Le proteste globali per il clima non si fermano mai, ma non sempre attivisti ed attiviste ricevono la considerazione che meritano. Succede in questi giorni in Australia, specificatamente nello stato del Nuovo Galles del Sud (New South Wales), dove le autorità stanno portando avanti una sproporzionata campagna punitiva contro i manifestanti per il clima, in violazione dei loro diritti fondamentali di protesta pacifica.
Nell’ultima settimana di giugno, la città di Sydney è stata il centro di azione del “Blockade Australia”, uno dei numerosi gruppi di attivisti che hanno attirato l’attenzione per aver fermato il traffico e bloccato le attività commerciali nel Nuovo Galles del Sud. La marea di manifestanti ha interrotto le strade e gli attivisti si sono sospesi dai ponti e sono saliti in cima a gru e treni merci per protestare contro l’inazione statale per fronteggiare il cambiamento climatico.
A fronte del susseguirsi di proteste, il governo nel marzo 2022 aveva istituito una nuova unità di polizia nota come Strike Force Guard. L’unità è progettata specificatamente per “prevenire, indagare e interrompere le proteste non autorizzate in tutto lo stato”. Successivamente, il primo aprile, il Parlamento statale ha introdotto nuove leggi e sanzioni mirate a colpire le proteste che hanno bloccato strade e porti. Con il nuovo Roads and Crimes Legislation Amendment Bill 2022, i manifestanti possono ora essere multati fino a AU $22.000 ed essere incarcerati per un massimo di due anni per aver protestato senza permesso su strade pubbliche, linee ferroviarie, tunnel, ponti e zone industriali. Alcuni stati si sono subito mossi per seguire l’esempio del Nuovo Galles del Sud: in Tasmania è in corso la discussione su una legislazione che imporrebbe pene più severe, tra cui il carcere, per i manifestanti che disturbano le imprese, mentre nello stato di Victoria una proposta presentata al Parlamento consentirebbe ai manifestanti che tentano di impedire il disboscamento in alcune foreste di essere condannati fino a un anno di carcere.
Alcuni politici hanno sostenuto che le leggi anti-protesta agiscono come “deterrente” alle proteste dirompenti, ma i critici si sono spinti ad affermare che i poteri del governo sono usati come scudo per proteggere gli interessi delle multinazionali. Gli attivisti per i diritti umani e i gruppi legali si sono chiesti frequentemente se la legge imponga una punizione eccessivamente dura per le proteste non violente e se essa venga utilizzata principalmente contro gli attivisti per il clima.
Secondo Greg Barns, avvocato penalista e per i diritti umani e portavoce della giustizia penale per la più grande associazione di avvocati della nazione, le leggi di protesta dovrebbero riflettere un equilibrio tra libertà di parola e dissenso politico, e garantire che le manifestazioni non siano violente o scomode. È ciò che afferma anche il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, nel suo commento generale sul diritto di riunione pacifica, in cui si legge che “quando sanzioni penali o amministrative sono imposte agli organizzatori o ai partecipanti a un’assemblea pacifica per la loro condotta illecita, tali sanzioni devono essere proporzionate, di natura non discriminatoria e non devono essere basate su reati ambigui o troppo ampi, o sopprimere comportamenti protetti dal diritto internazionale.”
Mark Davis, rappresentante legale di diversi membri del gruppo Blockade Australia, ha invece riportato come alcuni di loro sono stati fermati dalla polizia per alcol-test casuali e per la perquisizione delle loro automobili. Inoltre – ha detto – a molti degli arrestati sono state imposte condizioni di cauzione onerose, come l’esclusione dalla guida o l’obbligo di dare alla polizia accesso ai loro laptop, se richiesto. “I manifestanti per il clima sono sempre più e sproporzionatamente sottoposti ad azioni legali vendicative da parte delle autorità australiane che stanno limitando i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione”, ha dichiarato Sophie McNeill, ricercatrice australiana di Human Rights Watch, aggiungendo che “i magistrati del Nuovo Galles del Sud hanno imposto dure sanzioni e condizioni di cauzione ai manifestanti per il clima che violano i loro diritti fondamentali”.
Tutto ciò accade proprio mentre l’Australia si ritrova a combattere per l’ennesima volta gli effetti del cambiamento climatico. Le comunità del Nuovo Galles del Sud devono ancora una volta fuggire dal quarto grande evento di inondazione registrato nello stato in soli 18 mesi. Più di mezzo metro di pioggia ha sommerso parti dell’area orientale in sole 48 ore, con fuoriuscite da numerose dighe che hanno causato rischi di alluvione in tutta la regione. Nella parte occidentale di Sydney, la diga di Warragamba – il più grande bacino urbano dell'Australia – ha iniziato a traboccare durante la notte di sabato 2 luglio.
L’Australia ha perso un decennio critico di preparazione sotto un governo federale che ha ripetutamente omesso di ascoltare i consigli di scienziati ed esperti per fronteggiare i rischi del cambiamento climatico, ritrovandosi ora completamente impreparata. Ad oggi in Australia la stagione degli incendi dura circa 130 giorni – un mese in più rispetto al 1970 – ma sono previste dilatazioni temporali con ogni frazione di un grado di riscaldamento globale.
Con l’elezione del nuovo governo laburista federale a maggio, l’Australia sta finalmente tentando di tracciare un nuovo corso in risposta alla crisi climatica, e nei recenti viaggi all’estero per incontrare i leader mondiali, il primo ministro Anthony Albanese si è sforzato di sottolineare che il paese prenderà finalmente sul serio il cambiamento climatico. L’Australia ha ora ufficialmente firmato per ridurre – entro il 2030 – le sue emissioni del 43% rispetto ai livelli del 2005, ma, dopo decenni di inazione da parte dei governi precedenti, una dichiarazione d’intenti non è più sufficiente.
Fonti consultate per il presente articolo:
Australia: Climate Protesters’ Rights Violated | Human Rights Watch (hrw.org)
A week of Blockade Australia climate protests in Sydney tests tough new laws | Sydney | The Guardian
Climate Protesters in Australia Face Harsh New Penalties - The New York Times (nytimes.com)
Fonte immagine: Climate Action Pictures | Download Free Images on Unsplash
Sara Scarano
Sara Scarano, classe 1996, è laureata con lode in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage all’Alma Mater Studiorum di Bologna, dove ha conseguito anche la Laurea Triennale in Sociologia. Femminista, ambientalista, con un forte interesse per la cooperazione e la politica internazionale, la questione migratoria, e in generale i Diritti Umani. Sogna una carriera negli organi internazionali o nelle ONG.
Sara Scarano, class 1996, graduated with honors in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage at the Alma Mater Studiorum of Bologna, where she also graduated in Sociology. Feminist, environmentalist, with a strong interest for international policy and cooperation, migration, and Human Rights in general. She dreams of a career in international bodies or NGOs.