Framing The World, Numero XLXI

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  Redazione
  18 gennaio 2021
  37 minuti, 21 secondi

DIRITTI UMANI

Twitter, Facebook e Instagram sospendono gli account di Trump. Ad iniziare il tutto e a fare più scalpore è stata la vicenda di Twitter, che ha prima cancellato tre tweet e poi annunciato la sospensione per le successive 12 ore dell’account del Presidente americano Donald Trump. I fatti scatenanti sono state le proteste che hanno portato all’assalto del Campidoglio a Washington il 6 gennaio da parte dei sostenitori di Trump. Le minacce e gli appelli alla violenza costituiscono una violazione delle regole di Twitter, e quest’ultimo ha agito adottando la propria politica, seguito poi dagli altri social networks. Il prosieguo degli incitamenti alla violenza hanno portato poi Twitter a bloccare in modo permanente l’accesso di Trump al suo account, l’8 gennaio. Il dibattito che ne è nato riguarda la libertà di espressione e in che misura le reti sociali abbiano il potere di censurare o di entrare nel merito di quello che viene postato dagli utenti.

(Sara Squadrani)

USA, prima esecuzione federale dopo 67 anni di sospensione. La Corte Suprema ha autorizzato l’esecuzione di Lisa Montgomery, 52 anni, avvenuta il 13 gennaio con un’iniezione letale. Il ripristino della pena di morte a livello federale è avvenuto a luglio 2020. Da quel momento in poi sono state 11 le esecuzioni fatte negli Stati Uniti. L’UE ha condannato l’atto, dopo aver chiesto in passato di usare clemenza nei confronti della donna dato che gli standard di umanità non dovrebbero mai essere sorpassati, specialmente nel caso di disordini mentali. Lisa, che aveva commesso un omicidio nel 2004, fu vittima di torture sessuali durante l’infanzia, presentava problemi mentali ed era delirante - situazioni di cui è necessario tener conto per adottare misure che non danneggino ulteriormente la dignità di una persona. Ma questo non è possibile nell’America di Trump.

(Sara Squadrani)

Attivisti Lgbt e ripercussioni su chi difende i diritti umani. Il report di Front Line Defenders prende il titolo di “Difensori a rischio durante la pandemia del covid-19” e si presente come una denuncia per coloro che si battono per i diritti umani esponendosi a minacce e violenze. A causa della pandemia, la comunità degli attivisti lgbt, infatti, ha visto molteplici arresti di massa, violenza e discriminazioni. Ma non solo, il report sottolinea arresti di massa negli uffici delle organizzazioni per i diritti Lgbtiq+, chiusura di cliniche gestite da attivisti, aggressioni sessuali e detenzioni di attivisti, nonché diffamazione contro gli attivisti, descritti come diffusori del virus e traumi psicologici. Da sottolineare il caso della Tanzania, dove alcuni i ricercatori hanno intervistato testimoni di attacchi nelle case di attivisti dopo che si era sparsa la voce che ospitavano persone Lgbtiq+ o lavoratori del sesso che rischiavano di finire in strada a causa dell’emergenza sanitaria.

(Chiara Scuderi)

La denuncia di B’Tselem: Israele è un apartheid. E’ stato pubblicato da B’Tselem, la più grande organizzazione israeliana per i diritti umani, un rapporto che conferma studi e teorie di esperti palestinesi e sudafricani che afferma come Israele sia un regime di apartheid, tanto nei territori palestinesi occupato come al suo interno. B’Tselem da anni lotta affermando la supremazia degli ebrei sui palestinesi, scontrandosi contro Israele stesso che ritiene la voce dell’associazione uno strumento di propaganda nonché di false illazioni basate su ideologie distorte. Il rapporto afferma la creazione di un sistema in cui i cittadini ebrei hanno pieni diritti, mentre i palestinesi sono divisi in 4 livelli sociali con differenti diritti a secondo di dove risiedono. Nei livelli più bassi, si trovano 2 milioni di palestinesi della striscia di gaza governata da un gruppo militante e 2,7 milioni di sudditi palestinesi della Cisgiordania che vivono sotto un regime militare senza diritti politici. Nel 20217, la Commissione economica e sociale dell’Onu per l’Asia occidentale è diventata il primo organismo Onu ad accusare questo apartheid come un crimine internazionale. Tuttavia, la leadership dell’Onu si è apertamente discostata da questa area di pensiero, eliminando il rapporto contenente tale accusa dal suo sito web.

(Chiara Scuderi)

Abusi in Crimea, il caso alla Corte europea. Il 14 gennaio la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accettato ufficialmente la denuncia presentata dall’Ucraina contro la Russia, accusata di essere responsabile di numerose violazioni dei diritti umani in Crimea. La decisione di ritenere parzialmente ammissibile la denuncia è molto significativa: la Corte ha infatti riconosciuto che la Russia ha esercitato un controllo effettivo sulla penisola di Crimea dal 2014. Già in quell’anno, mentre la Russia ha iniziato a prendere il controllo della Crimea, Human Rights Watch era sul campo e ha documentato tutti gli abusi dei gruppi paramilitari presenti sul territorio. Numerose sono state le violazioni dei diritti umani, come attacchi a giornalisti, sparizioni, rapimenti e torture. Ci vorrà del tempo perché la Corte europea si pronunci sul caso, ma questo sembra un primo passo per il riconoscimento delle responsabilità russe nelle violazioni perpetrate in Crimea.

(Federico Brignacca)

Libertà di espressione in Venezuela ancora a rischio. Sembrano non arrestarsi le campagne di repressione e intimidazioni ai media in Venezuela, rappresentando così un vero e proprio attacco alla libertà di stampa, di espressione e di accesso alle informazioni degli organi di stampa impegnati a denunciare le violazioni dei diritti umani delle autorità del Venezuela. Secondo l’organizzazione venezuelana per i diritti umani PROVEA – come riporta Human Rights Watch – durante i primi otto mesi dello stato di emergenza per la pandemia, circa 66 giornalisti sono stati arrestati nel Paese. Dal 6 gennaio 2021 inoltre sono iniziati veri e propri attacchi contro le organizzazioni mediatiche sul territorio che hanno portato alcune a chiusure “temporanee” e altre al sequestro delle proprie apparecchiature e della sede. Dura anche la denuncia pubblica di Michelle Bachelet, Alto Commissario per i diritti umani: “giornalisti e difensori dei diritti umani critici del governo continuano a subire intimidazioni e diffamazione pubblica, ci sono chiare restrizioni della libertà di espressione”.

