Framing the World, Numero XV

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  Redazione
  05 agosto 2019
  30 minuti, 53 secondi

Framing The World, Numero XV

Le ferie ormai incombono, ma lo stesso vale per un nuovo numero di Framing the World. In fondo tutti sanno che le vacanze sono un po’ noiose, e non c’è miglior rimedio che leggere cosa è accaduto nel mondo nelle ultime due settimane. Vi parleremo dell’Africa e della duplice lotta contro Ebola, che è tornata a fare migliaia di vittime, e contro il terrorismo islamico di Boko Haram, che ha colpito nuovamente la Nigeria. Vi porteremo in Medio Oriente, dove l’Iran è sempre al centro di tensioni internazionali, dove il sangue non smette di scorrere, visti i recenti attacchi in Yemen e Afghanistan, e dove vedremo come cambieranno gli equilibri in seguito alla morte di Hamza bin Laden. Andremo poi in America Latina, con mosse importanti in chiave commerciale - con l’Alleanza del Pacifico che pone le basi per un’ampia zona di libero scambio - e militare - con il Brasile che si avvicina agli USA ed entra nella NATO. Brasile che però deve fare i conti conti con minatori senza scrupoli che hanno ucciso un capo villaggio contrario alle loro attività illegali. Dall’altra parte del Pacifico, la Corea del Nord ha ricominciato a lanciare missili a a preoccupare il mondo, mentre continuano le manifestazioni antigovernative ad Hong Kong, che mettono a dura prova la pazienza del regime cominciata di Pechino. In campo economico, presenteremo le ultime tendenze dei mercati alla luce della decisione della Federal Reserve e della decisione di Trump di imporre nuovi dazi alle merci cinesi, per poi concludere proprio a casa nostra, con la grande industria italiana che fatica a competere con i concorrenti europei, con Boris Johnson che diventa il nuovo Primo Ministro e deve affrontare il sempre scottante tema Brexit e la Russia che combatte contro vasti incendi in Siberia.

Diritti Umani

Brasile, capo di un villaggio indigeno ucciso dai cercatori d’oro. Nello Stato di Amapá, in Brasile, il capo di una comunità indigena è stato accoltellato a morte da alcuni cercatori illegali d’oro e diamanti (i garimpeiros), i quali hanno occupato il villaggio e forzato la popolazione a fuggire. Secondo alcuni attivisti per i diritti umani, questa ondata di violenza è imputabile alla scelta del Presidente del Brasile Bolsonaro di aprire le riserve indigene allo sfruttamento minerario.

Libia, ospedale da campo bombardato dalle forze di Haftar. Cinque medici sono morti durante un bombardamento in un ospedale da campo vicino a Tripoli, in Libia. Secondo quanto riportato dal Governo di Accordo Nazionale riconosciuto dalle Nazioni Unite, il bombardamento è stato condotto dalle forze di Khalifa Haftar. Tale attacco comporta una violazione del diritto internazionale umanitario, il quale riconosce una speciale tutela per il personale medico, le cliniche e gli ospedali.

Paesi Bassi, scatta il divieto di indossare il burqa e il niqab. Nei Paesi Bassi è entrata recentemente in vigore una nuova legge che vieta di indossare il velo integrale – come quello del burqa o del niqab – nei luoghi pubblici, sui mezzi di trasporto e in edifici come scuole e ospedali. Si stima che le donne interessate dalla legge siano tra le 100 e le 400. Chi contravverrà al divieto, rischierà una multa di 150 euro.

Stati Uniti, boicottato il voto del Consiglio di Sicurezza sulla condanna nei confronti di Israele per aver violato i diritti umani del popolo palestinese. Gli Stati Uniti hanno posto il veto durante una votazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per condannare Israele, responsabile di aver demolito abitazioni di alcuni palestinesi nella periferia di Gerusalemme. La risoluzione, proposta dagli Stati del Kuwait, Indonesia e Sud Africa, condannava Israele per aver violato i diritti umani della popolazione palestinese e chiedeva al Paese di fermare le demolizioni. Da parte sua, Israele si è giustificato sostenendo che i dieci edifici demoliti erano stati costruiti abusivamente e che rappresentavano una minaccia per l’esercito israeliano.

Stati Uniti, il Senato del Massachusetts vota per abolire il matrimonio per i minorenni. Tra il 2000 e il 2016, più di 1.200 bambini sono stati dati in matrimonio nel Massachusetts; da oggi, questo non sarà più possibile. Il Senato del Massachusetts ha infatti votato all’unanimità per abolire il matrimonio per i minorenni. Alla votazione hanno partecipato anche numerose ONG per la tutela dei diritti dei minori, inclusa UNICEF USA. Questo voto rappresenta un passo importante verso l’abolizione dei matrimoni per i minorenni negli Stati Uniti, il quale è ancora consentito per legge in altri 48 paesi.

