Jarawa e Sentinelesi: due delle popolazioni più vulnerabili al mondo

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  Redazione
  03 maggio 2021
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Il campo in cui opera la lotta per i diritti umani è molto esteso e si ramifica in vari movimenti e associazioni internazionali che hanno come scopo principale quello di aiutare e difendere tutte quelle persone che, per diversi motivi, non possono farlo da sole. Esiste in questo variegato universo dei diritti umani un movimento che si chiama Survival International, il quale ha come missione quella di difendere i popoli indigeni e i loro diritti fondamentali da qualsiasi ingiustizia o persecuzione.

Nel seguente lavoro si pone l’attenzione in particolare su due di queste popolazioni indigene: la popolazione degli Jarawa e quella dei Sentinelesi. Entrambe vivono nell’arcipelago delle Isole Andamane le quali, situate nella parte meridionale del Golfo del Bengala, sono politicamente appartenenti all’India.

In particolare, la popolazione degli Jarawa vive all’interno della foresta delle Isole Andamane del centro e del sud. Riguardo questa tribù, si sa che è composta da circa cinquecento individui, i quali vivono per lo più in piccoli gruppi nomadi di circa quaranta persone; le loro case si chiamano chaddha. Conoscono, inoltre, estremamente bene il loro territorio: sanno distinguere ben centocinquanta piante e oltre trecento specie di animali. I Jarawa non utilizzano nessun tipo di tecnologia e si procurano il cibo cacciando, per lo più maiali, e pescando; sono anche abili nella coltivazione di miele, tuberi e varie radici. L’isola ha quindi sempre fornito loro grandi quantità di risorse, facendo prosperare questa affascinante popolazione.

La terra paradisiaca degli Jarawa è rimasta incontaminata da intrusi e interazioni col resto del mondo fino al 1998, anno in cui si sono avvicinati alle cittadine limitrofe. Sempre in questi anni è stata creata illegalmente una superstrada, la Andaman Trunk Road, a seguito dell’interesse dei turisti verso i Jarawa. È così che negli ultimi tempi è nata una pratica aberrante, condannata da tutte le associazioni umanitarie del mondo: i safari umani. Diverse compagnie turistiche offrono alle persone, passando per questa superstrada, un vero e proprio safari per vedere i membri della tribù. Nonostante le varie promesse dei governi e gli innumerevoli divieti, tra cui quello del 2002 con cui la Corte Suprema indiana aveva chiuso la super superstrada, i safari umani hanno luogo ancora adesso clandestinamente, dal momento che i siti Internet delle compagnie turistiche colpevoli hanno chiuso; nemmeno il rischio di reclusione ha fermato queste persone, che potrebbero passare anche sette anni in carcere se colti in flagrante.

Il Survival International ha condotto una campagna per fermare i safari umani, spiegando come questi contatti ravvicinati con i Jarawa siano estremamente pericolosi per la tribù; da un lato perché la superstrada permette a numerosi estranei (tra cui bracconieri, i quali rubano la loro selvaggina, e altri criminali che invece abusano delle donne) di entrare nella riserva dove abitano. Dall’altro lato le interazioni sono seriamente dannose per la salute di queste persone, le quali, da sempre isolate, hanno sviluppato delle bassissime o talora inesistenti difese immunitarie; in questo senso quindi dei contatti potrebbero risultare fatali, come tra il 1999 e il 2006 quando, a seguito di interazioni con l’esterno, si è sviluppata un’epidemia di morbillo che ha causato molte vittime tra i Jarawa.

Il caso dei Sentinelesi è per molti versi simile a quello degli Jarawa, tranne per il fatto che questa tribù rifiuta categoricamente e violentemente ogni contatto con il mondo esterno e quindi le informazioni su di loro sono di molto inferiori se paragonate a quelle conosciute sulla popolazione precedente.

Sebbene i Sentinelesi vivano sull’Isola di North Sentinel da ormai 60.000 anni, è praticamente impossibile sapere esattamente quanti siano, ma gli studiosi hanno calcolato che possono essere all’incirca tra i 50 e i 400.

Ciò che si conosce su di loro deriva dalle osservazioni effettuate su delle barche ormeggiate a debita distanza dalla riva, dalle frecce e da qualche raro episodio in cui la tribù ha permesso a degli antropologi di avvicinarsi per regalargli delle noci di cocco. Cacciano e pescano come gli Jarawa, ma a differenza di questi ultimi loro sono anche in grado di costruirsi delle piccole imbarcazioni; inoltre, usano il metallo che approda sulle loro rive o raccolgono del materiale anche dai resti delle barche naufragate vicino all’isola.

Nel corso della storia ci sono stati numerosi tentativi, prima da parte degli inglesi come colonizzatori e poi da parte del governo indiano, di interazione con i Sentinelesi. Tranne qualche raro caso, questi incontri sono sempre finiti in tragedia: da una parte portando malattie e paura alla tribù, e dall’altra mietendo vittime tra coloro che cercavano di avvicinarsi a quest’ultima. Nonostante il governo indiano abbia deciso, dopo una campagna condotta da Survival International, di non cercare più di contattare i Sentinelesi, sono ancora molte le persone (soprattutto bracconieri e pescatori) che si avvicinano alla loro riva illegalmente, pur rischiando la morte. Il caso più recente in questo senso risale al 2018: un giovane missionario cristiano di ventisette anni, John Allen Chau, intenzionato a convertire la tribù, si è fatto portare da un’imbarcazione clandestina di pescatori vicino all’isola, ma mentre si stava avvicinando alla riva è stato ucciso dai Sentinelesi con frecce e lance.

Per entrambe queste popolazioni indigene il contatto con il mondo esterno è nocivo. Per non far subire loro la sorte di altre tribù simili, spazzate via da pandemie e malattie a seguito di interazioni con l'esterno, è necessario lasciare loro il diritto di restare isolate e di non assimilarsi obbligatoriamente al resto del mondo. Survival International ha affermato che queste popolazioni sono in grado di decidere da sole cosa è meglio per loro e se vogliono o meno cambiare stile di vita. Ciò che è importante è che Jawara e Sentinelesi siano sempre protetti da qualsiasi tipo di invasione, da soprusi e minacce alla loro identità e indipendenza.

a cura di Elisa Capitani 

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