Framing The World, XVII numero
Ben ritrovati ancora una volta con Framing the World, pronti per iniziare una nuova settimana senza rimanere indietro con i fatti mondiali più importanti. In Europa le tensioni politiche persistono, con Boris Johnson che rischia il tutto per tutto per realizzare la Brexit entro il 31 ottobre, l’Italia che prova a darsi un nuovo governo e, più ad est, lo sguardo si rivolge al conflitto in Ucraina e alla misteriosa esplosione in Russia. In Medio Oriente si rischia uno scontro diretto tra Israele e Iran, con lo stesso Iran protagonista a sorpresa del G7. Intanto, le tensioni aumentano anche nello scenario yemenita. Vi parleremo poi dell’Africa, con un focus particolare sul terrorismo visti gli attacchi in Burkina Faso e il decimo anniversario di Boko Haram. Inoltre, il Giappone prova a sostituirsi alla Cina come partner principale nel continente africano. Ampio lo spazio in questo numero per il subcontinente indiano, per motivi geopolitici vista la situazione del Kashmir, ma anche dal punto di vista dei diritti umani per l’espulsione di milioni di bengalesi dal nord-est e per le importanti novità in Bangladesh. In estremo Oriente vi aggiorneremo sulle proteste di Hong Kong e sulla crisi diplomatica Corea-Giappone, ancora lontana da una conclusione pacifica. Il Sudamerica è protagonista purtroppo in negativo, con nuovi dati sulle violenze della polizia messicana, il ritorno delle FARC alla lotta armata, i danni ambientali alla foresta amazzonica e l’Argentina che sembra sempre più prossima ad un default sul debito pubblico. Concluderemo infine il nostro sguardo sul mondo con gli Stati Uniti, aggiornandovi sulle ultime notizie relative alla guerra commerciale contro la Cina e una condanna storica (e milionaria) per le overdosi da Fentanyl.
Questo e molto altro, se vorrete, nel nuovo numero di Framing the World
DIRITTI UMANI
Bangladesh, la corte suprema elimina dai moduli di nozze la parola ‘vergine’. In una sentenza storica, la Corte Suprema del Bangladesh ha ordinato che venisse sostituita la parola ‘vergine’ nei moduli di nozze con le parole ‘non sposata’ – a cui si affiancano le altre due opzioni già presenti nel modulo, ‘vedova’ e ‘divorziata’. Secondo la Corte, inoltre, anche gli sposi dovranno dichiarare il proprio stato civile. Le modifiche entreranno in vigore a ottobre, quando il verdetto della Corte sarà pubblicato ufficialmente. I gruppi per i diritti umani hanno accolto con favore il verdetto, che rappresenta un enorme passo avanti per i diritti delle donne.
Croazia, aumentano gli attacchi contro le minoranze serbe. Negli ultimi tempi sono aumentati in Croazia gli attacchi contro la minoranza serba. L’ultimo attacco, avvenuto a Uzolje, ha visto una dozzina di persone entrare a volto coperto in un bar e, armati di mazza e un machete, distruggere il locale. Cinque persone sono rimaste ferite, incluso un bambino di nove anni. I responsabili, arrestati, rischiano dai sei mesi ai cinque anni di prigione. Il giorno dopo gli attacchi, sia il Primo Ministro Andrej Plenković che il Presidente Kolinda Grabar-Kitarović hanno condannato l’aggressione a sfondo razzista.
Libia, 40 migranti sono annegati al largo della costa del Paese. A seguito dell’ennesimo naufragio al largo delle coste libiche, 40 migranti sono morti in mare. Circa 60 sopravvissuti sono stati invece soccorsi e portati a terra dalla Guardia costiera libica. Questo incidente segue di poche settimane un naufragio in cui si stima siano morte circa 150 persone. Ad oggi, sono 900 le persone che hanno perso la loro vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel 2019.
Russia, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo condanna aspramente il Paese in un caso di violenza domestica. Con un’importante sentenza, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Russia in un caso di violenza domestica per aver violato l’Articolo 3 e l’Articolo 14, in combinato disposto con l’Articolo 3 della Convenzione. In particolare, la Corte ha sostenuto che l’assenza di una legge contro la violenza domestica indica un fallimento sistematico dello Stato nell’affrontare questo tipo di problemi. Inoltre, la Corte ha comunicato alla Russia che in casi futuri essa potrebbe decidere di adottare la procedura del caso pilota, al fine di obbligare il governo ad adottare una normativa a riguardo.
Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia ammette le discriminazioni contro i gay sul luogo di lavoro. Secondo un amicus brief consegnato in data 23 agosto dal Dipartimento di Giustizia alla Corte Suprema degli Stati Uniti, la legge federale che tutela gli impiegati dalle discriminazioni non protegge anche gli individui dall’essere discriminati in base al loro orientamento sessuale sul posto di lavoro. La legge federale in questione si trova nel Titolo VII del Civil Rights Act del 1964, il quale vieta ogni tipo di discriminazione in base al sesso, la razza, il colore, la religione o la nazionalità nei confronti di un impiegato. Sempre nel mese di agosto, il Dipartimento di Giustizia aveva presentato un amicus brief simile a questo che riguardava le persone transgender.
Uganda, piccoli passi verso l’abolizione della pena di morte. Il 21 agosto, il Parlamento ugandese ha approvato una serie di emendamenti che limiteranno la pena di morte ai reati più gravi, senza più l’obbligo per il giudice di applicarla. La campagna per l’abolizione della pena di morte nel Paese è iniziata nel 2009, dopo uno storico giudizio che definiva tale pena incostituzionale.
