Framing The World, XLVI numero

Verso una nuova stagione delle relazioni internazionali

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  Redazione
  09 novembre 2020
  43 minuti, 6 secondi

Chi ha vinto le elezioni americane? È la domanda che ha fatto il giro del mondo nell'ultima settimana. In questo nuovo numero di Framing parleremo dell'attesa che ha coinvolto molti paesi, nonchè i mercati internazionali, ed infine della vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti. Ma le elezioni presidenziali hanno animato le ultime settimane anche in vari paesi dell'Africa, mentre il Kosovo rimane senza presidente e in Russia circola la sorprendente ipotesi di una fine precoce del mandato di Putin. Parleremo inoltre delle novità legislative in Italia, in Cile, in Corea del Nord e in Algeria, dei recenti attacchi terroristici e di molto altro!

Leggi di più nel 46° numero di Framing the World!


DIRITTI UMANI

5 novembre 2020, prima Giornata internazionale contro la violenza e il bullismo e il cyberbullismo in ambito scolastico. È stata istituita a novembre 2019 durante la 40esima sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO, con l’approvazione di tutti e 193 gli stati membri. Sarà celebrata ogni primo giovedì del mese di novembre, e il 2020 ha dato il via a questa pratica istituita al fine di rafforzare le partnership e le iniziative volte a prevenire ed eliminare la violenza e il bullismo a scuola, compreso il cyberbullismo, in linea con il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile n° 4 e 16. Per l’occasione il Ministero francese dell’Istruzione nazionale della Gioventù e dello Sport ha organizzato, in collaborazione con l’Unesco, una video conferenza a cui hanno partecipato i Ministri dell’Istruzione di vari Paesi, tra cui l’Italia, ed altri esperti in materia.

(Sara Squadrani)

Senegal, peggior naufragio del 2020. Il 29 ottobre l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha definito così l’episodio che ha coinvolto circa 200 migranti al largo del Senegal. Di questi, 59 sono stati soccorsi dalla Marina spagnola, da quella senegalese e da pescatori di passaggio. Mentre 20 corpi sono stati recuperati in mare e gli altri sono dispersi. La nave dal Senegal era diretta alle Canarie, ma poco dopo la partenza ha preso fuoco e si è capovolta a largo della città di Saint-Louis. Secondo l’OIM, il numero di migranti che intraprendono questa rotta è aumentato rispetto al 2019, così come è aumentato da 210 a 464 il numero delle vittime. Bakary Doumbia, capo della missione OIM in Senegal, ha chiesto “l'unità tra i governi, i partner e la comunità internazionale per smantellare le reti di traffico e contrabbando che sfruttano i giovani disperati".

(Sara Squadrani)

Proteste e violazioni di diritti in Bielorussia. Il 9 agosto 2020 si sono svolte le elezioni presidenziali e un recente rapporto di esperti – secondo quanto riferisce Human Rights Watch – ha comunicato che nei giorni precedenti e successivi alle elezioni si sono verificate massicce e sistemiche violazioni dei diritti umani. In particolare nel rapporto di 58 pagine, si documentano frodi elettorali, violazioni della libertà di espressione e di riunioni, eccessiva violenza della polizia e tortura sistematica. Le richieste contenute nel documento, redatto da un esperto indipendente ma sotto richiesta dell’OSCE, sono di annullare i risultati delle recenti elezioni che hanno visto la vittoria di Alexander Lukashenka e ripeterle rispettando gli standard internazionali. “Questo rapporto è estremamente importante e raccoglie un’ampia gamma di repressioni e crudeltà che le autorità bielorusse hanno scatenato contro i manifestanti per la democrazia pacifica e i loro sostenitori” ha detto Rachel Denber, vice direttore per l’Europa e l’Asia centrale di Human Rights Watch.

(Federico Brignacca)

Nagorno – Karabakh : l’Alto Commissario delle Nazioni Unite condanna i conflitti sul territorio. La zona del conflitto del Nagorno-Karabakh è sotto la lente dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet che ha più volte sottolineato l’allarme per i continui attacchi che si stanno verificando in aree popolate all’interno e intorno alla zona del conflitto. L’accusa è di violazione del diritto internazionale umanitario e crimini di guerra. “Da quando il conflitto si è riacceso a settembre […] ci sono stati ripetuti appelli, anche da parte mia, affinchè le parti prendessero tutte le misure possibili per evitare o ridurre al minimo la perdita di vite civili e danni alle infrastrutture civili” ha detto Michelle Bachelet come riporta Unric.org. Le parole dell’Alto Commissario hanno poi sottolineato come tutti gli attacchi che violano il principio di distinzione e di proporzionalità possono costituire crimini di guerra e ha richiamato le parti ad indagare in modo tempestivo su queste violazioni. “Tali attacchi devono cessare e coloro che sono responsabili della loro esecuzione, o che li ordinano, devono essere ritenuti responsabili” ha concluso nel suo intervento l’Alto Commissario.

(Federico Brignacca)

Egitto, ucciso un bambino dalle forze di sicurezza, è violenza contro chi protesta. La comunità sudanese in Egitto affronta quotidianamente episodi di violenza e discriminazione, degenerati il 6 ottobre 2020, nell’uccisione di Hasan, un bambino sudanese. Il fatto ha scatenato accese ma pacifiche proteste da parte della comunità sudanese di fronte alla sede dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Le forze di sicurezza hanno reagito disperdendo le proteste con violenza, picchiando i manifestanti pacifici, con insulti razzisti e gas lacrimogeni. Circa 70 persone sono state arrestate ed il pestaggio è continuato nelle carceri egiziane. Altri, dal 2 novembre, dopo l’ irruzione nelle loro case, sono stati costretti alla fuga o a nascondersi, sotto la minaccia di espulsione dal paese e di “non sfidare lo stato egiziano”.

(Chiara Scuderi)

Italia, approvato alla Camera il ddl “Zan”, che farà il Senato? Una grande vittoria per i diritti umani dopo l’approvazione alla Camera dei deputati, della proposta di legge Zan contro le discriminazioni e le violenze per i motivi di sesso, orientamento sessuale, genere, identità di genere e disabilità. Il testo modifica il contenuto degli artt. 604 bis e 604 ter del codice penale, rubricati come delitti contro l’uguaglianza, per aggiungere alle fattispecie già tutelate, anche quelle relative al “sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità”. Tali condotte diventano quindi reati. Il tutto viene rimesso nelle mani del Senato che dovrà votare, nella speranza di zero tolleranza per crimini d’odio e prassi discriminatorie in Italia.

(Chiara Scuderi)

Sara Squadrani, Chiara Scuderi, Federico Brignacca



ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Mercati, tra ripresa e COVID. A fine ottobre i mercati sono stati colpiti da forti ribassi, dovuti principalmente al riacutizzarsi del COVID-19 nel Midwest e in Europa. Il trend negativo è però stato velocemente ribaltato dai dati macroeconomici del trimestre e dalle sedute post-elezioni (vedi sotto). Il PIL americano risale del 33.1% dopo il calo del 31.4% del secondo trimestre (ma rimane a -5% per l’anno intero) mostrando una ripresa a V, simile alla più fragile situazione nell’Eurozona (Francia +18%, Italia +16%, Germania +8%). Anche gli indici PMI sono generalmente forti e battono le previsioni: negli USA sia il manifatturiero, che raggiunge il 59.3% (+3.9), che i servizi (+0.9 a 56.9), in Europa solo il manifatturiero trainato da Germania, Italia e Austria (54.8, +1.1) dato il calo particolarmente accentuato dei servizi nel Regno Unito prima del secondo lockdown (-4.7% a 51.4).

