Febbraio europeo

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  Michele Bodei
  27 febbraio 2021
  2 minuti, 47 secondi

Con il rischio della terza ondata, a causa degli aumenti dei contagi – che arrivano quasi a 40 milioni in totale nel continente - e delle varianti del virus, i governi europei stanno valutando di adottare restrizioni più rigide. La Germania, con due milioni di casi, ha annunciato di estendere le misure d'emergenza fino al 7 marzo. Il nuovo governo Draghi sta meditando l’adozione di un lockdown simile a quello dell’anno scorso, dietro al numero di contagi che si avvicina ai 3 milioni e il numero dei morti a 100 mila. Stesso discorso per la Francia e la Spagna, in cui tutt’ora non sono in vigore dei lockdown veri e propri. La situazione sembra migliore nel Regno Unito, dove Boris Johnson ha annunciato la possibilità di ridurre le restrizioni nel mese di marzo.

La mappa del 18 febbraio mostra come la maggior parte del continente sia considerata dal Consiglio in zona rossa, con rischio elevato – cioè zone in cui i tamponi delle due settimane precedenti registrino un tasso di positività del 4%, con positivi tra i 50 e 150 ogni 100 mila abitanti, oppure nei casi in cui siano tra i 150 e i 500. Vi sono varie zone rosso scuro nel continente (rischio molto elevato), dove sono rilevati più di 500 infetti ogni 100 mila abitanti.

Continua la campagna di somministrazione di vaccini nell’Unione Europea. In Francia, quasi il 4% della popolazione ha ricevuto la prima dose necessaria, ma meno del 2% la seconda. Dati simili anche per la Germania e l’Italia. Nel Regno Unito la prima dose è stata somministrata quasi al 25% della popolazione - anche se meno dell’1% ha ricevuto la seconda. Questo vantaggio è un trionfo della Brexit? I ritardi nelle vaccinazioni in Europa sono in parte attribuibili alla distribuzione di AstraZeneca, che ha favorito il Regno Unito. Ma va anche considerata la lentezza nei processi decisionali dell’Unione, comparati a quelli di altri paesi: gli Stati Uniti hanno somministrato la prima dose a più del 12% della popolazione. Gli accordi europei per le somministrazioni di vaccini stanno garantendo comunque 600 milioni di dosi da BioNtech/Pfizer, 160 da Moderna e 400 da AstraZeneca - alle quali sono state aggiunte altre 90. Anche se non ancora approvati, sono in attesa 405 milioni di dosi da CureVac, 400 milioni da Johnson & Johnson e 300 da Sanofi-GSK.

L’accordo provvisorio "post-Brexit" tra Regno Unito e Unione Europea sugli scambi, la sicurezza e la pesca è stato prorogato per un mese – fino a fine marzo -, in modo da garantire la conclusione di un accordo definitivo. I primi mesi sono stati caratterizzati da molti problemi burocratici alla dogana, che hanno colpito le esportazioni britanniche. Un tema di particolare rilevanza dell’accordo riguarda l’Irlanda del Nord, particolarmente interessata a restare nel mercato comune europeo e nell’unione doganale, al fine di evitare barriere ingombranti nell’isola e per compensare gli ostacoli nel collegamento con gli altri territori britannici. Il ritardo nell’accordo definitivo dà speranza alle future relazioni economiche tra l’Unione Europea e il Regno Unito – oggi incerte – mentre, dall’altro lato, l’unione britannica si è indebolita, anche a causa dello scontento della Scozia.

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