Marta Stroppa
ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE
USA-Cina, le ultime. La guerra commerciale USA-China sembrava essere al punto di non ritorno quando, venerdì 23 agosto, Pechino aveva annunciato che avrebbe imposto nuovi dazi per $75 miliardi (tra il 5 e il 10% del valore per oltre 5000 categorie di beni) e il presidente Trump aveva risposto annullando le esenzioni temporanee e aumentando ulteriormente il livello dei dazi già programmati per l’1 ottobre. Ciò in pochi minuti aveva provocato un crollo repentino dei principali listini azionari (NASDAQ -3%, Dow Jones -2.37%), e un altrettanto rapido aumento dei prezzi di oro, franco svizzero e dollari, visto il loro ruolo di beni rifugio. Tuttavia, la risposta del vicepremier Liu He, che si è detto interessato a una soluzione negoziata tra i due paesi, e la controrisposta di Trump (“Xi è un grande leader e troveremo un accordo”), hanno allontanato lo scontro frontale e riportano la desiderata e necessaria serenità ai mercati.
Argentina, default in vista? Sempre più gramo il destino del paese sudamericano. Dopo la volatilità in borsa seguita alle elezioni primarie che hanno messo in dubbio la rielezione di Macri, ora ci sono preoccupazioni sulla solvibilità del debito pubblico. Il neo-ministro delle finanze Lacunza, subentrato a Dujovne, che ha pagato per la sconfitta elettorale, ha comunicato al Fondo Monetario l’intenzione di rinegoziare il pagamento di almeno $100 miliardi di titoli di stato. In seguito a questa mossa, Standard & Poor’s ha declassato il giudizio sull’Argentina, dichiarando il default selettivo. Gli ispettori del FMI di ritorno da Buenos Aires hanno annunciato che i contatti sono stati positivi ma anche che servirà tempo per comprendere l’impatto delle decisioni del governo. In forma anonima, altri funzionari del Fondo si sono detti preoccupati di una possibile esclusione dai mercati internazionali se l’Argentina dovesse effettivamente dichiarare il default. Un nuovo round negoziale inizierà nella giornata odierna (2 settembre).
Oppioidi, risarcimento milionario. Per Johnson&Johnson è una sentenza pesante: $572 milioni di risarcimento verso l’Oklahoma per aver contribuito a causare l’emergenza sanitaria più grave della storia dello stato. I fatti si riferiscono ai farmaci oppiacei commercializzati da J&J, dei quali la compagnia avrebbe nascosto o minimizzato i rischi di creare dipendenza, promuovendone invece i benefici e spingendo sui medici affinché li prescrivessero con facilità. Ciò ha portato alla morte per overdose di oltre 400.000 americani dal 1999 al 2017, dei quali circa 6.000 in Oklahoma. La sentenza, anche se più lieve rispetto ai $17 miliardi chiesti dalla procura (e in borsa J&J guadagna infatti oltre il 5%), è un precedente importante per le oltre 2000 cause in tutti gli USA contro la società che ha inventato questi farmaci, Purdue Pharma, e che pochi giorni dopo ha offerto una cifra tra i 10 e i 12 miliardi di dollari per patteggiare le cause pendenti.
Tabacco, movimenti importanti. Philip Morris e Altria, società separata dalla casa madre nel 2008 per concentrarsi su business diversi dal tabacco, con le importanti quote possedute in Kraft Foods e in SABMiller (birra), sembrano sul punto di riunirsi. A rimescolare le carte sono state le vendite di queste partecipazioni, la fusione del rivale British American Tobacco con Reynolds America, e la continua diminuzione delle sigarette vendute (-3% nel 2018). Questi fattori rendono imperativa una svolta nel business plan di PM, individuato nelle sigarette elettroniche e nella cannabis, settori nei quali Altria è leader. La fusione, praticamente alla pari (49% Altria e 51% Philip Morris) porterebbe alla creazione di un gruppo del valore di $210 miliardi, anche se la buona riuscita dell’operazione appare quantomeno dubbia, come dimostrano le perplessità degli investitori, con vendite importanti sul titolo e un -10% in borsa.
Amazzonia, oro oltre al fuoco. Se a far notizia sono stati gli incendi, un fenomeno anche più pericoloso per le foreste tropicali è l’estrazione illegale dell’oro. Le quotazioni dell’oro, che hanno raggiunto i massimi degli ultimi 6 anni (1550$/oncia), hanno spinto i “buscadores” ad aprire nuove miniere illegali, triplicando il valore della produzione. Si stima che almeno 20 delle 90 tonnellate di oro estratte in Brasile, per un valore di $820 milioni, e 35 delle 145 tonnellate prodotte in Perù (primo produttore continentale e sesto al mondo) siano di origine illegale, con più del 70% di questa produzione che arriva sul mercato europeo grazie a certificazioni contraffatte. Ciò, oltre a costituire una fonte di finanziamento per i cartelli sudamericani, ha causato importanti fenomeni di inquinamento da mercurio (usato per separare l’oro dalla roccia), tanto che il 78% della popolazione della regione peruviana di Madre de Dios è risultato contaminato dal metallo tossico.
Leonardo Aldeghi
AFRICA SUB-SAHARIANA
Burkina Faso, attacco jihadista provoca 24 morti. Non si arresta la scia di attacchi jihadisti nell’area saheliana che coinvolge il centro del Mali e il nord del Burkina Faso; al contrario sembra acquisire sempre maggiore pericolosità e frequenza, tanto da arrivare il 19 agosto scorso alle porte di Ouagadougou (la capitale burkinabè), a Koudougou. Si tratta dell’attacco più sanguinoso subito dalle forze armate del Burkina Faso. Il principale partito di opposizione – l’Unione per il Progresso e il Cambiamento (UPC) – si è fatto portavoce martedì 20 agosto della richiesta di dimissioni da parte del governo guidato da Christophe Dabiré, ritenuto incapace di fronteggiare la minaccia.