Elezioni, l’accoglienza dei mercati. L’incertezza sulle elezioni presidenziali non si traduce in incertezza per le borse americane: Wall Street spicca il volo dopo le sedute travagliate vissute nelle ultime due settimane e mette a segno la miglior seduta post-elettorale della storia (Nasdaq +3.85%, S&P +2.2%), con rialzi consistenti anche nei giorni successivi. A trascinare i mercati non è solo la rinnovata speranza che la nuova amministrazione (qualunque essa sia) approvi finalmente un nuovo pacchetto di stimoli, ma anche la moderazione di un eventuale presidente Biden che dovrà mediare con un Senato rimasto in mani repubblicane, che sposterà le politiche del presidente verso posizioni centriste e pro-business e manterrà l’impostazione della politica monetaria della FED sui bassi tassi d’interesse e i tagli fiscali del 2017.

Pechino, duro colpo per Jack Ma. Il miliardario cinese, fondatore di Alibaba, si è visto negare da Pechino l’autorizzazione a procedere alla quotazione in borsa a Shanghai e Hong Kong dell’11% Ant Group, l’app di Alipay (il braccio finanziario di Alibaba), a poche ore dal completamento dell’operazione valutata $37 miliardi (la più grande della storia) che le avrebbe dato un valore di $310 miliardi, superiore a quello delle maggiori banche americane. Ufficialmente, lo stop è arrivato perché Ant “non sarebbe riuscito a soddisfare le condizioni di emissione e di quotazione o i requisiti di divulgazione delle informazioni”, ma secondo il Financial Times e la CNN il partito comunista ha voluto ‘mettere in riga’ Jack Ma dopo alcuni commenti critici espressi in un discorso lo scorso ottobre, quando l’imprenditore aveva accusato i regolatori del mercato cinese di essere troppo cauti e di osteggiare l’innovazione nel campo della finanza digitale.

Italia e Spagna, gli stipendi non aumentano. Uno studio della Fondazione Di Vittorio della Cgil sui dati OCSE evidenzia la perdurante stagnazione delle retribuzioni italiane. Tra il 2000 ed il 2019 il salario medio annuo di un dipendente, al lordo delle imposte, è aumentato del solo 3.1%, passando da €29.100 a €30.000, e rimane inferiore (-1.9%) del livello raggiunto nel 2007. I dati italiani sono, insieme a quelli spagnoli (+2.2% dal 2000, raggiungendo €27.400), i peggiori registrati nelle principali economie dell’Eurozona, e gli unici a non aver recuperato i livelli pre-crisi finanziaria. Il confronto con Germania e Francia è impietoso, con i due paesi cresciuti rispettivamente del 18.4 e del 21.4% (quota €48.300 e €39.000), ma anche Belgio e Paesi Bassi fanno molto meglio (+8.8% e +9.9%, raggiungendo i €47.200 e €48.300).

Trimestrali, vola il tech. Continua la pubblicazione dei conti trimestrali, e anche in questo trimestre spiccano i risultati più positivi dell’atteso dei titoli tecnologici americani: Amazon, Facebook, Alphabet, Apple e Microsoft sono tutti in forte rialzo e collettivamente registrano $10.45 miliardi di maggiori ricavi rispetto alle previsioni. Anche dalla Cina giungono risultati positivi, con Alibaba che comunica un +29% nei ricavi trimestrali, trainati dal +60% della divisione cloud computing, anche se il titolo è stato poi affossato (-7.4%, pari a $76 miliardi) dagli sviluppi dell’IPO di Ant. La principale azienda tecnologia europea, la tedesca SAP, è l’eccezione negativa (-4%), non tanto per un calo delle vendite quanto per la transizione dalla vendita di licenze a quella di sottoscrizioni al servizio cloud, un elemento che sposta la profittabilità dell’azienda più avanti nel tempo rispetto alle vendite tradizionali.

Leonardo Aldeghi



AFRICA SUB SAHARIANA

Nigeria, continuano le proteste contro la violenza della polizia. Secondo i dati di Amnesty International, sono almeno 56 le persone morte a causa delle violenze indiscriminate portate avanti dalle forze di polizia dall’inizio delle proteste fino al 21 ottobre, giorno successivo al cosiddetto “Massacro di Lekki”. Nella notte del 20 ottobre, infatti, i soldati delle Forze Armate Nigeriane hanno aperto il fuoco contro i manifestanti all’altezza del casello di Lekki. Solo il 27 ottobre, dopo diversi giorni di smentite, il maggiore Osoba Olaniyi ha dichiarato che sì, l’esercito era stato schierato, ma solo in funzione del rispetto del coprifuoco e ha assolutamente negato che sia stato “aperto il fuoco”. Una Commissione giudiziaria si è riunita per la prima volta il 26 ottobre a Lagos, nominata al fine di indagare sulle azioni violente della polizia. La tensione nel Paese resta alta, mentre le proteste continuano a infiammare la regione.

(Martina Pignatelli)

Mozambico, svelati i traffici illeciti dei jihadisti. In Mozambico il terrorismo jihadista ha già costretto più di 350mila persone ad abbandonare le proprie case nella provincia di Cabo Delgado, creando un’ondata di profughi che ha trovato rifugio a Pemba, capoluogo della provincia. Il segretario di Stato di tale provincia, Armindo Ngunga, ha affermato che la situazione è andata peggiorando negli ultimi mesi, con un aumento costante delle incursioni jihadiste. Quest’ultime sono volte principalmente alla selezione di giovani, che vengono reclutati all’interno delle moschee e poi appositamente addestrati a uccidere, e mercenari. L’inchiesta portata avanti dal “Centro de Jornalismo Investigativo del Mozambico” (CJI Moz ) ha rivelato anche un esteso traffico di organi umani, pietre preziose e oro, venduti per sostenere la guerra nel Paese.

(Martina Pignatelli)

Tanzania, alle presidenziali viene rieletto Magufuli. Il 31 ottobre, John Magufuli è stato rieletto presidente della Tanzania per il suo secondo mandato. Soprannominato “Bulldozer”, Magufuli ha vinto le elezioni con l’84% dei voti a favore. La vittoria, così schiacciante, è stata apertamente contestata dall’opposizione che ha chiesto il ritorno alle urne. Già durante il periodo elettorale erano state lanciate accuse pesanti, in merito a presunte irregolarità e brogli. Infatti, pochissime fonti di informazione internazionali hanno avuto accesso alla copertura delle elezioni in Tanzania, tanto che piattaforme come Twitter e Whatsapp sono state addirittura bloccate per svariati giorni. Nei giorni seguenti, alcuni candidati dell’opposizione, tra cui Tundu Lissu e Freeman Mbowe, sono stati fermati dalla polizia e portati in caserma per degli interrogatori.