(Federico Brignacca)

Sara Squadrani, Chiara Scuderi, Federico Brignacca



ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

2020, anno di contrasti. Il 2020 è stato un anno da incorniciare per i miliardari americani, soprattutto per quelli che hanno fatto fortuna con il settore tecnologico. Negli ultimi 12 mesi ben 56 persone si sono aggiunte al club di chi ha un ‘net worth’ superiore ad $1 miliardo, portando il totale a 659 individui. Quest’anno, in particolare, la fortuna ha arriso a chi ha quotato la propria società in borsa, visto che tra i nuovi membri troviamo i CEO di Airbnb, DoorDash e Snowflake. È andata molto bene anche per chi miliardario lo era già, con diversi uomini arricchitosi di decine di miliardi in più, come Elon Musk (+155 miliardi), Jeff Bezos (+67 miliardi), Bernard Arnault (+43 miliardi). L’altra faccia della medaglia, però, dice che 115 milioni di persone sono cadute in povertà assoluta, l’80% delle quali in paesi a medio reddito.

Anno nuovo, trend vecchio. Le tensioni politiche negli USA, i dati macroeconomici non molto positivi (aumentano i disoccupati in America) e la pandemia determinano una forte volatilità nelle borse ma non scoraggiano i mercati dal muoversi verso nuovi record sulla convinzione che la ripresa sia dietro l’angolo grazie soprattutto ai vaccini. Ciò significa che a salire sono le quotazioni del greggio - che trascinano i titoli petroliferi - ma anche il settore industriale, i titoli bancari e quelli automobilistici e, più precariamente, quello turistico. Nemmeno gli scontri al Campidoglio hanno interrotto questo trend, con anzi Nasdaq e S&P 500 che sorpassano, rispettivamente, per la prima quota 13,000 e 31,000. Tuttavia, dopo la censura di Trump, pesano le prospettive di più regolamentazione per i big tech, e a pagare sono Facebook(-8%) e Twitter (-11%).

US, ecco l'amministrazione Biden. Le elezioni in Georgia hanno portato ad una parità tra repubblicani e democratici al Senato, ma il voto del vice-presidente Harris può rompere lo stallo e far passare le proprie proposte di legge. Insieme ad una più chiara definizione del programma economico dell’amministrazione Biden, ciò ha contribuito al sentimento positivo nei mercati. Più nel dettaglio, Biden ha già delineato un ulteriore pacchetto di aiuti per $1.9 trilioni e nel mese di febbraio dovrebbe presentare il Green New Deal per finanziare una transizione energetica verso le fonti rinnovabili. La speranza dei mercati è quindi che Biden riesca ad approvare questi interventi pubblici da migliaia di miliardi, che secondo Goldman Sachs spingerebbero il PIL a +6.2% quest’anno, ma anche che non riesca ad eliminare i tagli alle tasse fatti da Trump grazie alla defezione di qualche moderato.

Perché i mercati crolleranno. Le borse, ed in modo particolare quelle americane, continuano a far segnare nuovi record nonostante le condizioni economiche non siano altrettanto in miglioramento. Ciò è dovuto in larga misura alla costante iniezione di denaro pubblico fatta da governi e banche centrali, ma prima o poi i soldi finiranno e i Governi dovranno gestire i debiti contratti. Alcuni analisti, inoltre, puntano il dito all’indicatore di Bank of America che misura il sentimento degli investitori istituzionali e che di recente ha raggiunto i livelli più alti dal 1999, poco prima dello scoppio della bolla delle dot-com. Proprio come allora, a volare sono stati i titoli tecnologici, con alcuni esempi eclatanti (Tesla +880%), e sono apparsi comportamenti irrazionali: la scorsa settimana, mal interpretando un tweet di Elon Musk, alcuni investitori si sono gettati su Signal Advance (invece dell’app di messaggistica Signal, non quotata), facendolo aumentare del 6350% in poche ore.

Perché i mercati NON crolleranno. Nonostante i continui rialzi, i mercati hanno ancora molto spazio per correre a causa di alcuni fattori. Primo fra tutti, solo negli USA ci oltre $4 trilioni depositati nei money market funds che attendono tempi meno incerti per essere investiti e quando lo saranno, daranno un’ulteriore spinta al rialzo. Secondo, è vero che i titoli tecnologici sono volati alle stelle, ma lo stesso vale per i loro ricavi, incrementati dalla necessità di soluzioni tecnologiche alla pandemia. Terzo, investimenti che non siano azioni, come i bond o le materie prime, non possono offrire lo stesso rendimento e i risparmi fluiranno in larga parte proprio nei mercati azionari. Per ultimo, secondo la teoria di Dow, il fondatore del WSJ e dell’indice Dow Jones, il ritorno in territorio positivo del settore dei trasporti per la prima volta dal quarto trimestre 2018, nonostante una pandemia e una guerra commerciale con la Cina, segnala che la crescita economica è forte e reale.

Leonardo Aldeghi



AFRICA SUB SAHARIANA

Mozambico, stop all’aiuto da parte dell’UE. Prosegue senza sosta l’esodo dei profughi in fuga dalle violenze e dal terrorismo dei gruppi jihadisti affiliati all’ISIS. Da Cabo Delgado, nell’estremo nord del Paese, uomini, donne, vecchi e bambini - in totale più di 560 mila persone - si sono rifugiati a Montepuez e a Palma, in cerca di protezione. Nonostante la terribile situazione in cui versa il nord del Mozambico, il presidente Filipe Nyusi non vuole rilasciare l’autorizzazione all’ingresso nel Paese agli esperti europei. Come ha infatti dichiarato l’Alto Rappresentante per gli Esteri dell’UE, Josep Borrell Fontelles, l’Unione Europea sta solo “aspettando l’autorizzazione dal Mozambico. Attendiamo il via libera per inviare una missione di esperti di sicurezza nominati da novembre e pronti a partire”.

Sahel, proseguono i massacri in Niger. Nella mattina del 2 gennaio, più di 100 civili sono stati barbaramente assassinati a Tchoma Bangou e a Zaroumadaraeye, a 7 km di distanza l’uno dall’altro, nella regione del Tillaberi, la più instabile del Paese. Un centinaio di terroristi, in sella alle loro moto, hanno aperto il fuoco, sparando a chiunque si trovasse a tiro. Nonostante vi sia una certa somiglianza con gli attacchi di matrice jihadista, che attanagliano la regione da anni, l’attentato non è ancora stato rivendicato. Si tratta del più grande massacro di civili che il Niger abbia visto negli ultimi anni.