Marta Stroppa




Economia e Finanza Internazionale

Federal Reserve, decisione storica. La FED ha deciso, nella giornata di mercoledì 31 luglio, di tagliare i tassi d’interesse dello 0.25%. Si tratta di una mossa storica poiché era da oltre 10 anni che non accadeva, da quando nel 2008 la Banca Centrale aveva portato i tassi dal 5% a zero. Inoltre, ciò segna un’inversione di tendenza rispetto al rialzo cominciato nel 2017. Il taglio dei tassi è una misura che serve normalmente a stimolare l’economia durante una recessione, ma nel contesto attuale deve essere visto come una misura preventiva per evitare una prossima recessione o farla durare il meno possibile. I segnali di allarme sono preoccupanti: Asia ed Europa hanno rallentato fortemente, l’inflazione (anche negli USA) è cresciuta lentamente dopo il 2008, gli investimenti delle aziende stanno rallentando, così come il mercato immobiliare americano. Abbassando i tassi di interesse, diminuiscono i costi di finanziamento per le imprese, favorendo così l’assunzione di nuovi dipendenti e gli investimenti produttivi e stimolando la crescita economica.

Trade War, ci risiamo. Non è bastato l’annuncio della FED per spingere al rialzo le borse americane. È “bastato”, infatti, un tweet del presidente Trump per far virare in negativo le borse mondiali. Il presidente ha annunciato che in seguito al mancato accordo con la Cina - e sebbene le trattative proseguiranno - dal 1 settembre i prodotti cinesi non ancora soggetti a dazi (circa $300 miliardi) verranno assoggettati ad un’aliquota del 10%. Lo stesso andamento si è verificato nel caso del petrolio, che è passato, nella serata di giovedì 1 agosto, da modesti guadagni allo sprofondare fino all’8%, chiudendo con un -4% che riapre un trend negativo per le prossime settimane. È curioso notare come questa nuova misura doganale abbia avuto un effetto relativamente pesante, pur rappresentando meno della metà del valore delle misure precedenti, sintomo forse di una reazione eccessiva da parte di investitori già nervosi per altri motivi.

Farmaceutica, fusione in vista. Sta per essere finalizzata l’operazione che porterà alla creazione di un colosso mondiale delle medicine “low-cost”. Mylan, leader nei farmaci generici, ed Upjohn, società che commercializza i farmaci della Pfizer con brevetto scaduto, sono (secondo il WSJ) sul punto di fondersi e di creare il più grande gruppo mondiale nel settore, con un fatturato di circa $20 miliardi e attivo in 165 paesi. L’operazione verrebbe effettuata tramite uno scambio azionario, nel quale Pfizer avrebbe il 57% delle azioni della nuova società, oltre a circa $12 miliardi come contropartita del debito di Mylan. La mossa avviene in un mercato in cui i margini di profitto sui medicinali, in particolare su quelli generici e biosimilari, sono sempre più bassi e dove solo grandi economie di scala possono assicurare un futuro alle case farmaceutiche. La fusione permetterà a Mylan di sfruttare l’ampia rete commerciale di Upjohn, leader in Cina e nei paesi emergenti, mentre Upjohn amplierà il proprio catalogo con i numerosi prodotti di Mylan.

Grande industria, grandi difficoltà. É uscita la scorsa settimana un’analisi sui primi 50 gruppi italiani quotati curata da Mediobanca. Il rapporto dipinge - a tinte piuttosto fosche - il panorama industriale italiano, nel quale la grande industria, da molti ritenuta l’unica capace di competere e prosperare nel mercato globale, ha un peso molto ridotto sull’economia nazionale. Guardando ai primi dieci gruppi manifatturieri in alcuni paesi europei, in Italia essi hanno un fatturato medio di $8 miliardi, in Gran Bretagna 19, in Francia 38 e in Germania 82 miliardi. Il loro peso sul PIL è del 4.6% in Italia, contro l’8% in UK, il 16% in Francia e il 24% in Germania. Le cose vanno ancora peggio se si guarda al fatturato e agli investimenti tra il 2014 e 2018: i primi dieci gruppi in Gran Bretagna hanno aumentato il fatturato del 23.7%, del 23.6% in Francia, del 15% in Germania, ma solo dell’8% in Italia; per gli investimenti, Germania a +33.1%, Francia +32.9%, +19.2% in Gran Bretagna, mentre in Italia la diminuzione è stata del 9%.

India, Modi spaventa i mercati. L’indice Nifty 50, il principale della borsa di Mumbai, è uno dei pochi indici borsistici al mondo a non aver visto guadagni nell’ultimo anno. Se si ipotizzava che un secondo mandato di Narendra Modi avrebbe portato a un secondo semestre visibilmente migliore rispetto al precedente, in seguito alla promessa di riforme economiche di ampio respiro, ciò fino ad ora non si è realizzato e anzi, i primi segnali sono negativi. Tra i punti più indigesti al mondo degli affari, l’aumento delle tasse sui più ricchi, la proposta di una tassazione sul buy-back (ovvero l’acquisto di azioni da parte della stessa società che le ha emesse) e di un aumento del livello minimo di azioni “pubbliche” richieste alle società quotate. Gli investitori nel solo mese di luglio hanno spostato 2$ miliardi dai mercati indiani all’estero, la cifra più alta fra tutti i mercati emergenti, determinando la caduta di oltre il 9% dai massimi raggiunti in giugno.

