Globalizzazione: quali considerazioni da un punto di vista alimentare?

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  Redazione
  06 marzo 2019
  3 minuti, 31 secondi

Come già accennato dalla Dott.ssa Mascaretti in un precedente articolo, la globalizzazione è un fenomeno molto attuale, che comporta un’interazione tra culture differenti anche da un punto di vista alimentare e, inevitabilmente, una loro fusione. Ciò emerge non soltanto dalla moltitudine di ristoranti multietnici sorta negli ultimi anni nelle nostre città, ma anche, più in generale, dalle differenze sempre più marcate tra la nostra alimentazione quotidiana e la Dieta Mediterranea, alla quale l’Italia è da sempre associata. Tali differenze sono date dall’introduzione di cibi nuovi, ma anche dall’influenza di stili alimentari quali la Western Diet. Ma quali sono i pro e i contro di questa fusione di culture da un punto di vista nutrizionale?

Tra gli aspetti positivi, vi è indubbiamente l’introduzione nella nostra dieta di alimenti salutari quali alcuni pseudo-cereali come la quinoa, più proteica rispetto ai cereali, l’avocado, molto grasso ma costituito principalmente da lipidi “buoni” monoinsaturi, i semi di chia e di lino, oppure le spezie, particolarmente ricche di micronutrienti. La scoperta di nuovi cibi, di nuovi sapori, che magari non conoscevamo e che scopriamo esserci graditi, ci invoglia a variare maggiormente la nostra dieta, cosa che, se fatta con giudizio, non può che apportare beneficio: variare, infatti, è fondamentale per non condurre uno stile di vita monotono, che ci porterebbe a cercare gratificazione in cibi poco salutari. Inoltre, nell’ambito di una dieta bilanciata, l’introduzione di cibi con delle buone caratteristiche nutrizionali non può che contribuire a un miglioramento del nostro stato di salute. Infine, la fusione di culture alimentari differenti non solo sta comportando la diffusione di cibi fino a un pò di tempo fa poco conosciuti, ma di veri e propri stili alimentari, da cui molti, spesso, traggono ispirazione per migliorare le proprie abitudini a tavola. Basti pensare alla dieta di Okinawa, in Giappone, la cui popolazione è tra le più longeve al mondo, ricca di acidi grassi omega-3, carboidrati complessi, fibre e antiossidanti, derivanti dal largo consumo di pesce, verdura, alghe e riso, e povera, di contro, di zuccheri e grassi saturi.

Per quanto riguarda, invece, gli aspetti negativi della nutrizione multiculturale, così come essa ha favorito la diffusione di cibi e stili alimentari in grado di apportare beneficio alla nostra salute, allo stesso tempo, ha contribuito anche a diffondere abitudini alimentari meno salutari. Così, la nostra Dieta Mediterranea risulta sempre più influenzata dalla Western Diet, uno stile alimentare estremamente diffuso nei Paesi Occidentali, di cui già si è parlato in precedenza, caratterizzato da cibi ipercalorici ricchi di grassi saturi e zuccheri, largamente disponibili per via della mancanza di fibra, che regola l’assorbimento di tali nutrienti. Ciò impatta negativamente sul profilo lipidico, sulla glicemia e, in generale, sulla salute. Un altro aspetto da considerare è che, molto spesso, ci limitiamo ad introdurre cibi nuovi ed esotici nella nostra dieta per via delle loro proprietà benefiche senza modificare realmente il nostro stile di vita. Di conseguenza, l’impatto di tali cibi sulla nostra salute è pressoché nullo, poiché essi vengono assunti in un contesto di errata alimentazione. Altrettanto spesso si frequentano i ristoranti multietnici con la convinzione di apportare beneficio alla nostra salute, dimenticando che la maggior parte di essi non serve cibi esattamente corrispondenti a quelli della madrepatria, ma adattati al palato del Paese in cui si trovano e, di conseguenza, con proprietà nutrizionali diverse da quelle che ci aspetteremmo. Infine, non bisognerebbe dimenticare che ogni popolo, nel corso dei secoli, si è adattato alla propria dieta che, per ragioni genetiche, gli porta indubbiamente più beneficio rispetto a quanto ne porterebbe a un altro popolo. I giapponesi, per esempio, sono in grado di digerire l’alga Nori, utilizzata per la preparazione del sushi, poiché dotati dell’enzima apposito, di cui invece noi Occidentali siamo sprovvisti: infatti, non essendo l’alga Nori un alimento tipico della nostra area geografica, non è mai stato vantaggioso per noi, da un punto di vista evolutivo, sviluppare un enzima che non sarebbe mai stato utilizzato… ma l’evoluzione non ha tenuto conto della globalizzazione!

A cura di Francesca Locatelli

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Salute e Benessere

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