Il declino dell’eccezionalità democratica dell’India

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  Redazione
  26 marzo 2021
  3 minuti, 50 secondi

A partire dalla vittoria delle elezioni del 2014, il governo del Primo Ministro Narendra Modi e del Partito Popolare Indiano ha portato in India un declino della democrazia e una progressiva restrizione delle libertà dei cittadini. Il rapporto di Freedom House del 2021 sembra confermare queste considerazioni, suggerendo come lo status dell’India nell’ultimo anno sia retroceduto da Paese "libero" a "parzialmente libero".

Freedom House è un’organizzazione non governativa, con sede negli Stati Uniti, che ogni anno conduce ricerche sulla diffusione della democrazia e sullo stato delle libertà nel mondo. Secondo il suo rapporto intitolato "Democracy under Siege", il 2020 è stato segnato da un cambiamento dell’equilibrio internazionale, che sembra tendere sempre più a favore di regimi autoritari. In particolare, dalle analisi condotte sull’India, emerge come il Paese negli ultimi anni sia stato caratterizzato da un deterioramento progressivo sia di diritti politici che di libertà civili, dovuto principalmente alla condotta governativa di Modi. La più grande democrazia al mondo viene ora denotata come "parzialmente libera" e, secondo Freedom House, "sembra aver abbandonato il suo potenziale per servire come leader democratico globale". La stretta autoritaria indiana è particolarmente rilevante in quanto, secondo il politologo Robert A. Dahl, l’India rappresentava la più grande eccezione contemporanea alle teorie sulla democrazia. Infatti, la particolarità dell’India risiedeva nel fatto che, secondo diversi studi, i regimi democratici tendono a sopravvivere in Paesi che presentano redditi elevati. Fino alla salita al potere del governo di Modi, il Paese ha sfidato questi studi, ma ora sembra stia perdendo la propria eccezionalità.

Secondo il rapporto di Freedom House, diversi elementi hanno portato il paese ad essere denominato "parzialmente libero".

Innanzitutto, il rapporto sottolinea come il governo del partito nazionalista hindu di Modi abbia presieduto "politiche discriminatorie e un aumento della violenza nei confronti della popolazione musulmana". Alcuni membri del Partito Popolare Indiano, infatti, sembrano aver attribuito la colpa della diffusione del Covid-19 alla popolazione musulmana e aver incoraggiato organizzazioni nazionaliste hindu nel promuovere posizioni anti-musulmane. Inoltre, a Dicembre 2019, il governo ha approvato il Citizenship Amendment Act (CAA), ponendo la religione come requisito per ottenere la cittadinanza. L’emendamento, definito "profondamente discriminatorio" dalle Nazioni Unite, faciliterebbe le richieste di asilo di tutti gli immigrati non musulmani provenienti dall’Afghanistan, dal Bangladesh e dal Pakistan. Inoltre, durante le proteste contro il CAA, decine di musulmani sono rimasti uccisi e feriti, e in diversi attacchi la polizia non è intervenuta.

Un altro aspetto particolarmente rilevante che emerge dal rapporto riguarda l’indipendenza delle istituzioni politiche e, in particolare, il sempre più stretto allineamento tra l’organo giudiziario e il partito di Modi. Infatti, il rapporto sottolinea come la Corte Suprema abbia mostrato tendenze di politicizzazione, emettendo sentenze favorevoli al Partito Popolare Indiano e trasferendo un giudice ad una posizione meno elevata in seguito ad una dichiarazione che sembrava compromettere gli interessi del governo.

Sotto il governo Modi, anche la libertà di stampa e l’indipendenza dei media sono state messe in discussione. Nel 2020, decine di giornalisti sono stati arrestati dopo aver diffuso articoli contenenti critiche sulla gestione della pandemia, e tanti sono stati sollecitati ad esprimere opinioni favorevoli al governo. Recentemente, oltre al controllo delle notizie, è stato affidato allo Stato il compito di revisionare i contenuti dei social media e di piattaforme come Netflix e Amazon Prime, portando ad un inasprimento della censura digitale.

Infine, Freedom House è stata molto critica anche nei confronti della gestione della pandemia di Coronavirus da parte del governo, che ha avuto un impatto particolarmente negativo sui lavoratori migranti del Paese. Infatti, a marzo 2020, il governo ha imposto senza preavviso un rigido lockdown, lasciando milioni di migranti senza mezzi di trasporto per tornare a casa, oltre che senza lavoro. Per questo motivo, uomini, donne e bambini hanno percorso centinaia di chilometri per tornare ai loro villaggi e molti sono morti per sfinimento o per incidenti lungo il percorso.

Tuttavia, oltre al dissolversi dell’eccezionalità democratica indiana, il fatto particolarmente allarmante è che, secondo il rapporto di Freedom House, l’India non è l’unico Paese ad essersi gradualmente mosso verso un declino democratico. Infatti, nell’ultimo anno è stato registrato il più alto numero di Stati denotati come "non liberi". Con il passaggio dell’India a "parzialmente libera", meno del 20% della popolazione mondiale vive in Paesi "liberi": si tratta della più bassa percentuale dal 1995.

Fonti consultate per il presente articolo:

https://freedomhouse.org/country/india/freedom-world/2021

https://www.bbc.com/news/world-asia-india-56249596

https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2021/democracy-under-siege

https://indianexpress.com/article/opinion/columns/elected-government-death-of-democracy-india-7200030/

https://www.hrw.org/report/2020/04/09/shoot-traitors/discrimination-against-muslims-under-indias-new-citizenship-policy

https://theprint.in/india/india-is-now-only-partly-free-freedom-in-the-world-report-downgrades-status/615481/

https://unsplash.com/it/foto/I...


a cura di Margherita Camurri 

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