(Martina Pignatelli)

Guinea e Costa d’Avorio, democrazia sempre più a rischio. In entrambi i Paesi le elezioni presidenziali che si sono svolte rispettivamente il 18 e il 31 ottobre hanno avuto l’esito scontato di confermare la leadership, per il terzo mandato consecutivo, dei Presidenti Alpha Condé e Alassane Ouattara. In Guinea, come si temeva, si sono inasprite le violenze causando ancora più morti, feriti e disordini generali, mentre altri candidati alla presidenza hanno presentato ricorso contro i risultati ufficiali delle elezioni. In Costa d’Avorio, Alassane Ouattara ha vinto con il 94,27% dei voti, ma l’opposizione, guidata da Konan Bédié, uno dei candidati sconfitti, è pronta a creare un consiglio nazionale e un governo di transizione che possa portare a nuove elezioni. In entrambi i casi sono duramente a rischio la democrazia e la coesione nazionale.

(Rachele De Simone)

Somalia. Al-Shabaab: gruppo terroristico o associazione di stampo mafioso? Nato come movimento terroristico, negli anni il gruppo Al-Shabaab sembra essersi trasformato in una vera e propria associazione di stampo mafioso. Secondo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il gruppo terroristico ha avuto una forte crescita economica, ma soprattutto è riuscito a stabilire la sua influenza in diversi punti strategici, per esempio il porto e i mercati di Mogadiscio. Lo stampo mafioso del gruppo si vedrebbe soprattutto nell’imposizione, alle maggiori compagnie del Paese, del pagamento di tangenti mensili e nella richiesta, con minacce e uso della violenza, di pagamenti alle attività economiche. Sembrerebbe, secondo recenti studi, che il gruppo guadagni più di quanto sia necessario per finanziare le sue attività terroristiche anche attraverso investimenti nel settore edilizio e immobiliare, utilizzando il sistema bancario ufficiale per il trasferimento delle ingenti quantità di denaro.

(Rachele De Simone)

Etiopia, la pace è ancora lontana. Due fatti importanti accaduti recentemente mettono in luce quanto l’Etiopia sia ancora molto lontana dal raggiungere la stabilità tra le diverse etnie che abitano il Paese. Il primo si è verificato domenica 1° novembre in tre villaggi nella regione di Oromia, dove sono state uccise, secondo Amnesty International, circa 54 persone del gruppo Amhara. L’atto sarebbe attribuito all’Esercito di Liberazione Oromo (Ola). Il secondo fatto riguarda, invece, l’attacco contro una base militare federale nella zona del Tigray, regione più a nord del Paese, da parte del Fronte di Liberazione Popolare (Tplf), partito al potere nell’area. Il Primo Ministro Abiy Ahmed, insignito del Premio Nobel per la Pace 2019, in risposta ha dispiegato nuovamente le forze di sicurezza nell’area di Oromia e contemporaneamente ha autorizzato un’offensiva militare in risposta all’attacco nella zona del Tigray.

(Rachele De Simone)

Martina Pignatelli, Rachele De Simone



AMERICA DEL NORD

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Le elezioni presidenziali di questo 2020 sono state inconsuete rispetto a tutte le altre. In primo luogo, perché si sono svolte in un contesto pandemico e, in secondo luogo, perché il 4 novembre non abbiamo saputo il nome del vincitore. Il conteggio dei voti in molti Stati è andato per le lunghe, dato l’uso da parte dei cittadini americani del voto anticipato e del voto per posta. Tuttavia, i voti scrutinati in Pennsylvania il 7 novembre hanno decretato la vittoria del candidato dem: Biden diventerà il 46° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il Presidente uscente Donald Trump ha già contestato il voto e ha affermato che chiederà il riconteggio perché “l’elezione è fraudolenta”, non avendo nessuna prova a conferma di ciò. Ricordiamo anche che Kamala Harris diventerà la prima vicepresidente donna nella storia americana.

(Marta Annalisa Savino)

La Cina metterà le mani sull’oro canadese? Nella primavera di quest’anno la compagnia mineraria canadese TMAC Resources ha reso noto di voler vendere alla compagnia statale cinese Shandong Gold Mining l’Hope Bay Project per la costruzione di una miniera d’oro per un valore complessivo di 230 milioni di dollari. A ottobre è arrivato però uno stop dal governo federale di Ottawa. L’accordo deve essere sottoposto a revisione: molte voci hanno sollevato preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Ciò rischia di ritardare l’intero processo di vendita fino a 2021 inoltrato. Negli ultimi anni il governo ha modificato l’Investment Canada Act per ostacolare gli investimenti da paesi autoritari sul suolo canadese e la Cina rientra tra questi. Questo non significa una totale chiusura. Ottawa non ha mai adottato la medesima durezza di Trump nel gestire l’aggressività economica di Pechino, che non ha ancora risposto pubblicamente alla sospensione dell’accordo.

(Lorenzo Bonaguro)

Il Canada si interessa agli States. Tutto il mondo sta osservando con apprensione la caotica situazione degli Stati Uniti, e il Canada non fa eccezione. Non solo gli analisti e gli studiosi ma l’intero mondo politico canadese ha seguito da vicino la situazione per capire come muoversi in futuro. Nonostante Trudeau abbia affermato la neutralità del partito liberale, la sua vicinanza ideologica e la passata collaborazione sui temi ambientali con Biden lascia intendere a molti in Canada verso chi erano rivolte le preferenze del Primo Ministro. Anche O’Toole, leader dei conservatori, era rimasto molto cauto nell’esprimersi, al contrario il laburista Jagmeet Singh aveva espresso il suo appoggio a Biden ancor prima della sua proclamata vittoria.

(Lorenzo Bonaguro)

Messico, il diritto al matrimonio tra omosessuali a Puebla e l’Accordo Escazú per gli attivisti ambientali. Il Congresso di Puebla ha approvato finalmente la riforma del codice civile che garantisce l’accesso al matrimonio tra le persone dello stesso sesso, sancendone ora tutti i relativi diritti, in precedenza riconosciuti solo a persone eterosessuali. Puebla diventa, così, il 14° Stato ad aver reso il matrimonio tra omosessuali un diritto. Inoltre, giovedì 5, il Senato ha ratificato l'Accordo regionale sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l'accesso alla giustizia in materia ambientale in America Latina e nei Caraibi, noto come “Accordo di Escazú”. Il Messico è stato l'11° paese a ratificare questo importante trattato regionale che mira alla protezione dei difensori dell'ambiente.

(Valeria Scuderi)

Marta Annalisa Savino, Valeria Scuderi, Lorenzo Bonaguro



AMERICA DEL SUD

Bolivia, Morales si prepara al rientro nel Paese. È stata recentemente ritirata l’accusa di terrorismo nei confronti di Evo Morales, l’ex presidente boliviano, che può ora finalmente preparare il suo rientro nel Paese. Lo scorso 31 ottobre, la Direzione generale dei Servizi di Migrazione della Bolivia ha sospeso l’allarme migratorio attivo nei confronti di Morales, che potrà ora entrare in territorio boliviano senza il rischio di essere arrestato, in seguito all’annullamento – tre giorni prima - del mandato di cattura spiccato nei suoi confronti. Esiliato per un anno, prima in Messico e poi in Argentina, intende arrivare in Bolivia l’11 novembre, a Chimoré, un anno dopo la sua fuga dal Paese.

