarano l’apertura indiscriminata dei confini anche a chi non ha documenti. Tuttavia, questo trattamento non viene garantito a chi proviene dai paesi dell’Africa o ha semplicemente la pelle scura.
Secondo i principi base delle Nazioni Unite, nessun rifugiato dovrebbe subire discriminazione basata su razza, religione o paese di origine, ma sempre più esempi di razzismo emergono dalle notizie provenienti dalle frontiere. “Molte persone rimangono bloccate a causa del peggioramento della situazione della sicurezza”, ha affermato a proposito Safa Msehli, portavoce delle Nazioni Unite, lanciando un appello agli stati per “proteggere le persone costrette a lasciare le loro case a causa dei combattimenti e per consentire loro di attraversare i confini dell'Ucraina in sicurezza, senza discriminazioni”.
Prima dell'inizio dell’invasione russa, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite (IOM) ha stimato che 470.000 cittadini di paesi terzi vivevano in Ucraina, tra cui un gran numero di studenti stranieri e lavoratori migranti. Questi individui sono tutt’ora alla strenua ricerca di nuova sicurezza, eppure subiscono un trattamento differenziato rispetto ai cittadini ucraini etnicamente e culturalmente più affini a chi ora garantisce loro ospitalità. Trattamento impari che, molto spesso, non è stato neppure taciuto dalle autorità, le quali hanno sottolineato come gli ucraini bianchi siano “intelligenti, [sono] persone istruite…” nelle parole del Primo Ministro bulgaro Kiril Petkov a The Associated Press. “Questa non è l'ondata di rifugiati a cui siamo stati abituati, persone cui non eravamo sicuri della loro identità, persone con un passato poco chiaro, che avrebbero potuto essere anche terroristi”. Dichiarazioni di tal genere implicano un profondo razzismo verso la precedente ondata di rifugiati provenienti dalla Siria tra il 2015 e il 2016.
La situazione è particolarmente critica al confine con la Polonia, dove l’IOM stessa riporta l’esistenza di strutture in Polonia dove vengono detenute persone non ucraine fuggite dalla guerra, nonostante la promulgazione, il 4 marzo, della sopracitata direttiva europea che stabilisce che anche i cittadini di paesi terzi che risiedono legalmente in Ucraina per motivi di studio o lavoro – “che non sono in grado di tornare in condizioni sicure e durature nel loro paese o regione di origine” – dovrebbero essere ammessi temporaneamente nell’UE per motivi umanitari. La direttiva garantisce ai rifugiati di rimanere per almeno un anno nel paese ospitante ed avere accesso al sistema educativo e al mercato del lavoro. Ciononostante, in una lettera a un membro del Parlamento europeo, la polizia di frontiera polacca ha ammesso che 52 cittadini di paesi terzi fuggiti dall’Ucraina erano stati portati in centri di detenzione durante le prime tre settimane di guerra. La lettera affermava che ciò era necessario “per svolgere procedimenti amministrativi per la concessione della protezione internazionale o l'emissione di una decisione sull'obbligo di uno straniero a tornare”.
A seguito delle notizie riportate, sono presto giunte anche le risposte a livello internazionale. L’Unione africana e il presidente nigeriano Muhammadu Buhari hanno condannato il trattamento degli africani in fuga dall’Ucraina a seguito delle notizie, riportate sui social media, sulle guardie di frontiera che impediscono loro di andarsene. Persone africane hanno anche riferito di essere state escluse dall’imbarco sui treni diretti al confine. Infine, anche l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, Filippo Grandi, ha confermato a inizio marzo la veridicità delle notizie riportate, commentando: “Continueremo a intervenire, come abbiamo fatto più volte, per cercare di garantire che tutti siano ricevuti allo stesso modo”.
Fonti consultate per il presente articolo:
Africans Say Ukrainian Authorities Hindered Them From Fleeing - The New York Times (nytimes.com)
Non-white refugees fleeing Ukraine detained in EU immigration facilities | The Independent
Black Ukraine refugees allege discrimination while trying to escape Russian invasion - CBS News
Il dramma nel dramma: le discriminazioni razziali subite dai rifugiati non ucraini ⁄ Open Migration
Sara Scarano
Sara Scarano, classe 1996, è laureata con lode in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage all’Alma Mater Studiorum di Bologna, dove ha conseguito anche la Laurea Triennale in Sociologia. Femminista, ambientalista, con un forte interesse per la cooperazione e la politica internazionale, la questione migratoria, e in generale i Diritti Umani. Sogna una carriera negli organi internazionali o nelle ONG.
Sara Scarano, class 1996, graduated with honors in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage at the Alma Mater Studiorum of Bologna, where she also graduated in Sociology. Feminist, environmentalist, with a strong interest for international policy and cooperation, migration, and Human Rights in general. She dreams of a career in international bodies or NGOs.