Il 23 maggio non è solo il 23 maggio

Ogni giorno, la lotta alla criminalità organizzata

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  Redazione
  28 giugno 2019
  3 minuti, 10 secondi

Il 23 maggio è il giorno in cui l’Italia ha cambiato passo

Il 23 maggio è memoria, ma soprattutto presa di coscienza

Il 23 maggio è di tutti gli italiani, indipendentemente dal loro orientamento politico

Il 23 maggio è anche di tutto il mondo, prova esemplare di come l’impegno globale di contrasto alle organizzazioni criminali, di cui parlava Falcone, potesse essere realizzato e debba essere sempre incoraggiato coattivamente.

Il 23 maggio è la data che dal 1992 può solo contare anniversari, non altre ricorrenze

Il 23 maggio è l’emblema della lotta alla mafia

Il 23 maggio sono tutte le storie sconosciute: anch’esse meritano di essere raccontate. Sono tutte le sfide che, insieme a quelle di Capaci e Via d’Amelio, l’Italia ha combattuto.

Il 23 maggio è Falcone e Borsellino, ma anche Pio la Torre, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Peppino Impastato, Rocco Chinnici, Antonino Saetta, Leo Garofalo, Emanuele Basile e tutti gli altri uomini e donne che hanno lottato per la legalità.

Il 23 maggio è il Presidente della Repubblica, personificazione dell’unità del paese e indiretta vittima di mafia. È il grande urlo delegittimante di un potere che, troppo spesso, converge con la politica.

Il 23 maggio è l’Aula Bunker, simbolo senza età della rovente speranza e fiducia dei siciliani e dell’Italia intera

Il 23 maggio siamo noi, i ragazzi delle Università e della scuola italiana, che attracchiamo a Palermo e, muniti di cartelloni e voglia di imparare, accendiamo la memoria per via Notarbartolo.

Il 23 maggio è il minuto di silenzio, ma anche e soprattutto tutte le altre ore e giornate in cui non si tace, si parla, e forte anche, più volte.

Il 23 maggio sono 5 bocche taciute, ma altre 50 milioni fomentate

Il 23 maggio non è solo il 23 maggio, è la memoria proattiva che ogni giorno vede studenti accesi di curiosità interrogarsi, vede i commercianti che sul cartello fuori dal negozio scrivono “io non pago il pizzo”, vede gli imprenditori dire di no, vede la cittadinanza denunciare e non vede omertà, ma la mantenuta vividezza della consapevolezza.

Il 23 maggio è bisogno di rivincita, di riscatto, è un incoraggiamento a non arrendersi

Il 23 maggio è la lotta alla passività, all’indolenza, all’acquiescenza e all’impunità

Il 23 maggio è l’impegno dello Stato, partendo dalle Aule dei Tribunali e dalle indagini giudiziarie fino alle classi delle scuole.

Il 23 maggio è una battaglia culturale, è la mafia sconfitta attraverso la cultura della legalità

Il 23 maggio sono i giovani, ai quali è dovuto rispetto e insegnamento. Giovani che devono essere incoraggiati a ricordare e ad esprimersi, a rinforzare le proprie posizioni e cambiare idea. Sono i giovani che devono imparare dal passato e che possono costruire un futuro migliore.

Il 23 maggio sono i beni confiscati e la rivincita sociale che sta dietro ad essi

Il 23 maggio è l’intervento perpetuo a sostegno delle fragilità del paese, dove lo Stato risulta debole e la mafia è forte

Il 23 maggio è andare oltre le illusioni, i luoghi comuni, gli stereotipi per un inquadramento reale del problema

Il 23 maggio non è solo azione repressiva, ma una società intera che, in tutte le sue declinazioni, si mobilita praticamente e culturalmente per rinnegare la persuasività del potere ed abbatte il silenzio del quale le organizzazioni criminali si nutrono.

Il 23 maggio sono le idee che restano e continuano a camminare con le gambe di altri uomini

Il 23 maggio sono gli uomini che passano sì, ma che continuano ad insegnare, ogni giorno.

A cura di Giulia Geneletti

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