Il nuovo corso dell'Arabia Saudita

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  Michele Magistretti
  29 agosto 2021
  3 minuti, 24 secondi

Dopo un decennio di politica estera assertiva e spregiudicata, Riad riscopre la via del dialogo e rimodula il proprio comportamento nell’arena internazionale, anche a causa di un contesto mutato e per riequilibrare i propri sforzi e obbiettivi. Complice l’arrivo alla Casa Bianca di un nuovo inquilino, l’Arabia Saudita guidata dall’esuberante principe ereditario Mohammad Bin Salman (MBS), ha intrapreso un nuovo percorso. Negli ultimi mesi, dunque, la monarchia araba ha ricalibrato la propria azione di politica internazionale.

Vediamo quindi come si sta concretizzando il nuovo modus operandi della potenza saudita e quali sono le probabili incognite che deve affrontare nel suo nuovo cammino.

I rapporti con gli altri attori regionali ed internazionali

Lungo il corso dell’ultima decade, nelle varie guerre per procura che hanno sconvolto il Medio Oriente, i Saud hanno trovato un alleato nella federazione emiratina. Nel tentativo di aumentare il proprio status e la propria influenza a livello regionale, Riad si è scontrata con le mire equivalenti di Ankara e Doha da un alto e di Teheran dall’altro. Non sempre però la monarchia saudita è riuscita ad ottenere i risultati sperati. Lo scoppio della pandemia globale ha ulteriormente messo in difficoltà la strategia di politica estera aggressiva del colosso del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Inoltre, anche il progressivo disinteresse mostrato dagli USA per le vicende mediorientali ha messo in allarme i policy maker sauditi. In particolare, dopo i numerosi attacchi alle infrastrutture sul proprio territorio e la mancata reazione vigorosa dell’alleato statunitense, Riad si è convinta di non poter più fare cieco affidamento sull’antico alleato. Per queste ragioni da inizio 2021, con il vertice di al-Ula, ha sotterrato l’ascia di guerra con il Qatar, sancendo l’inizio di un percorso di riavvicinamento dopo lunghi anni di serrata contrapposizione. Riad è particolarmente interessata agli sviluppi in corso in Afghanistan e proverà, tramite il piccolo emirato, ad avere voce in causa nelle dinamiche politiche del paese centro-asiatico. I sauditi vedono nei talebani una possibile pedina anti-iraniana.

Vi sono comunque stati dei timidi segnali di distensione anche con il grande rivale storico, la repubblica islamica iraniana. Mohammad Bin Salman in un’intervista di aprile ha mostrato un atteggiamento più conciliante con il rivale persiano. Inoltre, connesso al rilancio del dialogo con l’Iran vi è il rafforzamento dei rapporti con il vicino Oman, uno dei principali mediatori della regione. Il Sultano Haitham bin Tariq al-Said ha compiuto il suo primo viaggio estero proprio in Arabia Saudita lo scorso luglio, per approfondire i legami bilaterali tra i due paesi. Ovviamente, con l’Iran permangono la frattura ideologica, tra monarchia assoluta sunnita e teocrazia repubblicana sciita, e numerose divergenze in varie dossier regionali.

Constata l’impossibilità di vittoria, Riad ha iniziato a modificare la propria postura nei confronti del regime siriano e degli Houthi in Yemen. Il gigante saudita segue le orme dell’alleato emiratino, che ha riallacciato i rapporti con Assad e ha ritirato il proprio contingente militare dal paese meridionale della penisola arabica. Questa strategia è volta ad alleggerire la pressione sul proprio fronte meridionale, anche se gli Houthi per ora hanno rifiutato l’offerta di cessate il fuoco. Parallelamente, l’eventuale riconoscimento del regime siriano sarà subordinato al raggiungimento di un obbiettivo ben preciso, il ritiro degli iraniani dal suolo del paese arabo.

Il rapporto con le grandi potenze è invece improntato sul tentativo di rimanere equidistanti nella competizione tra queste, cercando di massimizzare il profitto nel rapporto con ognuna. Pur rimanendo alleato degli USA, Riad ha ormai come primo partner commerciale la Cina, di cui è anche il principale fornitore di greggio. Anche i rapporti con la Russia sono ormai stabili e mutuamente proficui, in particolare nell’ambito dell’OPEC+ per la determinazione del prezzo del petrolio. L’aumento delle tensione tra Cina e USA potrebbe però minare la strategia saudita, che potrebbe subire le pressioni di Washington per contenere le mire egemoniche di Pechino.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.mei.edu/publicatio...

https://www.mei.edu/publicatio...

https://formiche.net/2021/08/c...

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Michele Magistretti

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