Italia, dati contrastanti. Sono stati pubblicati i dati sull’economia italiana nel secondo trimestre e dipingono un quadro chiaroscuro. Se da un lato la crescita economica è nuovamente sparita dai radar (+0.0%, e senza le correzioni per gli effetti di calendario il PIL sarebbe diminuito di €182 milioni), dall’altro il mercato del lavoro ha fatto segnare il record storico di occupati, giunti a quota 23.38 milioni di unità, con la disoccupazione generale in calo al 9.7% (ai minimi dal 2011) e quella giovanile che scende fino al 28.1%. Se a tutto ciò aggiungiamo un ulteriore dato, quello delle ore lavorate, anch’esse in rapida crescita, si arriva al risultato che più persone hanno lavorato per più ore pro-capite producendo però meno PIL per ora lavorata. Si è passati infatti da €37.3/h a €36.7/h, ovvero un calo di produttività (meno del 1.5%) che preclude il ritorno a tassi di crescita sostenuti.

Leonardo Aldeghi




Africa Sub Sahariana

Burkina Faso, nuovo attacco Jihadista. Pare che almeno 14 persone siano state uccise nel corso dell’attacco avvenuto nel paese di Dibilou, nel nord del Burkina Faso. Sembra che, a perpetrarlo, sia stato un gruppo di circa 20 uomini armati affiliati a un movimento jihadista.

Camerun, prigioni in rivolta. Il fatto è avvenuto giovedì 25 luglio nella prigione principale di Buea, una città nel sud ovest anglofono del paese. Le notizie parlano di una cinquantina di feriti tra i detenuti e due tra le forze di polizia; sembra che ad animare i carcerati ci fosse la richiesta di migliori condizioni di vita nella prigione e di maggior giustizia nei loro confronti. L’evento segue un altro ammutinamento, avvenuto pochi giorni prima nella maggiore prigione di Yaoundé.

Mozambico, pace tra il Governo e la Renamo. Si tratta di una delle conflittualità più durature presenti nella storia del paese. La Resistenza Nazionale del Mozambico nasce nel 1975, nel corso del processo di decolonizzazione del continente, inserendosi pienamente nel contesto della guerra fredda. Giovedì 1° agosto è stato raggiunto l’accordo di pace, già esistente nel 1994 ma rotto nuovamente nel 2013; dal 2016 le parti stavano lavorando alla sua ripresa.

Repubblica Democratica del Congo, l’ebola imperversa. Dopo aver riscontrato due morti per ebola a Goma, città che si affaccia sul lago Kivu e confina con il Ruanda e la città di Gisenyi, l’epidemia è stata dichiarata una minaccia internazionale. Lo stesso Ruanda ha dapprima annunciato il primo di agosto (ad un anno esatto dallo scoppio dell’epidemia) di aver chiuso le frontiere, sebbene, in seguito, fonti congolesi ne abbiano invece confermato la riapertura. La presenza di un aeroporto nella città complica maggiormente la situazione, tuttavia la chiusura dei confini potrebbe non essere la soluzione più efficace per combattere l’epidemia, in quanto incentiverebbe gli individui (possibilmente anche contagiosi) a calcare strade secondarie e non monitorate. In circa 365 giorni sono stati contagiati circa 2700 individui, dei quali 1800 hanno perso la vita.

Sudan, accordo sulla dichiarazione costituzionale. Dopo aver raggiunto l’accordo su un governo di transizione misto, nella giornata di ieri (2 agosto, ndr) i due interlocutori (ALC e TMC) hanno trovato il consenso anche sul documento costituzionale che dovrà regolare la gestione del potere. Questo sarà firmato nei prossimi giorni, nel corso di una cerimonia ufficiale.

Marcello Alberizzi




America del Nord

Stati Uniti d’America, tra Corea del Nord ed Iran. L’atteggiamento del presidente statunitense nei confronti di Kim Jong Un si rivela estremamente positivo. I test nordcoreani non sono considerati in alcun modo una violazione dell’accordo di Singapore tra USA e Corea del Nord. Probabilmente, essi rappresenterebbero una violazione delle risoluzioni ONU ma, Trump afferma tramite Twitter: “Sicuramente Kim non vuole tradire la fiducia dei suoi amici”. Allo stesso tempo, la Casa Bianca ha proposto un incontro tra il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e il Presidente Trump. L’Iran, però, si è sentito costretto a rifiutare poiché l’occasione potrebbe rappresentare una situazione "costruita", di sola apparenza nei confronti della Comunità Internazionale. Restando in Asia, gli Stati Uniti non allentano la presa su Taiwan, confermandosi un buon alleato strategico e commerciale, ostacolando, allo stesso tempo, i piani geostrategici della Cina.