Burkina Faso, altri 500 soldati per la lotta al terrorismo. La scelta è dovuta alla necessità di far fronte alle perdite intercorse negli ultimi anni a causa degli attacchi terroristici. Queste hanno portato alla morte di più di 500 soldati, secondo i numeri condivisi da Jeune Afrique. La campagna di reclutamento sarà svolta fino alla metà di ottobre e prevede l’assunzione di 13 donne (una per ogni regione del paese) tra i 500 soldati, tutti di età compresa tra il 1996 e il 1998 – dai 21 ai 23 anni.
Ciad, stato di emergenza nelle provincie di Ouaddäi e Sila. La decisione viene dal Presidente Idriss Dèby Itno, il quale lo scorso 18 agosto ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi tre mesi nelle province orientali del paese, al confine con il Sudan. La scelta è stata motivata dalle numerose morti avvenute nel mese di agosto (vedi scorsa edizione); tuttavia, da parte del Presidente la ragione degli scontri tra allevatori e agricoltori è stata ricondotta (e ridotta) ai disordini presenti nel paese vicino, quando le cause potrebbero invece essere molto più profonde.
Mali, maggiore cooperazione con il Burkina Faso nella lotta al terrorismo. In seguito all’attacco avvenuto a Koudougou, il Ministro della Difesa del Mali, il Generale Ibrahima Dembélé, ha fatto visita lunedì 26 agosto al Primo Ministro burkinabè per comunicare il suo cordoglio ma anche per riaffermare l’intenzione del paese di sostenere il Burkina Faso in questa sfida, rafforzando la cooperazione frontaliera nella lotta al jihadismo (per la quale è già attiva una missione bilaterale). La minaccia del jihadismo etnico (come definito da alcuni) nasce proprio in Mali e si è propagata verso sud coinvolgendo Ouagadougou e allarmando gli Stati costieri tra i quali, in particolare, la Costa d’Avorio.
Repubblica Centrafricana, il gruppo ribelle FDPC rompe con il governo. Dal mese di febbraio il Governo centrafricano funziona sulla base di un accordo di pace e di condivisione del potere con una pletora di gruppi ribelli. Alla fine del mese di luglio il gruppo FDPC, capeggiato da Abdoulaye Miskine, aveva già chiesto le dimissioni del Presidente Faustin-Archange Touadéra. Adesso, invece, pare che abbia avviato una nuova campagna di reclutamento e stretto un’alleanza con un altro gruppo, il PRNC. Miskine avrebbe confermato la seconda notizia, rigettando invece la prima. L’accordo di pace, l’ottavo nella sua storia, è sempre più appeso a un filo nonostante nel paese sia presente la missione MINUSCA delle Nazioni Unite e vi siano indiscrezioni sulla possibilità che l’Unione Europea organizzi una missione civile nel prossimo autunno - la quale andrebbe ad aggiungersi all’esistente operazione militare EUTM (Training Mission) RCA.
Sudan del Sud, flebili speranze per un ritorno alla normalità. Dopo anni di guerra civile, che hanno portato alla fame migliaia di persone e distrutto l’intero tessuto sociale, stanno riemergendo esempi positivi nel Sud Sudan, quali la comunità di Marial Ajith nel nord ovest del paese. L’area, che si caratterizza per essere molto fertile grazie alla presenza di numerosi fiumi e bacini idrici, era una delle maggiori produttrici di derrate agricole, frutta e verdura esportate poi nelle altre regioni del paese. Solo diversi anni dopo la fine del conflitto e l’intervento della FAO, alcune di queste comunità stanno tornando (grazie alla distribuzione di strumenti, sementi e know-how) a produrre e garantire la sopravvivenza della popolazione locale.
Summit afro-giapponese, settima edizione a Yokohama. La conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo africano si è aperta mercoledì 28 agosto e si sta svolgendo nel segno delle intenzioni di Shinzo Abe di rafforzare la presenza e il ruolo del Giappone nel continente africano. La volontà di porsi come partner alternativo alla Cina costituisce sicuramente uno dei principali obiettivi di Tokyo, che negli ultimi anni ha profuso sempre maggiori sforzi in tale direzione.
Marcello Alberizzi
AMERICA DEL NORD
Messico, gli stupri della polizia. La situazione di corruzione dilagante all’interno degli organi di stato non è l’unica a preoccupare la popolazione e la comunità internazionale. Sempre più frequenti sono le denunce per le presunte violenze sessuali commesse da alcuni agenti di polizia. Due violenze sono state denunciate recentemente e, intanto. la sindaca di Città del Messico ha annunciato che è in corso un’indagine e che alcuni agenti sono stati sospesi dal servizio. Anche le Nazioni Unite sono intervenute, stilando una stima delle donne che vengono uccise nel Paese: risulta che ogni giorno nove donne perdono la vita, tuttavia le denunce sono pochissime proprio perché le persone non si fidano della polizia
Puerto Rico, una nuova governatrice. Il territorio non incorporato degli Stati Uniti d’America è caratterizzato dalla presenza di una nuova governatrice dall’inizio di agosto, Wanda Vazquez, che ha sostituito Ricardo Rosellò. Quest’ultimo si è dovuto dimettere in seguito alle proteste dovute alla pubblicazione delle sue chat con alcuni suoi collaboratori. Le chat erano caratterizzate dai numerosi commenti omofobi e maschilisti.
