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Il Programma Erasmus, dal 1987 ad oggi.

L’origine dell’idea di uno scambio tra studenti europei risale al 1969, merito dell’intuizione dell’italiana Sofia Corradi.

Successivamente, il progetto vero e proprio nacque grazie ad un'iniziativa dell'associazione studentesca EGEE, oggi chiamata AEGEE (Association des Etats Généraux des Etudiants de l'Europe). Questa fu fondata da Franck Biancheri, poi divenuto presidente del movimento trans-europeo Newropeans, il quale nel 1986-1987 convinse il presidente francese François Mitterrand ad appoggiare la nascita dell’Erasmus. Questa collaborazione attiva fra l'AEGEE e la Commissione europea permise l'approvazione del Programma Erasmus nel 1987, che divenne parte integrante dei programmi Socrates 1994-1999, Socrates II 2000-2006 e infine Lifelong Learning Programme 2007-2013, per poi sfociare nel 2014 nell’attuale Erasmus+.

Il nome di tale programma ha spiegazioni ben più profonde dell’acronimo di “European Region Action Scheme for the Mobility of University Students", dicitura che indubbiamente ne sottolinea il carattere istruttivo ed europeista; è un nome che però rappresenta un omaggio a Erasmo da Rottermdam. Questo personaggio appartiene alla fine del XV secolo, fu un umanista e teologo olandese che visse e viaggiò in tutto il territorio che attualmente chiamiamo europeo. Egli nutriva il sogno di un’umanità unita da radici culturali comuni. L’Unione Europea scelse tale figura come simbolo di una comunione intellettuale che trascende i confini nazionali.

Nel giugno 1987, 3244 studenti universitari provenienti da 11 stati differenti partirono alla volta di quello che fu il preludio dell’odierno programma Erasmus.

Un programma che, nel corso della sua storia e in considerazione dei mutamenti geopolitici verificatisi nel tempo, ha allargato i suoi confini fino ad includere anche Paesi extracomunitari.

Inizialmente furono protagonisti solo 11 Paesi, per poi allargarsi a 33 (ovvero 28 membri UE e 5 Extra-UE). Ciononostante, considerando anche gli Stati ammessi a sviluppare solo alcune parti del programma, ve ne sono implicati nella totalità quasi un centinaio.

Il prodotto dell’Erasmus non è altro che un sentimento di appartenenza ad un qualcosa che è di più della nostra nazione; è un programma che incoraggia ad andare oltre i confini, che devolve una visione più nitida della realtà. Ed è su tali considerazioni che l’Unione Europea è motivata a scommettere ogni anno di più. I fondi del bilancio UE destinati a finanziare il programma Erasmus 2014-2020 sono stati 14.774 miliardi di euro; tuttavia, il 28 marzo 2019 il Parlamento Europeo ha approvato il nuovo programma Erasmus 2021-2027 e la proposta dei deputati è stata quella di triplicare i finanziamenti.

Già a maggio dell’anno scorso, la Commissione aveva avanzato la proposta di aumentare il budget del programma a 30 miliardi di euro, di cui: 25.9 per l’Istruzione e la formazione, 3.1 per i giovani e 550 milioni di euro per lo Sport. L’incremento dei finanziamenti per il periodo 2021-2027 si tradurrebbe in maggiori opportunità di mobilità per più persone, dagli alunni a docenti. Inoltre, la Commissione intende rendere Erasmus 2021-2027 ancora più efficace nel sostenere gli obiettivi politici primari, tra i quali la costruzione entro il 2025 di uno “Spazio europeo dell’Istruzione” che permetterà di conferire più potere ai giovani e promuovere un’identità europea attraverso le politiche della gioventù, dell’istruzione e della cultura.

L’obiettivo della creazione di uno spazio europeo dell'istruzione è di raggiungere una realtà in cui trascorrere un periodo di studio all’estero non sarà una cosa eccezionale, ma diverrà la norma. A quel punto, il conoscere due lingue oltre alla propria lingua madre non sarà più una skill, un plus, ma la normalità. Solo così si realizzerà un’Unione Europea in cui le persone avranno una maggiore consapevolezza della loro identità europea, del patrimonio culturale europeo e, soprattutto, della sua diversità.


A cura di Giada Pagnoni


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