Michele Pavan




America del Sud

Alleanza del Pacifico - Colombia, Cile, Messico e Perù. Si è tenuto a Lima nei giorni scorsi il vertice dell’Alleanza. Si tratta di un accordo di integrazione commerciale tra i quattro paesi, volto a conquistare progressivamente i mercati dei diversi bacini dell’Oceano Pacifico. L’Alleanza del Pacifico è nata nel 2011 in netta contrapposizione all’ALBA (Alianza Bolivariana para America Latina y el Caribe) fondata nel 2004 dal presidente venezuelano Hugo Chavez. L’Ecuador entrerà nell’Alleanza del Pacifico a breve, mentre la Corea del Sud ha manifestato l’interesse di unirsi come membro associato. Al vertice hanno partecipato anche Australia, Canada, Nuova Zelanda e Singapore che, insieme al Brunei, al Giappone e alla Malaysia fanno parte anche del Trans-Pacific Partnership. A breve si terrà, probabilmente, un incontro con i paesi membri del Mercosur, il quale ha recentemente firmato degli accordi commerciali con l’UE. Ad ogni modo, durante il vertice sono stati trattati: i problemi in merito alla guerra commerciale tra USA e Cina; le minacce di Trump per i dazi al Messico; l’oscillazione dei prezzi del petrolio; l’aumento del tasso di disoccupazione in Colombia; i dazi secondo l’USMCA (United States - Mexico - Canada Agreement). Gli sviluppi dell’Alleanza possono essere molteplici; si attende il vertice 2020 in Cile, occasione in cui potrebbero essere fatti degli annunci particolari in merito al sistema economico dell’America Latina.

Brasile, lo status di major non-Nato ally. Gli Stati Uniti hanno conferito al Brasile lo status di alleato principale esterno all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord - NATO. Il titolo in passato è stato concesso anche a Giappone, Israele e Corea del Sud garantendo, in questo modo, una maggiore collaborazione militare con gli Stati Uniti e un acquisto di armi agevolato. Intanto, il Paese si presta ad essere uno dei fedelissimi alleati di Trump, tanto da essere preso in considerazione per la negoziazione di un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Brasile e per essere un alleato utile a frenare l’espansione della Cina in America Latina. Bolsonaro ha più volte dichiarato quanto la Cina sia una potenza predatoria nel mercato internazionale, tuttavia il mercato cinese resta comunque fondamentale per il Paese. I rapporti tra Stati Uniti e Brasile sono sempre più forti e consolidati; si prevedono intense collaborazioni in ambito economico e strategico.

Messico, continuano le uccisioni dei giornalisti. Nella notte del 2 agosto, il giornalista messicano Celestino Ruiz Vázquez è stato ucciso da ignoti nel municipio di Actopan, nello Stato di Veracruz. Il giornalista già in passato aveva subito gravi minacce. In particolare, non era gradita la sua attività presso il periodico “El Gráfico di Xalapa”, giornale per il quale Ruiz Vázquez scriveva sotto falso nome. Con questo nuovo omicidio, salgono ad undici i giornalisti uccisi in Messico nel 2019. Secondo fonti locali, la Procura di Veracruz aveva concesso a Ruiz Vázquez e alla sua famiglia una protezione da parte della polizia, la quale tuttavia non è stata attuata.

Paraguay, mozione per la procedura di impeachment non approvata. In Paraguay, un numero consistente di deputati dell’opposizione ha tentato di avviare un processo di impeachment contro Mario Abdo Benítez, il presidente del paese. Tutto ciò, a causa dello scandalo nato in seguito alla conclusione del controverso accordo con il Brasile per lo sfruttamento dell’energia prodotta dalla centrale idroelettrica Itaipú. Tale centrale è situata lungo il fiume Paranà, al confine tra Paraguay e Brasile. I deputati dissidenti sono stati guidati da Efraín Alegre del PLRA (Partido Liberal Radical Auténtico), partito avente 29 esponenti all’interno del Parlamento del Paraguay. Tuttavia, Efraín Alegre ha raccolto solamente 38 voti. Fondamentale ai fini del risultato è stato il cambio di posizione del movimento dissidente del partito governativo Honor Colorado, guidato dall’ex presidente Horacio Cartes. Cartes ha quindi ritirato il suo sostegno politico, impedendo al PLRA e al FG (Frente Guasú) di raggiungere la maggioranza necessaria per promuovere la procedura di impeachment.

Michele Pavan e Mario Ghioldi




Asia ed Estremo Oriente

Cina, crisi nel periodo estivo. Hua Chunying, interlocutore per il ministro degli esteri Cinese, ha commentato in un incontro di martedì 23 luglio che le proteste ad Hong Kong sono una creazione degli USA. Il Dipartimento di Stato americano ha poi commentato come “ridicola” l’accusa. Il governo cinese ha comunque posto in essere la minaccia di un intervento armato, sostenendo che le sommosse nella città minano profondamente il principio di “un paese, due sistemi”. Vista la posizione di Taiwan, che si è dimostrata favorevole ad accogliere i cittadini in fuga dell’ex colonia britannica, Pechino ha deciso, il 31 luglio, di sospendere i visti di uscita verso l’isola. Con il libro bianco “China’s National Defense in the New Era” Pechino pone sul tavolo la possibilità di utilizzare la forza nel caso che un soggetto terzo tentasse di separare Taiwan e la Cina continentale. In risposta, gli USA hanno inviato il 25 luglio un cacciatorpediniere (la USS Antietam). Da lunedì 29 a venerdì 2 agosto la Cina ha condotto addestramenti militari vicino alle acque Taiwanesi.