Ghana, ecco dove ha sede il più grande mercato unico del mondo. Dal 1° gennaio, il continente africano è diventato il più grande mercato unico del mondo. Si chiama African Continental Free Trade Area (AfCFTA) e ha sede ad Accra, la capitale ghanese. Si tratta di un accordo mediato dall’Unione Africana, al quale hanno aderito 54 nazioni (solo l’Eritrea ha deciso di non firmare il patto). In particolare questo accordo, che potrebbe rivelarsi un’ottima rampa di lancio per il decollo dell’economia del continente, richiede ai Paesi aderenti di ridurre del 90% i dazi sulle merci. Nella pratica, questo permetterebbe lo scambio libero di materie prime, beni e servizi in tutto il continente, senza contare il grandissimo input che verrebbe dato alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Uganda, elezioni in corso. Giovedì 14 gennaio hanno avuto luogo le elezioni generali in Uganda e più di 17 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. I candidati in lizza sono 11, tra cui il presidente uscente, Yoweri Museveni, che si è ricandidato per il sesto mandato: eletto per la prima volta nel 1986, ha già modificato a suo favore la Costituzione nel 2005, eliminando il limite di due mandati. I seggi sono stati chiusi alle 16:00 (ora locale), dopo una giornata fortunatamente priva di scontri, forse anche “merito” della notevole presenza di militari e poliziotti per le strade, oltreché del blocco di internet durato tutto il giorno.

Kenya, nuove normative per il tracciamento Covid. Dal 13 gennaio è in vigore una nuova normativa per ogni viaggiatore in entrata o in uscita dal Kenya. L’ha stabilito il Ministero della Sanità kenyota, responsabile della vigilanza e del tracciamento dell’infezione da Covid-19. Questa nuova misura, sostenuta anche dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), ha l’obiettivo di certificare ogni passeggero in entrata o in uscita dal Paese attraverso l’utilizzo di un QR code. Nonostante l’entusiasmo iniziale, ci sono alcune limiti per l’ingresso nel Paese, per il quale è obbligatorio sottoporsi a un test PCR presso organizzazioni certificate. Il problema è che le organizzazioni dotate di certificazione scarseggiano in Europa, ponendo un limite al turismo e alla già ridotta mobilità.

Repubblica centrafricana, molte le persone in fuga dopo le elezioni. Le violenze e l’insicurezza legate alle elezioni generali tenutesi il 27 dicembre in Repubblica Centrafricana (Rca) hanno costretto più di 30mila persone a fuggire e rifugiarsi in Camerun, in Ciad, nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica del Congo, senza contare gli sfollati interni. A questo si sommano le preoccupanti notizie di violazioni dei diritti umani all’interno della Repubblica Centrafricana, con carenze di acqua, alloggi e accesso ai servizi igienico-sanitari.

Martina Pignatelli

AMERICA DEL NORD

Stati Uniti, un inizio anno turbolento. Svariate vicende si sono susseguite nelle ultime settimane: l’assalto al Campidoglio a Washington D.C. del 6 gennaio, la certificazione al Congresso della vittoria di Biden e infine la richiesta dalla Camera della procedura di impeachment (la seconda) nei confronti di Donald Trump, che lascerà la carica di Presidente tra due giorni. In particolare, l’attacco a Capitol Hill compiuto da alcuni estremisti, 100 dei quali già arrestati dall’FBI, rappresenta un grave episodio che mina le basi della democrazia americana. Il futuro Presidente Biden ha presentato un piano da 1.900 miliardi di dollari al fine di combattere la pandemia di Coronavirus e, soprattutto, la conseguente crisi economica. Infine, i ballottaggi al Senato in Georgia si sono conclusi con la vittoria di Warnock e Ossof, determinando quindi una maggioranza democratica, a favore di Biden.

(Marta Annalisa Savino)

Canada, ancora spettro di elezioni. L’anno nuovo non inizia benissimo per il primo ministro Trudeau. Già alla seconda settimana di gennaio il suo gabinetto ha subito un rimescolamento in cui sono coinvolti anche ministeri di primo livello come gli Affari e Esteri, quello di Innovazione, Scienza e Industria e quello ai Trasporti. A scatenare questo improvviso cambiamento sono state le dimissioni di Navdeep Bains, Ministro per l’Innovazione, che non si ricandiderà alle prossime elezioni federali. La motivazione è stata il desiderio di poter trascorrere più tempo con la sua famiglia. Il partito Liberale perde un candidato estremamente valido, simbolo del progressismo e dell’integrazione del paese. I cambi voluti da Trudeau sono stati scelti con attenzione per prevenire ogni possibile sorpresa: le elezioni anticipate sono una spada di Damocle.

(Lorenzo Bonaguro)

Marta Annalisa Savino e Lorenzo Bonaguro

AMERICA LATINA

Bolivia, casi di corruzione. La procura boliviana ha accusato due ex-ministri, appartenenti al precedente governo di Jeanine Áñez, di aver comprato gas lacrimogeni in sovrapprezzo. La procura spera che l’Interpol faccia rientrare i due ex-ministri dagli Stati Uniti, dove si trovano adesso. Pare che ci siano prove sufficienti per arrestare i due, che sono accusati di inosservanza dei doveri e propositi contrari alla Costituzione. L’inchiesta è stata avviata nell’estate del 2020 su richiesta di Evo Morales e dell’attuale presidente boliviano Luis Arce, del MAS. Questo accade dopo che lo scorso 6 gennaio l’ex-capo antidroga René Sanabria, arrestato nel 2011 per traffico di droga, è stato rimpatriato in Bolivia dopo essere stato detenuto in Florida. La procura boliviana chiederà la reclusione di Sanabria in un penitenziario.