Stati Uniti, in cerca di investimenti. Sembra sempre più delineata la strategia di Trump di vedere la politica estera statunitense come una serie di negoziazioni commerciali da cui trarre un vantaggio immediato. L’ultimo screzio diplomatico ha visto coinvolta la Danimarca a cui Trump ha dichiarato di voler comprare la Groenlandia. In seguito alla risposta negativa danese, Trump ha annullato la visita ufficiale prevista per la giornata di oggi, 2 settembre 2019. Intanto, la Casa Bianca ha annunciato nuove norme che conducono ad una possibile separazione delle famiglie di immigrati e alla detenzione senza limiti di tempo di bambini e ragazzi, se le norme non saranno bocciate dai tribunali. Ma negli Stati Uniti si pensa già alle presidenziali del 2020, e dai primi sondaggi per le primarie democratiche si vedono i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren recuperare qualcosa a discapito di Joe Biden.
Michele Pavan
AMERICA DEL SUD
Brasile, il taglio dei fondi stranieri. La Germania è stata la prima nazione a bloccare i finanziamenti per il fondo del governo brasiliano dedicati a preservare la foresta amazzonica. In questi giorni, la decisione tedesca è stata seguita dalla Norvegia, che ha accusato il governo di Bolsonaro di non fermare la deforestazione in Amazzonia - fenomeno che si aggrava anno dopo anno. La Norvegia, nel corso degli ultimi anni, ha investito nel fondo circa 1,2 miliardi di dollari.
Colombia, una ripresa alle armi delle FARC. Il ritorno alle armi è stato annunciato dall’ex comandante Ivan Marquez in seguito alla ripetuta violazione degli accordi di pace siglati nel 2016 dal governo di Bogotà e dalle FARC. L’ex comandante, nel video inoltrato alle emittenti locali, elenca le violazioni dell’intesa: in primo luogo la violenta offensiva contro gli ex esponenti delle FARC senza alcuna indagine penale, ricordando che l’accordo forniva il riconoscimento di immunità per gli ex esponenti. Le autorità colombiane avrebbero ucciso più di 150 rappresentanti delle forze armate rivoluzionarie. Inoltre, il governo è accusato di reprimere le ong impegnate a monitorare il grado di attuazione dell’accordo di pace; Marquez ritiene che siano stati assassinati più di 500 attivisti di tali organizzazioni. Le FARC riprendono il nome originale FARC - EP ossia Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia - Ejército del Pueblo, limitandosi, ad oggi, alla legittima difesa contro le incursioni dell’esercito senza ricorrere a rapimenti e a richieste di riscatto.
Costa Rica, tensioni con il Nicaragua. La notizia è di pochi giorni fa: nuove tensioni tra il Costa Rica e il Nicaragua. Il presidente del Costa Rica, Carlos Alvarado, ha presentato un reclamo contro il governo nicaraguense accusandolo di essere entrato in territorio costaricano al fine di uccidere un ragazzo del Nicaragua. Le tensioni tra i due Paesi erano già molto accese in seguito alla condanna della repressione nicaraguense da parte del Presidente del Costa Rica. Il governo presieduto da Daniel Ortega non ha apprezzato la presa di posizione del collega costaricano.
El Salvador, l’assoluzione di Evelyn Beatriz Hernandez. Un processo lunghissimo ed estenuante quello di Evelyn: nel 2015 la ragazza salvadorena, in seguito ad uno stupro, è stata condannata a 30 anni di carcere per omicidio aggravato, dopo aver partorito un bambino morto in un bagno. Il 19 agosto si è concluso con un'assoluzione il secondo processo della ragazza. Un traguardo data l’arretratezza delle leggi del Paese in merito all’aborto; queste sono tra le più restrittive al mondo in materia di aborto. La ragazza ha tuttavia trascorso 33 mesi in carcere.
Michele Pavan e Mario Ghioldi
ASIA ED ESTREMO ORIENTE
Cina, tra Hong Kong e Stati Uniti. Yang Jiechi, ex ambasciatore della RPC presso gli USA e ad oggi Direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale degli Affari Esteri, si è recato martedì 27 negli Stati Uniti per conferire con la sua controparte americana Mike Pompeo. Il tutto si è verificato lo stesso giorno nel quale Pechino ha declinato la richiesta di attracco ad Hong Kong a due navi statunitensi (USS Green Bay e la USS Lake Erie, la quale aveva fatto richiesta per settembre). L’incontro tra i due, oltre che per discutere dei dossier di Taiwan, Xinjiang e mar Cinese Meridionale, ha sicuramente visto un confronto sulla situazione dell’ex colonia inglese. A proposito di HK, l’attivista pro-democrazia Joshua Wong (classe ’96) e l’attivista pro indipendenza Andy Chan (Classe ’90) sono stati arrestati venerdì. La polizia ha anche arrestato 36 persone (29 uomini e sette donne), tra cui un dodicenne; le accuse sono assemblea illegale, possesso di armi e attacco ad agenti di polizia. Inoltre, un’esercitazione congiunta tra Cina e Russia, Tsentr 2019, è prevista tra il 16 e il 21 settembre. Lunedì scorso è deceduto Li Peng, ex primo ministro Cinese e protagonista durante la protesta di piazza Tiananmen.