Corea del Nord, si ritorna sui missili. Come dichiarato dalla KCNA, agenzia ufficiale di stampa nordcoreana, il 25 luglio sono state testate nuove armi tattiche teleguidate con riferimento ad un avvertimento ai militari sudcoreani. La KCNA parla dei due missili a corto raggio lanciati giovedì e caduti nel Mar del Giappone lanciati poco dopo l'alba da Wonsan, sulla costa orientale della Corea del Nord. Il presidente americano Donald J. Trump ha detto che i tre test missilistici di questa settimana non rappresentano una violazione dei suoi accordi con il leader nordcoreano Kim Jong-un l'anno scorso a Singapore, ma allo stesso tempo ha detto a Kim di "fare la cosa giusta" in una serie di tweet.

Corea del Sud, se si parla di incursioni. Al di là delle continue tensioni con il Giappone, come sottolineato nel numero precedente, il 24 luglio si è avuta un'incursione da parte di velivoli russi e cinesi. Questo ha causato l’intervento dell'aeronautica sudcoreana. La risposta del Cremlino: “le forze aerospaziali russe e l’Aeronautica cinese hanno condotto oggi i loro primo pattugliamento congiunto dell’aviazione a lungo raggio nella regione Asia-Pacifico. L’esercitazione è stata condotta nell’ambito di uno sforzo congiunto per impegnarsi nella cooperazione militare nel 2019 e non è stata diretta contro altri Paesi”. È la prima volta in assoluto che Russia e Cina effettuano questo tipo di missione e la scelta di questo teatro pare essere indirizzata a inviare un messaggio agli USA.

Giappone, incursione notturna. Venerdì 26 luglio due navi della guardia costiera cinese sono entrate nelle acque del Giappone al largo della prefettura Aomori. Alle 2:14 di notte una nave della guardia costiera giapponese ha subito avvistato e identificato due navi cinesi che stavano entrando nelle acque territoriali tra Honshu e Hokkaido. dopo diverse incursioni si sono allontanate definitivamente alle 7:14 del mattino. Un’ulteriore intrusione è avvenuta il 27 luglio. Tokyo fa notare che la Cina è entrata per 21 volte nel corso di quest’anno all’interno delle proprie acque territoriali.

India, Narendra Modi into the wild. Il primo ministro indiano Narendra Modi è stato ospite di una puntata di “into the wild” condotta dal celebre Bear grylls. In Kashmir, turisti stranieri e pellegrini induisti lasciano la regione dopo un comunicato governativo in merito a possibili attività terroristiche. “Indian authorities warned of a "terror threat" against Hindu pilgrims heading to the Amarnath shrine”. Forte la critica indiana in merito al report annuale “on children and armed conflicts” consegnato dal segretario dell’Onu Gutierres che menziona il paese al suo interno. L’India commenta accusandolo di voler estendere il mandato delle Nazioni Unite su alcune questioni politicizzate.

Stefano Sartorio




Europa Occidentale e Unione Europea

Regno Unito, Boris Johnson è il nuovo primo ministro. Dopo le dimissioni di Theresa May, i conservatori hanno dato avvio ad una serie di votazioni per scegliere il nuovo leader del Partito e, di conseguenza, il nuovo primo ministro britannico. La scelta è ricaduta su Boris Johnson, già sindaco di Londra e ministro degli esteri, che si è insediato a Downing Street il 24 luglio. La sua è sempre stata considerata una figura politica eccentrica e imprevedibile, che non ama giocare secondo le regole classiche della diplomazia. Il leader dell’opposizione Corbyn ha ribadito che Boris Johnson non ha alcun piano per il Regno Unito e ritiene che i cittadini britannici debbano esprimere la loro opinione tramite un secondo referendum o delle elezioni generali. Donald Trump è sembrato soddisfatto della scelta del Partito Conservatore e ha definito Johnson il “Trump britannico”.

Germania, dubbi sulla missione nel Golfo Persico. Gli Stati Uniti hanno chiesto formalmente al governo tedesco di unirsi a Francia e Inghilterra in una missione per garantire la sicurezza nello Stretto di Hormuz, a causa delle recenti tensioni con l’Iran. Le forze politiche si sono divise, ma alla fine ha prevalso la linea del ministro degli esteri che ha dichiarato a Varsavia che la Germania non prenderà parte in una missione navale a guida statunitense. Berlino ritiene infatti che si debbano portare avanti tutti gli sforzi possibili per evitare un’escalation militare e sostiene che la strategia aggressiva di Washington sia sbagliata. L’ambasciatore americano in Germania si è detto insoddisfatto e ha sottolineato i sacrifici americani che hanno permesso al Paese tedesco di rimanere nel mondo occidentale.