(Martina Pignatelli)

Brasile, come le elezioni americane influiranno sulla politica del Paese. In attesa dei risultati delle elezioni più importanti per gli equilibri geopolitici mondiali, le analisi dei funzionari del governo brasiliano hanno evidenziato come Jair Bolsonaro, attuale presidente brasiliano, rimarrebbe isolato all’interno del panorama internazionale nell’ipotesi della sconfitta di Donald Trump. In particolare, il principale timore riguarda la possibilità di un aumento della pressione internazionale per l’attuale deforestazione dell’Amazzonia, nel momento in cui Bolsonaro perderà l’appoggio di Donald Trump. Sono già iniziate, infatti, le prime schermaglie tra il “quasi” nuovo presidente USA Joe Biden e Jair Bolsonaro, che si è scagliato in difesa della sovranità del Brasile sulle questioni legate all’Amazzonia, accusando Biden di intromissione negli affari interni brasiliani.

(Martina Pignatelli)

Colombia, il ruolo delle donne nel processo di costruzione della pace. Il vice segretario generale dell'ONU, Amina Mohammed, in occasione di una visita virtuale in Colombia, ha discusso con il presidente Duque dei problemi di sicurezza che riguardano il Paese e ha affermato che l'accordo di pace in Colombia rappresenta una luce per le donne, invitando il governo a garantirne l'attuazione. "Le donne sono essenziali per la costruzione della pace e vorrei invitare il governo a condividere, ma anche ad accelerare, l'attuazione delle disposizioni dell'agenda dell'accordo di pace, comprese le risorse e le misure aggiuntive per rafforzare questa prospettiva di genere", ha affermato Amina Mohammed, sottolineando l'importanza di garantire anche la sicurezza degli ex combattenti e la protezione dei leader sociali.

(Valeria Scuderi)

Cile, un nuovo Cile? La popolazione si è espressa a favore della redazione di una nuova Costituzione, ma emergono già le prime preoccupazioni. Il presidente Sebastián Piñera, infatti, sarebbe contrario ad un cambio radicale e favorevole ad una modifica graduale della Carta esistente. Per questo motivo, si pensa di anticipare le future elezioni presidenziali, previste per novembre 2021, ad aprile dello stesso anno, quando si eleggeranno anche le componenti della Costituente. In questo modo, il leader eletto potrà guidare il Paese verso la nuova Costituzione. Il Cile sta vivendo sia un momento di crisi, aggravata dalla pandemia, che di grande cambiamento. L’arco temporale che va dal 2020 al 2022 sarà decisivo per il Paese, che potrà riuscire a rialzarsi dalla crisi economica oppure sprofondare nel baratro.

(Ginevra Ricca)

Nicaragua, Ortega punta su Biden. Daniel Ortega spera in una vittoria di Joe Biden al fine di poter negoziare l’eliminazione delle sanzioni imposte al Nicaragua dagli Stati Uniti, in cambio di concessioni minime sul fronte delle riforme richieste dalla comunità internazionale in vista delle elezioni del 2021. Secondo alcuni analisti dell’Economist, però, la linea di Biden seguirà le orme di Trump. A rafforzare questa ipotesi è una dichiarazione del candidato democratico, in cui lo stesso afferma che le penalità rimarranno invariate. Mentre le sanzioni gravano sull’economia del paese caraibico e c’è la possibilità che gli USA rompano gli accordi commerciali con Managua, l’uragano Eta si abbatte con violenza sul Nicaragua e sono circa 20 mila gli sfollati.

(Ginevra Ricca)

Venezuela, la richiesta di aiuti alla Cina per investimenti nell’industria energetica venezuelana. Le relazioni diplomatiche tra Iran e Venezuela vanno rafforzandosi; infatti, durante un ultimo incontro tra il cancelliere iraniano Javad Zarif e Nicolás Maduro, è stato ratificato un accordo per solidificare la loro alleanza e "resistenza" alle sanzioni statunitensi inflitte ad entrambi i Paesi. Nel frattempo, il Presidente del Venezuela chiede aiuti alla Cina nel tentativo di risolvere l’attuale crisi, offrendo a Xi Jinping di guidare nuovi investimenti in Venezuela, compreso il settore petrolifero, in base a una "legge anti-blocco" che cerca di eludere le sanzioni statunitensi. Maduro ha dichiarato che il suo governo “è aperto a investimenti in espansione, a tutti i livelli dell'industria energetica" con la Cina, uno dei suoi alleati vitali insieme a Russia, Turchia e Iran.

(Valeria Scuderi)

Valeria Scuderi, Martina Pignatelli, Ginevra Ricca

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Corea del Nord, la legge contro il fumo. L’Assemblea Suprema del Popolo ha introdotto una nuova legge che proibisce il fumo in molti luoghi pubblici, tra cui teatri, cinema, mezzi di trasporto, strutture sanitarie e luoghi frequentati da bambini. La legge prevede anche sanzioni per i violatori, che tuttavia non sono ancora state precisate. L’applicazione di questa nuova norma risulta necessaria in un paese come la Corea del Nord dove, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i fumatori rappresentano il 46% della popolazione totale. Il leader Kim Jong Un stesso è considerato un fumatore accanito. È interessante osservare che tra le donne questa pratica è quasi inesistente.

(Margherita Camurri)

Corea del Sud, la lotta per l’emergenza climatica e sanitaria. Questa settimana, il presidente Moon Jae-In ha espresso la volontà di rendere il paese “carbon neutral” entro il 2050. Il presidente, infatti, dopo aver riconosciuto che l’economia della Corea del Sud ancora oggi dipende fortemente dai combustibili fossili, ha promesso di rispondere all’emergenza climatica utilizzando più energie rinnovabili e mettendo in atto il Green New Deal. Il governo sudcoreano, allarmato per l’improvviso aumento di contagi di Covid-19 nel paese, ha anche reintrodotto l’uso obbligatorio della mascherina in molti luoghi pubblici. Sanzioni che ammontano a 100,000 won (87,99 dollari) sono previste per coloro che non rispettano l’uso della mascherina.

(Margherita Camurri)

Corea del Sud, il professore Kim Pan-suk si unisce al ICSC (ONU). Il 7 novembre, Kim Pan-suk, professore di Pubblica Amministrazione Globale all'Università Yonsei, è stato eletto membro della Commissione per il Servizio Civile Internazionale, che è un organo indipendente dell'assemblea generale delle Nazioni Unite formato da esperti. Il suo mandato inizierà nel 2021 e durerà fino al 2024. Questo evento segna un cambiamento epocale nella storia della commissione, poiché è la prima volta che un sudcoreano viene eletto per prendere parte ai lavori della stessa. Il professor Kim è una figura di spicco nella politica sudcoreana e ha già lavorato come ministro e segretario nel campo della gestione del personale.

(Lydia Milly Certa)

India, il riavvicinamento al Nepal e il grave inquinamento della capitale. Questa settimana, il generale dell’esercito indiano ha concluso il suo viaggio in Nepal, durante il quale ha partecipato a vari incontri con i leader nepalesi con l'obiettivo di allentare le tensioni bilaterali tra i due paesi. Questi incontri sembrano mirare a risolvere le dispute territoriali e ad incrementare la cooperazione soprattutto in funzione anti-cinese. Il 7 Novembre mattina, nella capitale Nuova Delhi la qualità dell’aria ha raggiunto valori allarmanti. Gli esperti hanno comunicato che la grave qualità dell’aria può essere dovuta ad un numero molto elevato di incendi nelle campagne che si trovano appena fuori dalla capitale.