Giappone, guardiamo tutti in Africa. Come riportato in precedenza, il Giappone ha ospitato dal 28 al 30 agosto la conferenza TICAD sullo sviluppo Africano. Abe ha confermato la volontà del settore privato nipponico di investire 20 miliardi nel continente; i temi toccati sono stati: “people, innovation, resilience”. Il ministro degli esteri tunisino Khemaies Jhinaoui ha poi espresso l’interesse di vedere un Giappone più attivo in territorio Africano. Secondo quanto riportato da NHK, il presidente russo Putin avrà un colloqui con il primo ministro giapponese questo giovedì a Vladivostok, le Curili sono sicuramente in agenda. Il ministero della Difesa Giapponese ha richiesto un aumento del budget dell’1,2% (50 miliardi) a sua disposizione. In più, il presidente Trump e Abe, durante il G7 (24.08-26.08) tenutosi in Francia (Biarritz), hanno dichiarato l’intenzione di chiudere un nuovo accordo commerciale entro il mese prossimo. Una diminuzione delle tariffe sui prodotti agricoli USA pare essere presa in considerazione. Sabato 31 il Bangladesh e il Giappone hanno firmato un memorandum di cooperazione sull'accettazione di lavoratori qualificati provenienti dal Bangladesh in territorio nipponico.
Corea del Sud, relazioni delicate. Il ministro della Difesa Indiano Rajnath Singh incontrerà il suo pari grado sudcoreano (dopo aver incontrato quello Giapponese) a Seoul il 5-6 settembre, per discutere di cooperazione militare. La controversia tra Giappone e Corea del Sud, dopo aver escluso la seconda dalla “white list” dei paesi con cui tenere un regime di esportazione preferenziale, è ancora in corso. Alcuni analisti però ritengono che la scelta giapponese, nel lungo periodo, possa provocare grossi problemi. Il paese ha poi annunciato giovedì scorso di voler cancellare un accordo di condivisione di dati intelligence siglato con il Giappone nel 2006, durante l’amministrazione Obama. Il 25 agosto le forze sudcoreane hanno inaugurato due giorni di esercitazioni estese intorno a un'isola (Dokdo-Takeshima) rivendicata anche dal Giappone, provocando proteste da Tokyo.
Corea del Nord, Mike Pompeo protagonista. Il paese ha già fatto parlare di sé quest'estate: sette test missilistici (dal 25 luglio) di cui l’ultimo sabato scorso (24 agosto), in risposta alle esercitazioni militari congiunte di Stati Uniti e Corea del Sud. “We are ready for both dialogue and standoff.” ha detto Ri Yong-ho, ministro degli esteri Nordcoreano, in risposta ai commenti alla stampa di Mike Pompeo relativamente al mantenimento delle sanzioni. In una dichiarazione rilasciata dal vice ministro degli esteri nordcoreano Choe Son-hui questo sabato (31 agosto) si afferma che di questo passo le possibilità di un dialogo costruttivo con gli USA stia svanendo, sottolineando le parole di Pompeo all’American Legions 101st National Convention nella quale ha definito la Corea del Nord “as a rogue state.”
India, un reportage interessante. Un Interessante reportage del New York Times in merito alla situazione nel Kashmir Indiano racconta una storia differente rispetto a quella narrata dei media nazionali. Rajnath Singh, ministro della difesa indiano, ha dichiarato questo mese di voler revocare la clausola "no first use" sull'utilizzo di armi nucleari solo in risposta ad un altro attacco nucleare. Il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi ha poi ieri commentato "Pakistan is ready for the dialogue but it will only work if India is equally interested." Quasi 2 milioni di persone nell'India nord-orientale (Stato di Assam) affrontano la minaccia dell'apolidia e della detenzione dopo essere state escluse da un elenco ufficiale (National Register of Citizens) progettato per sradicare gli immigrati clandestini. La misura è vista dai critici come un tentativo di espellere milioni di persone appartenenti alla minoranza musulmana, molte delle quali entrate dal confinante Bangladesh. Buone notizie per quanto riguarda lo spazio: il 6 settembre è previsto il primo allunaggio indiano.
Stefano Sartorio
EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA
Italia, al via le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. Dopo la crisi aperta durante le settimane centrali di agosto da Matteo Salvini, l’Italia è alla ricerca di un nuovo esecutivo. L’ex Presidente del consiglio Conte aveva rassegnato le dimissioni dopo un discorso in Senato in cui accusava il leader leghista di essere mosso da interesse politico e di aver più volte mancato di rispetto alle Istituzioni. Mattarella, tuttavia, dopo un giro di consultazioni con i rappresentanti dei gruppi parlamentari, ha affidato nuovamente l’incarico a Conte che sta portando avanti una trattativa fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Le due forze politiche sono state avversarie per tutti questi anni e non sono mai mancate dichiarazioni, talvolta offensive e oltre i limiti del dibattito politico, fra grillini e democratici. Le trattative sono complicate da Luigi Di Maio, che sembra intenzionato a far saltare tutto qualora il PD non accettasse i 10 punti dei pentastellati. La Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno invece chiesto al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere e di portare il Paese a elezioni anticipate.
Regno Unito, Boris Johnson sospende il Parlamento. Ha colto tutti di sorpresa la decisione del Primo ministro britannico di sospendere il Parlamento per cinque settimane, fino al 15 ottobre, riducendo al minimo le tempistiche per un dibattito parlamentare sulla Brexit. Legalmente, il Parlamento può essere sospeso, ma di solito ciò avviene fra una sessione e l’altra, non in un momento così delicato. Boris Johnson è sempre stato uno dei più strenui sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea anche a costo di un “no-deal” e questa mossa conferma quanto il Primo ministro sia pronto a giocare sporco pur di riuscire nel suo intento. Nel frattempo, l’opposizione ha presentato tre ricorsi contro la decisione dell’inquilino di Downing Street, ma un primo è già stato rifiutato dalla corte scozzese di Edimburgo. C’è ancora qualcosa che il Parlamento può fare per scongiurare la possibilità di una Brexit senza accordo? I parlamentari dell’opposizione possono far passare una mozione di sfiducia nei confronti del governo entro il 10 settembre e convocare delle elezioni generali ad ottobre.