Brexit, cosa cambia con l’avvento di Boris Johnson. Il nuovo primo ministro britannico è sempre stato uno dei più duri sostenitori della Brexit ed ha più volte ribadito che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea debba essere portata a termine entro il 31 ottobre, anche a costo di un “no deal”. Boris Johnson non ha mai taciuto le sue perplessità sull’accordo portato avanti da Theresa May, usando toni molto forti. Ma quali sono le sue soluzioni sui punti critici del dossier più importante d’Europa? Uno degli aspetti più delicati della Brexit è sicuramente il confine irlandese. Irlanda e Irlanda del Nord rischiano di trovarsi in due regimi doganali differenti e, secondo alcuni, questo potrebbe minare il processo di pace. Johnson ritiene che la questione irlandese debba essere risolta dopo la Brexit con un accordo di libero scambio e non come parte delle trattative fra Londra e Bruxelles, come la clausola del “backstop” di Theresa May. Boris Johnson non ha mai temuto, almeno pubblicamente, un’uscita senza accordo. Ha sostenuto che l’articolo 24 del GATT permetterebbe di mantenere le tariffe a zero per 10 anni, mitigando i danni che un “no deal” potrebbe provocare. In realtà, questa clausola può essere attivata solo qualora Bruxelles e Londra raggiungano un accordo sulla regolamentazione dei loro rapporti. Insomma, riusciranno gli hard brexiteers a portare fuori il Regno Unito dall’Unione Europea a qualsiasi costo?

Leonardo Cherici




Europa Centro-Orientale

Le fiamme della Siberia. L’ecosistema siberiano ha subito ingenti perdite in questi giorni, a causa di un vasto focolaio di incendi che non ha risparmiato neanche regioni all’estremo nord, tra le quali l’Artico. Gli incendi hanno già ricoperto la superficie di 3 milioni di ettari, causando non pochi disagi alle popolazioni delle città confinanti, tra cui Novosibirsk, la terza città più grande della Russia. Mosca ha già dichiarato lo stato di emergenza per arginare il più possibile i danni collaterali. Grande è la preoccupazione per le conseguenze degli incendi sui territori artici, e si ingrandisce ancora di più la minaccia del cambiamento climatico sulle regioni del globo.

Nuove sanzioni contro la Russia per il caso Skripal. Gli Stati Uniti hanno imposto nuove sanzioni contro la Russia per la vicenda Skripal, ovvero l’avvelenamento di un ex ufficiale dell’intelligence russa che aveva collaborato anche con i servizi inglesi. Le sanzioni emesse vietano qualsiasi tipo di assistenza tecnica e/o finanziaria da parte delle istituzioni statunitensi; altresì, gli Stati Uniti bloccheranno qualsiasi trasferimento di materiali e tecnologie che possano essere implicate nello sviluppo di ulteriori ricerche sulle armi batteriologiche in Russia, come riferito dal portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus.

Baltici, la Russia tende i muscoli. Una nuova esercitazione di Mosca nei Baltici è iniziata il 1° agosto, e durerà fino al 9 dello stesso mese. La testata giornalistica indipendente The Moscow Times riporta che sono state schierate 49 navi da guerra nel Mar Baltico, e le truppe sul luogo sarebbero superiori a 10 mila unità. Mosca, nei tesi rapporti con la NATO, vuole dimostrare anch’essa di essere pronta a qualsiasi evenienza e intenzionata a difendere la sua sfera territoriale di interesse.

Ucraina, sequestrata petroliera russa. Una petroliera russa è stata sequestrata nel porto di Izmail, nella regione di Odessa, in seguito alla decisione giudiziaria della corte locale, per un presunto coinvolgimento del vascello nello scontro navale dello Stretto di Kerch, risalente al mese di novembre dell’anno scorso, che ha causato il sequestro di 24 militari ucraini. La Russia ha risposto duramente all’accaduto, sebbene le autorità ucraine abbiano agito dietro una decisione giudiziaria, ma l’Ucraina ha già dichiarato di aver rilasciato tutto il personale russo presente a bordo. Il sequestro della petroliera, forse, servirà per rinegoziare il rilascio dei marinai ucraini, ancora detenuti in Russia. Una situazione delicata su cui il Presidente Zelensky sta già lavorando, per vie diplomatiche, con la controparte di Mosca.

Meeting Zelensky-Trump, sarà una partnership rafforzata? Il Ministero degli Esteri ucraino ha messo tra le sue priorità l’organizzazione di un incontro tra il Presidente Zelensky e Donald Trump, in casa statunitense. L’obiettivo? Avvicinare i due paesi grazie a un’agenda che collochi al primo posto il rafforzamento della partnership strategica, la quale ha subito un duro rallentamento in seguito allo scoppio del conflitto nel Donbass nel 2014. Stando alle indiscrezioni di Oleksandr Danyluk, Segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale, il Ministero degli Esteri sta ora aspettando di stabilire la data definitiva per l’incontro tra i due Presidenti.

