Focus sullo stato di diritto parte seconda: il contesto dell'Unione Europea

Continua l'approfondimento sullo Stato di diritto. In questa puntata si analizza il ruolo dell'Unione Europea tra criticità e nuove iniziative

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  Federico Quagliarini
  13 febbraio 2021
  4 minuti, 47 secondi

Come anticipato alla fine della prima parte, il focus sullo Stato di diritto procede analizzando il contesto dell’Unione Europea, all’interno di uno dei trattati della quale abbiamo una precisa formulazione di tale principio. L’azione dell’Unione di conseguenza è sempre rivolta ad un constante monitoraggio della corretta applicazione dello Stato di diritto nei propri stati membri.

Sebbene l’UE goda di uno standard di rispetto del principio di Stato di diritto molto elevato in confronto ad altre aree geografiche del mondo, non mancano casi che ne mettono in luce la scarsa applicazione ed il poco rispetto. Al tempo stesso, però, non mancano nemmeno iniziative mirate al suo rafforzamento.

IL TRATTATO DELL’UNIONE EUROPEA

L’Unione europea ha recepito il principio dello Stato di Diritto, con il trattato sull’Unione Europea (TUE), all’art. 2. Il medesimo articolo infatti enuncia una serie di principi sui cui si erige l’Unione ed in particolar modo afferma che “L’Unione Europea si fonda sui valori […] dello Stato di diritto”.

Abbiamo quindi un’esplicita enunciazione dello Stato di diritto che, sebbene sia stato riconosciuto ed accolto nel proprio ordinamento, talvolta manca in alcune costituzioni (inclusa quella italiana). L’unione Europea, quindi, ha fatto proprio un principio già presente negli ordinamenti nazionali, permettendo ai suoi cittadini di godere di una doppia forma di tutela (interna e sovranazionale). Bisogna inoltre considerare che il rispetto dello Stato di diritto risulta essenziale anche per il funzionamento del mercato unico, pilastro sul quale si erige la gran parte dell’azione dell’UE.

IL CASO DI POLONIA E UNGHERIA

Sia Polonia che Ungheria negli ultimi anni sono state al centro dell’attenzione in merito allo scarso rispetto dello Stato di diritto.

Entrambi i paesi sono stati interessati dalla procedura prevista dall’art.7 del TUE, il quale prevede la sospensione dello stato in questione dal Consiglio Europeo e possibili conseguenze in capo a persone fisiche e giuridiche, per violazione di uno dei principi previsti dall’art.2 del TUE (nel caso in questione appunto lo Stato di diritto). L’azione è stata proposta nel dicembre 2017 dalla Commissione nei confronti della Polonia e nel settembre 2018 dal Parlamento europeo contro l’Ungheria.

Inoltre, nel report elaborato lo scorso settembre dalla Commissione sul rispetto dello stato di diritto, sempre Polonia e Ungheria hanno evidenziato delle carenze strutturali in seno ai propri organi istituzionali.

Tenendo conto di quattro parametri, (pluralismo dei media, quadro anticorruzione, sistema giudiziario e bilanciamento dei poteri interni) è stato evidenziato come vi siano gravi preoccupazioni, in particolar modo in merito all’indipendenza della magistratura e dei mezzi d’informazione.

In Polonia ad esempio è stato osservato come il ruolo ricoperto dal Ministro della giustizia sia anche quello di procuratore generale, con conseguenze facilmente intuibili. Al tempo stesso è stato notato come l’autorità di regolamentazione dei media sia fortemente politicizzata e le recenti proposte di modifica legislativa sui mezzi d’informazione possano compromettere la loro indipendenza.

In Ungheria invece desta apprensione la possibilità introdotta recentemente di nominare alla Corte suprema membri della Corte costituzionale, a loro volta eletti dal parlamento e quasi sempre espressione delle forze di governo. Anche il vuoto legislativo in merito ad una regolamentazione di pubblicità statale ha permesso ad organi d’informazione filogovernativi di esercitare una grandissima influenza sui media. A questo si aggiungono, inoltre, i poteri speciali demandati dal Parlamento di Budapest al primo ministro Orban a seguito della pandemia da Covid-19, giudicati quasi come un primo passo verso una svolta autoritaria.

Il rispetto dello Stato di diritto è stato affrontato anche a seguito dei negoziati sul Next Generation EU, il principale piano di aiuti dell’Unione Europea per contrastare gli effetti economici della crisi pandemica. Durante i negoziati, infatti, la Commissione ha più volte ribadito di voler subordinare l’erogazione dei fondi al rispetto dello Stato di Diritto, posizione a cui i due paesi di Visegrad si sono sempre opposti, addirittura ponendo il veto sull’accordo di bilancio dell’Unione per il 2021-2027.

A seguito di un lungo braccio di ferro, lo scorso dicembre è stato raggiunto un accordo, il quale prevede il ruolo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sull’erogazione dei fondi in base al rispetto del principio dello Stato di diritto. Tuttavia questo controllo opererà solo dopo l’erogazione dei fondi.

COME RAFFORZARE LO STATO DI DIRITTO?

Gli strumenti in mano alla Commissione al momento sono il già citato art. 7 del TUE e le procedure d’infrazione di fronte alla Corte di Giustizia dell’UE, di cui la Commissione, godendo di estrema discrezionalità, può dare avvio.

Allo stesso tempo esistono iniziative più mirate, come ad esempio l’istituzione della Procura Europea che consentirà il perseguimento dei reati finanziari contro l’EU. Tale procura, istituita nella primavera del 2019, collabora a stretto contatto con le autorità locali, individuando casi di corruzione e adottando le raccomandazioni necessarie per gli organi amministrativi e giudiziari interni.

Per concludere, possiamo affermare che il controllo riguardo alla corretta applicazione spetta dello Stato di diritto in primis al diritto interno. Tuttavia, si può notare come il diritto internazionale, nel caso esaminato espresso come diritto comunitario, operi un ulteriore accertamento, con possibilità d’intervento ove necessario. Di questo sarà oggetto il prossimo, nonché ultimo, approfondimento.

A cura di Federico Quagliarini

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L'Autore

Federico Quagliarini

Classe 1994, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Milano, Federico Quagliarini è al contempo vice-direttore di Mondo Internazionale POST nonché caporedattore per l'area Società.

Da sempre appassionato di politica e relazioni internazionali, in Mondo Internazionale si occupa principalmente di questioni legali soprattutto inerenti al diritto internazionale.

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