Germania, semplificate le norme per la cittadinanza per i discendenti dei perseguitati dal nazismo. Sembra incredibile, ma il governo tedesco ha deciso di semplificare le norme per ottenere la cittadinanza per coloro che, a causa delle persecuzioni naziste, sono stati costretti a lasciare il Paese, perdendo così la cittadinanza. Nonostante l’art. 116 della Costituzione tedesca preveda che i diritti e le cittadinanze revocate durante i dodici anni di nazismo siano ripristinate, ci sono stati tutta una serie di problemi interni che hanno reso questo passaggio meno scontato del previsto. Dal 2016 in poi c’è stata un’impennata di richieste soprattutto da discendenti di ebrei tedeschi residenti nel Regno Unito, a causa della Brexit. I requisiti sono stati ridotti ad un livello basilare di tedesco e ad una minima conoscenza dell’ordinamento della Repubblica Federale.
Francia, Macron propone il suo commissario europeo. Negli ultimi giorni, il Presidente francese avrebbe scelto il nome da sottoporre al vaglio di Ursula von der Leyen per la prossima legislatura europea. La scelta sarebbe ricaduta su Sylvie Goulard, esperta di economia e affari europei, nonchè donna di grande esperienza politica. Dal 2001 al 2004 fu consigliera di Romano Prodi, allora presidente della Commissione. Successivamente venne eletta europarlamentare, aderendo all’ALDE. Macron l’ha nominata ministro della Difesa, ma ha dovuto rassegnare le dimissioni a causa di una presunta irregolarità nei pagamenti degli assistenti parlamentari. Ad oggi è vice governatore della Banca di Francia.
Unione Europea, aumenta lo sforzo di coordinamento militare. Negli ultimi mesi sono cresciute, nello scacchiere internazionale, le minacce alla sicurezza e alla libertà delle navi commerciali e non solo. Per questa ragione, Federica Mogherini ha dichiarato che l’Unione Europea si sta sforzando di coordinare la presenza navale dei suoi Paesi in alcune aree di interesse strategico. Non si sa se in futuro la nuova missione potrebbe essere ampliata anche allo Stretto di Hormuz, dove sono cresciute le tensioni fra Washington e Teheran.
Leonardo Cherici
EUROPA CENTRO-ORIENTALE
Stati Uniti, un passo verso l’Ucraina (e uno indietro da Mosca)? Sembra che l’amministrazione statunitense stia per confermare aiuti militari all’Ucraina pari a 250 milioni di dollari. Tutto ciò stando a un'indiscrezione, riportata dalla testata Politico, che racconta la decisione di Trump di rivedere il fondo di assistenza per la sicurezza ucraina, gestito dal working group della sicurezza nazionale. Una decisione tuttavia rallentata e ambigua, dopo che il Presidente Trump si è schierato a favore del reinserimento della Russia nel gruppo dei sette. Un potenziamento delle relazioni tra Stati Uniti e Ucraina è già stato visto in questi ultimi mesi, dopo l’insediamento di Zelensky, ma l’importante assistenza finanziaria prevista non è ancora confermata del tutto. La negazione di tali aiuti potrebbe mostrare Trump come assecondante dell’assertività russa verso l’Ucraina, cosa mal vista dall’opposizione democratica. Dal Dipartimento della Difesa, giunge invece una conferma sulla disponibilità a erogare tali fondi; ma questi soldi dovranno essere ben spesi per favorire gli interessi americani, e non solo quelli ucraini. Per una decisione definitiva, ci sarà tempo fino al 30 settembre.
Nuove teorie sull’incidente in Russia. Fonti dell’intelligence americana hanno dichiarato che l’esplosione avvenuta in Russia l’8 agosto, attribuita dalle autorità nazionali al fallimento di un test su un nuovo missile nucleare, sia invece dovuta al recupero di un’arma risalente a un test precedente. Stando a tali fonti, l’esplosione sarebbe avvenuta a bordo della nave utilizzata per il recupero del missile dai fondali del Mar Glaciale Artico. C’è ancora molto silenzio su ciò che è avvenuto da parte di Mosca, cosa che potrebbe significare una falla nel sistema militare della Russia e la volontà di non fare trapelare notizie sensibili che possano smentire l’acquisizione di una nuova arma a raggio globale, o affermare l’infondatezza di potenziali disastri ambientali causati dall’esplosione. Nel frattempo, Mosca ha inaugurato la prima stazione nucleare galleggiante, la Akademik Lomonosov, che percorrerà la rotta artica da Murmansk a Pevek; ancora, la preoccupazione per possibili effetti ambientali è alta.
Cinque nuove isole si aggiungono alla mappa dell’Artico. Una spedizione navale russa ha mappato cinque nuove isole, prima sepolte sotto il ghiacciaio di Nansen e ora visibili per via del progressivo scioglimento dei ghiacci polari. La scoperta delle isole è stata attribuita nel 2016 a Marina Migunova, ora oceanografa presso la flotta del Nord della marina russa, ma la loro mappatura è stata possibile solo ora grazie alla migliore navigabilità delle acque artiche. La presenza di Mosca nell’Artico sta diventando sempre più concreta sia per gli interessi militari e commerciali ormai noti, sia per l’intensificarsi delle attività del paese nella regione che dimostra come essa potrebbe diventare in futuro un nuovo pivot geopolitico per la Russia, e non solo.