(Margherita Camurri)

Giappone, l’allentamento delle restrizioni all’ingresso nel paese. Il governo giapponese e il Partito Comunista Cinese hanno concordato di riprendere i viaggi d’affari tra i due paesi a partire da metà Novembre, per rianimare l’attività economica. Inoltre, il Giappone ha deciso di alleggerire le restrizioni all’ingresso del paese per tutti gli atleti che dovranno allenarsi o competere alle Olimpiadi di Tokyo. Gli atleti e i loro accompagnatori, infatti, potranno entrare nel paese a condizione che presentino la prova di essere risultati negativi al Covid-19 e che rispettino le norme vigenti in Giappone per far fronte all’emergenza sanitaria.

(Margherita Camurri)

Cina, il Quinto Plenum è finito. Presieduto dal segretario generale Xi Jinping, il compito principale del Plenum è stato quello di valutare i risultati del 13° Piano quinquennale (2016-2020) e di considerare la bozza di proposta per il 14° Piano quinquennale (2021-2025). Il Plenum ha sottolineato che quest’ultimo si baserà sui principi dell'innovazione, del coordinamento regionale, dello sviluppo verde, dell'apertura internazionale e dell'equità sociale. L'obiettivo del tasso di crescita non è stato menzionato. Il piano futuro denota la necessità di ottenere l'indipendenza tecnologica, divenendo una potenza nel settore manifatturiero, nel cyberspazio e nell'economia digitale e facendo aumentare la competitività internazionale. Al contempo, la Cina dovrà espandere il consumo interno come quota dell'economia, con aumento dei salari, costruzione di una rete di sicurezza sociale più completa ed espansione delle opportunità economiche nella Cina rurale.

(Andrea Angelo Coldani)

Taiwan, più di 200 giorni senza contagi interni. Il Centro per il controllo delle malattie di Taiwan ha segnalato per l'ultima volta un caso nazionale il 12 aprile. I funzionari del CDC hanno notato la pietra miliare e hanno ringraziato il pubblico per il ruolo svolto, esortando al contempo la gente a continuare a indossare maschere e a lavarsi spesso le mani. Dall'inizio della pandemia, Taiwan ha registrato 553 casi di Covid-19 e solo sette decessi. Sebbene abbia fermato la trasmissione interna, continua a registrare nuovi casi di persone che arrivano dall'estero. Rimane tuttavia da chiedersi se l'isola sia veramente libera dal coronavirus; senza dubbio, Taiwan è un caso di successo alla luce della scala globale della pandemia.

(Andrea Angelo Coldani)

Margherita Camurri, Lydia Milly Certa e Andrea Angelo Coldani



EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Unione Europea, i risultati americani. I paesi europei hanno seguito con molta attenzione lo spoglio delle schede elettorali americane per eleggere il 46esimo Presidente degli Stati Uniti. A dover dialogare con l’Europa sarà Joe Biden, democratico e già vicepresidente di Obama, sicuramente più attento al multilateralismo rispetto a Trump. A Bruxelles si spera che le relazioni con gli USA possano migliorare e che Biden sia un interlocutore più disponibile anche in seno alla NATO. Negli ultimi quattro anni, i rapporti fra Berlino e Washington erano sensibilmente peggiorati, ma non è detto che con il nuovo Presidente si torni ad una relazione idilliaca. La materia commerciale rimarrà terreno di scontro, ma sicuramente ci potrà essere un allineamento su tematiche rilevanti come il clima, il dossier iraniano e un rilancio del dialogo multilaterale.

Francia, Macron di fronte a problemi interni. I recenti attentati in Francia da parte di terroristi islamici hanno ripiombato il Paese nel periodo più buio di qualche anno fa. Il Presidente Macron, però, sembra risoluto nel continuare ad affrontare il tema dell’estremismo religioso all’interno di alcune comunità francesi. Nel discorso pronunciato per i funerali del professor Paty, rimasto vittima di un brutale omicidio, ha ribadito l’importanza dei valori di una Francia laica e repubblicana, senza mai smettere di coltivare la tolleranza, ma condannando brutalmente quelle pratiche di vita incompatibili con una democrazia liberale. Il professore ha ricevuto anche la Legion d’onore postuma, una delle più importanti onorificenze francesi. Le parole di Macron, molto dure nel condannare un certo radicalismo, hanno suscitato proteste in un buon numero di Paesi musulmani.

Italia, missione di Di Maio in Israele. Il ministro degli esteri italiano è volato a Tel Aviv per incontrare il governo israeliano. Lo scopo della missione diplomatica è stato quello di rafforzare un’amicizia storica fra i due Paesi. Nel corso dei vertici bilaterali, sono stati affrontati numerosi temi. Di Maio ha elogiato i recenti “accordi di Abramo”, definendoli “un passo avanti nella stabilizzazione della regione”. Il ministro ha fatto sapere di essere sempre un sostenitore della soluzione a due Stati per risolvere la questione palestinese. La missione è stata anche un’occasione per firmare un nuovo protocollo per aumentare la cooperazione culturale e scientifica fra Roma e Tel Aviv.

Unione Europea, proposta di salario minimo. La Presidente von der Leyen aveva già annunciato nel suo discorso di insediamento la necessità di un salario minimo europeo. Nelle scorse settimane, è stata presentata una proposta dalla Commissione Europea per definire una cornice entro la quale affrontare il tema salariale. L’idea non è quella di fare un salario minimo uguale per tutti, ma definire una somma per ogni Paese in base al costo della vita e ad altri indicatori che verranno presi a riferimento. Lo scopo è quello di garantire una vita dignitosa ad ogni lavoratore europeo. La Danimarca e la Svezia si sono opposte a questa proposta, sostenendo che il loro sistema basato sui contratti collettivi negoziati dai sindacati funziona già bene e che questo salario minimo peggiorerebbe la situazione.

Unione Europea, intesa Consiglio-Parlamento. Durante i negoziati sul Recovery Fund, la delegazione del Consiglio dell’UE e quella del Parlamento Europeo hanno trovato un’intesa preliminare sul rispetto dello stato di diritto. Dopo settimane di scontri che rischiano di far slittare l’arrivo dei fondi per la ripresa economica, le due Istituzioni sono riuscite a definire un quadro entro il quale erogare le risorse. Il rispetto dei valori fondanti dell’Unione Europea sarà una delle condizionalità. Fra questi possiamo citare la democrazia, il rispetto dei diritti umani e l’uguaglianza. I fondi, poi, potranno anche essere bloccati qualora si verifichino episodi di corruzione e frode nel loro utilizzo.

Leonardo Cherici



EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Il Kosovo è senza presidente. Il presidente della Repubblica del Kosovo Hashim Thaci ha dato le dimissioni a seguito delle accuse che gli sono state rivolte dal tribunale dell’Aia. Già a giugno era stato annunciato che sarebbe partita un'inchiesta su Thaci e altre grandi figure politiche accusate di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi durante la guerra del 1998-99. Thaci ricoprì un ruolo fondamentale nel Kosovo Liberation Army: procurava i mezzi finanziari e militari, oltre ad occuparsi del reclutamento di truppe in Albania. Subito si sono levate voci di sostegno per Thaci dalla società civile kosovara, dai molti veterani e da diverse figure politiche in modo trasversale. Anche il premier albanese Ilir Meta si è schierato con gli accusati definendo la guerra del Kosovo “giusta ed eroica”.