(Davide Shahhosseini)

Cile, il paese verso le elezioni e la Costituente. Due ministri dell’attuale governo Piñera hanno lasciato l’incarico per candidarsi come membri dell’Assemblea Costituente, che sarà nominata ad aprile. Si tratta dell’ormai ex-ministro dell’agricoltura, Antonio Walker, e dell’ex segretario generale della presidenza del Cile, Cristián Monckeberg. Inoltre, in questi giorni sono iniziate le negoziazioni tra partiti per organizzare le liste di candidati. Chile Vamos, la coalizione di centrodestra, si sta organizzando anche per le elezioni nella Región Metropolitana di Santiago. Proseguono le trattative anche all’interno della coalizione Unidad Constituyente, che riunisce partiti di centro e centrosinistra.

(Davide Shahhosseini)

Colombia, ondata di violenza. L’11 gennaio è stato trovato morto Gonzalo Cardona Molina, un ranger della riserva ProAves Loros Andinos e ambientalista, difensore di una particolare specie di pappagallo chiamato Loro Orejiamarillo. Nessuno lo aveva più visto a partire dall’8 gennaio. È stato ufficialmente chiarito che si tratta di un assassinio ed è stata aperta un’indagine. Si tratterebbe del primo attivista ambientalista ucciso nel 2021 secondo Indepaz (Instituto para el Desarollo y la Paz). Inoltre, il 9 gennaio sono stati uccisi anche sei attivisti che si battevano per questioni sociali e relative ai diritti umani. Secondo Indepaz, circa il 30% delle municipalità colombiane sono caratterizzate da dinamiche violente che non sono riconducibili soltanto al narcotraffico.

(Davide Shahhosseini)

Messico, nasce il “The Cartel Project”, un programma volto a colmare il vuoto lasciato dai giornalisti desaparecidos. Come riportato dal Committee to Protect Journalists, dal 1992 ad oggi sono 125 i giornalisti messicani assassinati per motivi legati direttamente alle loro inchieste: un numero drammatico, che oltre a porre il Messico al primo posto nella classifica dei luoghi in cui essere giornalista può costare la vita, ha lasciato un prezioso patrimonio investigativo. Il The Cartel Project nasce proprio con l’obiettivo di riprendere le inchieste dei giornalisti assassinati nel paese latinoamericano. Il progetto è stato coordinato da Forbidden Stories, un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa di dare un seguito concreto a tutti quei lavori di inchiesta giornalistica precipitati in un limbo, sempre più esteso a livello mondiale. Si tratta di un progetto senza precedenti che vede la cooperazione di più paesi. Il primo lavoro a cui il The Cartel cercherà di dare un seguito sarà quello della giornalista Regina Martìnez, assassinata nel 2012 nello stato di Veracruz.

(Davide Shahhosseini)

Perù, parlamentari sotto inchiesta. Alcuni congressisti peruviani attualmente indagati parteciperanno alle elezioni per il Parlamento andino che si terranno ad aprile 2021. Due dei parlamentari contro cui sono state rivolte le accuse fanno parte di Somos Perù, il partito con cui si candiderà Martín Vizcarra, ex presidente peruviano che vorrebbe eliminare l’immunità parlamentare. L’altro congressista indagato fa parte di un partito di centrodestra, Podemos Perù. I congressisti in questione sono accusati di essere legati a organizzazioni criminali peruviane come los gánsteres de la política e los cuellos blancos del puerto. Accedendo alla carica politica all’interno del Parlamento andino otterrebbero l’immunità parlamentare, congelando così le indagini che li coinvolgono per almeno cinque anni.

(Ginevra Ricca)

Venezuela, l’insediamento della nuova Assemblea. Il 5 gennaio scorso è stato inaugurato l’insediamento della nuova Assemblea Nazionale. Per confermare il proprio impegno contro Maduro, Juan Guaidó ha tenuto una sessione virtuale della vecchia Assemblea, che l’opposizione ha scelto di far durare ancora per un anno, anche se la Costituzione non prevede tale possibilità. Intanto, la coalizione di Nicolás Maduro, che detiene attualmente la maggioranza assoluta in Parlamento, ha avviato un’inchiesta contro presunti crimini commessi dall’opposizione. L’accusa è di aver recato danno alla stabilità economica, sociale e politica del Paese. Stati Uniti, Unione Europea e Gruppo di Lima si sono nuovamente dichiarati contrari alla nuova Assemblea appena insediatasi.

(Ginevra Ricca)

Davide Shahhosseini e Ginevra Ricca

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

Cina: nuove prove raccolte dagli Usa sembrano suggerire che il Covid-19 potrebbe essere emerso al Wuhan Institute of Virology. Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di avere prove e che nel 2019, e in particolare durante l'autunno, alcuni ricercatori si sono ammalati e hanno presentato sintomi che potrebbero essere collegati al Covid. Se tale notizia fosse confermata, potrebbe mostrare il fatto che la pandemia sia iniziata molto prima della data ufficiale in cui la RPC ha comunicato l’emergenza all'OMS. Trump ha rilasciato una dichiarazione a sostegno di questa ipotesi pochi giorni prima di lasciare la sua posizione ufficiale di Presidente degli Stati Uniti. La linea ufficiale del governo cinese è stata ferma nel respingere questa speculazione e il Dipartimento di Stato americano non ha rivelato la fonte di queste informazioni.

(Lydia Milly Certa)

Corea del Nord, nuove armi in sviluppo. Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha detto che il suo Paese sta sviluppando nuove armi, tra cui un sottomarino a propulsione nucleare, armi nucleari tattiche e testate avanzate progettate per penetrare i sistemi di difesa missilistica. La Corea del Nord sta spingendo avanti con gli armamenti per dissuadere gli Stati Uniti, nonostante la strategia dell'ex presidente Trump di impegnarsi ad alto livello con Pyongyang. I commenti di Kim sono stati consegnati ai principali leader politici del Paese, riuniti a Pyongyang per l'Ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori - una riunione ad alto livello in cui i governanti del Paese si riuniscono per riflettere sui successi e i fallimenti degli anni passati e per definire un'agenda per il futuro.

(Andrea Angelo Coldani)

Corea del Sud, nuovo ambasciatore a Tokyo impegnato nella soluzione "politica" dei conflitti storici. Il nuovo ambasciatore della Corea del Sud in Giappone Kang Chang-il ha sottolineato il suo impegno ad esplorare soluzioni "politiche" per una serie di conflitti storici tra i due Paesi e a promuovere un rapporto bilaterale "orientato al futuro". La ricerca di soluzioni politiche o diplomatiche alle questioni storiche ha fatto pochi progressi, poiché Tokyo sostiene che la questione della schiavitù sessuale in tempo di guerra è stata risolta nell'ambito di un accordo bilaterale del 2015, mentre il lavoro forzato e altre questioni derivanti dalla sua colonizzazione della penisola coreana nel 1910-45 sono state risolte nell'ambito del trattato di normalizzazione del 1965. Relativamente alle crescenti tensioni con il Giappone dopo la sentenza di questo mese sulla questione della schiavitù sessuale, Kang ha sottolineato che i due Paesi non dovrebbero ripetere gli errori commessi in passato nella gestione delle controversie storiche.

