Il Free Iran World Summit

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  Redazione
  13 luglio 2021
  4 minuti, 15 secondi

A cura di Emanuele Volpini

Dal 10 al 12 luglio si è tenuto il Free Iran World Summit, un evento internazionale che ha visto riunite telematicamente - ma anche in presenza - decine di migliaia di persone da tutto il mondo. Tramite collegamento via Zoom si è avuta la possibilità di collegarsi con 50 mila località in 105 paesi. La portata dell’evento quest’anno ha raggiunto i massimi storici: hanno partecipato attivisti, politici, ex cariche di Stato, membri del Consiglio Nazionale di Resistenza dell’Iran che hanno trasmesso sia da paesi terzi che dallo stesso territorio iraniano (evento mai capitato nelle precedenti edizioni del Summit).

Quando nasce il Free Iran World Summit

Il 17 giugno del 2003, le autorità francesi irruppero nella sede centrale della Resistenza a Parigi arrestando decine di membri dell’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano, compresa la presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, la Sig.ra Maryam Rajavi. Dopo la rivoluzione del 1979, che portò alla caduta dello Scià Muhammad Reza Pahlavi, e l’instaurazione della Repubblica Islamica, la deriva autoritaria del governo costrinse i gruppi che si erano opposti alla dittatura monarchica a continuare la lotta per libertà e democrazia. Nel 1981, la leadership dell'Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano comprese la necessità di inviare uno dei membri del comitato centrale dell’Organizzazione all’estero: fu così che Massoud Rajavi si recò a Parigi e fondò il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, di cui la Signora Rajavi venne eletta presidente. Quando la Total, compagnia petrolifera francese, prese accordi con il governo di Teheran, all’allora presidente francese Chirac fu chiesto, da parte delle autorità iraniane, di inserire il CNRI e i suoi membri nella lista ufficiale delle organizzazioni terroristiche. Dopo l’arresto, per tre settimane Rajavi e altre persone vennero mantenute sotto custodia, per poi essere rilasciate in seguito alle proteste e allo sciopero della fame degli esuli iraniani in tutto il mondo e alle proteste di diverse personalità politiche internazionali. In seguito all’inserimento nella lista delle organizzazioni terroristiche, la Resistenza decise di procedere per vie legali, dimostrando la propria innocenza in oltre 7 tribunali internazionali: l’Organizzazione venne così rimossa dalla lista.

Le date simbolo

Questi eventi entrarono di diritto nella storia del CNRI e della lotta al governo di Teheran. Tuttavia, altre due date sono estremamente importanti se si vuole comprendere il motivo di questa opposizione decennale. La prima è il 20 giugno 1981: in questa data - giorno dei martiri e dei prigionieri politici - viene ricordata la prima manifestazione repressa con l’uso della forza da parte del governo, che fece disperdere una folla di oltre 500mila persone per le vie di Teheran. Fu proprio da quegli avvenimenti che si mise in moto l’opposizione a Khomeini e al governo. La seconda data, invece, è il 1988. A partire dal mese di giugno, il governo attuò una repressione dell’opposizione politica su scala nazionale. Si stima, secondo i dati del CNRI, che oltre 30 mila siano state processate e giustiziate in poco più di 4 mesi.



Raisi, dal 1988 ad oggi

Tra i protagonisti di questa pagina di storia dell’Iran ritroviamo Ebrahim Raisi, neo eletto presidente della Repubblica Islamica. Durante il Summit più personalità politiche - e non solo - hanno espresso il proprio disappunto e preoccupazione per l’elezione di Raisi. Stephen Harper, ex primo ministro canadese, ha così commentato: "L'elezione di Ebrahim Raisi è un'ulteriore prova del disprezzo del regime per i diritti umani. [Ebrahim Raisi] è un criminale, colpevole di crimini contro l'umanità. È un simbolo vivente della follia di cercare di placare il regime (della Guida Suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei)". Duro anche Mike Pompeo, ex Segretario di Stato statunitense: “un leader che era stato scelto dal leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, per infliggere dolore, spaventare, continuare a saccheggiare e depredare per conto della teocrazia".

Chi ha partecipato

Al Summit di quest’anno hanno deciso di partecipare 1029 personalità politiche. Tra coloro che hanno deciso di intervenire durante il weekend spiccano nomi di primo piano della scena politica internazionale: l’ex Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, Mike Pompeo, l’ex Primo Ministro canadese Stephen Harper - che non hanno certo risparmiato parole dure verso Raisi - e Ivan Jansa, Primo Ministro sloveno che dal 1 luglio presiede per il secondo semestre il Consiglio dell’Unione Europea.

Numerosi anche i rappresentanti dei paesi arabi che hanno aderito al Summit: Ahmad Raftat, già Ministro degli Esteri libanese; Sid Ahmad Ghozali, già Primo Ministro algerino; Riyadh Yassin, ambasciatore dello Yemen in Francia; Azzam al-Ahmad, capogruppo di Al-Fatah nel parlamento palestinese. Queste sono solo alcune delle personalità del mondo arabo presenti al Summit, ma mostrano come i governi siano preoccupati per il futuro dell’Iran e dell’equilibrio nella regione medio-orientale.

Il Summit ha quindi mostrato come il governo iraniano sia arrivato a un punto di non ritorno. Nonostante ciò, però, la strada da fare è ancora lunga, e le proteste del popolo iraniano continuano incessanti.

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https://tnc.news/2021/07/11/harper-warns-global-community-about-new-iranian-regime/

https://www.foxnews.com/politics/pompeo-iranian-dissidents-fight-against-hardline-regime

https://www.reuters.com/world/middle-east/iranian-exiles-protest-demand-prosecution-president-elect-2021-07-10/

https://english.ahram.org.eg/News/416916.aspx

Intervista a Samirà Ardalani

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Asia Centrale

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Iran