Il diritto di vivere in un ambiente salubre: un primo riconoscimento dell'ONU

  Articoli (Articles)
  Alessandro Micalef
  13 ottobre 2021
  3 minuti, 21 secondi

In una delle riunioni dello Human Rights Council delle Nazioni Unite, tenutasi l’8 ottobre 2021, il Consiglio ha adottato quattro risoluzioni. Tra queste, una in particolare sembra essere di particolare rilievo: è stato riconosciuto per la prima volta che il diritto ad “avere un ambiente pulito, salubre e sostenibile” rientra tra i diritti umani. La risoluzione in questione è la 48/13 (il testo in lingua inglese viene riportato tramite link in fondo all’articolo), che manifesta l’attenzione del Consiglio alle tematiche relative all’ambiente e all’inquinamento.

Nei consideranda della risoluzione viene posto l’accento proprio sull’importanza dello sviluppo sostenibile anche in relazione ai diritti umani: “[…] lo sviluppo sostenibile, nelle sue tre dimensioni (sociale, economica e ambientale) e la protezione dell’ambiente, […] contribuiscono e promuovono il benessere dell’uomo oltreché il godimento dei diritti umani […] per le attuali generazioni e le successive […]”. Dopodiché, il Consiglio riassume tutti i fenomeni che interferiscono col rispetto di tale diritto: “[…] al contrario, l’impatto del cambiamento climatico, la gestione insostenibile e l’uso delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, la gestione malsana di componenti chimici e scarti, la conseguente perdita di biodiversità e il declino dei servizi forniti dagli ecosistemi, interferiscono con il godimento di un ambiente sicuro, pulito, salubre e sostenibile […]”. È risaputo che i danni causati all’ambiente, conseguenti alle attività appena elencate, hanno poi ricadute dirette ed indirette sul godimento di tutti i diritti umani.

Valutati tutti gli sviluppi recenti - quali le catastrofi verificatesi in tutto il mondo nei mesi precedenti -, il Consiglio si è espresso con ancora più convinzione rispetto ad altre risoluzioni precedenti, in questo caso riconoscendo per la prima volta il diritto di vivere in un ambiente salubre: “[n. d. r. il Consiglio] Riconosce il diritto di vivere in un ambiente sicuro, pulito, salubre e sostenibile come diritto umano di rilievo per il godimento dei diritti umani”. Ciò ha come implicazione che il diritto ad un ambiente sano sia strettamente connesso ad altri diritti, in conformità con il diritto internazionale esistente. Incoraggiando gli Stati a prendere coscienza degli sforzi concreti che sarà necessario fare, coinvolgendo tutti gli attori disponibili, il Consiglio ha poi approvato un’ulteriore risoluzione (48/14) che dispone l’istituzione, con un mandato di tre anni, di un “Relatore speciale (Special rapporteur) sulla promozione e la protezione dei diritti umani nell’ambito del cambiamento climatico”. La stessa risoluzione delinea i compiti affidati al Relatore, che comprendono l’osservazione delle possibili ricadute sui diritti umani del cambiamento climatico e la formulazione di specifiche politiche ed interventi utili nel singolo contesto, oltreché la promozione di un’informazione che possa accrescere la consapevolezza dei rischi connessi al cambiamento climatico.

Anche l’Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) dell’ONU, Michelle Blanchet, si è espressa sottolineando l’importanza del passo compiuto dal Consiglio con la risoluzione 48/13: “È ora necessaria un’azione coraggiosa per assicurare che questa risoluzione sul diritto ad un ambiente salubre funga da trampolino di lancio per politiche economiche, sociali e ambientali trasformative, che proteggeranno le persone e la natura”. Inoltre, come messo in luce anche nei consideranda della risoluzione, è fondamentale per la Blanchet che la strada per la tutela dei diritti umani e dell’ambiente vadano di pari passo e non seguano percorsi paralleli: “È chiaro a tutti che nessuno dei due obiettivi può essere raggiunto senza l’altro, ed a tal fine deve essere assicurato un approccio allo sviluppo sostenibile basato sui diritti umani”.

La linea dello Human Rights Council e dell’Alto Commissario ha segnato un passo ulteriore nella direzione dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, resterà necessario comprendere quali cambiamenti concreti verranno adottati dai singoli Stati nel futuro più prossimo.

Condividi il post

L'Autore

Alessandro Micalef

Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Milano.

Ha una propensione per lo studio delle materie umanistiche sin dagli anni del liceo, soprattutto quelle storiche.

Durante i suoi studi universitari sviluppa un interesse per il Diritto Internazionale ed Europeo, più in particolare per i Diritti dell’Uomo in entrambi i contesti.

Oggetto della sua tesi di laurea è stato il caso che coinvolge Gambia e Myanmar davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, in cui il Myanmar viene accusato di genocidio ai danni della minoranza etnica Rohingya.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.


Law Graduate from Università degli Studi di Milano.

He has a propensity for humanistic subjects since high school, especially for historical ones.

During his academic studies, he develops an interest for International Law and European Law, in particular Human Rights in both contexts.

His final dissertation was related to the case concerning The Gambia and Myanmar in front of the International Court of Justice, where Myanmar is accused of genocide perpetrated against Rohingya ethnic minority.

Within Mondo Internazionale he is author in the context of International Organizations.

Tag

Nazioni Unite Ambiente Diritti umani Ecologia OHCHR HRC