(Andrea Angelo Coldani)

Giappone, la nuova variante del COVID-19 dal Brasile e l’estensione dello stato di emergenza. Questa settimana una nuova variante del Covid-19, scoperta su quattro persone provenienti dal Brasile, è stata localizzata e isolata in Giappone. Rimane ancora da stabilire se questa variante è sensibile ai vaccini che stanno venendo svolti nel paese e se, come quella inglese, è più contagiosa. Nel frattempo, visto il rapido aumento di contagi, e le difficoltà degli ospedali nella gestione della pandemia, il governo ha deciso di estendere lo stato di emergenza ad un totale di undici prefetture. Inoltre, Tokyo ha ridotto le ore di apertura di bar e ristoranti e ha imposto rigide restrizioni per coloro che entrano nel paese.

(Margherita Camurri)

India, sospesa l’adozione delle leggi sull’agricoltura e l’avvio della campagna di vaccinazione. Dopo mesi di severe proteste degli agricoltori, la Corte Suprema indiana ha annunciato la momentanea sospensione dell’entrata in vigore delle tre leggi riguardanti la liberalizzazione dell’agricoltura. Il Primo Ministro Modi ha annunciato che il 16 Gennaio l’India darà inizio alla più grande campagna di vaccinazione contro il Coronavirus al mondo, mirando a vaccinare 300 milioni di persone entro luglio. I primi a ricevere il vaccino prodotto in India saranno il personale sanitario e le forze armate, seguite dagli anziani e coloro che hanno patologie pregresse.

(Margherita Camurri)

Taiwan e USA: Pompeo non andrà a Taiwan nonostante le restrizioni sui contatti ufficiali siano state revocate. Tali restrizioni erano state introdotte per regolare l’interazione tra i funzionari americani e i funzionari taiwanesi al fine di risolvere le questioni con il governo di Pechino che ritiene che Taiwan sia parte integrante della RPC, e pertanto si è opposto a qualsiasi scambio ufficiale tra il governo di Taipei e i governi di altri stati perché come riporta il South China Morning post “ciò è visto come una violazione della sovranità”. Il viaggio di Pompeo sarebbe stato l’ultimo in quanto Segretario di Stato dell’amministrazione di Trump, ormai superata. L’annuncio dell’annullamento della visita ufficiale arriva in seguito ad un’affermazione sui media cinesi ufficiali nella quale questi ultimi affermavano che tale visita avrebbe potuto scatenare una guerra. Il governo americano nonostante ciò continua a sostenere Taiwan in quanto democratica e dotata di un’economia di mercato di successo.

(Lydia Milly Certa)

Andrea Angelo Coldani, Lydia Milly Certa e Margherita Camurri



EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

Grecia, accordo in tema di difesa e cooperazione per la sicurezza. Il governo greco ha approvato l’accordo con Israele per il potenziamento del proprio apparato militare. L’oggetto dell’accordo prevede che la Grecia acquisterà aerei di addestramento da Israele, in particolare il velivolo M-346 dell’azienda italiana Leonardo. L’intesa, dal valore 1,6 miliardi di dollari, segna una svolta rispetto la strategia militare greca, il governo di Atene ha infatti raddoppiato il budget della difesa rispetto quello del 2020. Per il 2021 si sono stanziati 5,5 miliardi di euro. L’accordo è interessante anche dal punto di vista della durata, la cooperazione greco-israeliana sarà una partnership a lungo termine: per 20 anni. In chiave geopolitica e strategica questa nuova alleanza nel Mediterraneo sembra avere lo scopo di contenere l’espansionismo turco.

(Alessandra Fiorani)

Francia, tra Coronavirus ed emergenza aviaria. Negli allevamenti di anatre della Francia sono nati dei focolai di influenza aviaria. Mentre si anticipa il coprifuoco alle 18.00 e si emanano nuove restrizioni per combattere la diffusione del Covid-19, da Parigi scatta anche l’allarme aviaria. Il primo caso di aviaria era stato registrato a dicembre, ma ad oggi sono circa 250 i focolai nati negli allevamenti del sud-ovest francese. Per ridurre il rischio di diffusione sono stati già abbattuti 400.000 esemplari, e l’8 gennaio il Ministro dell’Agricoltura francese ha annunciato che verranno abbattute altre 100.000 anatre in via preventiva. Secondo l’amministrazione parigina l’abbattimento del pollame sembra essere l’unica misura efficace.

(Alessandra Fiorani)

Italia, due ministre si dimettono. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha ritirato la delegazione del suo partito dal governo. Teresa Bellanova, Ministra dell’agricoltura, Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, e Ivan Scalfarotto, Sottosegretario agli esteri, hanno rassegnato le dimissioni dal governo di Giuseppe Conte, aprendo di fatto una crisi di governo. Oggi e domani il Premier si recherà alla Camera e al Senato per ottenere la fiducia e proseguire con il suo mandato. Nel frattempo, Italia Viva si è detta disposta a sostenere un nuovo esecutivo a guida Conte a patto che alcuni punti del programma vengano rinegoziati. In Senato è già partita la caccia ai responsabili che potrebbero sostenere la maggioranza.

(Leonardo Cherici)

Olanda, casca il governo. Il Primo Ministro Rutte ha presentato le proprie dimissioni insieme ai membri del suo governo. Alla base ci sarebbe uno scandalo legato all’attività delle autorità fiscali che avevano accusato di frode migliaia di famiglie olandesi per dei sussidi legati all’infanzia, senza che queste potessero fare ricorso. Lo scandalo ha coinvolto anche il leader del Partito Laburista, all’epoca membro della Grande Coalizione, costringendolo alle dimissioni. La vicenda assume particolare rilevanza a due mesi dalle elezioni e potrebbe impattare sui consensi dei partiti coinvolti nello scandalo.

