Eutanasia: il caso spagnolo e la situazione a livello mondiale

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  Redazione
  23 marzo 2021
  4 minuti, 8 secondi

Il tema del fine vita sta occupando da anni il dibattito dell’opinione pubblica, ma sono solo sette i Paesi in tutto il mondo che hanno disciplinato e ammesso l’eutanasia, da ultima la Spagna.

Prima di analizzare la riforma spagnola, è necessario però fare un distinguo.

Secondo la definizione fornita da Treccani, per eutanasia deve intendersi quella “azione od omissione che, per sua natura e nelle intenzioni di chi agisce (eutanasia attiva) o si astiene dall’agire (eutanasia passiva), procura anticipatamente la morte di un malato allo scopo di alleviarne le sofferenze. In particolare, l’eutanasia va definita come l’uccisione di un soggetto consenziente, in grado di esprimere la volontà di morire, o nella forma del suicidio assistito (con l’aiuto del medico al quale si rivolge per la prescrizione di farmaci letali per l’autosomministrazione) o nella forma dell’eutanasia volontaria in senso stretto, con la richiesta al medico di essere soppresso nel presente o nel futuro”.

Essa non va quindi confusa con l’astensione o la sospensione di trattamenti terapeutici, o con la sedazione terminale, in forza della quale vi è uso di farmaci sedativi per dare sollievo alle sofferenze negli ultimi momenti di vita, né con la rinuncia all'accanimento terapeutico, ossia a quegli interventi sproporzionati, gravosi e inutili rispetto alla possibilità di arrestare il processo della morte del paziente, nel tentativo di prolungare la vita a ogni costo. Tutti questi casi non possono sussumersi sotto la categoria di eutanasia, bensì nelle diverse categorie di testamento biologico.

Dopo l’approvazione in Parlamento, con 202 voti a favore, 141 contro e due astensioni, la nazione europea si è unita alla breve lista di Paesi in tutto il mondo in cui l'eutanasia è legale e riconosce il diritto dei malati terminali a una "morte dignitosa".

Con il provvedimento, la Spagna diventa la prima nella tradizione cattolica ad approvare una legislazione che garantisce ai malati terminali l'accesso sia all'eutanasia (amministrata da un medico) che al suicidio assistito (in cui il paziente riceve i farmaci con cui porre fine alla sua vita).

Come in molti degli altri Paesi in cui è stato precedentemente approvato, la Spagna ne autorizzerà l'uso solo per le persone che soffrono di una "malattia grave e incurabile" o di una condizione "grave, cronica e invalidante" che causa "sofferenze intollerabili".

La domanda per accedere alla procedura dovrà avere forma scritta e il richiedente dovrà essere cosciente, in grado di intendere e di volere e libero da qualsiasi forma di pressione esterna, nel momento in cui la presenta. Il medico ricevente la richiesta, che in ogni caso deve essere rinnovata dopo 15 giorni al fine di garantire che persista l’intenzione di porre fine alla propria vita, potrà respingerla se verificherà la mancata sussistenza di tutti i requisiti richiesti dalla legge.

Non solo: le spese dell’intera procedura saranno a carico del servizio sanitario nazionale ma in ogni caso è prevista la possibilità per qualunque professionista medico di rifiutarsi di procedere per obiezione di coscienza, aspetto che per molti rende improbabile che si realizzi un vero diritto all’eutanasia, vista la forte influenza della religione cattolica sul Paese.

E proprio la Santa Sede ha espresso la propria contrarietà alla nuova legge attraverso il segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, monsignor Luis Argüello Garcia, il quale sottolinea come si debba invece “promuovere una cultura della vita e fare passi concreti per consentire un testamento biologico che permetta ai cittadini spagnoli di esprimere in modo chiaro e determinato il loro desiderio di ricevere cure palliative”.

La nazione iberica è il quarto Paese in Europa ad approvare la procedura, dopo che i Paesi Bassi hanno iniziato la pratica in tutto il mondo nell'aprile 2002, rendendola applicabile ai soggetti dai 12 anni in su.

Il secondo Paese europeo ad ammettere nel settembre sempre del 2002 il ricorso all’eutanasia è stato il Belgio (che nel 2014 ha esteso la possibilità di ricorrervi anche ai minori), mentre nel 2008 si è aggiunto alla lista il Lussemburgo.

Gli altri Paesi che legittimano l’eutanasia a livello globale sono la Colombia (nel 1997, la Corte Costituzionale dichiarò illegittimo “l'omicidio per pietà” ma la riforma legislativa richiesta è arrivata solo molti anni dopo), il Canada (dal 2016, dopo un iter piuttosto travagliato cui ha dato impulso una decisione della Corte suprema), la Nuova Zelanda (primo al mondo a sottoporre l'eutanasia a un referendum, insieme alle votazioni delle elezioni generali alla fine del 2020. Chi richiede la misura dovrà avere l’approvazione di due medici).

Vedremo se l'opinione pubblica italiana, molto forte sull'argomento dopo i più famosi casi di Welby, Englaro e, da ultimo, Dj Fabo, spingerà ad ottenere una regolamentazione giuridica in segno similare a quella dei summenzionati Paesi in tema di fine vita.

Fonti consultate:

https://www.agi.it/estero/news/2021-03-18/spagna-settimo-paese-eutanasia-legale-11828869/

https://euthanasia.procon.org/euthanasia-physician-assisted-suicide-pas-around-the-world/#Netherlands

https://www.bbc.com/mundo/noticias-56423589

https://www.treccani.it/enciclopedia/eutanasia/

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2021-03/spagna-legge-eutanasia-chiesa.html

https://unsplash.com/it/foto/_...

a cura di Giorgia Corvasce 

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