Andrea Maria Vassallo e Mario Ghioldi




Medio Oriente e Nord Africa (MENA)

Iran-USA, sempre più remota una possibile soluzione diplomatica della crisi. Tra le novità che interessano il rapporto tra Iran e USA (in declino a partire dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare) si registrano le sanzioni americane imposte contro il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif; obiettivo di tali sanzioni sarebbe quello di colpire i beni e gli interessi di Zarif in territorio americano. Gli Usa danneggiano così uno degli esponenti principali dell’“ala moderata” del governo iraniano - più aperta al dialogo con l’Occidente - mettendo maggiormente a rischio una possibile soluzione diplomatica della crisi tra i due paesi. Allo stesso tempo, è stato deciso da parte americana un prolungamento delle esenzioni dalle sanzioni che interessano i paesi che collaborano con l’Iran in materia nucleare a scopo civile. Parallelamente, un protocollo d’intesa è stato concluso tra l’Iran e la Russia, dove i paesi si impegnano ad effettuare esercitazioni militari congiunte nelle stesse acque dell’Oceano Indiano che sono state, soprattutto negli ultimi mesi, teatro degli scontri tra Iran e Usa. Notizia dell’ultima ora è quella riportata dalla BBC (citando i media statali iraniani) secondo la quale le autorità iraniane avrebbero sequestrato una petroliera straniera nelle acque del Golfo con l’accusa di traffico illecito di combustibile nell’area.

Siria, stabilito il cessate il fuoco a Idlib. Un generale aumento della violenza nella città di Idlib ha spinto il regime siriano ad accettare una tregua temporanea, raggiunta nella notte tra il 1 e 2 agosto. Non a caso, durante questi giorni si è tenuta in Kazakistan la 13esima sessione dei colloqui sulla Siria (“colloqui di Astana”) a cui hanno partecipato delegazioni del governo siriano e dell’opposizione, rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa, dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e altre delegazioni straniere. Al centro del discorso durante i colloqui è stata certamente la situazione a Idlib; le condizioni sono nuovamente peggiorate a partire dal 12 luglio, quando l’offensiva del governo siriano è ripresa con energia traducendosi in un aumento dei raid aerei russi. Tra gli attacchi più violenti si registra quello del 25 luglio, durante il quale a perire sono stati circa 12 civili. Naturalmente, la tregua raggiunta è saldamente ancorata ad una condizione: l’attuazione dell’accordo tra Turchia e Russia (del 17 settembre 2017) il quale prevede la creazione di un’area smilitarizzata nelle vicinanze di Idlib.

Quali sviluppi in Libia? Il 22 luglio l’esercito di Haftar ha annunciato l’inizio “della fase decisiva e finale” della campagna di liberazione della capitale libica, dopo aver perso il controllo della città di Gharyan il 27 giugno. Pertanto, le forze del LNA (Libyan National Army - in capo al generale della Cirenaica) hanno intrapreso una serie di raid contro l’aeroporto internazionale di Mitiga, l’unico ancora funzionante a Tripoli, colpito già numerose volte dal mese di aprile. Il 27 luglio l’aviazione del LNA ha perpetrato una serie di attacchi a Misurata contro alcune postazioni militari, appartenenti (secondo alcune fonti locali) all’esercito turco. Si tratta dei primi raid aerei contro la città dall’inizio delle ostilità. In tale contesto, l’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé, ha proposto un nuovo piano per ripristinare la pace e condurre le parti coinvolte in un processo politico. Tra le richieste, risulta una tregua a partire dal prossimo 10 agosto, giorno della “festa del sacrificio”, celebrata ogni anno dal mondo islamico.

Tunisia, è morto il Presidente Beji Caid Essebsi. Il 25 luglio si è spento all’età di 92 il presidente tunisino Beji Caid Essebsi. Era stato ricoverato in terapia intensiva all’ospedale militare di Tunisi. Prima di divenire Capo di Stato, Essebsi aveva ricoperto incarichi ministeriali sotto la presidenza Bourguiba ed era stato Presidente della Camera durante la presidenza di Ben Alì. A seguito della primavera araba tunisina, aveva contribuito alla fondazione del partito Nidaa Tounes, formazione politica laica e tuttora al governo insieme a Ennahda (di ispirazione islamista). Il 31 dicembre 2014 è diventato Presidente, il primo scelto con libere elezioni nella storia del Paese, a tre anni dalla caduta del regime autoritario di Ben Alì. In attesa delle elezioni presidenziali, anticipate a settembre (inizialmente in programma a novembre), ricoprirà la massima carica nazionale l’attuale presidente del Parlamento, Mohamed Ennaceur.

Vincenzo Battaglia e Federica Sulpizio




Terrorismo e Sicurezza

Attentato di Boko Haram in Nigeria dopo un funerale. Sabato 27 luglio 2019 in Nigeria si è verificato il più grave attentato contro civili dall’inizio dell’anno attribuito al gruppo fondamentalista Boko Haram. Gli assalitori pesantemente armati sono giunti in moto a Nganzai, nel Nord est del paese africano, e hanno cominciato a sparare contro un gruppo di persone che rientravano da un funerale celebrato in un villaggio vicino. Il bilancio finale è di 65 vittime e 11 feriti. Potrebbe essersi trattato di una rappresaglia nei confronti degli abitanti di Ngazai, che proprio due settimane prima avevano respinto un attacco del gruppo fondamentalista nell’area.