(Leonardo Cherici)

Leonardo Cherici e Alessandra Fiorani



EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

Dove sono i vaccini per i Balcani? Come nel resto del continente, anche i Paesi balcanici hanno iniziato in queste settimane la campagna vaccinale. I primi destinatari sono i lavoratori sanitari. Tuttavia sono già sorte le prime polemiche contro l’Unione Europea. Il primo ministro dell’Albania - la quale conta 20 milioni di abitanti - Edi Rami ha dichiarato di essere rimasto deluso dall’atteggiamento dell’UE: Bruxelles ha lasciato discrezionalità ai Membri di negoziare donazioni con Paesi extra UE. Di fatto questo non sta avvenendo, i Balcani rischiano di rimanere scoperti. Se la Commissione non corre ai ripari vi sarà il rischio concreto di minare la stabilità della regione e di compromettere i rapporti diplomatici negli anni a venire, specialmente con Serbia e Albania.

(Lorenzo Bonaguro)

Uno scandalo colpisce il primo ministro estone. Il primo ministro estone Juri Ratas ha rassegnato le dimissioni al presidente Kersti Kaljulaid. Il Paese sta attraversando uno scandalo di vaste proporzioni sui prestiti statali a uno sviluppatore immobiliare e le indagini del Procuratore Generale hanno svelato che sono coinvolti anche esponenti di primo piano del partito del primo ministro. Ratas ha deciso di assumersi la responsabilità politica della situazione, ma non sembra coinvolto al momento. «È davvero importante per me che il Partito di Centro rimetta in ordine le sue finanze, e penso ancora che siamo sulla buona strada» ha dichiarato alla stampa. La presidente ha già assegnato a Kaja Kallas l’incarico di formare un nuovo governo.

(Lorenzo Bonaguro)

Joe Biden a capo dell’America: è “no” per la Russia. Joe Biden è ufficialmente il presidente eletto degli Stati Uniti d’America e ciò non è stato accolto favorevolmente dal presidente russo Vladimir Putin. Joe Biden, già vice dell’ex presidente americano Barack Obama, si è presentato sin da subito in qualità di “paladino della democrazia”, discutendo nel suo saggio “Why America Must Lead Again” le sue intenzioni politiche di promuovere la politica liberale a livello mondiale. Questa visione democratica mal si sposa con la forma di governo promossa invece dal presidente russo, che, di conseguenza, ha letto nelle intenzioni di Biden un tentativo di far salire al potere dei governi filo-statunitensi e, successivamente, di innescare anche in Russia, un cambio di regime. Di tutta risposta, Putin ha creato la propria narrativa attorno alla democrazia russa, che ha le proprie tradizioni di autogoverno e non è un’incarnazione di standard imposti dall’estero. Detto questo, non si possono escludere collaborazioni e accordi occasionali. La proroga del Trattato New Start sulla riduzione delle testate nucleari di Usa e Russia, in scadenza nel febbraio di quest’anno, potrebbe essere il primo esempio.

(Arianna Giannino)

Trattato “Open Skies”: la Russia si ritira. Il ministero degli Esteri russo, con un comunicato, ha detto che il ritiro degli Stati Uniti ha «ribaltato significativamente l’equilibrio degli interessi degli stati firmatari», e che la proposta di Mosca di tenere vivo il trattato anche senza gli Stati Uniti è stata snobbata dagli altri Paesi. Il trattato sui Cieli Aperti è uno strumento introdotto per consentire un certo numero di voli non armati con cui i Paesi membri possono raccogliere informazioni strategiche reciproche. Gli Stati Uniti avevano annunciato il loro ritiro dal trattato a maggio del 2020, accusando la Russia di ripetute violazioni. Quello annunciato oggi è un preavviso: servono sei mesi prima del ritiro ufficiale dal trattato, durante i quali la decisione può essere rivista. Gli Stati Uniti hanno completato il loro ritiro lo scorso novembre.

(Arianna Giannino)

Lorenzo Bonaguro, Arianna Giannino



MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

Turchia, siccità annacquata. Sebbene verso l’esterno il governo abbia tentato di proporre un’immagine positiva del Paese (tentativo di dialogo con Israele e Golfo, avvio della campagna vaccinale, toni più concilianti verso gli euroatlantici), è il fronte interno a preoccupare il Presidente Erdoğan. E le proteste di studenti e accademici della prestigiosa Boğazici University sono emblematiche. Infatti, scaturite dall’ennesima nomina di “un uomo di partito” come rettore, le voci di dissenso hanno poi rivitalizzato forme di disobbedienza civile che mirano a scavare un solco nella compagine al potere, divisa al suo interno tra i fedeli dell’AKP e gli ultra-nazionalisti. Nonostante il governo tenti di tamponarne cause ed effetti bollando il tutto come minaccia terroristica, i partiti di opposizione e voci socialmente trasversali stanno gettando luce sul pericolo siccità: non solo (figurata) delle risorse economiche ma anche (reale) di “quelle naturali a causa di una malagestione dall’alto”.

(Samuele Abrami)

Siria, chi bussa alla porta? Negli scorsi giorni i centri di Deir Ezzor e di Albu Kamal sono stati colpiti inaspettatamente da diversi raid israeliani che avrebbero centrato alcune postazioni delle forze pro-Assad. L’aspetto rilevante è però che a rompere il tradizionale silenzio di Tel Aviv siano state fonti di intelligence statunitensi, le quali hanno rivendicato il ruolo fondamentale di Washington nella buona riuscita degli attacchi su magazzini e basi militari. Con ogni probabilità, il messaggio della compagine uscente di Donald Trump è anche questa volta in funzione anti-iraniana e fa eco alle recenti (e dubbiose?) accuse di Pompeo, secondo cui Teheran sarebbe la vera base di Al-Qaeda. Se è certamente cosa nota l’endorsement americano alle azioni di Israele, è invece da valutare quanto quest’ultima operazione nel teatro siriano possa impattare su due fronti caldi: il pericolo escalation con l’Iran e la polarizzazione regionale sull’onda degli Accordi di Abramo con il Golfo.