(Lorenzo Bonaguro)

Polonia contro le donne. Da anni il partito Legge e Giustizia si scontra con le opposizioni e gruppi femministi, di cui il più importante è il movimento Sciopero delle Donne Polacche, a causa delle leggi sempre più restrittive sul potere decisionale delle donne sul loro stesso corpo. A fine ottobre la corte costituzionale polacca, di fatto controllata dal potere esecutivo, ha dichiarato l’aborto per malformazioni del feto incostituzionale. In risposta alle prime proteste il presidente Duda ha proposto una legge che ammetta la possibilità di abortire in caso di malformazioni gravi, ma questo non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Decine di migliaia di donne si sono riversate per le strade di Varsavia sfidando anche il Covid. Ma nemmeno la Chiesa è rimasta a guardare, accusando il presidente di proporre una forma di eutanasia. Le contestazione non sembrano prossime ad esaurirsi, mentre la pandemia avanza.

(Lorenzo Bonaguro)

Coronavirus: slitta il vaccino in Russia. MOSCA - Il vaccino contro il Coronavirus prodotto dai russi salterà la data di uscita fissata dagli scienziati di Putin. Secondo la testata The Bell, le autorità avevano promesso di somministrare la cura ad una vasta scala di popolazione, ma gli sviluppatori stanno incontrando problemi di scalabilità e di qualità. Di conseguenza, i produttori hanno previsto che saranno disponibili solamente centinaia di migliaia di dosi, invece delle milioni previste nei mesi scorsi. Un dirigente dei quattro partner per la distribuzione dell'istituto di ricerca Gamaleya di Mosca ha dichiarato che in questo momento non sono in grado di stabilizzare il vaccino, e che nessun altro ne è in grado. "Di solito ci vuole un anno per avviare una produzione di massa di questa scala e qui stiamo cercando di farcela in poche settimane", ha detto Anton Gopka, socio generale della società di investimenti biotecnologici e sanitari ATEM Capital.

(Arianna Giannino)

Russia: il presidente Putin malato, prossimo alle dimissioni dalla Presidenza. Queste le dichiarazioni del politologo russo Valery Solovei. Secondo l’ex professore dell’Istituto Statale di Relazioni Internazionali di Mosca, infatti, Vladimir Putin soffrirebbe di una grave malattia. Tanto da costringerlo, prima della scadenza del suo mandato, a lasciare l’incarico. Il portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov, ha già smentito ma il rimbalzo mediatico delle dichiarazioni di Solovei è stato immediato. Anzi, secondo l’ex docente, Putin sarebbe in procinto di fare un passo indietro e lasciare la guida della Russia in mani altrui. Solovei non ha specificato di cosa soffra il presidente, anche se le voci sollevate parlerebbero del Morbo di Parkinson. Ad avanzare tale ipotesi è stato il quotidiano The Sun, che cita una ricerca del Radboud University Medical Center, nei Paesi Bassi, i cui ricercatori avrebbero riscontrato in alcuni comportamenti di Putin i segni della malattia. Solovei si sbilancia addirittura in qualche previsione, azzardando che il presidente darà conto delle prossime mosse nel discorso di capodanno. Un’ipotesi, la malattia e l’annuncio, che per il Cremlino non sta né in cielo né in terra.

(Arianna Giannino)

Lorenzo Bonaguro, Arianna Giannino

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Algeria, nell’impopolarità vince il referendum per il cambiamento. Il primo novembre gli algerini sono stati chiamati alle urne per votare un referendum su una serie di emendamenti costituzionali proposti dal governo. Nonostante l’ampio invito fatto alla popolazione per andare a votare gli emendamenti presentati come la risposta alle richieste dei manifestanti mobilitati contro il governo a partire dal febbraio 2019, i dati dell’affluenza suggeriscono una “piccola” vittoria. Solo il 23,7% degli aventi diritto ha votato, approvando gli emendamenti con il 68,8% dei voti a favore. Nonostante le modifiche favoriscano sulla carta la libertà di parola e di riunione, limitino il numero dei mandati presidenziali e stabiliscano che il primo ministro debba essere scelto dalla maggioranza parlamentare e non da una nomina presidenziale, rimangono dubbi sull’effettiva incidenza che tali emendamenti potranno produrre. Nel frattempo, il presidente Tebboune è risultato positivo al Covid-19 e sta ricevendo cure in un ospedale tedesco.

(Federica Sulpizio)

Egitto, proseguono le elezioni parlamentari. Mentre la scorsa settimana ha avuto luogo la prima fase della chiamata elettorale per eleggere il secondo parlamento sotto la guida di Al Sisi, domenica 8 novembre si è tenuta la fase finale con 13 governatorati – compreso il Cairo - recatisi alle urne. Ad ogni modo, i vincitori dovranno attendere gennaio per occupare i seggi e si prevede la vittoria in maggioranza dei candidati più vicini ad Al Sisi. Al contempo, sono ripresi a fine ottobre i colloqui di lunga data tra Egitto, Sudan ed Etiopia per la questione della diga etiope sul Nilo Azzurro. Seppur in via virtuale, il risultato dei dialoghi è rimasto lo stesso: l’ennesimo fallimento in assenza di un valido compromesso. Mentre i problemi rimangono nei confronti dell’Etiopia, le autorità militari egiziane e sudanesi hanno dichiarato in una conferenza congiunta la volontà di procedere per una più stretta cooperazione militare, soprattutto nell’addestramento e nella protezione dei confini.

(Federica Sulpizio)

Tunisia, sì alla Francia per il rimpatrio dei migranti tunisini espulsi. Dopo i tragici fatti francesi, il Ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, è stato in visita in Tunisia per parlare del tema della sicurezza, caldeggiando la possibilità di espellere dei migranti accusati di terrorismo o sospettati di avere tendenze jihadiste. L’omologo tunisino, Taoufik Charfeddine, ha dichiarato che la Tunisia è pronta ad accogliere qualsiasi tunisino purché il rimpatrio avvenga in linea con le leggi delle convenzioni internazionali per la tutela dei diritti umani. Inoltre, sul piano interno la crisi derivante dalla pandemia torna a far sentire il suo peso: Mechichi ha dichiarato che il paese sta attraversando una crisi sociale ed economica senza precedenti, quantificando il danno economico subito in 2,9 miliardi di dollari.

(Federica Sulpizio)

Turchia, modalità sopravvivenza? Dopo il devastante terremoto che ha colpito la città di Izmir (con più di 110 vittime), ad Ankara è arrivata la solidarietà anche da Grecia e Francia. Ciononostante, i rapporti con Parigi rimangono più che tesi e spiegano le due direttrici della politica di Erdoğan. Da un lato, il presidente turco ha trovato un'altra occasione per cimentare un trasversale consenso interno, trovando l’appoggio anche di buona parte dell’opposizione nel condannare le parole di Macron e le vignette di Charlie Hebdo. Dall’altro, il suo invito ai paesi musulmani a boicottare i prodotti francesi rimane in linea con la sua pretesa di leadership turca nella regione. Questa assertività è riprodotta anche sul fronte del Nagorno-Karabakh, dove la Turchia (pro-Azerbaigian) chiede il ritiro armeno e un posto al tavolo delle trattative come conditio sine qua non per il cessate il fuoco. Con una lira in caduta verso valori ai minimi storici, però, quale sarà il vero tornaconto?

