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Il mercato del carbonio: come funziona il bilanciamento di emissioni

Come deciso dagli accordi di Parigi nel 2015, l’Unione Europea punta a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ciò significa che, nel corso dei prossimi trent’anni, dobbiamo impegnarci per fare in modo che le emissioni di anidride carbonica nell’aria non solo siano ridotte, ma completamente compensate tra diversi settori in modo da avere come somma netta emissioni zero.

La locomotiva industriale ha bisogno di poter produrre anidride carbonica, altrimenti non funzionerebbe; quindi, l’obiettivo non è quello di imporre emissioni zero a tutti, ma di sfruttare le necessità e le virtù delle varie industrie: se un’attività produce più gas serra, un’altra utilizzerà invece energia pulita, con il risultato che a parità di energia prodotta, la quantità di anidride carbonica rilasciata viene ridotta a zero. In alternativa, il produttore di gas serra può compensare le sue emissioni finanziando progetti verdi. In altre parole, un’attività produce “emissioni positive”, cioè rilascia gas serra nell’aria; l’altra attività invece produce “emissioni negative”, bilanciando il livello totale di emissioni. Naturalmente, è allo stesso tempo necessario impegnarsi a ridurre l’anidride carbonica prodotta, così che ci sia meno bisogno di rimuoverla.

Esistono diverse tecniche di rimozione del biossido di carbonio (Carbon Dioxide Removal o CDR): da quelle naturali, come riforestazione, agricoltura sostenibile, gestione del suolo in modo da trattenere l’anidride carbonica che vi è naturalmente contenuta, prevenendo il suo rilasciamento; a quelle tecnologiche, come il deposito di gas serra nel sottosuolo, tecniche di utilizzo di bioenergie e della biomassa, nuove tecniche di allevamento ittico e ripopolamento degli oceani con alghe che ne controllano l’ecosistema e contribuiscono ad abbassare il livello di anidride carbonica nell’aria.

L’equilibrio tra emissioni e rimozioni è controllato grazie a un meccanismo economico semplicemente chiamato mercato del carbonio, operato attraverso schemi comuni a diversi Paesi o regioni.

Nell’Unione Europea è stato stabilito, nel 2005, un sistema di Cap and Trade, in cui vengono venduti a livello di Unione un numero finito (cap) di “buoni emissione” che vengono distribuiti tra le industrie e che possono essere usati per emettere gas serra. Tramite i buoni, le emissioni possono essere quantificate. I buoni possono anche essere comprati da industria a industria (trade), in una sorta di mercato interno. Questo è il primo passo verso la decarbonizzazione, in quanto il numero di buoni viene progressivamente ridotto per incentivare l’uso di energie alternative da parte delle industrie, e le entrate provenienti dalle vendite di buoni vengono investite in progetti legati alla sostenibilità energetica e ambientale. Questo sistema pubblico è più facilmente praticabile per le industrie più grandi che dispongono delle conoscenze e degli strumenti per adattarsi velocemente, nonché dei network necessari per funzionare nel mercato interno.

Il secondo passo, meno sviluppato, è quello del mercato del carbonio volontario. Tale sistema non viene imposto dalle istituzioni, ma deriva dalla responsabilità delle singole aziende e industrie, e anche i prezzi delle emissioni sono stabiliti in base a degli indici determinati dal mercato. Naturalmente, anche in questo mercato i “buoni emissione” devono essere forniti da qualcuno, generalmente organizzazioni non governative. Uno degli emittenti più importanti è Gold Standard, un progetto nato dal lavoro comune di diverse ONG, tra cui WWF. Gold Standard rilascia tali “buoni”, ma in più valuta e certifica ufficialmente il valore sociale e ambientale di azioni concrete finanziate dall’acquisto dei buoni. Ogni azione è legata a uno o più Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Essendo un progetto guidato da ONG, si adatta anche ai bisogni degli operatori più piccoli e con meno finanze da investire nel loro sviluppo sostenibile.

Il mercato del carbonio è un sistema complesso e apparentemente burocratico per stimolare le industrie a innovarsi verso la decarbonizzazione e l’uso di energia sostenibile. Grazie al suo approccio basato su domanda e offerta, anche se generalmente controllato da istituzioni o enti privati, è un metodo efficace per quantificare il volume di emissioni e ridurle progressivamente, ma sempre con un occhio verso i bisogni delle industrie - grandi e piccole.

Fonti consultate per il presente articolo:


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  • L'Autore

    Nadia Dalla Gasperina

    Nadia Dalla Gasperina è studentessa di scienze politiche all’Università di Bologna, dove si occupa di Balcani. Il suo interesse per la diplomazia, le relazioni internazionali, e l’azione civile l’hanno portata a collaborare con diverse associazioni e organizzazioni in Italia e all’estero. Scrive ora nella sezione Ambiente e Sviluppo di MI Post.

Categorie

Temi Ambiente e Sviluppo


Tag

mercato del carbonio decarbonizzazione sviluppo sostenibile SDGs innovazione industria neutralità climatica Zero emissioni emissioni gas serra

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