(Samuele Abrami)

Libia, tra nuove nomine e nuovi passi. Dopo la clamorosa rinuncia del diplomatico bulgaro, Nickolay Mladenov, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu designa come nuovo vertice della propria missione in Libia l’ex ministro degli esteri slovacco, Jan Kubis. Da marzo 2020, dopo le dimissioni di Ghassan Salamé, il ruolo di guida era svolto ad interim dalla sua vice, Stephanie Williams. Parallelamente, la Farnesina sceglie l’ex ambasciatore ad Algeri, Pasquale Ferrara, come proprio inviato speciale nel paese. Proseguono anche gli incontri politici tra i vari attori coinvolti nel conflitto libico. Il ministro della difesa italiano, Lorenzo Guerini, ha incontrato il vicepresidente del GNA, Ahmed Maiteeg. Anche il Forum Libico per il Dialogo Politico pare aver raggiunto un nuovo accordo di compromesso per la designazione di un nuovo esecutivo.

(Michele Magistretti)

Israele, la corsa del vaccino tra elezioni e nuovi accordi. Israele ha recentemente concluso un nuovo accordo nell’ambito della difesa con la Grecia per un valore vicino al miliardo e mezzo di dollari. L’accordo prevede la fornitura di alcun velivoli e l’assistenza nell’addestramento nel campo aeronautica per una durata di venti anni. A questo accordo si aggiunge quello raggiunto con l’amministrazione USA per la fornitura di ulteriori 25 F-35. Nel mentre, il paese ha ormai vaccinato quasi due milioni di persone, avendo già iniziato fase di somministrazione della seconda dose. In poche settimane si è raggiunto circa il 20% della popolazione e già iniziano ad intravedersi i primi segnali di contenimento dell’epidemia, con un leggero calo dei casi registrati. Contemporaneamente, pare che Fatah ed Hamas abbiano raggiunto un accordo per nuove elezioni presidenziali e parlamentari in Cisgiordania e Gaza , le prime dopo 15 anni.

(Michele Magistretti)

Samuele Abrami e Michele Magistretti



TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

Cuba torna nella lista USA degli stati “sponsor del terrorismo”. Un colpo di coda dell’amministrazione Trump, annunciato lunedì 11 gennaio dal Segretario di Stato Mike Pompeo. Secondo la Casa Bianca, il paese sarebbe fonte di “interferenze negative” nella regione, poiché fornisce supporto a gruppi che gli Stati Uniti considerano terroristici, come l’ENL e il FARC colombiani, nonché al governo venezuelano. Classificata come “sponsor del terrorismo” da Reagan nel 1982, Cuba era stata rimossa dalla lista nel 2015, come parte del processo di distensione portato avanti da Obama. Già nel 2017, gli USA avevano reintrodotto restrizioni commerciali e di movimento, e tagliato il personale diplomatico. E mentre Pompeo afferma di voler supportare “il popolo cubano nel desiderio di uno Stato democratico”, le ragioni della scelta e la sua tempistica hanno scatenato non poche critiche: per molti, l’obiettivo è quello di complicare le relazioni con l’Havana prima dell’insediamento di Biden.

(Laura Morreale)

Mali, 4 caschi blu morti in un attentato. Secondo il comunicato stampa MINUSMA, un convoglio militare della missione è stato attaccato il 13 gennaio da assalitori armati non identificati, dopo aver urtato degli ordigni esplosivi. Condannando l’attacco, Guterres ha incitato il governo maliano a fare chiarezza sulla vicenda e perseguire gli attentatori, precisando che l’uccisione di militari appartenenti alle forze di peacekeeping costituisce un crimine di guerra nel diritto internazionale. Stabilita nel 2013 e prorogata almeno fino al 30 giugno di quest’anno, la missione ONU in Mali è considerata la più pericolosa per i caschi blu: la situazione sicurezza nel paese è molto volatile, e il contingente internazionale è percepito come una forza nemica da vari gruppi antigovernativi armati.

(Laura Morreale)

Yemen, dopo Cuba anche i ribelli Huthi nella “black list” di Washington. Dopo la decisione di inserire Cuba nella lista degli Stati “sponsor” del terrorismo, l’amministrazione Trump mette a segno un ultimo colpo di coda in chiave di politica estera, notificando al Congresso il provvedimento che aggiunge alla lista anche il gruppo ribelle yemenita. Tale decisione, annunciata da Mike Pompeo, si configura come l’ennesimo tentativo da parte dell’amministrazione uscente di intralciare quelli che saranno i programmi di politica estera della prossima presidenza. La mossa del Dipartimento di Stato, difatti, non solo comprometterebbe ulteriormente il processo di pace in Yemen e gli sforzi per far fronte alla grave crisi umanitaria in corso – secondo fonti ONU dall’inizio del conflitto nel 2014 si contano quasi 100 mila vittime – ma minerebbe, al contempo, la ripresa del dialogo con l’Iran, quest’ultimo principale alleato degli Huthi nella regione. La riapertura dei canali diplomatici con Teheran sulla questione nucleare sarà, infatti, una delle priorità di politica estera della nuova amministrazione targata Biden.

(Davide Shahhosseini)

Indonesia, scarcerato Abu Bakar Bashir, è considerato l’artefice degli attentati di Bali del 2002. Bashir, leader del movimento sunnita “Jemaah Islamiya”, quest’ultimo inserito nella lista ONU delle organizzazioni terroristiche legate ad Al-Qaida , nel 2011 era stato condannato a 15 anni di reclusione, con l’accusa di aver finanziato i campi di addestramento nella provincia di Aceh nel nord di Sumatra, dove gli affiliati della cellula venivano indottrinati alla jihad. Nonostante il pericolo che Bashir tuttora rappresenta in termini di proselitismo estremista – lo stesso durante la detenzione non si è mai prestato a nessun programma di deradicalizzazione – i legali sono riusciti a ottenere la scarcerazione preventiva, facendo leva sui problemi di salute legati all’età. Sebbene la sentenza di condanna fu ribaltata in appello per mancanza di prove sufficienti, Bashir è ritenuto la mente degli attentati avvenuti nell’ottobre del 2002 nella zona turistica di Kuta, che provocarono la morte di più di 200 persone.

(Davide Shahhosseini)

Nigeria, uccisi tredici soldati. L’11 gennaio, tredici militari nigeriani sono stati uccisi in un’imboscata perpetrata nel villaggio di Gazagana, nello Stato nord orientale di Yobe. La responsabilità dell’attacco è stata attribuita all’ISWAP (Islamic State West Africa Province), cellula affiliata all’ISIS e nata nel 2016 da una scissione del gruppo terroristico di Boko Haram. L’esercito nigeriano ha dichiarato di aver “neutralizzato” numerosi jihadisti durante gli scontri ed ha minimizzato il numero delle vittime riportate tra i militari.