Donbass, l’Ucraina prova per un ritorno alla “normalità”. Kiev si sta impegnando affinché la regione del Donbass possa vedere lo spiraglio di un ritorno a condizioni di vita normali. Il nuovo Ministro degli Esteri ucraino, Vadym Prystaiko, sta cercando di muovere dei passi per la realizzazione di tale obiettivo; le prime “tasks” evidenziate per tale scopo sono lo scambio di prigionieri tra separatisti e governo ucraino e il ripristino delle comunicazioni e delle infrastrutture primarie, per garantire l’assistenza minima ai cittadini residenti nelle zone colpite dal conflitto. Prystaiko si auspica ulteriori miglioramenti da qui ai prossimi 6 mesi, attraverso un intenso lavoro da parte dell’apparato diplomatico ucraino. Rimane l’invito, da parte di Kiev, per ottenere il sostegno della comunità internazionale, il quale costituirebbe un tassello fondamentale in questo complesso e delicato processo di peacebuilding.
Andrea Maria Vassallo e Mario Ghioldi
MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)
Iran, si profilano nuovi possibili scenari in seguito al G7. Ha colto quasi tutti di sorpresa l’arrivo a Biarritz del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif nel bel mezzo del G7; lo stupore era ravvisabile soprattutto sul volto del presidente americano Donald Trump. L’arrivo di Zarif era comunque prevedibile, poiché il presidente francese Emmanuel Macron aveva previamente annunciato la volontà di promuovere a nome del G7 un’iniziativa politica favorevole ad allentare le sanzioni verso l’Iran. Trump, in disaccordo con tale iniziativa, non ha avuto alcun contatto con la delegazione iraniana. L’Eliseo ha subito precisato che il ministro iraniano non è stato formalmente invitato al G7, bensì solo ad un incontro bilaterale “franco-iraniano”. Nonostante ciò, al termine dell’incontro a Biarritz il presidente americano si è detto favorevole ad incontrare il presidente iraniano Hassan Rouhani “se ci saranno le circostanze giuste”. Dall’altra parte, il leader iraniano ha precisato che le possibilità di riuscita di tale dialogo sono saldamente ancorate alla revoca di “tutte le sanzioni illegali e ingiuste” imposte da Washington a Teheran.
Siria, raid aerei a Idlib. La città siriana è ormai martoriata; le forze di Assad, insieme a quelle russe, hanno perpetrato continui raid aerei nella regione siriana controllata dagli insorti anti-regime (in parte sostenuti dalla vicina Turchia) con l’obiettivo primario di colpire il gruppo Hurras al-Deen (legato ad al-Qaeda). La conseguenza più ovvia degli attacchi si è concretizzata in un’ondata di civili in fuga da Idlib. A tal proposito, il governo di Ankara ha avvertito la comunità internazionale del rischio di una nuova emergenza profughi verso la Turchia e l’Europa. Le autorità turche hanno comunque eretto barriere di cemento lungo il confine, negando di fatto l’ingresso nel paese ai profughi siriani; tale limitazione non ha però disincentivato i civili in fuga, che hanno chiesto l’ingresso per ragioni umanitarie, ammassandosi lungo il valico frontaliero di Bab al Hawa. La protesta scaturita dal diniego della Turchia ha registrato incidenti tra le forze militari turche e i civili siriani.
Siria, Libano e Iraq: si accende lo scontro tra Israele e Iran. Sale vertiginosamente la tensione tra lo stato ebraico e Teheran dopo una serie di raid perpetrati da Israele contro le postazioni filo-sciite iraniane in Siria, Libano e Iraq. Nella notte fra sabato 24 agosto e domenica 25, l’aviazione israeliana ha bombardato un deposito di missili di precisione (controllato dai Pasdaran – le guardie rivoluzionarie iraniane) nei pressi di Damasco. Contrariamente alla tendenza di Tel Aviv di negare (o non confermare) un attacco, quest’ultimo è stato invece rivendicato dallo stesso Netanyahu. Poche ore dopo un secondo raid (con l’utilizzo di due droni), riconducibile a Israele ma non rivendicato, ha colpito la periferia sud di Beirut – abitata dagli sciiti e controllata da Hezbollah. E ancora, il giorno successivo, un altro raid (presumibilmente) israeliano è stato condotto contro un convoglio al confine tra Iraq e Siria – provocando 9 vittime fra le milizie filo sciite. Hezbollah ha condannato duramente l’attacco subito a Beirut e ieri, in risposta, ha lanciato una controffensiva, colpendo con una serie di missili obiettivi militari israeliani al confine tra Libano e Israele. Quest’ultimo ha prontamente reagito, sparando verso il sud del Paese dei cedri.
Yemen, la contrapposizione tra governo e separatisti del Sud. I separatisti del Sud hanno riottenuto il controllo di Aden, attuale sede del governo yemenita internazionalmente riconosciuto. La città era già stata conquistata dalle milizie meridionali lo scorso 10 agosto, per poi ritornare (10 giorni dopo) sotto il controllo delle forze fedeli al Presidente Abd Rabbih Mansur Hadi. Negli ultimi giorni, secondo fonti locali, gli equilibri sono nuovamente cambiati e Aden è tornata nelle mani dei ribelli. Tuttavia, la situazione potrebbe ancora cambiare. Intanto, gli scontri tra separatisti e truppe governative proseguono ormai da settimane. In teoria, entrambe le fazioni sono alleate contro gli houthi, sostenuti dall’Iran. In pratica, però, i ribelli meridionali e il governo hanno una visione molto diversa riguardo al futuro dello Yemen. In più, i primi sono apertamente sostenuti da Abu Dhabi che, a sua volta, non appoggia Hadi per via dei suoi presunti legami con il partito Islah – vicino alla Fratellanza musulmana.