(Samuele Abrami)

Iran, con lo sguardo a Washington. Nel giorno delle elezioni presidenziali statunitensi, la Guida Suprema Khamenei ha richiamato il nazionalismo iraniano, affermando che “il processo elettorale negli USA non ci deve minimamente interessare”. Al contrario, il governo Rouhani non ha tardato a mostrare quanto la sua sopravvivenza dipenda dal “Grande Satana”. Tutto continua a ruotare attorno al dossier nucleare, con il Ministro degli Esteri Zarif che ha rifiutato compromessi al ribasso sul JCPOA. Se Trump ha sempre sposato la linea dura della massima pressione, l’opzione Biden sembra lasciare più speranze per un nuovo accordo. Ciononostante, visto il rafforzato cordone anti-iraniano tra Israele e alleati del Golfo, è difficile pensare ad una strategia statunitense realmente favorevole all’Iran nel lungo periodo. Le stesse elezioni iraniane del 2021 molto peseranno poiché un ritorno degli ultraconservatori al potere potrebbe chiudere ogni finestra di dialogo aperta da Rouhani.

(Samuele Abrami)

Libia, il dialogo continua. Vari attori coinvolti nella politica della Tripolitania hanno esortato il premier Serraj a rimanere in carica. Tra queste figure vi sono il capo dell’Alto Consiglio di Stato libico, Khaled Al-Mishri, e persino l’ambasciatore americano Richard Norland. Serraj ha accettato annunciando che non lascerà il suo ruolo di guida del governo. Poco dopo l’accordo per il cessate il fuoco, il GNA firma un nuovo accordo di cooperazione nell’ambito della sicurezza con il Qatar, secondo padrino estero del governo di Tripoli insieme alla Turchia. Inoltre, mentre riprendono i colloqui tra i rappresentanti di Tripoli e della Cirenaica a Bouznika, in Marocco, il ministro degli interni del governo di Tripoli vola, per la prima volta dall’inizio dell’offensiva di Haftar, al Cairo.

(Michele Magistretti)

Libano, nuove consultazioni per un paese in disgrazia. Saad Hariri torna ad essere il soggetto designato per formare un nuovo governo, nonostante fosse stato la prima vittima delle proteste di piazza che chiedevano un cambio di passo alla classe politica del paese dei cedri. Il presidente Aoun ha però considerate Hariri l’unico candidato in grado di sbloccare l’impasse politico. Le consultazioni proseguono ed il nodo da sciogliere saranno, in particolare, le modalità di supporto da parte dei due partiti sciiti Amal ed Hezbollah. Mentre Hariri punta, anche su pressione francese, ad un governo indipendente formato da figure tecniche che possano guidare il paese fuori dalla crisi, la compagine sciita ha fatto pressione per l’assegnazione del Ministero delle Finanze in cambio del proprio supporto.

(Michele Magistretti)

Samuele Abrami, Federica Sulpizio e Michele Magistretti



TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Afghanistan, colpita l’università di Kabul. Il 2 novembre, un atto terroristico ha scosso per l’ennesima volta la capitale afghana. Tre attentatori hanno colpito l’Università di Kabul, causando la morte di una ventina di persone (e altrettanti feriti). I Talebani hanno negato la responsabilità dell’offensiva, rivendicata invece dalla branca locale dello Stato Islamico (IS-K). Si tratta del secondo attacco nel giro di due settimane contro una struttura educativa a Kabul, dopo quello condotto il 24 ottobre in un centro di formazione sciita (ad opera sempre dell’IS-K). Intanto, il processo di pace in Afghanistan è ancora in una fase di stallo e il futuro del Paese è sempre più avvolto nella nebbia.

(Vincenzo Battaglia)

Mozambico, i militanti islamici lanciano una serie di attacchi. Dal 30 ottobre, gli islamisti hanno condotto diverse offensive contro i villaggi del distretto di Muidumbe - provincia di Cabo Delgado. Gli attacchi dei terroristi potrebbero essere una risposta alle operazioni di polizia, avvenute la settimana precedente, contro la loro base principale a Mocimboa da Praia. I gruppi jihadisti in Mozambico sono affiliati all’ISCAP (Islamic State Central African Province) e le loro azioni, iniziate nel 2017, hanno causato la morte di circa 900 civili e la fuga di almeno 150.000 persone dalla provincia di Cabo Delgado (dove sono attivi i terroristi).

(Vincenzo Battaglia)

Nizza, continua la paura per il terrorismo in Francia. Il 29 ottobre, a pochi giorni dalla decapitazione del professore Samuel Paty a Conflans, un uomo ha ucciso tre persone che si trovavano nella cattedrale della città. L’attentatore, identificato come Brahim Aouissaoui di nazionalità tunisina, era arrivato in Francia circa due giorni prima, dopo che la sua richiesta di asilo era stata respinta in Italia, dove era giunto il 20 settembre. Secondo il ministro dell’interno francese, sarebbe arrivato nel Paese con l’obiettivo di compiere l’attentato. La ricostruzione della sua rete di contatti ha portato all’arresto di sei persone, potenzialmente a conoscenza delle sue intenzioni. In Italia, è subito scoppiata la polemica sul caso, spingendo il ministero dell’Interno a dichiarare che Aouissaoui non era schedato come individuo radicalizzato né in Italia né in Tunisia. L’attacco non è stato rivendicato da alcuna organizzazione: segnale di un cambiamento in corso nell’universo jihadista?

(Laura Morreale)

Siria, precaria la situazione sicurezza nell’est del paese. Una serie di mine, la cui predisposizione è stata attribuita all’IS, ha colpito il 31 ottobre un convoglio della sezione antiterrorismo delle SDF a Deir Ezzor, uccidendo un militare e ferendone diversi. Ad al-Hasakah, cittadina nel nord-est, l’IS ha ucciso un comandante e condotto altri attacchi contro obiettivi delle SDF, che hanno risposto con una serie di arresti. Negli ultimi mesi, le SDF e i loro alleati internazionali hanno intensificato operazioni militari e arresti volti a colpire l’organizzazione terroristica, sforzo incrementato ulteriormente a seguito di questi ultimi attacchi. Cresce intanto il malcontento tra la popolazione a causa della precaria situazione securitaria e della forte disoccupazione e povertà che affligge l’area.

(Laura Morreale)

Austria, l’ombra dell’Isis dietro l’attacco di Vienna. E’ giunta, a distanza di 24 ore, la rivendicazione di Daesh dell’attentato che il 2 novembre ha visto il ventenne Fejzulai Kujtim, cittadino austriaco di origini macedoni, assalire a colpi di Kalashnikov alcuni locali nei pressi della sinagoga di Vienna, assassinando quattro persone e ferendone almeno venti. Kujtim, rimasto ucciso nel corso dell’attacco, era già noto ai servizi di intelligence austriaci. Nell’aprile del 2019 era stato condannato a 22 mesi di detenzione dopo aver tentato clandestinamente di raggiungere la Siria per unirsi al Califfato. Lo stesso, però, avvalendosi di una legge sulla tutela dei giovani, aveva ottenuto la libertà vigilata già a dicembre, riuscendo ad eludere anche il programma di “deradicalizzazione”. Le autorità austriache sono sulle tracce di possibili complici, alcuni dei quali potrebbero aver partecipato all’attacco.

