La Conferenza Di Rio De Janeiro trent’anni dopo: cosa ne è rimasto?

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  Federico Quagliarini
  24 giugno 2022
  4 minuti, 17 secondi

Nel giugno del 1992 le Nazioni Unite convocarono una conferenza internazionale sull’ambiente e sullo sviluppo a Rio De Janeiro, conosciuta anche come Summit della Terra o Eco92. A questa conferenza parteciparono capi di stato e di governo e rappresentanti diplomatici di 172 paesi e oltre 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative.
Fu inoltre memorabile il discorso pronunciato da Severn Cellis-Suzuki, una ragazza canadese di soli 12 anni che pose la questione della sostenibilità nell’ottica di un’eredità che le attuali generazioni lasciano a quelle future.
La Conferenza portò all’adozione di un trattato internazionale; ma, esattamente trent’anni dopo, cosa ci ha lasciato quella conferenza?

IL RAPPORTO BRUNDTLAND

La decisione di indire una conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo da parte dell’ONU non era stata presa casualmente. Il 1992 si può definire come l’anno della presa di coscienza della questione della sostenibilità da parte della comunità internazionale (in particolar modo per quanto riguarda la tematica ambientale). Tuttavia, questo si inserisce in un più ampio processo che nasce a seguito della conferenza di Stoccolma sul clima del 1972 e della crisi petrolifera dell’anno seguente.

Questi eventi portarono l’opinione pubblica a porre l’attenzione sempre di più sulle tematiche della sostenibilità. Tuttavia, inizialmente, ci si concentrò solo ed esclusivamente sulle questioni ambientali. La svolta avvenne nel 1987 quando la World Commission on Environmental and Development delle Nazioni Unite adottò il rapporto Our Common Future, detto anche rapporto Brundtland, poiché la sua relatrice era il primo ministro norvegese Gro Harlmen Brundtland.
Questo rapporto fu fin da subito innovativo poiché non si limitava alle sole tematiche ambientali, ma estendeva il concetto di sostenibilità anche alle questioni sociali ed economiche. Inoltre, il rapporto introduceva per la prima volta una definizione di sviluppo sostenibile come quella forma di sviluppo che, secondo la formula originale in inglese, "meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs".

Il rapporto Brundtland ha sicuramente avuto un’importanza enorme; il termine sostenibilità, in questa accezione, è entrato nell'agenda della Comunità Internazionale e l’opinione pubblica ha cominciato a interessarsene sempre di più.

LA CONFERENZA DEL 1992

Sebbene vi fosse stata una grossa presa di coscienza sulle tematiche della sostenibilità, vi era anche la necessità di vincolare gli stati con un atto normativo, in modo da poter raggiungere gli obbiettivi prefissati. Proprio per questo le Nazioni Unite convocarono la Conferenza (la quale però si concentrò solo sulle tematiche ambientali) ed ebbe come conseguenza la firma di un trattato internazionale che entrò successivamente in vigore il 21 marzo del 1994. All’interno del trattato adottato a seguito della conferenza erano presenti 5 documenti:

  • La Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici (UNFCCC)
  • La Convenzione sulla diversità biologica
  • L’Agenda 21
  • La dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo
  • I principi sulle Foreste

Tra questi documenti, sicuramente il più importante risulta essere La Convenzione quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. Al di là degli ambiziosi obbiettivi che la Convenzione contempla, è da ricordare come i partecipanti alla Convenzione abbiano portato avanti la lotta al cambiamento climatico attraverso l’adozione di un ulteriore trattato internazionale: il protocollo di Kyoto del 1997, entrato in vigore nel 2005 e il cui obbiettivo principale risulta quello di ridurre le emissioni di gas naturali.
Inoltre, sempre gli aderenti alla Convenzione organizzano le annuali Conferenze sul clima, di cui l’ultima si è tenuta a Glasgow lo scorso novembre e ha visto la partecipazione della nota attivista Greta Thunberg.

L’EREDITÀ

L’importante eredità della Conferenza è lampante anzitutto dal punto di vista normativo: i governi delle Nazioni hanno deciso di adottare atti internazionali vincolanti e di conseguenza di impegnarsi nello sviluppo sostenibile, in particolar modo per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. Da quest’ultima, infatti, dipendono anche ulteriori problematiche soprattutto in fatto di disuguaglianze sia economiche che sociali (tematiche a cui faceva riferimento proprio il rapporto Brundtland).

Un’ulteriore eredità è sicuramente rappresentata dalla presa di coscienza da parte dei governi della sostenibilità come eredità da lasciare alle future generazioni; un esempio si può rinvenire nella recente riforma costituzionale italiana. L’art. 9 è stato modificato come segue: "[La Repubblica] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni".

Sebbene questa riforma rientri in un contesto più grande, all’interno del quale sia gli Stati che le persone sono sempre più attente alle tematiche della sostenibilità, non vi è alcun dubbio che la Conferenza di Rio abbia avuto un ruolo centrale e di forte impulso per la sua adozione.

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L'Autore

Federico Quagliarini

Classe 1994, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Milano, Federico Quagliarini è al contempo vice-direttore di Mondo Internazionale POST nonché caporedattore per l'area Società.

Da sempre appassionato di politica e relazioni internazionali, in Mondo Internazionale si occupa principalmente di questioni legali soprattutto inerenti al diritto internazionale.

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