Vincenzo Battaglia e Federica Sulpizio
TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE
I costi americani per la ‘guerra al terrore’. Se da una parte vi sono migliaia di soldati e civili americani uccisi e feriti, dall’altra gli Stati Uniti hanno dovuto sostenere anche costi finanziari molto alti per la logistica alle operazioni militari, per l’assistenza dei veterani e per gli interessi sui prestiti per finanziare la guerra.
Secondo i calcoli elaborati dal Watston Institute della Brown University, gli Usa avranno speso entro la fine del 2019 5mila 933 miliardi di dollari nella “guerra al terrore”, di cui 822 miliardi in Iraq e 975 miliardi in Afghanistan, le due aree che hanno catalizzato la maggior parte degli investimenti. Secondo i dati di Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), nel 2018 la spesa militare degli Usa è stata di 649 miliardi di dollari, con un rapporto tra spesa militare e Prodotto interno lordo (Pil) salito al 3,2 per cento. Ma i costi aumenteranno ogni giorno di più per assistere i veterani.
Nel 2021 il processo alle menti dell’11 settembre. Le presunte menti dietro gli attentati terroristici dell'11 settembre andranno alla sbarra nel 2021; questo secondo quanto scrive il New York Times, a deciderlo un giudice militare. Il processo inizierà con la scelta dei giurati a Camp Justice nel carcere militare di massima sicurezza a Guantanamo sull'isola di Cuba. Sotto processo Khalid Shaikh Mohammed, Walid bin Attash, Ramzi bin al-Shibh, Ammar al-Baluchi, and Mustafa al-Hawsawi considerati responsabili degli attacchi che uccisero quasi tremila persone tra New York, Washington e la Pennsylvania l'11 settembre del 2001.
Afghanistan, i talebani continuano a colpire. Sabato 31 agosto i talebani hanno perpetrato (e rivendicato) un ulteriore attacco armato a Kunduz, nel nord del Paese. Il bilancio delle vittime è di circa 10 morti fra soldati e civili. Nel 2015 il gruppo estremista islamico aveva assediato questa città, occupandola momentaneamente sino alla controffensiva delle forze afghane sostenute dagli Usa. Il 28 agosto, inoltre, alcuni combattenti talebani hanno ucciso 14 membri di una milizia filo-governativa, colpendo un posto di blocco a Herat (Afghanistan occidentale). Tali attacchi avvengono in concomitanza con il nono round negoziale tra talebani e Washington. Commentando gli ultimi eventi, il portavoce del Presidente Ghani ha accusato il movimento fondamentalista, affermando che questo “non crede nell’opportunità di pace fornita dagli Usa e dal governo afghano”. “Da una parte sta dialogando con gli Stati Uniti, dall’altra sta attaccando case e villaggi”, ha aggiunto.
Boko Haram, 10 anni di violenza e terrore. Il gruppo fondamentalista nigeriano compie 10 anni. Un decennio contrassegnato da rapimenti, stragi e devastazioni. Boko Haram (che significa “l’educazione occidentale è proibita”), ha iniziato a abbracciare le armi nel 2009 con l’obiettivo di stabilire uno Stato islamico fondato su una rigida interpretazione della sharia. Si contano 30.000 vittime, nonché più di 2 milioni di sfollati da quando Boko Haram ha intrapreso la sua campagna armata. La cellula jihadista non è operativa unicamente in Nigeria, ma colpisce altresì negli stati confinanti (Niger, Camerun e Ciad). I principali bersagli sono le stazioni di polizia e le strutture militari, ma non mancano attacchi contro chiese, moschee, villaggi e mercati. Nel 2015 il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, ha promesso fedeltà al Califfato. Sebbene si sia ridotto in termini di uomini e di raggio d’azione, il gruppo fondamentalista continua a costituire una minaccia per la Nigeria e gli Stati limitrofi. Infatti, solo una settimana fa, Boko Haram si è reso responsabile di un ennesimo attentato contro un villaggio nel sud del Niger, provocando una dozzina di vittime.
Laura Vaccaro Senna e Vincenzo Battaglia
ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Nazioni Unite, dall'Amazzonia a Taiwan. Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha annunciato la possibilità di valutare l’esigenza di una riunione dell’Assemblea Generale interamente dedicata all’Amazzonia. Intanto, in Congo, i casi di Ebola continuano ad aumentare: sono oltre 3000 i casi e 2000 i morti a causa di un particolare focolaio con un tasso di mortalità del 67%. I più colpiti sono i bambini, dichiarano Unicef e Save the Children. Inoltre, l’Oms dichiara allarme morbillo in Europa con casi riapparsi in Regno Unito, Grecia, Repubblica Ceca ed Albania. I casi sono in aumento del 300% e per controllare l’espansione è necessario ricorrere ai vaccini per una copertura adeguata della popolazione. Dall’altra parte del mondo, Taiwan torna a chiedere la partecipazione alle Nazioni Unite citando i suoi interventi in ambito internazionale e dichiarando che se le Nazioni Unite devono essere inclusive, dovrebbero esserlo anche con Taiwan.
Michele Pavan
Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.
Andrea Maria Vassallo: Europa Orientale e Federazione Russa
Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa
Laura Vaccaro Senna: Terrorismo e Sicurezza Internazionale
Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale
Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione europea
Marcello Alberizzi: Africa Sub-Sahariana
Mario Ghioldi: America del Sud, Europa Orientale e Federazione Russa
Marta Stroppa: Diritti Umani
Michele Pavan: America del Nord, America del Sud, Oceania e Organizzazioni Internazionali
Stefano Sartorio: Asia ed Estremo Oriente
Vincenzo Battaglia: Medio Oriente e Nord Africa; Terrorismo e Sicurezza Internazionale
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Redazione