Grazie a un’analisi è possibile dire che la Nigeria risulta ostaggio di Boko Haram da dieci anni tramite attentati che colpiscono sia la Nigeria che gli stati confinanti, dal Ciad al Camerun e al Niger, che hanno provocato l’uccisione di oltre 16.500 civili, circa 2 mila vittime tra militari e poliziotti, mentre circa 19 mila sono gli stessi miliziani colpiti. Se da una parte il gruppo riesce a reclutare in quanto la popolazione povera si sente trascurata, dall’altra i seguaci aderiscono a una corrente dell’islam fondamentalista che rifiuta lo stato laico e le altre religioni.

Morto Hamza bin Laden. Lo hanno rivelato i media americani: la prima a lanciare la rivelazione è stata la rete NBC, seguita dal New York Times per il quale gli Stati Uniti avrebbe avuto un ruolo - non specificato - nella sua eliminazione. Evento verificatosi in un periodo non precisato dell’attuale presidenza. I giornalisti hanno cercato di avere maggiori dettagli rivolgendosi direttamente a Donald Trump, ma la sua prima reazione è stata: «Non voglio commentare». Per i funzionari citati dal quotidiano la riservatezza è legata a motivi di sicurezza e alla delicatezza della missione. Ritenuto da molti l’erede di Osama, è finito nel mirino degli apparati di sicurezza ed è stato al centro di molte speculazioni sul suo reale peso all’interno dell’organizzazione, affidata da tempo al medico egiziano, Ayman al Zawahiri, giudicato poco efficace. Presunti militanti qaedisti hanno smentito via Telegram la notizia, però hanno aggiunto di attendere indicazioni dal loro “comando”.

È importante aggiungere, inoltre, che, secondo recenti studi, la rete terroristica Al Qaeda rimane viva e vegeta nonostante la dinastia bin Laden sia destinata a scomparire. Questo perché tale organizzazione riesce ad avere una leadership centrale con i gruppi affiliati nonostante negli ultimi anni non si veda al Qaeda, la quale ha scelto di abbandonare il palcoscenico. Il suo silenzio non è, però, sintomo di debolezza ma esito di una scelta strategica-programmatica.

Afghanistan, non si ferma la scia di attentati. Il 31 luglio più di 30 persone sono morte a causa dello scoppio di una bomba sul ciglio della strada al passaggio di un bus nel distretto di Bala Blok (nella provincia occidentale di Farah). Due giorni prima, è stato perpetrato un attacco armato contro gli uffici del partito di Amrullah Saleh, ex ministro degli interni, nonché candidato alla vicepresidenza nelle prossime elezioni di settembre (20 vittime e una cinquantina di feriti). Il 25 luglio, a Kabul, un attentato kamikaze contro un pullman, che trasportava funzionari di governo, ha provocato almeno 7 morti. Tale attacco è avvenuto in concomitanza della visita a Kabul di Zalmay Khalilzad, inviato speciale statunitense per la riconciliazione dell'Afghanistan. Dopo aver incontrato il presidente afghano, Ghani, e il primo ministro, Abdullah, il rappresentante statunitense ha fatto tappa a Doha (Qatar) in vista dell’ottavo round negoziale con i talebani. Pertanto, attentati e negoziati continuano a procedere parallelamente.

Yemen, ribelli e gruppi jihadisti colpiscono. Il 2 agosto alcuni miliziani di al-Qaeda hanno condotto un attacco armato contro la base militare di al-Mahfad, nel distretto meridionale di Abyan. (Il bilancio è di 19 soldati morti). Il giorno precedente altri due attentati sono stati perpetrati ad Aden, la sede attuale del governo yemenita riconosciuto internazionalmente: un missile, lanciato dai ribelli filo-sciiti e filo-iraniani, ha colpito un campo militare uccidendo più di 30 persone. Il secondo attacco, rivendicato dall’Isis, è avvenuto dinanzi a una sede di polizia (provocando una decina di vittime). Intanto, la situazione nello Yemen è sempre più catastrofica: una guerra dimenticata, lontana dai riflettori internazionali, che conta tre milioni di profughi interni e 22 milioni di persone con urgente bisogno di assistenza umanitaria.

Laura Vaccaro Senna e Vincenzo Battaglia

Organizzazioni Internazionali

Le Nazioni Unite tramite un report redatto dagli analisti del Consiglio di Sicurezza annunciano il pericolo di nuovi attentati da parte dell’ISIS entro il 2019. La situazione, dunque, non risulta placata. Intanto in Africa si continua a combattere l’espansione del virus Ebola, in Congo. La situazione è complessa sia per il contesto operativo sia per il difficile accesso ai medicinali. Le Nazioni Unite, però, si preparano a nuove sedute in merito alle emergenze sanitarie grazie al lavoro costante dell’OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità per trovare soluzioni concrete per il debellamento dell’epidemia.

Michele Pavan





Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Andrea Maria Vassallo: Europa Orientale e Federazione Russa

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Laura Vaccaro Senna: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione europea

Marcello Alberizzi: Africa Sub-Sahariana

Mario Ghioldi: America del Sud, Europa Orientale e Federazione Russa

Marta Stroppa: Diritti Umani

Michele Pavan: America del Nord, America del Sud, Oceania e Organizzazioni Internazionali

Stefano Sartorio: Asia ed Estremo Oriente

Vincenzo Battaglia: Medio Oriente e Nord Africa; Terrorismo e Sicurezza Internazionale

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