(Vincenzo Battaglia)

Afghanistan, ancora scontri tra forze armate e talebani. Mentre si negozia a Doha per il futuro dell’Afghanistan, il livello di conflittualità tra le forze di sicurezza nazionali e i talibans rimane elevato, con questi ultimi che rimangono sull’offensiva. Il Ministero della Difesa afghano, in data 15 gennaio, ha dichiarato che (nelle precedenti 24 ore) 21 province del Paese hanno registrato conflitti tra l’esercito e il gruppo islamico. In più, il Ministero ha affermato che oltre 100 talebani sono stati uccisi in tali scontri e più di trenta sono rimasti feriti. Nel frattempo, sempre il 15 di gennaio, il Dipartimento di Stato americano ha confermato che il numero delle proprie truppe in Afghanistan è stato ridotto a 2500 unità, così come voluto da Donald Trump.

(Vincenzo Battaglia)

Vincenzo Battaglia, Davide Shahhosseini e Laura Morreale


ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

Freedom House, nuovo report 2020 sullo stato della democrazia nel mondo. L’organizzazione non-governativa registra il crollo delle facciate democratiche in molti paesi dell'Europa centrale e dei Balcani, come la Polonia, l'Ungheria e la Serbia. La debolezza delle istituzioni, le influenze negative di Russia e Cina in termini di mancato rispetto delle libertà e di governi autoritari hanno un peso, così come un ruolo importante lo ha giocato il fallimento dell'UE - secondo il rapporto - nell'affrontare i danni inflitti allo stato di diritto. Accanto alle esperienze negative, vengono registrati anche i movimenti dei cittadini stessi nel guidare le trasformazioni democratiche nei loro stati, spesso in conciliazione con richieste in campo ambientale: è il caso di Armenia, Ucraina, Moldavia, Macedonia e Kosovo.

(Sara Squadrani)

Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), il 2020 uno dei tre anni più caldi mai registrati. Lo ha annunciato l’OMM il 14 gennaio in seguito all’analisi dei cinque datasets internazionali sullo studio delle temperature globali. Un fenomeno climatico di raffreddamento naturale chiamato ‘La Niña’ ha frenato il caldo solo alla fine dell'anno con scarsa incidenza sul bilancio complessivo. L'Agenzia meteorologica delle Nazioni Unite ha anche ricordato che la temperatura è solo uno degli indicatori del cambiamento climatico e che altri fattori vanno considerati, come le concentrazioni di gas serra, il contenuto di calore dell'oceano, il livello medio globale del mare, l'estensione del ghiaccio marino e gli eventi estremi. In ogni caso, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, A. Guterres, ha ribadito l’elevata urgenza con la quale va affrontato il cambiamento climatico.

(Sara Squadrani)

UNICEF: priorità alla riapertura delle scuole. Ne ha parlato Henrietta Fore, Direttrice esecutiva dell’organizzazione, in una dichiarazione del 12 gennaio. Secondo il comunicato, la chiusura prolungata delle scuole avrà un impatto negativo sul futuro di milioni di bambini, che stanno perdendo l’opportunità di acquisire conoscenze e competenze. La situazione si aggrava in contesti in cui la scuola rappresenta un luogo sicuro, che funge da argine ad abusi, insicurezza alimentare e sfruttamento. I piani nazionali di tutto il mondo dovrebbero dunque, secondo Fore, includere la riapertura scolastica, prevedendo misure differenziate sulla base degli indici di contagio locali e della pressione sui sistemi sanitari.

(Laura Morreale)

OIL, i problemi del lavoro da casa: meno tutele e salari ridotti. È quanto emerge da un rapporto pubblicato il 13 gennaio dall’OIL, che mira a comprendere i risvolti di un fenomeno ormai diffuso a livello globale, a causa delle restrizioni imposte da diversi governi per contenere la pandemia. I dati disponibili suggeriscono delle criticità sotto molti punti di vista: lavoro meno regolamentato e dunque più soggetto ad arbitrarietà, minore possibilità di rapporti sindacali, riduzione generale delle paghe, effetti sui ruoli di genere nell’economia domestica. Poiché il numero di lavoratori che svolgeranno il proprio impiego da casa è probabilmente destinato ad aumentare nei prossimi anni, l’ILO mira ad accrescere la consapevolezza sulle tendenze in atto, affinché siano implementate delle politiche in grado di rispondere alle difficoltà rilevate e costituire un quadro legislativo di tutele per chi lavora da casa.

(Laura Morreale)

Global Economic Prospects della Banca Mondiale: verso una lenta ripresa economica? Il documento, pubblicato all’inizio di gennaio, prevede un’espansione dell’economia globale del 4%, ma avverte che sarà necessaria un’azione forte dei governi per contrastare la pandemia e favorire l’incremento degli investimenti. Secondo questa prospettiva, il vaccino è uno strumento fondamentale: la Banca Mondiale afferma che, se le campagne di vaccinazione proseguiranno a un ritmo sostenuto nel 2021, la ripresa potrà essere più rapida. I governi dovranno inoltre sostenere diverse riforme nella gestione del debito, nelle politiche finanziarie e di sostegno alle economie. Gli effetti della crisi saranno comunque visibili a lungo.

(Laura Morreale)

Laura Morreale e Sara Squadrani



Framing The World un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Alessandra Fiorani: Europa occidentale e Unione Europea

Andrea Angelo Coldani: Asia ed Estremo Oriente

Arianna Giannino: Europa Centro-Orientale e Russia

Chiara Scuderi: Diritti umani

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Federica Sulpizio: Medio Oriente e Nord Africa

Federico Brignacca: Diritti Umani

Ginevra Ricca: America del Sud

Laura Morreale: Terrorismo e Sicurezza Internazionale, Organizzazioni Internazionali

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Leonardo Cherici: Europa occidentale e Unione Europea

Lorenzo Bonaguro: America del Nord, Europa Centro-Orientale e Russia

Lydia Milly Certa: Asia ed Estremo Oriente

Margherita Camurri: Asia ed Estremo Oriente

Marta Annalisa Savino: America del Nord

Martina Pignatelli: Africa Sub Sahariana, America del Sud

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Squadrani: Diritti Umani e Organizzazioni Internazionali

Vincenzo Battaglia: Terrorismo e Sicurezza Internazionale



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