(Davide Shahhosseini)

Francia, Macron auspica una riforma di Schengen. Dopo gli attentati che hanno scosso la Francia, il Capo di Stato sembra cedere alle pressioni dell’opposizione e delle frange dell’estrema destra. La richiesta, avanzata a gran voce, è che vengano rivisti gli accordi sulla libera circolazione di persone nell’area Schengen, che vede la Francia tra i primi paesi per numero di arrivi secondari. A cristallizzare la retorica del parallelismo tra terrorismo e flussi migratori è stato l’attentato di Nizza: l’assalitore, un cittadino tunisino giunto clandestinamente in Italia a fine settembre, aveva oltrepassato il confine ed era giunto in Francia a fine ottobre. Se è pur vero che Parigi è una delle principali mete dell’immigrazione secondaria, è altrettanto rilevante ricordare come gran parte degli attentati registrati in territorio francese negli ultimi anni abbiano visto come protagonisti uomini e donne nati e cresciuti all’ombra della Torre Eiffel. Nel frattempo, Macron ha raddoppiato i controlli alle frontiere con Spagna e Italia, portando il numero di gendarmi e poliziotti di confine a 4800 unità.

(Davide Shahhosseini)

Davide Shahhosseini, Laura Morreale e Vincenzo Battaglia



ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

L’OIM presenta la strategia per l’Africa 2020-2024. Consapevole della sfida che i processi migratori rappresentano per l’Africa, l’organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) mira a promuovere gli effetti positivi che le migrazioni, sia interne che esterne, possono avere sullo sviluppo del continente. Affinché ciò avvenga bisogna, però, affrontare contestualmente i problemi relativi ai diritti umani, le questioni di genere e il cambiamento climatico. Questi sono tutti elementi che colpiscono, in modo specifico, migranti e i rifugiati. Per implementare la sua agenda, l’OIM si avvale della collaborazione di diversi stati del continente e dell’Unione Africana che dal 2015 tiene un Forum panafricano sulle migrazioni.

(Laura Morreale)

OMS, al via la 73sima Assemblea Mondiale della Sanità. Dal 9 al 14 novembre, delegazioni di esperti di tutti i paesi membri si riuniranno virtualmente per prendere parte all’assemblea annuale, riprendendo l’agenda presentata nella precedente sessione di maggio. L’argomento centrale dell’assemblea sarà, ovviamente, la pandemia da Covid-19: si discuteranno le strategie più efficaci messe in pratica dai governi ma anche le misure di prevenzione in vista di possibili nuove pandemie. La pandemia non deve comunque far passare in secondo piano il resto dei problemi sanitari che il mondo affronta, ricorda l’OMS nei documenti preparatori. Le iniziative che l’organizzazione sta portando avanti sono numerose, e riguardano, tra le altre cose, piani a lungo termine per prevenire malattie infettive, promuovere la sicurezza alimentare ed implementare un’agenda che abbia al centro i problemi legati all’invecchiamento.

(Laura Morreale)

Rifugiati e Covid-19, gli studi e le iniziative UNHCR. L’agenzia dell’ONU per i rifugiati sta patrocinando una serie di incontri virtuali per il Dialogo annuale sulle sfide nelle attività di protezione, inaugurato nel 2007, cui partecipano stati, organizzazioni non-governative e intergovernative. Una delle sfide maggiori di quest’anno è sicuramente rappresentata dall’emergenza sanitaria: milioni di rifugiati non hanno accesso a misure igieniche appropriate o ai necessari spazi per il distanziamento. Molti stati hanno, inoltre, giustificato le restrizioni al movimento e la chiusura dei confini come misura precauzionale per evitare un aumento dei contagi. Tuttavia, è importante sottolineare che è possibile salvaguardare la salute della propria popolazione senza negare l’accesso alle procedure di asilo per chi ha lasciato il proprio paese, ha dichiarato l’Assistente Alto Commissario Gillian Triggs.

(Laura Morreale)

NATO, la comunità digitale per la cooperazione nel campo AI. Durante una conferenza virtuale di alto livello sulla cooperazione transatlantica, organizzata dalla Future Europe Initiative e dal GeoTech Center del Consiglio Atlantico, si è discusso dei vantaggi circa la creazione di una comunità digitale che cooperi sull'Intelligenza Artificiale e sulle tecnologie emergenti, all’interno della quale la NATO possa svolgere “un ruolo chiave come facilitatore per l'innovazione e lo scambio”. Il Vice Segretario Generale, Mircea Geoană, ha sottolineato l’importanza del contributo della NATO in tale iniziativa affermando che la stessa offrirebbe “i suoi meccanismi consultivi e le sue reti uniche per la collaborazione su questioni di difesa e sicurezza, riunendo alleati e partner, settore pubblico e privato, innovatori e industria”.

(Valeria Scuderi)

Consiglio d’Europa, unità e solidarietà europea. In occasione del 70° anniversario della CEDU, i ministri degli esteri dei 47 Stati membri dell'Organizzazione in videoconferenza hanno ribadito il loro impegno a favore dell'unità e di una maggiore solidarietà tra le nazioni in Europa, in virtù dei valori, principi e diritti sanciti dalla CEDU. Le questioni che dovrebbero affrontare i governi nazionali, secondo i ministri, attengono alle loro capacità di risposta nell’affrontare le future crisi sanitarie, disastri naturali e tecnologici, “nel pieno rispetto della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti umani”. Altri temi affrontati durante la riunione sono stati, infine, il ruolo del Consiglio d'Europa in tema di conflitti e crisi in Europa, nonché la sua politica nei confronti delle regioni vicine e la garanzia dell'efficacia a lungo termine del sistema della CEDU.

(Valeria Scuderi)

UNIDO, le sfide globali post-pandemiche per lo sviluppo sostenibile. II Direttore Generale dell'UNIDO, LI Yong, nel suo discorso di apertura all’evento tenutosi durante il 3° China International Import Expo, intitolato "Understanding and Harnessing the Role of Impact Investing for 'Building Back Better' in Times of the Global COVID-19 Crisis", ha voluto sottolineare quanto sia importante, oggi più che mai, incanalare gli investimenti nelle aree chiave dell'innovazione tecnologica, al fine di migliorare la sostenibilità dei prodotti, promuovere la governance ambientale globale e lo sviluppo sostenibile. Invero, "[...] nel mondo post-pandemico, l'impatto degli investimenti, l'innovazione, l'intelligenza artificiale, l'energia pulita e la ripresa saranno indissolubilmente legati tra loro”, ha sostenuto LI Yong.

(Valeria Scuderi)

Valeria Scuderi e Laura Morreale



Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Andrea Angelo Coldani: Asia ed Estremo Oriente

Arianna Giannino: Europa Centro-Orientale e Russia

Chiara Scuderi: Diritti umani

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Federico Brignacca: Diritti Umani

Ginevra Ricca: America del Sud

Laura Morreale: Terrorismo e Sicurezza Internazionale, Organizzazioni Internazionali

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione Europea

Lorenzo Bonaguro: America del Nord, Europa Centro-Orientale e Russia

Lydia Milly Certa: Asia ed Estremo Oriente

Margherita Camurri: Asia ed Estremo Oriente

Marta Annalisa Savino: America del Nord

Martina Pignatelli: Africa Sub Sahariana, America del Sud

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Rachele De Simone: Africa Sud-Sahariana

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Squadrani: Diritti Umani

Valeria Scuderi: America del Nord, America del Sud e Organizzazioni Internazionali

Vincenzo Battaglia: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

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